Il profano, entrando in Massoneria si trova immerso in una simbologia ricca, che può sembrare complicata solo perché, lungo i secoli, gli uomini ne hanno dimenticato il significato e talvolta ne hanno alterato l'interpretazione, sicché oggi non se ne intende più con immediatezza l'antichissimo profondo messaggio...

Il carissimo Fratello Vittorio Tom Novelli, in questo articolo postumo, espone le proprie considerazioni sul giuramento effettuato sulle due coppe delle libagioni

La tavola è opera d'ingegno del Fratello ed è stata pubblicata sul n.5 di Hiram nell'ottobre del 1980 il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto.

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Sullo stesso soggetto è in archivio un altro documento:

Coppa dei Giuramenti o Calice dell'Oblio?

 

Il profano, entrando in Massoneria si trova immerso in una simbologia ricca, che può sembrare complicata solo perché, lungo i secoli, gli uomini ne hanno dimenticato il significato e talvolta ne hanno alterato l'interpretazione, sicché oggi non se ne intende più con immediatezza l'antichissimo profondo messaggio. Tuttavia i simboli, pur apparentemente travisati dal tempo e dagli uomini, essendo, però, fuori del tempo e molto più in alto degli uomini, hanno tenacemente custodito il loro essenziale valore a beneficio di coloro che sappiano e vogliano ancora afferrarlo.

Chi riconoscerebbe più, infatti, già dalla solitudine, o meglio dal breve silenzioso isolamento entro il Gabinetto di Riflessione, nel ''tozzo di pane'' e nel ''bicchiere d'acqua'' la testimonianza residua dei remoti tabù alimentari, che preparavano e accompagnavano, con frugali e rituali pasti consumati in clausura, la purificazione che precedeva ogni iniziazione? I tabù alimentari corrispondono ancora, nei culti religiosi, ai digiuni delle vigilie liturgiche. Non parlerò specificamente del Gabinetto di Riflessione, metamorfosi recente ed approssimativa del ventre della Terra-Madre, argomento che porterebbe lontano in una prospettiva cosmica di luce e di tenebre, di giorno e di notte, giuoco eterno di antinomie che mi propongo di svolgere in una prossima circostanza.

Parlerò delle due coppe dette ''delle libagioni", che ancora vengono offerte al profano prima di accoglierlo tra noi in una Loggia: un sorso di acqua ben zuccherata ed un sorso di acqua amara come il fiele e, nel dargli da bere, lo si ammonisce che, se sarà un fedele massone, sentirà la sua coscienza rendergli la vita dolce come l'acqua zuccherata che ha bevuta; ma, se dovesse, invece, tradire gli ideali massonici, per analogia sentirà dalla coscienza salirgli l'amarezza del fiele.

Così é scritto nel nostro sacro Rituale d'iniziazione al primo grado e così dobbiamo, quindi, rispettando alla lettera il testo, integralmente continuare a trasmetterlo.

Ma ciò non vieta e non impedisce di constatarne il carattere di banalità moralistica e sentimentale di cui é permeato e che non ha nulla di veramente iniziatico, e perciò invoglia e spinge ad indagare se a monte non vi sia stato un senso più profondo e diverso, ormai incomprensibile; senso che converrà ricercare e riconoscere, procedendo a ritroso verso le origini, risalendo le vie sotterranee ed intrigate che riallacciano le remotissime confraternite iniziatiche alla attuale tradizione massonica senza soluzione di continuità, che, molto spesso, é difficile da intravedere, quasi traccia ormai labile ed impercettibile tra le rovine delle culture passate.

Il fatto stesso di far presente al profano la possibilità di essere premiato con una dolce ricompensa o di essere castigato con l'amarezza del fiele in base al suo comportamento, rassomiglia alle ingenue raccomandazioni didascaliche che si fanno ai bambini: - se sarai buono, avrai le caramelle; se sarai cattivo, avrai le sculacciate! Sembra di leggere Monsignor Della Casa, anziché un rituale massonico; siamo sul piano exoterico religioso del paradiso e dell'inferno, proposto ai "semplici" del cristianesimo primitivo.

In tutte le tradizioni v'é il ricordo ancestrale di bevande d'immortalità che si sono perdute: il Soma, l'Aoma, il Nettare e che sono state poi sostituite con bevande vicarie meno efficaci, ma sempre ritenute sacre, quali il vino, la birra e, sotto particolari condizioni, la stessa acqua. La Temperanza dei Tarocchi sta lì a dirci, tra l'altro, che, poiché non é più dato a tutti gli uomini di poter bere impunemente liquori sacri, bisogna che questi siano temperati per adattarli alle nostre attuali possibilità. La Temperanza é una delle quattro virtù cardinali, ma é pure un necessario cambiamento di livello, che ritroviamo identico nella celebrazione della messa, quando il sacerdote all'altare aggiunge acqua nel calice del vino, unificando così le due nature del Cristo. Tutto ciò che qui é solo accennato ed altre cose che seguiranno, saranno da me sviluppate in seguito, a parte, in ulteriori tavole di studi esoterici; limitiamoci ora a tener presenti questi accenni per inserirli tra breve nello svolgimento del nostro argomento.

Si conosce bene l'importanza dell'interrotto simbolismo dell'acqua dalla antichità più remota e si potrebbe addirittura riconnettere il rito massonico delle coppe delle due libagioni ad una estrema, ultima forma, ridotta all'essenziale, quasi una vaga reminiscenza, per quanto alterata e corrotta, delle ordalie numeriche che avvenivano nelle onde dell'Eufrate, delle quali v'é notizia, tra l'altro, anche nel codice di Hammurabi; ordalie che si diffusero nella Grecia arcaica micenea e poi lungo le coste del Mediterraneo, divenendo da fluviali, ordalie marine e che avevano, come tutte le prove, le caratteristiche di giudizi divini: - un conflitto tra Minosse e Teseo fu risolto appunto con un ordalia marina -. Ve ne sono molte testimonianze, fino nelle storie di Erodoto. E che fossero giudizi, nel senso odierno di sentenze, lo conferma un particolare che, per quanto io ne sappia, non mi pare che sia stato ancora approfondito con cura dagli studiosi, e cioè la connessione che esiste tra l'acqua e la bilancia (Talanta in greco) prima che la bilancia fosse inserita tra i segni dello zodiaco. Questo abbinamento viene naturale di pensarlo suggerito, almeno in un primo momento, dall'analogia dell'alternarsi delle maree e l'oscillazione dei piatti della bilancia; ma v'è un'altra più adeguata analogia: il mare, come fonte di sicura giustizia, é attestato, oltre che dalle suddette ordalie, da svariati e notevoli testi, tra i quali anche quello di Solone; ed i talenti d'oro (derivati da "talanta", la bilancia) oltre che un valore economico, dovettero avere un superiore valore giuridico; viene spontaneo pensare che fossero "pesi" (non ne ho, però, nessuna conferma ufficiale, almeno fino ad oggi) cioè "compensi", infatti venivano dati come premio, come "ricompensa" nelle assemblee giudiziarie a colui che emetteva la sentenza più giusta. Ancora, l'acqua, come strumento giudiziario, é attestata dalle varie catastrofi equoree di cui resta il ricordo in tutte le tradizioni, anche in quella biblica, con il diluvio, che fu, insieme, punizione e purificazione generale, con conseguente rigenerazione dell'umanità.

 

A proposito del Diluvio è possibile consultare, nella sezione "Contributi Esterni",

  "I Diluvi"

 

Siamo, al solito, alla morte e alla rinascita, al ritorno al caos e alla costituzione di un nuovo ordine.

L'acqua metteva in comunicazione con "l'altro", con il ''diverso", con "il di là", ed il diverso per antonomasia é sempre stato il regno oscuro dei morti; per cui molte iniziazioni avvenivano, quando era possibile, presso sorgenti nascoste o accanto a pozzi.

Ma l'acqua, il solvente per eccellenza, che corrode le montagne, che scioglie le sostanze della terra, che agevola la fermentazione delle semenze, è anche in costante rapporto sia con le caverne nelle quali si raccoglie e dalle quali scaturisce, sia con le pietre in genere, e sembra quasi che abbia in comune con queste, caverne e pietre, una specie di affinità magica che conferisce la possibilità di favorire il passaggio da uno stato ad un altro: il sogno e la conseguente iniziazione di Giacobbe avvengono presso una pietra; Mosé fa scaturire l'acqua da una roccia; chi sedeva sul trono di pietra dell'oblio restava pietrificato, cambiava stato, cioè moriva. La roccia, la terra, come la vita, in definitiva, sorgono dall'acqua, sopra la quale trascorre lo spirito di Dio.

In un periodo già molto lontano dalle origini, ma altrettanto lontano da noi, si trovano, derivati dai precedenti, altri aspetti dell'acqua, aspetti che sembrano antitetici, cristallizzati in particolari riti di iniziazione delle sette filosofiche esoteriche, che avevano alcune componenti sempre presenti e sempre in comune, come procedimenti rituali fissi: v'era immancabilmente una segregazione accompagnata da purificazioni interne ed esterne, con la necessità, per l'iniziando, di abbeverarsi a ciascuna di due fonti contigue: le fonti di Mnemosyne e di Lethe, che possono essere paragonate ai due piatti della bilancia della giustizia ed anche ai due antitetici tipi di acqua delle coppe delle due libagioni, che ancora si usano in Massoneria; poi una altrettanto immancabile morte, seguita dalla discesa all'Ade; ma l'iniziando, avendo già bevuto alla fonte di Mnemosyne (la memoria), da questa aveva acquisito la virtù, la prerogativa di poter ricordare tutto quanto vedeva ed udiva durante la sua esperienza infernale, ritornandone fuori arricchito dentro di una conoscenza ultraterrena, superumana che comprendeva il passato, il presente ed il futuro; nell'Ade egli era come l'indovino Tiresia, vivo tra i morti; ma avendo anche bevuto alla fonte di Lethe (l'oblio) dimenticava per sempre tutta la sua vita profana passata, moriva a questo mondo; passava, dall'esistenza umana, schiava del divenire, della generazione e della molteplicità, all'esistenza dell'immutabile eterno e del permanente.

La Massoneria che discende da un filone biblico che si ricollega a Salomone, ma anche e principalmente da un più ricco filone pitagorico, ha ereditato questo specifico complesso rituale, che si celebrava nel famoso antro di Trofonio, proprio da Pitagora che ben lo conosceva, poiché egli usava ritirarsi nella grotta di Zeus Diktaios (Zeus collegato alla giustizia, quindi alla bilancia ed al mare) e la grotta di Zeus era analoga all'antro di Trofonio suddetto, secondo la testimonianza erudita delle ricerche in proposito di Rohde nel suo libro "Psiche".

Le acque dell'oblio e della memoria le ritroviamo ancora nel paradiso terrestre della Divina Commedia: sono i due fiumi Lete ed Eunoe.

Ho tenuto conto essenzialmente solo di alcuni aspetti delle tradizioni misteriche greche arcaiche sature di esoterismo, che si é riversato, sia pure sbiadito dal tempo, nella Massoneria. A questo punto potrà sembrare strano come Roma ed il cristianesimo, che pure tanta importanza hanno avuto ed hanno nella cultura occidentale, non abbiano influito eccessivamente sulla Massoneria; ma anche quest'altro problema sarà sviluppato a parte.

Concludendo possiamo dire di riconoscere nelle coppe delle due libagioni, le discendenti ed eredi dirette di tutta una sintesi, effettuata attraverso millenni, delle bevande di immortalità, delle ordalie e delle fonti di Lethe e Mnemosyne, patrimonio di simboli che sorreggono l'eterna fondamentale aspirazione dell'uomo di trascendere la propria limitata condizione, raggiungendo, non lo scopo della propria vita, ma il superamento del mistero della propria morte.

 


 

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