Un nostro Carissimo Fratello Franco S. della Rispettabilissima Loggia Arte e Lavoro 1075 all'Oriente di Roma ci ha chiesto notizie su una festa medievale conosciuta come:"Festa dei Pazzi"; il Web Maestro ha preparato una scheda, sintesi tratta dal II° capitolo del testo:

   "Escrementi e civiltà: antropologia del rituale scatologico"

di John Gregory Bourke edito da Guaraldi Editore, dove tale festa è descritta.

 

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Ogni cosa nasconde un rovescio della medaglia!


É il caso di Notre Dame de Paris, la cui santità ci seduce al punto di farci percepire solamente pietà, bontà, giustizia divina e trasporto dell’anima.
Ma una volta all’anno, nel periodo che andava da Natale all'Epifania vi si organizzava la Festa dei Pazzi.
A questa festa partecipavano diaconi, preti, chierichetti e penitenti, uomini e donne, appena vestiti o completamente nudi che percorrevano la città praticando degli strani rituali: alcuni si bucavano le carni con dei chiodi e segnavano il loro passaggio con il sangue, altri benedicevano gli spettatori con termini osceni ed eseguivano danze lugubri, altri ancora mangiavano minestra in un angolo dell’altare o bruciavano sterco di animali al posto dell’incenso.

Nel corso della serata la febbre saliva, si beveva, ci si insultava, ci si batteva davanti la chiesa e i preti, ubriachi, insultavano la folla scagliandogli contro pietre e rifiuti.
Ogni tanto questa strana processione faceva tappa in luoghi di prostituzione…e tutto terminava nell’orgia e nell’eccesso ...

 

John Gregory Bourke nel suo testo: ""Escrementi e civiltà: antropologia del rituale scatologico"  ha raccolto informazioni dirette sulla festa attingendo da autori del tempo:

 

[…] Tale festa, era una ricorrenza osservata quasi esclusivamente nell'Europa continentale, in Inghilterra lo era  soltanto nella città di York. (Diderot e d'Alembert, Encyclopédie, voce «Fête des Fous», Ginevra 1779) e si svolgeva nel periodo che va da Natale all'Epifania.

 

[...] É così descritta dal Dulaure: «A quel punto iniziava la messa cantata alla quale assistevano tutti gli ecclesiastici, con il viso imbrattato di nero o coperto da una maschera laida o ridicola. Durante la celebrazione, gli uni danzavano nel mezzo del coro, travestiti da buffoni o da donne, e cantavano canzoni burlesche od oscene. Gli altri si accostavano all'altare e ivi mangiavano salsicce e sanguinacci, oppure giocavano alle carte o ai dadi, al cospetto del sacerdote celebrante, che veniva incensato con un turibolo ed era costretto a respirare il fumo di vecchie ciabatte che in esso erano bruciate.

«Terminata la messa, seguivano altre azioni stravaganti ed empie. I sacerdoti, confusi tra gli abitanti di entrambi i sessi, correvano e danzavano nella chiesa, incitandosi a tutte le azioni licenziose e a tutte le follie che loro ispirava una immaginazione sfrenata. Non più vergogna, non più pudore; nessuna diga poteva arrestare il dilagare della follia e delle passioni [ ... ] .

«Nel mezzo del tumulto, delle bestemmie e delle canzoni dissolute, si vedevano gli uni spogliarsi completamente e gli altri dedicarsi a atti del più vergognoso libertinaggio.

«[ ... ] I partecipanti, saliti su carrette cariche di immondizie, si divertivano a gettarne alla plebaglia che li circondava. [ ... ] . Tali scene erano sempre accompagnate da canzoni oscene ed empie» (Dulaure, Des Divinités Génératrices, Parigi 1825, XV, pp. 315 sgg.).

[…] Dulaure non effettua nessun tentativo per risalire alle origini storiche di una cerimonia così diffusa in Francia, e in Europa, limitandosi a dire che la stessa, ed altre  «sono sopravvissute per dodici o quindici secoli», cioè a precisare che erano di origine pagana.

Tuttavia, in dodici o quindici secoli, potrebbe benissimo essersi verificata una sublimazione, dall'ingestione di escrementi veri e propri, a quella di semplici sanguinacci, simbolo dei primi […].

 

I Diversi autori che, più o meno estesamente e con maggiore o minor precisione, hanno accennato alla Festa dei Pazzi:

 

[...] «Quella fatta dal Picart non si discosta da quella fornitaci dal Dulaure. Secondo lui, questa aveva luogo in chiesa nel periodo natalizio, derivava dai Saturnalia romani e non venne mai approvata dalla chiesa cristiana, ma anzi combattuta fino dalla nascita.

«Gli uni erano mascherati o avevano il volto imbrattato in maniera tale da incutere paura o far ridere; gli altri erano in vesti femminili o da pantomimi, come gli attori di teatro.

«Danzavano nel coro e cantavano canzoni oscene. I diaconi e i vice diaconi prendevano piacere nell'ingozzarsi di sanguinacci e di salsicce sull'altare, sotto il naso del celebrante; giocavano a carte o a dadi; mettevano nel turibolo pezzi di vecchie ciabatte per fargliene respirare il cattivo odore.

«Dopo la messa, tutti correvano, saltavano e danzavano per la chiesa con assoluta impudenza, non avendo alcuna vergogna di dedicarsi a ogni sorta di indecenze e di spogliarsi completamente; poi, si facevano trasportare per le strade su carrette cariche di immondizie, che si divertivano a gettare sulla plebaglia che si accalcava loro intorno.

«S'arrestavano e atteggiavano il corpo a movimenti e positure lascivi, che accompagnavano con parole svergognate. I più impudenti dei secolari si mescolavano ai chierici, per fare anche loro la parte di qualche personaggio folle, indossando abiti ecclesiastici, da monaco o da suora». (Picart, Coûtumes et Cérémonies réligieuses de toutes les Nations du Monde, Amsterdam 1729, vol. IX, pp. 5-6).

 

All'incirca gli stessi termini vengono usati da Diderot e d'Alembert: i sacerdoti officianti erano abbigliati «gli uni come buffoni, gli altri in abiti femminili, oppure mascherati in maniera mostruosa [ ... ] ; mangiavano e giocavano a dadi sull'altare, davanti al prete che celebrava la messa. Mettevano delle porcherie nel turibolo».

 

[…] La descrizione della Festa dei Pazzi fatta da Beletus, che nel XII secolo vi aveva assistito personalmente, e riportataci dallo Hone, concorda parola per parola con quella del Dulaure, mentre Victor Hugo descrive brevemente quella tenutasi a Parigi il 6 gennaio 1482. «Da tempi immemorabili la Festa dei Re e la Festa dei Pazzi venivano accoppiate in una doppia festività». Tale descrizione è estremamente scarna, tuttavia dalla stessa si può trarre la notizia che nel corso di tali feste facevano la loro apparizione alcune attrici mascherate e che tra gli spettatori di maggiore rilievo si potevano annoverare i più nobili e importanti personaggi del regno di Francia. (Cfr. Capitoli iniziali di Notre Dame de Paris).

 

[…] Lo storico bizantino Cedreno attribuisce a Teofilatto, Patriarca di Costantinopoli nel X secolo, l'introduzione della Festa dei Pazzi e della Festa degli Scemi, «a scandalo di Dio e della memoria dei suoi Santi, permettendo esse che nel servizio sacro vengano introdotte danze diaboliche, esclamazioni oscene e ballate prese dalla strada e dai bordelli». (Citaz. di Hone, da Wharton, Miscellaneous Writings upon the Drama and Fiction, vol. II, p. 369).

 

Difficile, scrive il Bourke, dire cosa la festa rappresentasse «[...] sfortunatamente gli autori che ne hanno scritto, senza eccezione alcuna, si sono limitati alla descrizione e non hanno tentato un'analisi dei motivi sotterranei che l’aveva ispirata o, quanto meno, di fare uno sforzo per risalirne alle origini. Al massimo si è arrivati a dire che la festa era una sopravvivenza dei Saturnalia romani, ma ciò non mi sembra probabile, giacché l'impiego di egestioni umane nel cerimoniale religioso era comune a tutta l'umanità, prima ancora che avessero luogo i Saturnalia, o, quanto meno, in assoluta indipendenza dai medesimi. La corretta interpretazione della Festa dei Pazzi sembra, pertanto, essere quella che la identifica come una regressione a una forma di pensiero precristiana, risalente alla comparsa della razza ariana in Europa».

 

La Chiesa fu condiscendente [….] «L'introduzione della religione cristiana avvenne tra molteplici compromessi: laddove vi si opponevano ostilità troppo forti, la stessa permise il mantenimento di pratiche che pure ripugnavano al suo insegnamento. Oppure, se il termine “permise” può apparire eccessivo, possiamo sostituirlo con l'espressione “fu acquiescente” e immaginare che il persistere di questo antagonismo, dopo un certo periodo, abbia provocato il tramutarsi di tale costante mantenimento in una riesumazione periodica, irregolare e in forma burlesca.

 

In Francia, la Festa dei Pazzi scomparve solo coll'avvento della Rivoluzione, mentre in altre zone dell'Europa continentale aveva cominciato a sparire già al tempo della Riforma. In Inghilterra, l'Abate Folle (delle cui burle ha tracciato un profilo Walter Scott nel romanzo “L'abate”) nonché i drammi allegorici aventi lo stesso significato generale, cedettero di fronte all'incalzare del movimento iconoclasta puritano. La Festa dei Pazzi come tale, invece, venne abolita da Enrico VIII nel 1541. (V. F. C. Massingberd, The English Reformation, Londra 1857, p. 125).