LUCE FISICA E LUCE SPIRITUALE

 

Carissimi Fratelli,
il tema che per questa tornata di nostri lavori a logge riunite ci è stato proposto dal nostro Maestro Venerabile quale soggetto della nostra meditazione e della nostra riflessione, quello della luce e del suo manifestarsi nei suoi plurimi modi di essere, non è certo tema facile, da liquidarsi con poche parole, né tanto meno di conseguenza di breve trattazione.


La luce, come ognuno di noi certamente sa, carissimi Fratelli, appare a prima vista essere un fenomeno, da definirsi - necessariamente nei termini di una sua prima considerazione - come fenomeno naturale, assolutamente indispensabile ed interconnesso alla Vita in genere e, usando una terminologia adottata dai filosofi, alla Natura naturata.
É tramite la luce e per suo mezzo che i nostri sensi – oppure la nostra sintesi dei sensi e del senso interno, se si vuol essere più precisi - definiscono e comprendono lo spazio nell’ambito del quale viviamo le nostre esperienze, e quindi il tempo, l’altra realtà immateriale, l’altro parametro nell’ambito del quale dette esperienze assumono un loro valore e un loro significato.
 

Lo spazio e il tempo definiscono il reale e le sue possibilità in funzione delle possibili conoscenze esperienziali ed intellettuali dell’uomo, e degli altri esseri viventi, ed anzi della loro stessa possibilità di vita e di manifestazione, tramite e mediante la luce, senza la quale tutto sarebbe e resterebbe, così come dicono essere stato prima della Creazione i primi versetti del Genesi, “tohu vau bohu”, informe e vuoto.
 

La luce infatti non solo definisce, come già detto lo spazio e il tempo, ma anche - quale altro termine usare ? - . scolpisce il possibile reale “informando” lo stesso (formattizzando la realtà, direbbero tutti coloro che sono educati all’uso del computer), e cioè dando la forma alle cose e agli oggetti ancor definendi della realtà ancora manifestanda; forma non soltanto spaziale o geometrica che dir si voglia, ma anche ogni momento formale attinente ai possibili modi di essere, in termini di colore, suono, sapore e qualità comunque definenti l’immediatamente successivo manifestato.
E non solo ciò, attiene alla luce, ma anche alla stessa, per l’interconnessione vitale che ne fa parte di ogni oggetto del creato, e quindi anche dell’uomo, spetta la fatale conseguente possibilità di rendere visibili, o audibili o percepibili a ciascuno degli esseri viventi vegetali, animali, minerali, e ovviamente altri..., ognuno degli altri partecipanti alla sinfonia della manifestazione e della creazione!


La luce insomma é la prima nota di tale sinfonia creativa, nota senza la quale le altre successive non potrebbero essere, e neppure assumere significato; tra di lei e l’inizio delle cose, della storia, della vita, si interponeva e si interpone soltanto il buio e come ricordato, l’informe ed il vuoto; ed è facile a questo punto comprendere che la luce è il mediatore-mediatrice per mezzo del quale e della quale tutte le cose furono fatte, vennero in essere e sono visibili.
Ed é anche comprensibile come, in un certo tal qual senso, la luce - se non si interponesse il buio, l’informe e il vuoto - sarebbe coincidente con il Principio stesso della realtà.
 

Tra il Principio e la Luce si interpone, all’inizio, soltanto il buio, e tale buio é vinto dalla Volontà del Principio stesso. Il quale dice “Sia fatta la Luce”; per il che tale Figlio-Figlia divina del Principio, mediatore-mediatrice per sua stesa natura e qualità, tutte le cose crea e collega in unità.
Chi mi ascolta chiaramente intende i riferimenti ad uno dei testi sacri dell’Occidente, alla Bibbia, testo che siamo soliti aprire sull’ara del Tempio dove svolgiamo i nostri lavori massonici, sovrapponendovi gli strumenti ulteriori del nostro lavoro, la squadra e il compasso.
Ma non dubiti neppure per un attimo che le stesse affermazioni di principio ed attinenti al Principio non vengano altresì fatte ed esplicitate in altri testi altrettanto sacri della Tradizione, quali possono essere il Corano o i Veda; lo diamo anzi, salvo verifica, come per certo; ed é solo per necessità attinente all’obbligo di essere breve che questa sera tali testi non li esamineremo!


Detto ciò siamo obbligati tuttavia a svolgere ulteriori considerazioni sul tema propostoci, sia perché di per se molte altre affermazioni certamente possono ben farsi, ma sia anche perché, accusati come siamo di continuo dal mondo profano di essere sempre pronti ad andare in astrazione e con la scusante dell’esoterismo ad evadere alla presa di contatto con il concreto dalla scienza accertato, di tale critica dobbiamo pur tenere buon conto e verificare se quanto fino ad ora affermato trovi riscontro nei dati accertati dall’esperienza e verificati dalla scienza.
Insomma lasciamo da parte per un attimo il nostro caro metodo deduttivo e cerchiamo di comprendere la luce e le sue caratteristiche adottando il metodo induttivo, tanto caro alla scienza profana; partiremo questa volta dai fatti per giungere, senza far ricorso ad alcun esoterismo e alla testimonianza della Tradizione, alle conclusioni.
E tuttavia non rinunceremo poi a comprendere, anche in via analogica ed anagogica, le conclusioni che tratterremo dall’esame degli stessi; la scienza profana non può, e non credo neppure che voglia, pretendere di comprendere la scaturigine del reale incasellandone i fatti costitutivi nel solo schema del conoscere fattuale e storico, ma deve anche concederci che, almeno per conoscere del Principio delle cose una volta escluso il dogmatismo - l’uomo fruisce e possa fruire per comprendere (ammesso che si possa e si giunga a comprendere) del metodo analogico ed anagogico.
Ed allora ricorderò - ma ritengo che sia un dato per noi tutti noto - che la scienza attuale, anche la più avanzata, ancor oggi molto si travaglia per conoscere e per definire della natura della luce, pur se in questi ultimi anni il dubbio sembra esser stato superato e la dualità dei risultati sperimentali che venivano acquisiti e che tale dubbio alimentavano risolta in chiave di una unica interpretazione e spiegazione.
 

Per molti anni la scienza ha avuto infatti incertezze sulla natura della luce e quindi sulla definizione della stessa: la luce era formata di corpuscoli chiamati fotoni, aventi massa, sia pure infinitesimale, a se stante, oppure era il manifestarsi di un onda, di oscillazioni elettromagnetiche?
Tale dubbio, stando ai risultati di questi ultimi anni, cosi come poco fa ho detto, é stato ormai risolto per essere stato accertato che la luce é formata di corpuscoli detti appunto fotoni, dotati di velocità costante e da uno “spin” (rotazione intorno all’asse di spostamento) legato alla frequenza.
L’energia posseduta da un fotone é pari alla “costante di Plank” per la frequenza (6,26 x 10 alla -34 joule/sec.; oppure 6,26 x 10 alla -26 erg/ sec.).
Tale fatto accertato comporta che un fotone componente la luce rossa ha meno energia di un fotone componente la luce viola, di frequenza più alta. L’intero spettro del visibile va dalla frequenza del rosso (3,8 x 10 alla 34 Hz) a quella del violetto (7,9 x 10 alla 34 Hz), occupando lo spazio, in lunghezza d’onda, tra 790 e 380 millimicron, ossia tra 7900 e 3800 Angstron. La velocità nello spazio é costante per tutti i tipi di fotoni (nel vuoto assoluto la stessa é secondo le ultime rilevazioni, di 299,792.8 km/sec., i noti, per semplicità 300.000 km al secondo!).

Il campo elettromagnetico pertanto, come campo di energia pura, é stato messo del tutto da parte!
Tali dati li ho rilevati da un pregevole articolo di un Fratello pugliese, Mimmo Martinucci, pubblicato sul numero 1 di questo anno della rivista pugliese del R. S.A.A. “ Agorà".


Tra l’altro lo stesso sta a dimostrare quanto sia infondata la contestazione secondo la quale noi massoni ci si interessi solo di questioni del tutto astratte e speculative in termini di sola simbologia ed esoterismo, e a provare invece quanto nelle logge dell’Ordine e nelle camere dei Riti i Fratelli siano continuamente tesi ad aggiornarsi e a lavorare per meglio comprendere e, anche in tal senso, portare e diffondere a se stessi e agli altri la luce.
Ma detto ciò, e rammentate a noi stessi quelle nozioni or ora ricordate, la conoscenza delle quali è anch’essa necessaria alla nostra speculazione, é bene riprendere le considerazioni fatte all’inizio di questa nostra tornata di lavori per meglio ed ancor più approfonditamente comprendere il senso, anche alla luce delle stesse, di quello che ci dicono i simboli e la tradizione massonica sulla luce fisica e spirituale, soggetto della nostra riflessione di questa sera.
Il fatto che la scienza abbia risolto l’annoso quesito riguardante la natura della luce ed abbia in tal modo superato i dubbi del recente passato, mentre da una parte non può che rasserenarci e confermarci sull’utilità del lavoro dell’uomo ricercatore del vero e del reale, al quale sempre nel corso della sua storia la Massoneria ha dato fiducia, ed anzi ha stimolato, dall’altra non può che farci ancor di più comprendere quanta verità sia a noi stata trasmessa dall’insieme dei simboli sui quali lavoriamo nelle nostre logge e dalla tradizione millenaria della quale la Massoneria é depositaria e vigile custode.
 

La ricerca scientifica ci conferma quanto da noi sempre risaputo e colto nelle nostre speculazioni, derivate dallo studio dei nostri simboli, e cioè che al di là di ogni apparenza di dualità - alle volte fascinosa e lacerante le nostre coscienze -, a monte delle sue stesse alle volte quasi mostrantesi come evidenti apparenze, il REALE, É ED É UNO e la luce lo manifesta e lo illumina stante la sua stessa intrinseca natura: e ciò poiché non esiste un campo elettromagnetico da intendersi come campo di energia pura, distinta e separata dal manifestato.
E che, quindi, é all’UNITA’ originaria che tende e deve tendere ogni sforzo e lavoro dell’uomo e della Natura stessa per, nel suo risalire alle sorgenti, ritrovare la fonte della Vita e del Reale nel quale é immerso e della quale é partecipe, per far si che si compia “il miracolo della cosa una”, cosi come dice il testo della Tabula Smaragdina di Ermete Trismegisto.


Ci dicono questi ritrovamenti della scienza ancora una volta quanto da sempre la Massoneria ha detto e ha permesso di intendere a chi seriamente ha meditato sui suoi simboli, e cioè che la Natura naturata è della stessa qualità della Natura naturans e che il manifestarsi di quest’ultima é il manifestarsi della prima, anche se non possiamo escludere, anzi dobbiamo presumere, un atto di libera e cosciente volontà dell’essere di voler essere nella manifestazione per mezzo della creazione, atto realizzatosi mediante la manifestazione della Luce.
La prima parola che infatti la Bibbia ci testimonia essere stata detta da Dio, fu Sia fatta la luce!”, alla quale segue l’affermazione che attesta il fatto: E la luce fu!
Ed anche la scienza oggi ci dice che la Luce fu fatta - o meglio - si manifestò come consustanziale all’Essere, alla Natura naturans, contemporanea alla scelta di dar luogo al divenire!
Ed è quindi l’Essere stesso che allorché si manifesta, é al tempo stesso Essenza e Luce costituente il Reale; cade a questo punto la dicotomia tra Spirito e Materia, tra Creatore e Creato ed anzi scompare il creato poiché il Creatore é il solo Uni-esistente!
 

Non esiste alcun campo elettromagnetico da concepirsi come campo di Energia pura, in quanto l’Energia é l’insieme delle particelle-fotoni che costituiscono la stessa Luce, aventi massa e presenza nel Reale che manifestano!
Se bene intendiamo ciò, possiamo forse riflettere ed intendere le differenze di manifestazione della Luce, allorché la stessa appare di volta in volta ai nostri sensi e alla nostra coscienza come luce da noi definita materiale o naturale e luce spirituale, pur essendo per quanto finora dettoci, tutta la realtà solo e soltanto Luce.
É materiale e, o, naturale la luce, quando i nostri sensi e la nostra coscienza, della stessa percepiscono l’energia in modo rallentato e degradato rispetto alla sua potenzialità, - ovvero in tal modo la stessa a noi cosi appare - ed è spirituale la Luce - ovvero in tal modo la stessa a noi cosi appare - quando i nostri sensi e la nostra coscienza, della stessa percepiscono l’energia in modo velocizzato ed esaltato con riferimento sempre alla sua potenzialità.
Tanto da divenire noi stessi, e cioè un campo circoscritto della manifestazione, in alcuni speciali momenti del nostro manifestarci, partecipi, più o meno consapevoli, di quell’Energia che costituisce la fonte radiante della manifestazione.

Il nostro Fratello Goethe a tale Luce aspirava allorché in punto di morte la richiese con le sue ultime parole: a quella Luce che é Vita perenne, Energia vivificante ogni cosa, Lume dell’intelletto e dei sensi partecipanti al mistero dell’Essere. É questa Luce quella che invoca ogni Maestro Venerabile per l’iniziato, posto dopo l’avvenuta iniziazione dinanzi il grave e difficile compito di ritrovarla tramite il lavoro che dovrà affrontare; ed é questa stessa luce quella che traspare dai volti e dai corpi di coloro che, iniziati, o non iniziati, saggi o santi di qualunque religione, oppure uomini anonimi di qualunque tempo e luogo, hanno percorso il sentiero difficile ed in salita che porta alla presa di contatto consapevole con la Fonte di energia dalla quale la stessa promana.
Le aureole dei santi e i nimbi di luce che circondarono i corpi dei grandi iniziati o Maestri non sono stati sempre vezzi o abitudini rappresentative di pittori o leggende di poeti e narratori; spessissimo le stesse sono state esatte rappresentazioni pittoriche o descrittive della presenza fisica della Luce spirituale in atto, cosi come alla presenza di Mosé il roveto non poteva che ardere per la presenza di una Energia che fattualmente voleva, ancora una volta ardendo, partecipare, tramite la comunicazione che andava a lui rivolgendo, alla storia dell’uomo.
 

Non vi é quindi per nulla da stupirsi - anzi solo forse i cattivi discepoli di ciò si sono stupiti, salvo oggi cominciare a ricredersi - che il lino che avvolse il corpo del Grande Maestro di Galilea, sia rimasto marcato ed irrorato dagli effetti prodotti dall’emanazione di quella Luce spirituale della quale finora abbiamo parlato; e ciò in quanto vi è poco, ed anzi nulla da dubitare sul fatto che il Maestro Gesù fosse giunto nel suo cammino di amore e di dolore, molto ma molto vicino al Principio dal quale ogni Luce emana.
Libero ciascuno di pensare ciò che ha ponderatamente ritrovato con riferimento all’assunto che il Maestro Gesù abbia coinciso fin dall’inizio della Creazione con il Principio stesso, e che anzi lui stesso fosse la Luce del mondo, resta comunque certo e vero che il traboccare della sua Luce spirituale ha impresso non solo la trama e l’ordito del lino che lo avvolse durante i giorni e le notti della sua morte, ma anche che tale luce spirituale ha comunque impresso in modo indelebile, oltre che il lino, tutta la storia dell’umanità e i cuori di ogni uomo.
Ed in effetti tale Luce, si traduce sempre in termini di azione da parte di chi la percepisce, ne è partecipe e a sua volta la emana, quanto meno, in una continua proposta ed attuazione di amore nei confronti del prossimo e dell’umanità, tesa a far si che le tenebre del dubbio e della separazione vengano superate e che tutto il creato e tutti i viventi tornino al Principio dal quale vennero e sono emanati.
 

Noi massoni in tale verso e per tale finalità, a quanto mi risulta, abbiamo sempre lavorato e intendiamo lavorare, dimenticando una volta per tutte la polemica riguardante chi siano stati i veri discepoli fedeli al messaggio del Maestro!
Che cosa altro ci resta, carissimi Fratelli, giunti a questo punto, se non da auspicare che la vera unica Luce si manifesti sempre più folgorante nelle nostre intenzioni, nelle nostre azioni, nell’amore che ci lega, al fine di ben e presto compiere il lavoro che ci é stato affidato, per la Gloria del Grande Architetto dell'Universo?

 


 

La Tavola che precede, opera di un Carissimo e stimato F:. viene presentata, su richiesta dello stesso, con lo pseudonimo di Ruteno.

A lui la nostra personale affettuosa gratitudine per l'autorizzazione alla circolazione del documento.

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del

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