Per il ricercatore, in cammino sul sentiero spirituale di ordine metafisico, annullare le distanze e lo scorrere del tempo, assorbire man mano sulla Via ciascuna sephirâ da Malcouth a Kether sino ad integrare ed essere l'albero sephirotico nella sua interezza e totalità, è l'inizio della Via, il mezzo che sostiene il cammino e la finale emancipazione dalle tenebre dell'ignoranza.
L'approccio può essere intellettivo ma può anche non esserlo. Si parte con un bagaglio individuato che ci porta a seguire un iter, assolutamente diverso per ognuno di noi, ma, che in grandi linee, accomuna tutti coloro che, con una profonda istanza di ricerca e un grande amore per il Divino in noi celato, si sono incamminati sulla Via dello Spirito...

La tavola opera d'ingegno di un anonimo Fratello, è estratta dal periodico "Teshuvah" (Ritorno) ed il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto.

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Per il ricercatore, in cammino sul sentiero spirituale di ordine metafisico, annullare le distanze e lo scorrere del tempo, assorbire man mano sulla Via ciascuna sephirâ da Malcouth a Kether sino ad integrare ed essere l'albero sephirotico nella sua interezza e totalità, è l'inizio della Via, il mezzo che sostiene il cammino e la finale emancipazione dalle tenebre dell'ignoranza.
L'approccio può essere intellettivo ma può anche non esserlo. Si parte con un bagaglio individuato che ci porta a seguire un iter, assolutamente diverso per ognuno di noi, ma, che in grandi linee, accomuna tutti coloro che, con una profonda istanza di ricerca e un grande amore per il Divino in noi celato, si sono incamminati sulla Via dello Spirito.
L'uomo stanco e in cerca di pace, gradatamente, passa attraverso diversi stati coscienziali che, se ben assimilati e integrati portano alla risoluzione definitiva del composto egoico, alla Libertà agognata nel realizzare la stessa Causa principiale, Kether, e oltre la stessa Causa, l'Aïn Soph.
Essere consapevoli della nostra posizione coscienziale, riconoscere e comprendere le nostre possibilità, la condizione dell'oggi, e dare di conseguenza la giusta impostazione al nostro quotidiano, vuoi dire non crearsi false aspettative, illusioni che devierebbero il cammino. Significa una sempre più espansa visione di noi stessi e la vita, senza paure del confronto franco e diretto con il nostro ego per diventare finalmente padroni della nostra esistenza.
Lungo la prima parte del percorso si vivono dunque diversi gradi di coscienza che possono riassumersi nello stato dell'aspirante e del discepolo.
Mentre la mèta è la stessa per tutti, la modalità per giungervi è diversa per ognuno. In effetti ogni essere umano ha un potenziale energetico più o meno incanalato, radici subconscie profondamente interrate o meno, secondo la struttura egoica che, nel tempo, ha avuto la costanza di costruire.
Qualcuno resterà più a lungo nel primo stadio di aspirante, altri possono sorvolarlo perché già pronti ad immergersi nel mare dell'Impersonalità, a specchiarsi nella Bellezza dell'Anima, ad altri ancora è sufficiente un piccolo stimolo per ritrovare il Sé Immortale, la profonda Beatitudine del Silenzio, poiché già scesi con un disegno Divino che coinvolge tutta l'umanità.
Parliamo delle prime due tappe perché sono le più immediate, perché è un tratto del percorso difficile, ostico e irto di ostacoli che riguarda tutti direttamente.
I successivi stadi coscienziali sono un naturale e spontaneo battito d'ali, una volta immessi nella scia luminosa di Kether.

L'aspirante è colui che si accosta all'Insegnamento e ne rimane da una parte affascinato, dall'altra attento a non farsi coinvolgere più del dovuto.
È un'Anima al suo primo risveglio che cerca, anche se confusamente, di superare il senso di insoddisfazione e disillusione verso la vita manifesta, rivolgendosi a una ricerca di valori eterni e immortali. Si avventura con circospezione e ancora tanta incertezza nella fitta nebbia dell'ignoto sapendo che al di là di essa risplende il Sole, per uscirne a volte spaventato di fronte a ostacoli inaspettati.
Con l'intelletto, tutto appare facile e comprensibile, nel quotidiano si ritrova invece aggrappato al piacere dell'estroversione, alla ricerca di esperienze sessuali ed affettive gratificanti, a tentativi di autoaffermazione da parte di un ego ancora ben ancorato a istanze subconscie non risolte.
Sebbene l'aspirante comprenda l'illusorietà del cangiamento, il baratro in cui la mente può condurlo, la prigione dei suoi desideri... la sua coscienza è ancora troppo identificata, l'impulso verso il nutrimento egoistico è troppo pressante per riuscire a diventare coscienzialmente attivo nella sua ricerca spirituale.
Tutto continua ad essere come prima, ma indubbiamente con un io più integrato, con una visione intellettiva più lucida e allargata della realtà, una maggiore padronanza di sé stesso, senza che nulla in fondo cambi, perché ancora assorbito dai mille ieri senza presente.
Pensare di poter restare a metà strada, in un instabile equilibrio di comodo per alcuni e di grande sofferenza conflittuale per altri, è illusorio.
Nel tempo l'aspirante si troverà a fare i conti con la scelta che inevitabilmente dovrà affrontare: trovare la forza di valicare l'abisso per vivere la coerenza tra Idea ed espressione, o restare in una dimensione di dipendenza dalle proprie incessanti richieste egoiche che lo fagocitano nella rete del divenire.
L'aspirante può essere attivo intellettivamente e avere una psiche che risponde, ma non avendo ancora acceso il fuoco dell'aspirazione, è un tiepido con una coscienza passiva nei riguardi dell'Insegnamento: la sostanza (il piombo degli alchimisti) non è stata intaccata.
Il cambio di chiave si ha nel discepolato, è il passaggio che fa di un ente passivo e dipendente, schiavo dei propri contenuti subconsci, la Persona attiva e solare che ha consapevolmente deciso di morire alle sue incompiutezze.

Il discepolo è un vero ricercatore che ha risolto la dualità tra ciò che pensa e ciò che sente, è libero da resistenze e conflitti, ha conquistato un'autodeterminazione che gli consente di percorrere la Via della liberazione senza soste e contraddizioni. Penetrando nel mondo delle energie e stabilizzando la coscienza, il discepolo domina e dirige i suoi veicoli, il fisico, l'emotivo e il mentale, lavorando sulle cause più che sui singoli effetti.
Riconosce ormai il gioco dell'io e non è più disposto a nutrirlo aderendo alle sue richieste. Attraverso la discriminazione ha conquistato una più profonda visione della realtà; sa con certezza quale valore dare a ciò che nasce, cresce e muore per perseguire con devozione e coraggio la Costante, l'assoluto, ciò che è, è stato e sempre sarà.
Non più diviso, come l'aspirante, tra vita ordinaria e vita meditativa, tra esperienza egocentrica e disciplina interiore, tra sacro e profano, il discepolo, con profonda gioia e senza sforzo alcuno, è costantemente e totalmente impegnato a vivere l'Opus: lo svelamento della sua reale natura.
Un distratto e impaurito aspirante diventa la persona che non conosce dubbi e incertezze, che alla comprensione fa seguire l'applicazione nel quotidiano, alle lusinghe di presunte acquisizioni di cui essere orgogliosi preferisce nel silenzio dell'accettazione e con la spada dell'ardire affrontare i fantasmi delle sue paure, sferrando l'attacco alle radici profonde di ciò che lo separa dalla beatitudine dello Assoluto Aïn Soph.
Il vero discepolo è colui che si assicura non ci sia nessun intervallo tra comprensione e azione, è colui che mette fine alle sue paure liberando l'energia centrifuga e onnicomprensiva dell'Amore. È colui che ha portato ordine e ritmo nella sua vita risuonando l'armonia del lasciarsi andare nel libero fluire energetico, del mollare la presa da ciò che è assurdo trattenere.

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