La tecnica mnemonica, di cui Giordano Bruno è stato un grande maestro, rivive nell'arte della recitazione.

 

Il documento che presentiamo ai nostri Ospiti è un lavoro di Elsa Fonda pubblicato sul numero 3-4 de "La Ragione", rivista del Libero Pensiero dell'Associazione "Giordano Bruno", nel 1989.

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© Elsa Fonda

 

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La tecnica mnemonica, di cui Giordano Bruno è stato un grande maestro, rivive nell'arte della recitazione.
L'Occidente ha cominciato la sua storia dal rito sacrificale, associando memoria e morte, fin dalle prime figure paleolitiche graffite sulla pietra, poi su monumenti celebranti memorabili gesta di eroi. Le parole, incisive come le pietre per gli uomini-memoria delle società senza scrittura, furono costrette su tavole. Se per Platone la verità stava solo nella parola viva, i cristiani credono assicurata la loro salvezza nel verbo di Uno, trasmesso dagli apostoli. Imprigionando le parole in mezzi sempre più sofisticati, gli uomini testimonieranno verità sempre più fuori di loro e diventeranno sempre più poveri di memoria, ormai impigrita.
Fino all'università anch'io faticavo per mandare a memoria. Più tardi, a scuola di recitazione, la semplice tecnica mnemonica divenne una disciplina carica di significati, che continuo ad affinare insegnando dizione ed educazione della voce al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e che desidero proporvi, pur rendendomi conto delle difficoltà dell'impresa, perché non possiamo parlarci e guardarci. Posso però raccontare.
E non è poco, perché il comportamento narrativo è l'atto mnemonico fondamentale. Stanca dei silenzi della storia, cerco nel passato voci vere. Per fare un'applicazione pratica di questo facile metodo, che educa la memoria, ho scelto una semplice poesia di Sou Che, da Liriche cinesi (1753 a.C. - 1278 d.C.) Einaudi, Torino, 1963 p. 234. Eccola:

Brindisi
1. Levo la coppa, o luna, e t'invito a bere,
1. T'auguro di non calare.
2. Levo la coppa e v'invito, o rami fioriti:
2. V'auguro di non perdere i vostri petali
3. Sotto alla luna e in faccia ai fiori m'inebrio
4. Felicità -,dolore, lasciamoli stare
5. Quanti saranno a capire un incanto simile?
6. Col vino e i fiori; che stiamo ad aspettare?


I) Riscrivere a mano il testo – La preziosa memoria ha cominciato la sua agonia con la stampa. Non per stampare le parole nel cervello, che non è un computer, ma affinché gli intricatissimi circuiti le trasmettano alla mano e viceversa, per avvicinare cioè le parole fino ad appropiarcene, faccio articolare lentamente e trascrivere più chiaramente possibile il testo da ricordare, sulla parte sinistra di un foglio diviso in due.
Nella parte destra ognuno metterà le proprie annotazioni. Le avanguardie hanno sentenziato che il testo è un pretesto. lo invece reputo un'avventura meravigliosa scoprire il colore di vocali e consonanti, avvalersi del suono e penetrarne il ritmo profondo.

II) Ordinare - La mnemotecnica dovrebbe diventare un'arte. La parola arte ha probabilmente la stessa radice indoeuropea di ordine. Nella tessitura, che è l'arte più antica, l'ordito è la serie di fili disposti paralleli per poter intrecciare la trama. Si dice infatti: il filo del racconto, l'intreccio del romanzo, la trama del film. "Ognuno faccia il suo film", dico agli allievi:. "Aiutatevi con le metafore, il meraviglioso, le favole". Il bambino ricorda meglio dell'adulto perché si affida alla potenza evocatrice delle briciole. Pollicino contava di ritrovare la via del ritorno con quei piccoli segni, a cui aveva affidato la grande funzione di togliere l'angoscia dell'ignoto nell'intrico del bosco e nel buio della notte. Il ricordo è possibile solo a condizione di dare ordine. Allora, coraggiosamente come Pollicino, vogliamo fare la nostra strada, e prudentemente come lui mettiamo le nostre pietre miliari. Per questa poesia ne propongo sei.

III) Vedere e far vedere - Solo le immagini permettono il ricordo. L'esercizio della memoria è quindi più facile se scelgo una poesia alle cui parole corrispondono immagini (di cose e luoghi). Le parole sanno. Si tratta di capirle. Sta alla fantasia aggiungere gli attributi. Posso aiutarmi con tutti i sensi. Questa poesia può richiamare suoni (voce), visioni (natura), odori (fiori), sapori (vino), sensazioni tattili (coppa). Ogni universo mentale, al chiarore del suo plenilunio, è libero di scegliere i suoi fiori, di sentirne il profumo, di vederne forme e colori. Per sentirmi 'sotto alla luna' (3) la vedrò localizzata in cielo, cioè in un punto preciso del soffitto, possibilmente su un oggetto: ad esempio una lampada. La memoria visiva è fortissima. Ritiene la disposizione delle cose esattamente come si sono presentate (cioè come e dove noi le presentiamo).

IV) Abbinare linguaggio verbale e corporeo - I rigidi scolari di un tempo erano costretti ripetere i versi in modo cadenzato e inespressivo tenendo le mani dietro la schiena o le braccia lungo il corpo. Ma mente e corpo sono una cosa sola. Pur essendo in aula, per ogni giovane é stato facile immaginarsi in faccia ai fiori; improbabile che si sentisse sopra un albero fiorito, per la difficoltà della realizzazione. Più probabile che si sentisse inginocchiato o seduto su un prato, forse addirittura disteso se immaginava alberi nani. Con l'analisi del testo il corpo assumeva posizioni sempre più precise. É interessante far notare che gli allievi avevano incominciato a provare la loro memoria in piedi e pian piano scendevano sul pavimento del nostro laboratorio di ricerca e confronto. Studiare una poesia significa, allora, collegare alle parole i movimenti del corpo, il cui ritmo innato risveglia potenzialità creative e connotazioni affettive. Alcuni, seduti per terra, parlavano abbracciandosi le ginocchia e dondolandosi. lo suggerisco una memoria mimata, il più possibile rispondente alla realtà. Accanto ad ogni verbo è bene registrare i gesti corrispondenti all'azione, che leggeremo facilmente ogni volta come note su uno spartito. Ad esempio, ai due versi iniziali potrò fissare due movimenti; il primo 'levo la coppa' (1) più alto del 't`auguro di non calare' (1) rivolto alla luna. Saranno meno alti gli altri movimenti del braccio riferiti ai rami fioriti (2) perché il verso dice che li ho 'in faccia' (3). Di seguito andranno fissati tutti gli altri movimenti.

V) Fissare le emozioni - Se ci chiediamo attraverso quali meccanismi nervosi vengono codificati i ricordi e come mai alcuni affioreranno ed altri invece resteranno sommersi, ci rendiamo conto che memorizzare è una disciplina ancora misteriosa. Ma possiamo tentare una risposta. Mnemosine, dea greca della memoria, rivelando al poeta i segreti del passato, lo introduceva ai misteri dell'aldilà. Ebbene, la memoria é ancora una tecnica ascetica e mistica, dono per iniziati. Non occorre sentirsi Pitagora, Platone o Aristotele per credere che la memoria è una facoltà dell'anima. Altrimenti non sarebbe legata alle emozioni. Sappiamo bene che se l'evento che ci ha colpiti è dotato di una forte carica emotiva (di valenze cioè affettive) il ricordo viene consolidato, altrimenti può decadere rapidamente. Già Agostino aveva immerso la memoria nell'uomo interiore. Per noi oggi è più facile giungere agli archetipi ricevuti in eredità nell'inconscio collettivo. É lì che possiamo pescare le emozioni, grazie all'analisi della psiche.
Sulle varie interpretazioni del Brindisi di Sou Che giocano molti fattori, compresi gli umori miei e dei miei allievi. Posso inoltrarmi nel mondo dei valori spirituali e dei sentimenti: felicità, dolore (4). Infatti, nello stesso momento in cui voglio lasciarli stare, mi inebriano. Ad inebriare non é solo il vino. Due verbi al plurale: 'lasciamoli stare’ (4) e 'che stiamo ad aspettare?(6) suggeriscono la presenza di un'altra persona. Infatti gli allievi, se all'inizio si erano esibiti singolarmente, poi hanno sentito il bisogno di un partner. Alla fine qualcuno dei quindici alleati, nell'entusiasmo delle scoperte, ha suggerito una recitazione corale e il brindisi cinese è diventato un religioso inno alla natura, un momento magico che può ripetersi tutte le volte che vogliamo. Alle parole quindi posso aggiungere sbadiglio, sorriso, riso, sospiro, pianto, grido, ecc. Posso inventare un mondo, con un prima e un dopo. Farlo più ricco dipende da me.

VI) Il passato è presente e futuro - Grazie alla libertà creativa, ogni volta riportiamo alla luce il passato. La memoria è la capacità di riconoscere il 'come eravamo'; ci permette quindi l'identità. Sou Che (1036-1101 d.C.) con la sua autobiografia poetica aveva fissato il suo presente, legato alla sua storia, ma anche alla storia di ogni persona che oggi ripete quel Brindisi. Se ogni mio allievo riesce a vivere il presente di Sou Che, cioe di un altro, l'umanità non si perderà. Dare vita al passato significa considerarlo non morto e sepolto, ma tempo ritrovato. Possiamo riuscire a sentire le parole come espressione delle cose nella loro energia vitale, restituendo loro la vita; non solo quella di Sou Che, ma del cosmo. 'L'augurio di non calare rivolto alla luna’ (1), anticamente misura del tempo, non significa solo che la notte è chiara, ma che Sou Che prova il desiderio di fermare il tempo, di vivere l’eterno. Possiamo quindi avvicinarci al concetto di infinito nello spazio e nel tempo. Quel messaggio arriva intatto sino a noi. Un'intesa profonda ci unisce al brindisi di un tempo che non è questo e di un paese che non è il nostro: "Quanti saranno a capire un incanto simile" (5). Potremmo risponderci proprio con la poesia stessa: "Col vino e i fiori che stiamo ad aspettare?" (6)

VII) Ripetere - Le parole della poesia affioreranno naturalmente da tutto il vostro essere, come una vostra creazione. Questo metodo ha un'efficacia immediata. Ne ho avuto conferma a Capodistria durante il 28 seminario di lingua e cultura italiana quando, tra un centinaio di professori, anche due bambini, gioiosamente sicuri, si sono offerti di ripetere questa poesia. Provate anche voi.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indice Giordano Bruno



Musica: "Orientis Partibus" (Carmina Burana secolo XIII)