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State ascoltando "Si può iniziare un nato cieco?"

 

Nelle "Faville Massoniche" di Delorme (1806) sono presenti con il titolo "Strofe" dei versi che ricordano la questione, molto controversa all'epoca, del ricevimento dei ciechi nell'Ordine.

Nel XVIII secolo, la regola dei "B" metteva in evidenza le "infermità" considerate come ostacoli discriminanti al ricevimento massonico: sbilenco, bastardo, balbuziente, strabico, zoppo, cieco di un occhio. gobbo, omosessuale.

Anderson - che senza dubbi si accontentò di ricopiare un testo operativo più antico - escludeva infatti - come anche i servi della gleba, le donne ed i libertini - tutto ciò che avrebbe incontrato una qualsiasi incapacità fisica ad esercitare il mestiere operativo; scriveva infatti: "Nessun Maestro deve prendere un Apprendista, a meno... che non sia veramente un giovane ragazzo, senza alcuna mutilazione né difetto nel suo corpo che possa renderlo incapace di apprendere l'arte … "

Nella Massoneria speculativa, le condizioni che rendono incapace di apprendere l'arte non riguardano più, come nella Massoneria operativa, il corpo ed il suo vigore, ma riguardano lo spirito ed il cuore; e sono quelle di essere probo e libero.
Il dibattito era stato sollevato fin dal XVIII: Sue, Oratore del Grande Oriente di Francia aveva, nell'assemblea di S. Giovanni d'inverno del 1782, letto un rapporto intitolato Consultazione su questa domanda massonica: "Un cieco può essere ricevuto massone?" Il 4 aprile del 1783, la domanda ricevette dall'Obbedienza una risposta negativa.

È contro questa decisione, che non era stata quindi dimenticata e che era saltuariamente ripresentata dai suoi sostenitori, che il 2 gennaio del 1806, ossia più di venti anni dopo, rispettando le procedure, una Loggia parigina del Grande Oriente di Francia, "Gli Amici della Saggezza", depositò un rapporto di reclamo. Questo rapporto costituito da 64 pagine fu pubblicato lo stesso anno dalla tipografia del Museo dei Ciechi.
Un dibattito su questa questione aveva avuto luogo già nel novembre 1803 nella Loggia
"Perfetta Riunione", di cui era membro Delorme, l'autore della presente canzone, che si era concluso con un voto favorevole alla richiesta per un profano cieco di essere ricevuto Massone. Il Tomo 4 degli "Annali Massonici" di Caillot riproduce il discorso del Fratello Tavernier che aveva preceduto questo voto e sintetizzato gli argomenti - che onestamente sembrano al giorno d'oggi singolarmente deboli - pro e contro. È da notare che il dibattito si svolgeva esclusivamente sul cieco per accidente e non sul nato-cieco, dove il parere concorde era negativo.

Questo parere negativo era spiegato nell'Almanacco della Massoneria, per l'anno 5846 di Balbuziente-Clavel, dove si poteva leggere:


"Quarant' anni or sono, una questione delicata è stata discussa solennemente in parecchie Logge di Parigi. Si trattava di sapere se un cieco di nascita poteva essere ammesso all'iniziazione. Si faceva valere, in favore del profano una rara intelligenza e dei sentimenti completamente in armonia coi precetti della nostra istituzione; e in subordine, si sosteneva che la triste posizione che gli aveva prodotto una natura matrigna doveva ispirare per lui la commiserazione e l'interesse, e che ci sarebbe della crudeltà a respingerlo dalle fila di una società nella quale veniva a cercare dell'amicizia e delle consolazioni. Pure tenendo conto di queste considerazioni, da cui si è lontani dal contestarne il merito, si obiettava di contro l'impossibilità fisica in cui si sarebbe trovato il candidato di vedere e di rendere i segni, e, di conseguenza, di riconoscere un massone e di essere riconosciuto per tale. Si aggiungeva che la discrezione imposta ai fratelli vietava loro di fare conoscere al profano, prima dell'iniziazione quale era la natura di questa luce che era chiamato a ricevere; e che, quindi, sarebbe stata possibile che una certa confusione di termini occasionasse al cieco-nato un doloroso disappunto. Queste ragioni, sul valore dalle quali non abbiamo a pronunciarci qui, prevalsero nella discussione; e, il candidato fu respinto dall'iniziazione massonica".

Oggigiorno (salvo in forse in alcune rare Obbedienze, dove dei tali rifiuti possono ancora presentarsi), le Costituzioni sono più considerate per il loro contenuto simbolico e, nelle massonerie liberali, ci si riferisce al loro spirito piuttosto che alla loro lettera. Perciò tali problemi non li si pongono più.
Del resto, più di un musicista nato cieco è stato iniziato, come per esempio Hocmelle (1824-1895).

Si può supporre che, contemporanea (1806) al dibattito rievocato sopra, la composizione delle presenti Strofe sia collegata a questo.
È interessante leggere questa testimonianza di evoluzione delle mentalità: con un brio degno di Brassens, e facendo finta di non prendere posizione, l'autore ironizza abbastanza sottilmente sull'oggetto del dibattito; non sfuggono, infatti, all'attenzione i due ultimi versi che rievocano una frase-chiave dei rituali massonici.

Nella Lyra Massonica del 1830, ritroveremo la stessa canzone ma proposta con un aria differente.
 

 


I nostri oratori nei loro dibattimenti
Hanno provato il loro merito;
Con delle strofe si può mai
Verso voi essere sdebbitati?
I miei argomenti, senza contraddire
Sono ben fatti per istruire,
Perché vi dico che si è tutto detto,
Ed io non ho niente a dire.

Uno attacca, l'altro difende
L'uomo che non ci vede;
Uno non ha certo torto,
L'altro ha probabilmente ragione.
Spesso si forma questo legame
Non concependolo:
Si vede mentre non si vede niente
Vedendo la luce.

Quando tutti i ciechi conosceranno
Una disputa tanto bella,
Con trasporto canteranno
I nostri sforzi, il nostro zelo.
Per non celebrare invano
L'effetto di un si bell'atto,
Hanno preso di già questo ritornello:
Abbasso la cateratta.

Si sa molto bene, aggiungono,
Che i Muratori sono fratelli;
Che sono stregoni, che sono sottili,
Che nascondono i loro misteri;
Si sa che sono antichi come Iside,
E che sono alchimisti,
Ma si ignorava che a Parigi
Essi facessero gli oculisti.

Se io percepisco un Quindici-venti
Ed il suo cane che lo conduce,
Dell'ultimo io ammiro l'istinto,
Dei due compiango la pena.
Talvolta il padrone brutale
La colpisce con durezza,
E sempre il povero animale
Lo guida e lo carezza.

Tra i profani senza occhi
Si cita Bélisaire,
Un inglese giustamente famoso,
Ed il divino Omero;
Il loro esempio dà un mezzo
Che io devo mostrarvi,
Per provare che si scrive molto bene
Sebbene non si possa leggere.