La Psicometria

Di Emilio Servadio


 

 
 

Ogni oggetto ha una sua "storia" - talvolta uguale a quella di molti altri, ma sovente unica e singolare. È possibile che a qualche persona particolarmente sensibile un oggetto mai prima conosciuto riveli particolari della sua storia? E possibile, ed è stato dimostrato scientificamente. La modalità in cui si può manifestare una simile, spesso minuziosissima "ricostruzione", è nota da tempo ai parapsicologi e viene chiamata - anche se alquanto impropriamente, "psicometria". Alla psicometria, e alle sue possibili interpretazioni, è dedicato il presente articolo.


Mi trovavo, insieme con altri studiosi, in un'aula dell'Università di Roma. Fra molti oggetti chiusi in altrettante buste la signora Elsa Manzoni ne scelse uno a caso. Disse che si trattava di un medaglione che aveva attraversato l'Atlantico. Le sembrò di vedere una piccola casa bianca, in cui "si parlava inglese con accento americano" e in cui si trovavano, fra l'altro, due bambini e un piccolo cane.

Si soffermò poi, con qualche imbarazzo, a descrivere la personalità e il carattere della persona che aveva posseduto l'oggetto, e che - disse - era defunta: descrizione per la verità non molto lusinghiera, ma che

colui che aveva avuto in consegna l'oggetto dovette riconoscere perfettamente esatta - così come esatti erano tutti gli altri particolari enunciati dalla "sensitiva".
Quello descritto è soltanto uno fra migliaia di casi del genere, studiati dai parapsicologi. In parapsicologia, il termine "psicometria" è stato, per dir così, preso a prestito dalla psicologia, nell'àmbito della quale esso significa, sin troppo ovviamente, "misura della mente", o - meglio ancora "misura dell'attività mentale". In parapsicologia il termine è stato invece adoperato per indicare il fenomeno di cui è stato dato un esempio più sopra. Tale fu appunto il significato che i primi studiosi che se ne occuparono (Buchanan e Denton, nella seconda metà del secolo scorso) vollero dare al vocabolo. Più tardi, per evitare confusioni e contaminazioni, furono proposti altri termini - che non ebbero però molta fortuna.

Senza alcun dubbio, la psicometria è una delle tante modalità in cui può manifestarsi la cosiddetta "percezione extra sensoriale", ossia la possibilità di conoscere e di comunicare senza il soccorso dei sensi empirici e dei consueti canali di percezione e d'informazione. Infatti, si è constatato che la "materia" di cui si compone l'oggetto con cui il "sensitivo" si mette in contatto, è del tutto indifferente: può essere un frammento di minerale come un pezzo di carta. un lembo di stoffa come un anello. Ma naturalmente, il "problema centrale" della psicometria è quello della "funzione" che l'oggetto stesso riveste: funzione che - come si vedrà più oltre è stata variamente interpretata dai diversi studiosi che si sono occupati del fenomeno.

Prima però di esporre le suddette, varie interpretazioni, gioverà descrivere più in dettaglio come un esperimento di psicometria comunemente si svolga. Beninteso, affinché le esperienze abbiano un minimo di attendibilità, occorre avere la certezza che il soggetto non sappia veramente nulla dell'oggetto che viene scelto o consegnato. La probità degli sperimentatori dev'essere, pertanto, fuori discussione. Se il "sensitivo" deve scegliere fra molti oggetti deposti su un tavolo, esso verrà fatto allontanare in tempo utile, a distanza adeguata dal locale degli esperimenti, e in compagnia di uno degli sperimentatori. Quando poi il "sensitivo" entra in contatto con l'oggetto, tutte le sue dichiarazioni dovranno essere accuratamente notate. Al termine, esse vengono punto per punto presentate alla persona che ha deposto l'oggetto, e questa viene invitata a confermare o a smentire questo o quel particolare. La condizione psicologica in cui si pone il "sensitivo" può variare non poco. E'è chi rimane - almeno in apparenza - perfettamente lucido e sveglio. Altri sembrano colti da un vago torpore, e si esprimono come se fossero in uno stato di "rêverie", o comunque di lieve abbandono del pensiero controllato e cosciente. Altri, infine, cadono in quella specie di particolare sonno (ma che sonno in realtà non è), tipico dei veri e propri "medium": e, cioè, in "trance".
 

Uno dei più straordinari soggetti "psicometri" fu, intorno agli anni Venti, una donna messicana, Maria Reyes. Essa fu lungamente studiata da un medico tedesco, il dottor Gustavo Pagenstecher, il quale descrisse e commentò i suoi fenomeni in due volumi, che furono pubblicati anche in traduzioni italiane, sotto i titoli, rispettivamente, di "Percezioni extra sensoriali" e "I Misteri della psicometria". Alcuni degli esperimenti in questione sono rimasti memorabili nella storia della parapsicologia.

In Italia si distinsero particolarmente, come soggetti "psicometri", negli anni immediatamente successivi alla guerra, la signora Sandra Baietto e il sig. Celestino Menozzi. Attualmente, figura tra gli "psicometri" più in vista la già menzionata Elsa Mazzoni.
Come è stato accennato all'inizio, i tentativi di "spiegare" (se di spiegazione si può parlare) la psicometria sono stati parecchi. Ne ricorderemo brevemente qualcuno. Per alcuni studiosi, la "funzione" dell'oggetto in psicometria non sarebbe, tutto sommato, molto rilevante. Si sa bene che un "sensitivo" può indurre in se stesso stati di coscienza particolari, che gli facilitano il manifestarsi di percezioni extra sensoriali, concentrando la sua attenzione secondo modalità assai diverse, che vanno dal globo di cristallo alle macchie d'inchiostro, o ai fondi di caffè. Così considerato, l'oggetto servirebbe allo psicometra per promuovere in se stesso un diverso stato di coscienza che gli consentirebbe certe percezioni extra sensoriali, quasi sempre - ma non proprio sempre - "orientate" verso colui o colei che gli ha fornito l'oggetto.
Qualche indagatore ha ipotizzato una sorta di "memoria universale" che conterrebbe virtualmente tutto, e nella quale lo psicometra "pescherebbe" le sue informazioni, "evocate" per così dire - dal particolare oggetto che tiene fra le mani. Come ben si sa. all'anzidetta specie di "serbatoio universale di memorie" sono stati dati vari appellativi: "inconscio collettivo", Akasha "campo onnipervadente", ecc.: ma come si può facilmente pensare, si tratta di "spiegazioni" per modo di dire, che lasciano intatti quelli che il Dr. Pagenstecher chiamava, e non a caso, i "misteri" della psicometria.
 

Un tentativo un po' più convincente rispetto ai due enunciati è stato fatto da quegli studiosi che, come ad esempio l'inglese G.E. Barnard, hanno cercato d'interpretare la psicometria in base alle odierne conoscenze del "continuum" a quattro dimensioni, la quarta è costituita da quella cronologica, ossia il tempo. Se potessimo vedere un oggetto sotto il profilo del tempo, oltre che dello spazio, lo percepiremmo come un "solido a quattro dimensioni", perché l'oggetto stesso si è inevitabilmente mosso - per dir così - lungo una "linea-tempo", fatta di tutti quanti i momenti storici che hanno contrassegnato la sua esistenza, dalle origini sino al momento in cui - come nelle esperienze di psicometria - qualcuno se ne impadronisce. Secondo la predetta interpretazione, il soggetto sensitivo sarebbe capace di risalire, per vie extra sensoriali, a ritroso lungo la linea immaginaria che l'oggetto ha attraversato, soffermandosi su alcuni punti del tragitto. L'oggetto, allora, apparirebbe al sensitivo non più come appare a tutti nel momento attuale, bensì - come è stato indicato - in questa o quella delle varie situazioni in cui si è trovato, ossia in contatto con una o più persone, posto in un dato ambiente, ecc.
Bisogna convenire che, vista sotto questa luce, la possibile "funzione" dell'oggetto appare alquanto più chiara. Non si tratterebbe, dunque, di una "induzione generica" di percezione extra sensoriale, ma di qualche cosa di specifico e di - per così dire - "personalizzato", poiché ogni oggetto ha in fondo la sua storia, che molte volte può essere identica a quella di altri oggetti simili, ma che in molti altri casi è unica e irripetibile

 


 

Emilio Servadio, membro dell'Accademia di parapsicologia Tiberina di Roma, fu anche Direttore di un prestigioso mensile, edito da Armenia negli anni 80 con il titolo distintivo di "E.S.P.", interamente dedicato allo studio dei fenomeni parapsicologici, a cui si rimanda per gli approfondimenti.


 

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