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Il quadrato magico del SATOR è la più famosa struttura palindroma che da secoli ha attratto gli studiosi a causa del suo innegabile fascino. Si tratta, sostanzialmente, in una frase in lingua latina (SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS) che può essere letta in entrambi i sensi, come ve ne sono tante altre. La sua singolare caratteristica, però, è che, essendo formata da cinque parole di cinque lettere ciascuna, è possibile iscrivere la stessa frase in un quadrato di 5 x 5 caselle all'interno del quale la frase può essere letta in quattro direzioni possibili: da sinistra verso destra, e viceversa, oppure dall'alto verso il basso, e viceversa.
Inizialmente si credette che il Quadrato fosse un'invenzione medievale, perché tutti i ritrovamenti fino ad allora effettuati non erano databili prima del IX secolo. Ma nel 1868 uno scavo archeologico tra le rovine dell'antica città romana di Corinium (oggi Cirencester, nel Gloucestershire, in Inghilterra) rivelò la curiosa iscrizione sull'intonaco di una casa databile al III sec. d.C.. In tale frammento, oggi conservato al museo archeologico della stessa città, il Quadrato appare nella sua versione speculare, che inizia con la parola ROTAS
Si cominciò allora a diffondere la convinzione che esso rappresentava un modo adottato dai primi Cristiani, la cui fede religiosa era ancora contrastata e vietata dai Romani, per adorare la croce in forma dissimulata: le due parole TENET, infatti, disegnano al centro del quadrato un croce perfetta, centrata sull'unica lettera N. L'ipotesi si rafforzò allorché Felix Grossner, pastore evangelista di Chemnitz, scoprì dopo numerose prove che le 25 lettere del quadrato potevano essere disposte in modo da formare le parole PATERNOSTER incrociate e poste tra le lettere A ed O, corrispondenti, in questa interpretazione, alle lettere Alfa ed Omega dell'alfabeto greco, il principio e la fine di tutte le cose.
A rinforzare ulteriormente la tesi cristiana contribuì un'ulteriore scoperta, avvenuta nella città siriana di Dura-Europos, sull'Eufrate, antica colonia romana (300-256 a.C.). In essa furono ritrovato quattro esemplari del Quadrato Magico, tutti nella versione speculare, databili attorno al 200-220 dell'era Cristiana.
Non mancarono, però, gli oppositori a questa tesi. La maggior parte delle critiche mosse a questa interpretazione nascevano dal fatto che essa, comunque, non spiegava nulla circa il significato letterale del quadrato (maggiori dettagli saranno spiegati più avanti). Il problema principale era quello di spiegare la parola AREPO, inesistente nel vocabolario latino, e che molti critici si rifiutavano di accettare come nome proprio di persona (Arepo, -onis, Arepone). Questo ostacolo venne presto superato: venne scoperto che nell'antica Gallia, al tempo della dominazione romana, una certa misura di superficie veniva chiamata semiiugerum, nella lingua latina, e arepennis, in quella celtica. In particolare quest'ultimo vocabolo derivava dal termine celtico àrepos, che significava "aratro". Sembra plausibile, quindi, che questo termine venisse poi traslitterato nel latino arepus ad indicare appunto, il caro agricolo. Il significato letterale della frase, ora, assumeva un senso logico: «Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote».
Ogni ipotesi a tale riguardo, però, decadde nel 1925 quando gli scavi archeologici che interessarono i resti dell'antica città di Pompei, sepolta dalle ceneri dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., rivelarono sull'intonaco della casa di Quinto Paquio Proculo l'iscrizione (sebbene mutila) del quadrato magico. Undici anni più tardi, nel 1936, ne fu rinvenuta un'altra, stavolta completa, sulla scanalatura di una colonna mediana nel portico occidentale della Grande Palestra .

Già durante l’impero romano è attestato questo “quadrato magico” che verrà associato, durante il medioevo, a edifici sia sacri (chiese, abbazie, pievi) sia profani (castelli).
Celebri esemplari europei della scritta palindroma si trovano a:


Pescarolo e Uniti (Cr), nel lacunoso mosaico della chiesa di San Giovanni decollato (XIII secolo)

Verona nel cortile di Palazzo Benciolini (XVI secolo)

Arcè in località Pescantina (Vr) nella chiesa di San Michele (XIII secolo)

Bolzano, Castel Mareccio (XIII secolo)

Brusaporto (Bg) nei pressi del castello

Siena nel Duomo di Santa Maria Assunta (XIII secolo)

Urbino, località Canavaccio, sulla campana della chiesa di Sant’Andrea in Primicilio (XV secolo)

Fabriano (An), nella chiesa Santa Maria in Plebis Flexiae (XI secolo)

Collepardo (Fr), nella certosa di Trisulti (XIII secolo)

Campiglia Marittima (Li) nella pieve di San Giovanni (XIII secolo)

Sermoneta in località Valvisciolo (Lt) nell’abbazia templare (XII secolo)

Acquaviva Collecroci (Cb) nella chiesa di Santa Maria Ester di Costantinopoli (XI secolo)

Capestrano (Aq), nella chiesa di San Pietro ad Oratorium (VIII secolo), forse fondata su un tempio dedicato a Venere

Valle d’Aosta, nel mosaico della Chiesa di Sant’Orso (XI-XII secolo) e nel castello di Issogne (Ao)

Oppède (Francia)

Rochemaure (Francia) nel castello

Santiago di Compostela (Spagna)

Altofen (Ungheria)
 

Introduzione  Sator Arepo (Testo )