Lo scritto che segue fu, preparato dal carissimo Fratello Federico Pignatelli per una informale di Loggia, nell’anno di vera Luce 5998, epoca in cui ricopriva la carica di “Esperto Terribile”.

© Federico Pignatelli

 

Questa informativa segue e integra l’altra già data sui Nomi di Potenza, il Manta e l’impostazione della voce nelle operazioni “Teurgiche”.

 

Il nome e la forma (glifa) presi a sé non hanno alcun valore. Il nome non è altro che la denominazione di una Forza, di un'Energia, di una realtà retrostante, come ad esempio, si attribuisce ad una certa energia-realtà il nome di "elettrone". Il nome scisso dalla realtà nominata è un puro niente. Così la forma (immagine, figura, sembianza, effigie, glifa) designa la configurazione, la conformazione, l’aspetto di quella realtà. Se, in fondo, il nome e la forma sono semplici rappresentazioni mentali, ciò che essi designano è, invece, reale.

 

Chiamare con il suo giusto Nome una certa cosa significa stimolarla, renderla attiva, responsiva. Così, chiamare un individuo per nome significa metterlo in condizione di rispondere. Sotto questa prospettiva possiamo parlare di Invocazione che, a sua volta, suscita un'Evocazione. Si vogliono intendere questi due termini in un senso speciale, non in quello che comunemente hanno. Chi comprende la «legge» dell'Invocazione e dell'Evocazione può "dialogare" con la Vita.

 

É ovvio che se si tratta di un individuo umano, per evocare in lui una risposta occorre solo invocarlo col suo nome pronunciato verbalmente, con la voce, col suono vocale, perché è con questa modalità che egli recepisce l'invocazione. Ciò implica che ogni livello, sfera di vita o piano esistenziale, si esprime con il suo linguaggio (suono) e con la sua forma (colore o glifa).

Chi, ad esempio, volesse invocare Kether mettendosi ad una finestra e gridando semplicemente questo nome, potrebbe attendere anni e cicli cosmici senza ricevere una risposta. Ciò che qui si vuol dire è qualcosa che geneticamente precede qualunque nome formulato e ogni espressione concettuale logicamente fondata. É qualcosa di primordiale e sopraconcettuale e quindi non ha riferimento con la comprensione intellettiva. Gli Egizi chiamavano questo aspetto indefinibile del suono-nome un "grido" del Dio Thot. Ezechiele, nella sua visione, parla del "tuono".

Quando evochiamo in noi un nome o una parola, si può notare - se abbiamo sensibilità a tale parola - che, come l'eco di una tromba o di una campana, il nostro essere incomincia a vibrare, a rispondere fino ad essere completamente preso, esaltato, a volte estasiato.

Più che di Parola si potrebbe parlare di "Sillabe risuonanti"; o, ancora, di "Sillabe vibranti" perché evocano quel "grido" o suono primordiale sopraconcettuale che diede inizio alla manifestazione.

 

Il suono è veicolo di creazione o di distruzione e il nome, cioè la particolare combinazione sonora, ne rappresenta il simbolo e il sigillo. Pronunciare, così, quel nome significa far vibrare tutto ciò che di vitale dipende da esso.

 

La combinazione sonora dipende dal numero scalare e lo stesso suono produce dei toni (idee) ; Nome, Idea, Numero (Suono-vibrazione, qualità, numero) sono una unità trina. Si ha, di conseguenza, il Suono che produce numero e qualità, oppure si ha il Numero che produce suono e qualità, ecc.

La qualità o valore tonale costituisce l'aspetto soggettivo, mentre il numero tonale rappresenta il dato oggettivo.

 

«Il Tao colma l'intero universo... Questa essenza non si può richiamare col rumore, ma con i suoni», così scriveva Chuang-tsè tre secoli prima di Cristo.

 

Un Nome di un Genio dei 72, costituisce l'elemento oggettivo dell'Idea-Intelligenza che presiede a quel determinato piano esistenziale, il Nome è l'Armonica della Nota primordiale, l’Arcangelo che lo governa. Per captare la qualità-idea occorre rieducare la propria corda coscienziale, la sensibilità interiore (condizione che va di là dal sensibile psichico, essendo questo una semplice reazione animale) sì da potersi sintonizzare con la qualità-suono-fuoco di un Genio.

 

Se si procede lungo la corda centrale del “Coro” o Via del Fuoco, dove il Genio è collocato (questo varia con il variare delle condizioni di nascita) si ha la possibilità di percepire e comprendere la qualità sonora luminosa in se stessi (essere Idea, vivere l'Armonia di quel “Coro”), mentre se si opera sulle corde laterali si ha soprattutto numero-suono (rito), ma allora bisogna fare molta attenzione perché la corda coscienziale dell'operatore, non essendo rapportata alla potenza qualitativa dell'ente evocato, può spezzarsi.

L'uomo opera sempre al di fuori di sé, è sempre un esecutore di azioni rituali, sia egli scienziato, mago, filosofo o musico, ma la Realtà è in se stessi, e per poterla comprendere e valutare occorre viverla, cioè vibrarla; occorre essere.

La Qualità espressiva della vita può essere vibrata e vissuta da una corda coscienziale adeguatamente addestrata.

 

Occorre considerare una cosa: molti pensano di essere già individualità integrate, ma non è così, per... fortuna. Sono pochi quelli che vogliono, pensano, sentono e agiscono.

Nella maggior parte degli individui sono certe "energie" che si estrinsecano, e il centro-coscienza automaticamente e impotentemente vi si identifica. Quindi, a seconda dell'energia del momento - pensiero, emozione, istinto, ecc. - essi sono necessitati e determinati. Le loro facoltà energetiche sono scisse, separate e non coordinate dal centro-coscienza. Vi sono persone che sono impulsate e condizionate da una certa linea di pensiero, altre da una particolare direzione emozionale-sentimentale, ecc., senza che se ne rendano conto. Inoltre, questo volere, pensare, sentire, così dissociato, entra in rapporto "simpatico" con l'inconscio collettivo per cui si ha un ulteriore condizionamento reciproco, si hanno interazioni che sospingono sempre più ad automatismi.

 

Quando poi si evocano particolari Energie, come quelle Geniali, allora la questione si complica perché, come prima si accennava, vengono iperstimolate e potenziate le correnti energetiche individuate e, nello stesso tempo, non integrate dall'io-coscienza.

 

Scaturiscono quindi tendenze e comportamenti maniaco-ossessivi con interpretazione della realtà in senso unilaterale; si può avere un'accentuazione concettualistica, sentimentalistica o istintuale-sessuale della realtà.

Si può essere anche, e spesso, ossessionati dalla volontà di potenza o, meglio, dal desiderio di potenza caratterizzato da una sorta di compensazione del centro-io. Vi sono degli "spiritualisti" e anche dei così detti "iniziati" che hanno sviluppato e potenziato la mente, e sono trascinati - loro malgrado - sul piano della critica, della contrapposizione, dell'individualismo dogmatico, abbiamo, quindi, il così detto "saggio" che vuole giudicare o dimostrare un punto di vista ad ogni costo; possono anche trasformarsi in giustizieri, in fustigatori, che impugnano la mannaia vendicatrice più che lo scettro dell'imperturbabilità e dell’amore; usano i concetti magicamente per colpire più che per svelare innocentemente la verità; e tutto ciò mentre impiegano parole come: universalità, comprensione, unità vitale, ragione, identità, realtà metafisica.

Oppure vi sono certi "adepti" che parlano in nome dell'amore, della fratellanza, ecc., ma con una cecità tale che sono capaci di astiosa vendetta se qualcuno osa loro contrapporsi. I primi sono più pericolosi perché la potenza magica del mentale non ha limiti, la Mente può essere capace di tutto, crea alibi formidabili a cui pochi possono resistere; sul piano delle parole tutti hanno ragione e tutti trovano valide giustificazioni e difese.

Così si giustificano oltraggi, assolutismi, invidie, acrimonie, separatività, vessazioni, e mille altre cose, solo perché la potenza magica dell'immaginazione concettuale si pone al servizio del mostro egoico.

 

Quando, poi, il potenziamento avviene non sulle singole facoltà o sul particolare potere psichico, ma sullo stesso io, quale sintesi direzionale di tali facoltà, allora il pericolo è maggiore, ed è veramente talmente grande da augurarsi che la storia umana, per quanto ne abbia avuti tanti, possa registrare sempre meno casi del genere.

 

É bene ricordare che evocare un “Genio” senza prima armonizzare le proprie energie individuate significa iperstimolare certe correnti energetiche che operano nella nostra spazialità psicofisica; significa portarsi senza accorgersene verso il dominio dei nove “Cori” passivi; è così che si è costretti nell'unilateralità espressiva maniaco-sessuale, sentimentale-passionale o concettuale-rappresentativa.