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"Jacobe servorum spes "

Codex Calixtinus 1139 - 1173

Come si può constatare consultando le antiche carte geografiche, numerose strade in tutta Europa portano l'indicazione di Cammino per Santiago. Per questo dobbiamo essere grati soprattutto ai monaci benedettini che a partire dal IX secolo tracciarono i percorsi di diverse strade principali, costruendo conventi ed ospizi nei punti strategici e collegando i luoghi di pellegrinaggio preesistenti per mezzo di queste nuove costruzioni. Questa tendenza ad unificare le strade dei pellegrini si rafforzò a seguito della fondazione dell'abbazia di Cluny nell'anno 910 e delle innovazioni religiose da essa derivate.

Il punto di partenza o i punti nodali di queste strade davano il nome alla rispettiva strada.

Naturalmente qualcuno si chiederà perché i Benedettini e Cluny si dovessero preoccupare tanto del Cammino di Santiago. Perché non indirizzavano invece i pellegrini sulla strada per Roma? O perché no, verso la Terra Santa? In definitiva questo processo, la formazione del Cammino di Santiago si sviluppò nello stesso periodo delle Crociate, dall'XI al XIII secolo. Anche gli Ordini cavallereschi erano attivi in Spagna: Ordini di cavalieri che avevano preso i voti monastici e che vivevano nei conventi fortificati. Accanto ai Cavalieri del Tempio, detti anche Templari e ai Giovanniti, attivi in Siria e in Palestina si costituirono sulla penisola iberica diversi Ordini locali, quelli di Calatrava, di Avis e di Alcàntara. C'era persino un Ordine specifico dei Cavalieri di San Giacomo. I grandi Ordini internazionali, in primo luogo i Cavalieri del Tempio e i Giovanniti, chiamati anche 'Ospitalieri', avevano succursali pure in altri paesi, ma qui operavano soprattutto in funzione della guerra in Terra Santa. Gli Ordini sorti sulla penisola iberica si occuparono soprattutto della riconquista, cioè della liberazione del loro paese dall'occupazione dei musulmani.

Questo atteggiamento presentava naturalmente dei vantaggi e degli svantaggi. In molti si chiedevano perché questi Ordini non andassero a combattere i Saraceni in Terra Santa. In parte questa osservazione può essere condivisa, ma è altresì vero che in questo modo gli Spagnoli si adoperavano, questione evidentemente più pressante, per porre fine al pericolo musulmano, che costituiva una minaccia per tutta l'Europa. Non avevano del resto già provato gli Arabi a conquistare la Francia, fino a quando Carlo Martello non li aveva sconfitti a Tours e a Poitiers nel 732? In conclusione l'una cosa non escludeva necessariamente l'altra e in effetti qualche volta ci fu uno scambio nelle destinazioni. I cavalieri spagnoli più valorosi in battaglia furono scelti dai loro Ordini per essere inviati come condottieri in Terra Santa.

Per i pellegrini il consolidamento della fama del Cammino di Santiago comportava considerevoli vantaggi. Ormai i viandanti non marciavano più isolati e dispersi sulle strade di campagna di tutta Europa, ma si concentravano su determinati itinerari, dove veniva loro prestato soccorso e ospitalità e dove gli Ordini cavallereschi facevano buona guardia contro eventuali pericoli. Era anche diventato più facile potersi organizzare in gruppi e difendersi meglio dai briganti e dai malintenzionati.

Anche la Chiesa traeva peraltro profitto da questa situazione.

Quanto più le strade risultavano sicure, tanto più numerosi erano i pellegrini che si mettevano in marcia, pur senza essere obbligati a farlo per penitenza.

E quante più chiese trovavano da visitare lungo il Cammino per Santiago, tanto più denaro lasciavano come obolo, per la salvezza delle loro anime.

Per l'uomo medioevale era in effetti questo l'aspetto più importante dell'esistenza. Ogni pellegrinaggio costituiva un momento emblematico della vita umana, un monito a ricordare che c'era comunque una fine, la morte, e con essa una meta: la salvezza eterna. Non per niente i luoghi dove sorgevano le chiese dei pellegrinaggi erano quelli dove venivano venerate reliquie importanti, generalmente le ossa di un Santo.

Già nella più antica guida del Cammino di Santiago, scritta nella prima metà del secolo XII da un monaco di nome Aimery o Aimeric Picaud, e nota in tutto il mondo con il nome di Codex Calixtinus, non ci si limita a raccomandare la visita di determinati luoghi sacri e delle reliquie lungo la strada, ma la si indica come un dovere....

Praticamente a nessuno, quando si parla di Santiago de Compostela, viene in mente proprio la cittadina della Galizia, situata all'estremo limite nord-occidentale della Spagna.

Quasi tutti invece collegano immediatamente il nome con il Cammino di Santiago, la ben nota rotta dei pellegrini che terminava proprio in quella località, sulla tomba dell'Apostolo Giacomo. Tra i luoghi di pellegrinaggio più frequentati, Santiago de Compostela rappresenta ancora oggi un'eccezione: infatti il vero pellegrino di San Giacomo doveva percorrere a piedi l'intera strada che portava fino al santuario. Santiago de Compostela e il Cammino di Santiago rappresentano una buona esemplificazione dell'antica saggezza, che sosteneva che il cammino è di per sé più importante della meta finale.

Questo concetto lo si trova espresso persino nelle comuni guide turistiche, prive di qualsiasi connotazione esoterica, anche se generalmente viene accennato senza tanta convinzione. È infatti evidente che le ultime tappe del viaggio sono costituite da luoghi di aperta campagna e anche abbastanza disabitati. Molte guide fanno correttamente notare che il fatto è piuttosto strano. Alcune avvertono che le strutture alberghiere lasciano molto a desiderare e anche le stazioni di servizio sono rare e a parecchia distanza l'una dall'altra. Altre tentano invece di giustificare in qualche modo quest'aridità del paesaggio con il fatto che il pellegrino deve concentrarsi intimamente su Santiago de Compostela, e non può quindi lasciarsi distrarre da nient'altro.

 


 

La tradizione legata a San Giacomo è appesa ad un filo molto sottile. Innanzitutto ci sono molti dubbi che San Giacomo abbia mai messo piede sulla penisola iberica e in secondo luogo, ammesso che ci sia stato, rimane ancora il dubbio se le sue spoglie siano poi ritornate in Spagna, visto che negli Atti degli Apostoli si afferma che fu sepolto a Gerusalemme (At 12,1-2). Infine non è in alcun modo dimostrato che le ossa che furono trovate a Santiago all'inizio del IX secolo appartenessero effettivamente all'Apostolo, ammesso che fosse stato sepolto in Spagna. Queste reliquie furono nascoste nel 1589, in presenza della minaccia di un attacco della flotta inglese. Soltanto nel 1879, grazie ad una ricerca mirata, fu possibile ritrovarle.

Non tutti furono però disposti ad ammettere che si trattasse proprio delle stesse ossa che erano state messe al sicuro nel 1589.

Circola anche una tesi eretica che sostiene che la tomba venerata a Santiago de Compostela sia in effetti la tomba di Priscilliano, un vescovo di Avila condannato a morte per eresia nel IV secolo e lì sepolto.

Pur essendo incontestabile che Santiago de Compostela abbia subito nel corso dei secoli alti e bassi nel favore dei pellegrini, ciononostante, ancora oggi all'inizio del III millennio, il suo fascino risulta immutato….

(Da “Il Cammino di Santiago” Edizioni Arkeios Monika Hauf)