L'importanza, attribuita da Giordano Bruno alle immagini, ai sigilli ed alle figure, acquista sempre un rilievo particolare.
Questo lavoro del carissimo Fratello Sigfrido E.F. Hobel è stato pubblicato su Hiram n°5 Maggio 1988.
 

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non manifesta di necessità il punto di vista della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto.

© Sigfrido E.F. Hobel

 

 

In occasione dell'annuale celebrazione in memoria di Giordano Bruno, abbiamo ritenuto di rendere omaggio al grande filosofo nolano richiamando l'attenzione dei Fratelli su alcuni aspetti del suo pensiero, la cui straordinaria ricchezza e complessità rende peraltro problematica l'estrapolazione di un argomento particolare. La filosofia bruniana si snoda, infatti, fra riflessioni di carattere metafisico e cosmologico, passando con naturalezza dalle feroci invettive contro i dogmatici e i pedanti della scuola aristotelica agli accurati studi sull'Ars Magna di Raimondo Lullo e trattando con lo stesso entusiasmo la filosofia morale, l'Arte della Memoria o la Magia.

Noi ci occuperemo qui, in particolare. di tre immagini grafiche realizzate dallo stesso Bruno a supporto di alcune sue argomentazioni ma la cui importanza va al di là dello stesso specifico argomento. Lo studioso dell'opera di Bruno non può non notare la presenza di un gran numero di immagini, soprattutto di diagrammi geometrici, che Bruno presenta sia come dimostrazioni grafiche di teoremi matematici e, insieme, di concetti filosofici, fisici e metafisici, sia come Sigilli dell'Arte della Memoria.

Nella sua opera sui Vincoli, Bruno definisce tre "Porte" attraverso cui si vincola e che sono la vista, l'udito e la mente o immaginazione.

Nel De Magia. parlando della Magia Matematica, intesa come forma intermedia fra Magia Naturale e Magia Metafisica o Teurgia, Bruno spiega come la Magia Matematica, vera e propria "Occulta Filosofia", aggiunga alla Magia Naturale parole, canti, calcoli di numeri e tempi, immagini, figure, sigilli, caratteri e lettere, rinviando alla geometria per le figure e i caratteri, alla musica per gli incanti, all'aritmetica per numeri e calcoli, all'astronomia per tempi e moti, all'ottica per i fascini dello sguardo e, in generale, a tutti i generi della matematica. Inoltre, è attraverso segni, sigilli, figure e caratteri, oppure con gesti e cerimonie che si può stabilire il contatto fra noi e "una determinata categoria di esseri divini". Nelle opere sulla memoria, l'importanza attribuita da Bruno alle immagini, ai sigilli e alle figure acquista un rilievo particolare. Nel De Umbris Idearum, Bruno presenta una mnemotecnica fondata su diagrammi in forma di ruote divise in 30 settori contrassegnati da lettere in successione alfabetica che rinviano ai concetti da memorizzare. Nel XII punto della "Applicazione e contrazione della volontà universale all'Arte della Memoria", Bruno enumera 12 tipi di Soggetti (specie, forme, simulacri. immagini, segni, ecc.) che permettono di agire sui sensi tramite la vista, sul senso interno tramite il numero e la durata. o che "si offrono alla fantasia". Bruno, inoltre, considera

le Immagini Astrali (Zodiaco, Dei planetari, ecc.) come immagini di memoria fondamentali, che permettono il collegamento fra le Cose Superiori e quelle Inferiori e che quindi vivificano in senso magico la memoria, trasformando l'operatore in Mago. Concezione, questa. che viene ulteriormente sviluppata nel libro dei 30 Sigilli in cui troviamo altri 12 diagrammi  basati su figure geometriche e tavole combinatorie di lettere e numeri ed in cui sono esposte diverse mnemotecniche fondate sia sui diagrammi usati come immagini di memoria, sia sulle Case zodiacali come Luoghi di Memoria, sia sull'uso cabalistico dell'alfabeto e sulle combinazioni di tipo lulliano. In quest'opera Bruno parla di quattro gradi della Conoscenza: l'Amore, come Divino Furore che innalza le anime; l'Arte che congiunge l'individuo all'Anima Mundi; la "Mathesis" che consiste nell'uso magico delle figure geometriche e infine la Magia intesa nel senso teurgico.

Anche nel De Imaginum Compositione Bruno propone un diagramma geometrico, una specie di sigillo sintetico, basato sulla composizione di una figura circolare e di una quadrata, emblemi del Cielo e della Terra, suddivise in diversi "Luoghi" destinati ad accogliere le Immagini della Memorias.

Nelle opere della Memoria, come abbiamo visto, Bruno sottolinea ripetutamente l'importanza dei diagrammi sia come Immagini di Memoria (immagini sintetiche del concetto da memorizzare), che come Luoghi di Memoria, ovvero come griglie destinate ad accogliere in modo sistematico immagini e concetti. Inoltre Bruno mette in evidenza il ruolo dell'immaginazione e del sentimento di cui devono essere caricate le Immagini e vivificate, di modo che l'Arte della Memoria non sia un semplice procedimento mnemotecnico ma costituisca una vera e propria via di conoscenza che dalle cose inferiori giunga a quelle superiori grazie ad una progressiva organizzazione della psiche.

Tuttavia, è nelle opere matematiche e metafisiche che lo studioso bruniano potrà raccogliere la più ampia messe di diagrammi e di figure.

Per esempio, nella Figuratio Aristotelici Physici Auditus, i diagrammi bruniani sono destinati alla memorizzazione della fisica aristotelica, mentre nei 160 Articuli adversus Mathematicos, opera rivolta a confutare vari assiomi della stessa fisica aristotelica, i numerosi diagrammi servono come supporto e come dimostrazione grafico-geometrica delle sue formulazioni sia matematiche e fisiche che di ordine filosofico e metafisico oltre, naturalmente, a costituire la base per la loro memorizzazione. Nella dedica dei "160 Articuli" all'Imperatore Rodolfo II, Bruno ribadisce la sua opposizione al dogmatismo, al fanatismo ed al settarismo di una visione del mondo ottusamente aristotelica e si rivolge all'Imperatore invocando la Luce e la Sapienza contrapposte alle tenebre dell'età presente.

Ma la parte più interessante del libro, in cui più chiaramente appare il rapporto fra diagrammi geometrici, ragionamenti matematici e filosofici e Mathesis, è costituita dai primi tre diagrammi, che Bruno definisce:

Figurae Mentis Nota 

Figurae Intellectus     

Figurae Amoris       

Queste tre figure, che Bruno ritiene "assai feconde" non solo per la geometria ma per tutte le scienze, corrispondono, come ben nota la Yates, alla "Trinità Ermetica" di Mens, Intellectus, Anima Mundi, quale Bruno ha definita nel libro delle 30 Statues. Queste figure, generatrici di tutto (omniparentes) costituiscono il tema centrale delle riflessioni che faremo, soffermandoci, in particolre, sulla Figura Amoris.

L'importanza che Bruno annette a queste tre figure è confermata dal loro riapparire in un'altra importante opera, il De Triplici Minimo et  Mensura, dove vengono definite Archetipi e ricevono le denominazioni di Atrio di Apollo. Atrio di Pallade e Atrio di Venere.

Prima di proseguire, vogliamo ricordare che il De Minimo fa parte della cosiddetta trilogia di opere latine stampate a Francoforte nel 1590 dal Wechel e che il Gentile ritiene, insieme ai Dialoghi Italiani pubblicati a Londra nel 1584, il nucleo degli scritti principali di Bruno, in cui sono esposte le idee "che han guadagnato al Bruno un posto cospicuo nella Storia della Filosofia". La trilogia di Francoforte è composta. oltre che dal De Minimo, dal De Monade Numero et Figura e dal De Immenso Innumerabilis et Infigurabilis. Nella dedica del De Immenso al Duca di Brunswick. che funge da prefazione al complesso delle tre opere, Bruno precisa che, mentre il De Minimo tratta l'aspetto dottrinario degli Elementi originari o Minimi (o Atomi o Monadi), ispirandosi all'Atomismo di Democrito e di Leucippo, nel De Monade si cerca una mediazione fra aspetti metafisici e dati della esperienza e nel De Immenso, che rappresenta il coronamento dell'intero sistema, si dimostra l'infinità dell'Universo e la sua unità.

Pertanto, nel De Minimo sono esposti gli aspetti matematici, nel De Monade quelli metafisici e nel De Immenso quelli fisici e cosmologici di un'unica visione del mondo che ribalta quella aristotelica fondata sulla finitezza dell'Universo e sulla divisibilità all'infinito, sostenendo, al contrario l'esistenza di Minimi indivisibili o Atomi e l'infinità dell'Universo e degli infiniti suoi mondi derivanti per moltiplicazione dall'Unità come punto iniziale. Tematica, questa, che era già stata trattata nel Dialogo italiano De l'Infinito Universo e Mondi e che trova la sua più completa esposizione nel De Immenso.

Il De Minimo, dunque, fornisce la base matematica dell'intero sistema e i suoi diagrammi servono a visualizzare ed a dimostrare le concezioni matematico-filosofiche di Bruno, come il principio della non-divisibilità all'infinito o quello della discontinuità degli Atomi nello spazio.

Ma l'aspetto più interessante, anche in questo testo, come nei 160 Articuli, dove sono affrontate le stesse tematiche, è costituito dalla presenza, nel IV Libro, delle stesse tre Figure Archetipali. Nel corso del IV Libro esse forniscono il costante riferimento all'enunciazione e dimostrazione di teorie e assiomi euclidei; ma il particolare interesse di queste tre Figure risiede nel valore universale che Bruno attribuisce loro.

Il IV Libro "Sui Principi della misura e della figura" così si apre:

"II Samio Pitagora, vissuto in terra latina, che mostrò la trasmigrazione della monade nella diade, della diade nella triade, della triade nella tetrade, individuò la monade nella tetrade e la tetrade nella monade; definì la monade come limite e numero delle cose e disse che essa aveva le sue determinazioni". Il II capitolo parla poi specificatamente delle tre Figure: "Vi sono all'inizio tre Archetipi, nella cui superficie è la regola di ogni numero, misura e figura. Assegno il primo ad Apollo, il secondo si adatta perfettamente a Minerva, il terzo è proprio di Venere, in quanto ognuno riconosce nel volto misterioso dell'Archetipo il proprio sigillo ed i segreti".

Le tre Figure sono basate su tre diverse combinazioni di quattro cerchi: "inoltre, sia complicatamente che esplicitamente, sono in essi contenute tutte le figure fondamentali per la misura... Così si presenta l'ordine della conoscenza che muove dal tutto, ovvero dall'indeterminato alle parti distintamente e dalle parti considerate distintamente alla conoscenza distinta di tutto. "Non vi sono principio, misura o figura che non derivino da uno di questi tre ordini, o da due, o da tutti e tre; giacché un'unica via può condurre avarie mete ed un metodo solo può condurre ad un unico fine. Riterrai dunque feconde quelle figure non solo perché comprendono i presupposti di ogni genere di misura, ma anche perché, con la loro configurazione, rappresentano l'Archetipo ed il Sigillo delle cose".

Ora, se la Monade, principio semplice, è rappresentata dal punto, abbiamo una Triade costituita dalla diade (o linea), dalla triade (o triangolo) e dalla tetrade, la cui figura è il quadrato e che riconduce all'unità attraverso la decade la cui figura è il cerchio e che comprende in sé tutti i numeri. Dunque, le nostre tre Figure Archetipali, composte da tre combinazioni di quattro cerchi, rappresentano tre diverse modalità o stadi di sviluppo della tetrade e tutte si risolvono in cerchi e triangoli che sono le misure di ogni altra figura e, contemporaneamente la massima e minima figura. Infatti, nel piano, la figura propria del Minimo è il cerchio, come la sfera lo è nel solido, mentre il triangolo e la piramide, che rappresentano lo spazio fra i Minimi o Atomi, sono anche le figure da cui risultano originariamente costituite le figure piane e solide; inoltre, ogni figura costituita da rette si risolve nel triangolo, come è dimostrato nel "Campo di Leucippo", archetipo di ciò che si riferisce al piano e alle figure costituite da rette e che si presenta come una griglia quadrata divisa da rette in spazi triangolari.

Consideriamo ora il senso e la funzione di questa Triade di Mens, Intellectus, Amor, ovvero di Apollo. Minerva. Venere.

Oltre a ricordare il frequente ricorrere del numero 30 nelle opere di Bruno. inteso come composto di tre decadi e, quindi, risolvibile in triadi, consideriamo i diversi tipi di triade enumerati nel De Monade, dove, insieme a Mente, Intelletto. Amore. compaiono: Apollo, splendore dell'Intelletto, Mercurio, espressione di sensata sapienza, Venere, nostra genitrice, sollecita ai desideri; oppure: Prima Potenza che produce tutte le cose. Prima Sapienza che ordina tutto in tutto e Amore del bene; Giunone, Pallade, Venere, le tre Grazie, ecc.

Ma la definizione triadica che meglio risponde alle nostre tre figure è, come abbiamo già visto, la Triade Ermetica descritta nel libro delle 30 Statue: il Padre, essenza delle cose e Mente universale, genera il Figlio o Intelletto che rappresenta la Bellezza e la generazione; fra i due è il Fulgor o Luce, ovvero l'Amore, l'Anima Mundi, Spirito che tutto pervade e che vivifica tutte le cose.

Il Sigillo del Padre corrisponde alla figura della Mente Universale dei 160 Articuli e all'Atrio di Apollo nel De Minimo. In quest'ultimo testo si descrivono le costruzioni delle figure utilizzando le lettere iniziali di personaggi e divinità mitologiche per contrassegnare i punti della costruzione. In tal modo, il centro dell'Atrio di Apollo, contrassegnato dalla lettera I, corrisponde a Giove (Juppiter), ai cui lati troviamo A (Apollo) e B (Bacco); in verticale: C (le Grazie o Chariti) e D (Diana). Ai quattro angoli: E F G H ovvero Erigone, Fortuna, Ganimede, Heroes, Rea e Terra seguono Bacco e Apollo, mentre i punti più esterni sono assegnati a Marte, Nettuno, Oceano, Plutone. "Ecco come puoi innalzarti fino al livello della divina Mente da cui scorgere in modo adeguato su quali ordini si fondino e ti si rivelino gli Atri di Apollo.

Nel IV Libro del De Minimo, la costruzione delle tre figure è seguita da quattro capitoli di definizioni, assiomi, teoremi e dimostrazioni di teoremi in rapporto agli assiomi ed alle proposizioni euclidee esposte da vari personaggi che le rappresentano. Per esempio, il capitolo X inizia con Astianatte che afferma: "La linea per la quale Bacco dista dal luminoso Apollo, misura il cerchio e la figura inscritta. L'arco per cui le Grazie distano dalla soglia, soglia di Bacco, secondo l'angolo inscritto per 6 volte, è misura della figura ma più propriamente del cerchio che passa per le soglie di Bacco". Nel capitolo precedente. Bruno aveva precisato che Astianatte rappresentava la definizione della retta e la proposizione 22 di Euclide. E così di seguito, in ordine alfabetico, i vari personaggi che prendono la parola, rappresentano una o più proposizioni.

Questo complesso ed elaborato sistema di definizioni e riferimenti costituisce, con ogni probabilità, un espediente mnemotecnico destinato alla memorizzazione dei concetti esposti, la cui chiave potrebbe essere cercata nella successione alfabetica dei nomi dei vari personaggi.

Tuttavia, anche un'altra suggestiva possibilità si affaccia alla nostra mente e cioè che si possa trattare di una qualche scrittura occulta, ovvero di un sistema criptografico sul tipo di quello esposto dall'Abate Tritemio nella sua Steganografia. Questa ipotesi sembra trovare conferma nel capitolo 22 del V Libro che si intitola appunto proposito del carattere occulto della scrittura che si rivela nel minimo e nella misura" e che presenta diverse griglie di lettere definite "madri" e "figlie".

Analogamente la Yates, cui spetta il grande merito di aver giustamente valorizzato l'aspetto esoterico del pensiero di Giordano Bruno, collocandolo correttamente nell'ambito della grande tradizione dell'Ermetismo e della Magia rinascimentale, si chiede se il testo dei 160 Articuli non sia stato scritto in qualche specie di linguaggio cifrato. Esaminando le tre Figure Archetipali, la Yates ricorda che lo stampatore Wechel, nella dedica del De Minimo, affermava che le matrici delle illustrazioni erano state incise dallo stesso Bruno; pertanto, i diagrammi delle edizioni originali sono "pieni di stelle, fiori, foglie e altri elementi fantastici" omessi nelle illustrazioni delle edizioni più recenti. La studiosa ritiene che queste decorazioni, e in particolare le stelle, simbolo della Figura Amoris, possano essere simboli e criptogrammi della Setta dei "Giordanisti" che Bruno avrebbe fondato in Germania.

E certamente Bruno auspicava una riforma generale dell'umanità: nello Spaccio della Bestia trionfante, gli Dei, riuniti in concilio, decidono di riformare se stessi riordinando e purificando le loro immagini astrali e, di conseguenza. dando un nuovo assetto al mondo inferiore.

Inoltre, a questa riforma del Cielo corrisponde la riforma dell'individuo e la creazione di una nuova personalità a carattere solare.

In effetti Bruno propugna realmente una riforma globale della visione del mondo fondata, da un lato sul capovolgimento della visione geocentrica operato nella teoria copernicana e, dall'altro, sul ristabilimento della religione magica egiziana.

Il tema della religione egiziana ricorre spessissimo nelle opere di Bruno sia come rimpianto di una religione universale libera e fondata sulla conoscenza, sia come speranza della sua restaurazione, in opposizione alle visioni dogmatiche e settarie dei suoi tempi. Ed è agli ottusi, ai dogmatici e ai pedanti che Bruno oppone la sua immagine dell'uomo di conoscenza. del Mago rinascimentale, libero ricercatore degli arcani della natura, amante della Sapienza e capace di riorganizzare la sua psiche in armonia con le leggi cosmiche secondo le visioni della Filosofia Ermetica. L'Arte della Memoria è strumento essenziale nella formazione del Mago: la Magia iniziatica e solare del De Umbris Idearum è simboleggiata dal diagramma circolare le cui 30 lettere, coi loro riferimenti concettuali e conoscitivi, circondano il sole centrale.

In questa chiave. le nostre tre Figure Archetipali, oltre al loro significato matematico-filosofico. rappresentano, alla maniera dei Mandala orientali, un supporto alla meditazione grazie al quale è possibile giungere alla "contemplazione dell'Uno". Inoltre, non è certo errato considerare i diagrammi bruniani come dei veri e propri sigilli magici.

Lo stesso Bruno, nel De Magia, parla del potere evocativo di segni, sigilli figure, ecc. e nel De Monade specifica che i punti di intersezione dei cerchi hanno un particolare potere sui Demoni, così come una grande forza magica risiede nelle intersezioni ad angolo retto.

Consideriamo ora la Figura Intellectus, collegata nei 160 Articuli al simbolo lunare e che nel De Minimo viene invece assegnata a Venere.

Fra le due figure vi è una differenza in quanto l'Atrio di Venere non presenta i 6 cerchi tangenti al cerchio centrale; diagramma che invece troviamo nel De Minimo, anche se in forma più semplificata, come Area di Democrito, figura che rappresenta l'archetipo del Minimo e che dimostra come il Minimo Cerchio non possa accrescersi se non con l'aggiunta di 6 cerchi uguali e tangenti, per cui il cerchio successivo risulterà composto da 7 cerchi minimi.

"Ecco il sacro Tempio di Venere, venerato e veberabile, al cui centro è Amore, padre degli ingegni. Quattro cerchi concentrici circondano l'Arcano. Li ha divisi ad intervalli regolari il raggio che dal centro ha tracciato la prima circonferenza, che il medesimo raggio ha diviso in 6 punti, attraverso i quali Amore colpisce con 6 dardi le plaghe più esterne e divide in altrettante parti i cerchi trapassati, esortando che tutti i penetrali assumano ciascuno il proprio nume".

Questo diagramma, che rappresenta l'Intelletto o il Figlio e quindi la Bellezza e la Generazione, è costituito da una Triade raddoppiata e trova pertanto riscontro nella figura dell'Esade o Esagono che Bruno definisce "parte e principio del mondo", favorevole agli imenei e alla generazione e alla fabbrica del mondo. A nessuno sarà sfuggito che questo diagramma corrisponde al cosiddetto Sigillo di Salomone, la cui importanza simbolica e magica è fin troppo nota.

Siamo così giunti al terzo Archetipo, la Figuras Amoris, contrassegnata nei 160 Articuli dalla stella a 5 punte e cui corrisponde, nel De Minimo, l'Atrio di Pallade. La figura è costituita da una griglia quadrata divisa in 16 quadrati minori e solcata da diagonali che generano vari tipi di triangoli; all'interno del quadrato è inscritto un cerchio al cui interno si intrecciano altri 4 cerchi. Il centro della figura è attribuito alla capra Amaltea, nutrice di Giove nell'Atrio di Minerva, mentre nella Figura Amoris sono collocate solo 5 lettere che formano la parola MAGIC!

Si tratta, con ogni probabilità, del più magico dei Sigilli bruniani.

"Dinanzi alle porte di Pallade si chiarisce l'ordine dei principi con cui la natura crea il tutto e la mente distingue le cose particolari". I fondamenti delle cose si rivelano a Bruno in questa sintetica figura, chiarendosi nel loro ordine numerico: "Sulla base di questi fondamenti, le varie arti mostrano numeri, misure, pesi, aspetti con i quali una cosa è definita maggiore, minore o uguale. Ciò si confà non solo a quanto ci proponiamo, ma a qualsiasi genere, specie e ordine".

Nella Triade Ermetica, la Figura Amoris si pone come termine intermedio fra il Padre e il Figlio, fra Mente Universale e Intelletto discriminante fra l'Essenza e la generazione. Pertanto simboleggia l'Anima Mundi, Spirito che tutto pervade e vivifica e che Bruno definisce come Fulgor, Luce e Amore.

Ora può sembrare un'incoerenza che nel De Minimo Bruno attribuisca alla Figura Amoris il titolo di Atrio di Pallade, mentre l'attribuzione a Venere, che sembra più ovvia, viene invece assegnata alla Figura Intellectus che, nei 160 Articuli era simboleggiata dalla falce lunare.

Possiamo, a tal proposito ricordare la teoria ficiniana delle due Veneri (Urania e terrestre) e dei due Cupidi che ritroviamo negli Eroici Furori e, soprattutto, la distinzione fra Creazione e Generazione e, quindi, fra Anima Mundi e Natura Universale. Troviamo, nel De Monade, fra le varie Triadi, una costituita da Venere (sensuale), Giunone (razionale) e Pallade (intellettuale) oppure un triplice Amore: metafisico o divino, fisico o magico, matematico o logico. Ma per cercare di sciogliere questo nodo ci conviene ricorrere a quanto Bruno dice di Minerva nella Orazio Valedictoria in cui afferma di aver scelto Minerva, a differenza di Paride, in quanto essa rappresenta Sophia. la Sapienza ed è appunto essa. Pallade, che concede "la contemplazione all'anima separata", ovvero che permette di raggiungere l'estasi, continuazione della ragione umana attraverso l'intelligenza demonica o divina.

Dunque, se da un lato Minerva ci sembra ben rappresentare il simbolo dell'Intelletto discriminante, dall'altro essa ci appare collegata ad una forma di Amore superiore, all'amore per la conoscenza e, quindi, al Furore Eroico del Mago.

La parola MAGIC incisa da Bruno nella Figura Amoris ci conferma nella idea che ci troviamo di fronte ad un sigillo particolarmente importante tanto sotto l'aspetto simbolico che sotto quello prettamente magico e che Bruno stesso abbia voluto richiamare l'attenzione dei suoi lettori su questo diagramma.

Nell'opera sui Vincoli, Bruno afferma che un grande reticolo di vincoli copre tutto l'universo e definisce in particolare 30 linee di forza attraverso le quali il vincolante conduce a destinazione il vincolo, ossia crea il legame e 1'effetto desiderato; le forze che possono legare sono in primo luogo Dio, poi i Demoni, l'animo, gli esseri animati, la natura, la sorte, la fortuna o il fato; l'energia insita nell'azione del vincolare è simboleggiata dalla mano che lega.

E il Grande Reticolo dei vincoli di cui parla Bruno non è forse simboleggiato nella struttura a griglia che fa da base alla Figura Amoris?

Inoltre Bruno precisa che tutti i Vincoli sono riconducibili al Vincolo d'Amore o di Cupido che veniva definito Fulgor da Pitagorici e Platonici.

Ritroviamo così la definizione di Fulgor, Luce o Amore attribuita all'Anima Mundi, termine di mediazione nella Triade Ermetica.

Bruno specifica ancora che l'Amore è il fondamento di ogni passione e che nulla possa essere legato che non sia preso d'amore, ossia che non desideri o tenda a qualcosa e, in particolare, alla bellezza e alla perfezione. Senza questo Vincolo d'Amore, dunque, nulla è, ed esso testimonia ovunque la perfezione in quanto "principio che aspira a divenire tutte le cose ed è rapito non verso una forma particolare, ma verso la forma universale e la perfezione universale".

Abbiamo già accennato all'importanza e al grande potere attribuito da Bruno ai punti di intersezione dei cerchi ed alla forza magica delle intersezioni ad angolo retto "per cui si conclude che il segno determinato dall'intersezione ad angolo retto di due linee, dove 4 angoli concorrono in un unico punto. segno che si dice gli Egiziani abbiano un tempo scolpito nella fronte di Iside e nel petto di Serapide, è dotato di una certa forza magica". Infine, chi vincola "conduce a destinazione i vincoli tramite la conoscenza in genere, porta ad intreccio i vincoli tramite la scossa emotiva in genere".

E per concludere, dopo aver accennato a questi aspetti della Filosofia Occulta presenti in genere nei diagrammi di Giordano Bruno. non possiamo tralasciare di ricordare che la griglia-base della nostra Figura Amoris si trova molto spesso incisa o graffita sulle pietre di costruzione di templi e cattedrali, muta ma eloquente testimonianza degli antichi Liberi Muratori e non è certo un caso se la ritroviamo anche fra i graffiti che tracciarono, nella torre del castello di Chinon, dove erano tenuti prigionieri, i dignitari dell'Ordine del Tempio.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indice Giordano Bruno



Musica: "Orientis Partibus" (Carmina Burana secolo XIII)