Lo studio che segue fu rinvenuto, in forma di fotocopia, fra i documenti della Montesion, senza data ne autore. L'ignoto F:. individua ed esamina i tre momenti che l'Iniziando affronta nel Gabinetto di Riflessione.  

"... Gli antichi Magi usavano chiamare “Giardino di Maturità” il luogo ove l'uomo, dopo varcata la Soglia, veniva a conoscenza degli arcani Misteri del Mondo.
Ma dura e perigliosa é la Via che conduce alla Soglia del Giardino e può percorrerla solo colui che sia aiutato dalla provvida guida dell'Iniziato il quale, col suo insegnamento, non cerca solamente di ampliare la conoscenza ed il sapere, ma spinge alla elevazione di tutta la natura umana onde essa acquisti quella particolare disposizione iniziatica che mette in grado di penetrare i principi e le fonti del Cosmo"...

 

L'elaborato costituisce un opera della maestria dell'anonimo Fratello. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto. 

 

© Montesion

 

La libera circolazione dell'elaborato, è subordinata alla citazione di fonte (completa di link attivo) ed autore.

Download "Del Trittico Pre-Iniziatico"

 

 

 

 

Gli antichi Magi usavano chiamare “Giardino di Maturità” il luogo ove l'uomo, dopo varcata la Soglia, veniva a conoscenza degli arcani Misteri del Mondo.
Ma dura e perigliosa é la Via che conduce alla Soglia del Giardino e può percorrerla solo colui che sia aiutato dalla provvida guida dell'Iniziato il quale, col suo insegnamento, non cerca solamente di ampliare la conoscenza ed il sapere, ma spinge alla elevazione di tutta la natura umana onde essa acquisti quella particolare disposizione iniziatica che mette in grado di penetrare i principi e le fonti del Cosmo.
L'uomo che avrà varcata la Soglia potrà allora dire - come Filone -: “Sovente, allorché mi riscuoto dal sopore della corporeità e rientro in me, distogliendomi dal mondo esteriore, penetro dentro me stesso, scorgo una mirabile bellezza; allora io sono certo di essermi internato nella parte migliore di me; metto in attività la vita vera, sono unito col divino e in lui fondato e conseguo la forza di trasferirmi nel mondo trascendentale. Quando, poi, da codesta contemplazione dell'Altissimo, e dopo questo riposo nello elemento spirituale del mondo, discendo nuovamente alla consueta formazione di pensieri, allora mi domando come poté avvenire che l'anima mia s'impigliasse nel vivere quotidiano posto che la sua patria é pur quella dove testé mi sono soffermato!”.
Ma perché l'uomo possa arrivare a porre il piede sulla Soglia che dà accesso ad una sublime visione superiore, occorre superare l'immane fatica della Via; e per ciò fare occorre un allenamento graduale e costante ed una particolare innata predisposizione d'animo.
All'uomo che avrà raggiunto il “Giardino Maturità” gli si aprirà un vasto orizzonte mentale e col suo occhio illuminato potrà abbracciare tutti i segreti che gli permetteranno di comprendere il senso del Cosmo, il principio e la fine dell'umano destino, il mistero d'oltre tomba, l'essenza del divino, il significato profondo della vita e della morte.
Nei tempi remoti erano ammessi alla iniziazione solo coloro che “offrivano sicurezza di riuscita per la costituzione appropriata della loro natura intellettuale, morale e spirituale”. Oggi, invece, tutto é cambiato e la superficialità dalle garanzie che si usano prendere, portano spesso ad errori di valutazione e a conseguenti disinganni.
Nel “Sistema Iniziatico Occidentale” e, particolarmente, nei “Riti” ed “Ordini” Massonici che di esso Sistema fanno parte, dove é andato a finire il periodo della “Preparazione” della Schola Pitagorica? A che si riduce l'Uditoriato che, in detta Schola, durava per molti anni?
Oggi il profano é ammesso alla Soglia del Tempio dopo avere assolto appena ad un trittico pre-iniziatico della cui simbologia, il più delle volte, non é compreso né persuaso.
Cerchiamo ora di interpretare in che cosa consista questo “Trittico Pre-iniziatico”.
 

L'uomo che manifestò la volontà di far parte d'una Famiglia Iniziatica, una volta ritenuto meritevole, prima di essere accompagnato dal “Fratello” per bussare alla porta del Tempio, é invitato a deporre tutti gli oggetti metallici o preziosi che egli, eventualmente, porta con sé.
In questo primo atto di materiale rinuncia a quanto può costituire la fonte delle sue umane e materiali soddisfazioni si compendia una simbologia di alto valore interpretativo. Infatti, dal come egli compie questo atto, con occhio indagatore, é facile giudicare della sua possibilità di divenire o no un perfetto “Fratello” capace o meno di tutto dare per il bene della Famiglia, della Patria, della Umanità.
Con questo atto di spontanea rinuncia egli si spoglia, sia pure indirettamente, della sua personalità, si distacca da quanto è futile, da quanto é terreno, si fa, in altre parole, povero. E si presenta così, dopo avere rinunciato alla ricchezza, all'adulazione alle lusinghe, simbolicamente ricondotto alla sua natura, dotato soltanto di quanto egli ha veramente in sé e con sé, di quanto é solamente suo.
In questo primo atto é compenetrata un'allusione la cui portata, spesso non é messa nel dovuto rilievo. Vi é da considerare che, in questo spogliarsi di quanto costituisce la sua fonte di soddisfazione terrena, esponente d'un particolare benessere, non é soltanto una implicita rinuncia ed un primo sacrificio, ma é pure un riposto invito a ben misurare le ricchezze intrinseche di cui l'individuo, preso come tale, dispone separandole da quanto costituisce l'effimero, il caduco, il mortale.
Già siamo sulla via di quel “distinguo” che costituisce la base della “Conoscenza”, e già siamo indotti a pensare, perché viene naturale che il profano si domandi per quale ragione egli fu invitato a procedere a questa rinuncia.
Ed ecco, pertanto, che già nel primo atto pre-iniziatico vi é un incentivo a “pensare” secondo un indirizzo introspettivo, che corrisponde a quello che dovrà fare del singolo un elemento costitutivo del Tempio Universale.

Il secondo atto del “Trittico Pre-iniziatico” consiste nell'introduzione del “postulante” nel “Gabinetto delle Riflessioni” affinché egli sia messo nelle condizioni di poter meditare sulla profonda ed imminente trasformazione della quale sarà oggetto.
Qui il simbolismo, per quanto meno palese, riesce molto complesso.
La ristrettezza del luogo, appena illuminato da una scarsa e tenue luce quasi assorbita dal nero dei parati, una sedia ed un tavolo coperto da manto nero sul quale sono poggiati: un teschio, una brocca d'acqua e un pezzo di pane raffermo; la solitudine ed il muto silenzio invitano ad un mistico raccoglimento nel quale le facoltà pensative vengono intensificate al massimo e richiamano alla mente l'idea di una prigione se non, addirittura, a quella d'una tomba.
Tutto l'ambiente conferisce ai pensieri un indirizzo che si precisa secondo il carattere, lo stato d'animo e di colpa, secondo le condizioni energetiche del “prigioniero”. Non é detto che tutte queste idee debbano fiorire durante la permanenza del “postulante” nell'angusto locale; molte si faranno strada più tardi, perché l'impressione non si cancella e, certo più tardi, quando cioè il concetto di analogia simbolica sarà stato compreso, ritornando con il ricordo a questo secondo tempo pre-iniziatico, si comprenderà appieno a che cosa esso alluda; e l'indirizzo del pensatore che “si deve fare da sé”, verrà maggiormente precisato.
L'idea di prigione o di tomba di un essere vivente provoca naturalmente il desiderio di evasione per il quale occorre procedere ad una attenta “ricognizione” della prigione stessa; un ravvicinamento analogico, che se non sorge immediatamente non tarderà a presentarsi, ricollega il concetto di prigione del corpo animato costretto entro anguste pareti a quello dello spirito (la parola é quanto mai impropria ma rende un poco l'idea) astratto da prevenzioni, preconcetti, pregiudizi, più contingenti che effettivi.
Procedendo nel ravvicinamento analogico, mentre al corpo, materia, la prigione é materiale, per quell'immateriale che é nel corpo, immateriale dovrà essere la prigione. Quale l'immateriale prigioniero e quale l'immateriale che astringe?
L'uomo spogliato (primo atto pre-iniziatico) è posto in faccia a sé medesimo e si misura e si esamina; vede in sé un'anima, ma sopra questa anima che non é il Tutto, che non é tale da distinguerlo come uomo degli altri esseri, egli sente che vi é qualcosa di più, qualcosa che lo distingue, che costituisce la sua essenza di uomo; cercando egli trova in sé l'Essere, il SÉ, quel Sé che é “scintilla del divino” che del divino é parte; e questo Sé che é in lui é adesso libero, libero come si conviene al Tutto che domina nell'Infinito e nell'Eterno?
Non tarda il “pensatore” a vederlo prigioniero di un qualcosa che lo circuisce, lo tarpa, e talora tende a sopprimerlo, ed andando più oltre egli scorge che, questa prigione che vincola il Sé altro non é che l' IO, quell'Io contingente e mortale tanto quanto eterno ed immortale é il Sé, parte purissima dell'Essere. Il desiderio di evasione del recluso, trasportato sul piano dell'Essere, diventa aspirazione ad evadere del Sé, in quanto esso aspira a vivere con gli altri Sé a lui del tutto simili perché particelle tutti dell'Essere che è Uno.
Per evadere é necessario studiare con cura come la prigione sia fatta, riflettere quali i mezzi per ottenere lo scopo che é uno: Libertà. Rispondendo a questa necessità, ecco dunque i poemi iniziatici di tutti i tempi - il più vigoroso, profondo, completo e potente, italica gloria della mente Dantesca, - rifarsi ad una discesa agli Inferi con il duplice scopo di vedere le cose dal centro per penetrarne l'essenza, conoscere e comprendere, potenziare il bisogno di evadere da quelle viscere ove non giunge alcun raggio di Luce, evadere dal contenuto verso lo sconfinato, dal Mortale verso l'Immortale.
Per evadere occorre “riconoscere” la prigione: ed ecco il socratico Nosce te ipsum (conosci te stesso), ed ecco l'alchemico simbolo del Vitriol: Visita Interiora Tua Rectificando Invenies Occultum Lapidem, il cui significato diviene palese identificando l'occultum lapi(dem) alla Pietra Filosofale, all'Oro fatto di Oro, entrambi simboli della Purezza primordiale. Il desiderio naturale di evasione corrisponde, con concezione tipicamente mediterranea, a quell'anelito di purità redentrice che concorre a riportare l'Uomo alla sua primitiva divina Origine, a quel desiderio di risalire a dove era prima di decadere, così come la leggenda del Genesi ci apprende.
Questo secondo “atto” pre-iniziatico, tipicamente meditativo, adombra una filosofia così profonda che Pitagora chiedeva che il “postulante” - l'Essoterico - vi riflettesse in silenzio per ben cinque anni prima di potere divenire Iniziato cioè Esoterico; onde non sarebbe vano chiedere che lo sviluppo del concetto che simboleggia debba costituire il compito pressoché costante dell'Iniziato moderno, tenendo presente che la comprensione del simbolo é affidata alle sue capacità individuali e che quanto é stato detto non costituisce che un aspetto tracciato a grandi linee del poliedrico problema dell'Essere.

Se l'accedere al Gabinetto delle Riflessioni costituisce il secondo “atto” pre-iniziatico del “postulante” esso si risolve nel terzo: la stesura del suo “Testamento”.
La parola testamento non va intesa solo nel significato oggi corrente di atto con cui si precisa quanto si vuole venga fatto dopo la propria morte, ma piuttosto in quello che é il suo significato etimologico in dipendenza del latino testor che vale attestare, dichiarare, affermare; iniziaticamente, infatti, esso é la risposta scritta a tre precise domande che vengono poste al “postulante”, domande che, quando non sono deformate (come purtroppo generalmente avviene da noi ad imitazione di una prassi francese) concernono i doveri dell'Uomo verso Dio, verso sé stesso e verso l'Umanità. Come egli risponde alla prima domanda si potrà comprendere quale sia il suo concetto della 'Causa Prima’; dalla risposta alla seconda si potrà dedurre il valore del suo Sé nei confronti del suo Io; la sua risposta alla terza completerà la seconda e porrà in evidenza quale sia il suo “programma sociale”, quali siano le sue aspirazioni nei confronti della Collettività.
Queste tre domande corrispondono esattamente al ternario filosofico fondamentale che si riflette nei primi tre gradi di una qualsiasi Famiglia Iniziatica: Donde vieni? Chi sei? Dove vai? Ed a cui, iniziaticamente si risponde con tre cifre: 3, 5, 7.
Nella risposta alle tre domande si sintetizza l'esame pre-iniziatico e che come tale debba essere considerato, ne é prova il fatto che, la Famiglia prende in esame le risposte date ed in base ad esse delibera se il “postulante” può o no essere ammesso alla Iniziazione.
Deporre il superfluo, conoscere sé medesimo meditando, dichiararsi, affermarsi, ecco il trittico pre-iniziatico cui il Profano deve sottoporsi prima di essere ammesso a bussare con tre colpi alla porta del Tempio. In questi tre atti preparatori é racchiusa e coperta con un velo denso quanto quello di Iside, tutta la programmatica Iniziatica.

_______________________________________

Questa pagina è stata letta

Contatore visite

Volte

 

 

Torna a Tavole Architettoniche