La notte della "Sposa" (Prima Parte)

 

 

 

Rabbi Shimon consacrò allo studio della dottrina esoterica, tutta la notte durante la quale la sposa celeste si unì al proprio sposo celeste (Zohar III,98a). Infatti, com'è stato rivelato, tutti i membri del palazzo della sposa celeste, devono trascorrere con lei l’intera la notte, rallegrarsi con essa ed accompagnarla, il mattino successivo, sotto la chuppah, accanto al proprio sposo. Essi devono consacrare la vigilia dell’unione celeste allo studio del Pentateuco, dei Profeti, degli Agiografi, alle spiegazioni dei versetti ed ai misteri; perché la scienza esoterica costituisce, in qualche modo, i gioielli della sposa celeste. Essa con sue giovani ancelle, che le sono attorno, si rallegra tutta la notte; e la mattina raggiunge la chuppah, attorniata da queste, giustamente chiamate “le invitate alle nozze”.

Nel momento in cui la sposa si porta sotto la chuppah, il Santo, benedetto il suo nome, omaggia le sue compagne benedicendole e ornandole di corone da essa intrecciate; felice la sorte delle amiche della sposa.

 

 

Rabbi Shimon e i suoi colleghi cantarono inni ed esposero insegnamenti che sottintendevano idee nuove sulla dottrina esoterica. Dopo di che, indirizzandosi ai colleghi, esclamò: figli miei, felice la vostra sorte, giacché domani accompagnerete la sposa celeste sotto la chuppah e vi siete rallegrati con lei alla vigilia dell’unione. Tutti sarete iscritti nel libro celeste e il Santo, che sia benedetto, vi colmerà di settanta benedizioni e vi adornerà con corone del mondo superiore.

 

 

 

 

In seguito Rabbi Shimon continuò: è scritto (Salmi XIX,2): “I cieli narrano la gloria di Dio”. Questo versetto è già stato, da noi, interpretato in una certa maniera: ma racchiude ancora un senso analogico. Ecco il significato: Quando, al mattino, la sposa celeste si dispone a recarsi sotto la chuppah, essa si adorna di corone celesti sfolgoranti di luci, come anche i dei dottori che si rallegrano con lei durante la notte.

 

 

 

 

La mattina successiva si riuniscono presso di lei numerose legioni in armi e truppe! Attendono tutti, quelli che la hanno preparata durante la notte. Appena sono riuniti e lei scorge il proprio promesso: “I cieli narrano la gloria di Dio”. Con le parole “i cieli”, bisogna intendere la fidanzata che entra nella camera nuziale; la parola “mesaperim” (narrano) significa: “Illuminano, come uno zaffiro brillante, da un lato all’altro del mondo la gloria di Dio” (Zohar I,91a; III,119b e 147b).

Questa gloria (della fidanzata) si chiama“El” (Dio), com'è scritto (Salmi VII,12): “Dio giudica lo Tsaddîq (il Giusto), e accende ogni giorno il suo sdegno”.

 

 

 

 

Durante tutti i giorni dell’anno, per intendersi quelli che soltanto preannunziano l’unione celeste, la sposa è chiamata “El” (= Dio), ma dal momento del connubio celeste, il suo nome è “Cabod” (= Gloria). Questi due nomi della sposa celeste, sono incastonati l’uno sull’altro, come un gioiello sull’altro, come una luce sull’altra, come un potere sull’altro.

Dal giorno di quest’unione celeste, si instaura un'era di grazia e di misericordia, senza rigore e senza collera. Dopo aver ricordato che nel momento della celeste unione lo sposo fa irradiare la gloria della sposa divina, la Scrittura aggiunge: “E il firmamento celebra le opere delle sue mani”.

 

 

 

 

 

Con le parole “opere delle sue mani” essa sottintende gli uomini fedeli al patto dichiarato dallo sposo celeste con la propria sposa. I fedeli di questo patto sono, infatti, chiamati: “Le opere delle sue mani”, com'è scritto: (Salmi XC,17) “La luce del Signore nostro Dio si spanda su di noi, rafforzi dall’alto le opere delle nostre mani, e che le opere delle nostre mani siano guidate da te stesso”. Con l’espressione “rafforzi dall’alto l’opera delle nostre mani”, la Scrittura sottintende l’atto della circoncisione, il quale è un segno inciso nella carne dell’uomo.

 

 

 

 

Rabbi Hammenuna, il Venerabile, ha detto ciò che segue: è scritto (Ecclesiaste V,5): “Che la leggerezza della vostra bocca non sia per la vostra carne una occasione di cadere nel peccato”. La Scrittura ci esorta, quindi, a non pronunciare mai delle parole capaci di influenzare pensieri di natura tale da insudiciare la sacra carne, quella segnata con il sigillo dell’alleanza sacra. Qualsivoglia persona se ne renderà colpevole sarà gettata nell’inferno (Gehinom). Tutte le anime che salgono nelle regioni celesti sono obbligate a transitare dinanzi la porta dell’inferno L’Angelo preposto all’inferno si chiama “Douma” il quale è sempre circondato da miriadi d'angeli sterminatori. Esso sosta eternamente sulla porta dell’inferno (Gehinom) per fermare le anime che passano. Gli è, comunque, proibito avvicinarsi alle anime appartenute agli uomini i quali hanno conservato intatto il sigillo dell’alleanza sacra, durante la propria vita.

 

 

 

 

Dovete sapere che, dopo aver commesso il crimine dell’adulterio, re David fu assalito da timore. Douma salì, allora, verso il Santo, che sia benedetto, e gli disse: Maestro dell’Universo, [8b] è scritto nel Pentateuco (Levitico XX,10):”Se qualcuno abusa della moglie di un altro e commette adulterio con la sposa del suo prossimo, che l’uomo adultero e la donna adultera muoiano entrambi”, ed è ancora scritto (Levitico XX,18): “Non vi accosterete alla moglie del vostro prossimo, e non vi insudicerete con questa unione vergognosa e illegittima". David commetterà il crimine dell’adulterio, come devo comportarmi a suo riguardo? Il Santo, che sia benedetto, gli rispose: David non è colpevole;  esso non ha mai infranto il sigillo dell’alleanza sacra. Davanti a me, è rivelato che Bethsabea gli era destinata dalla creazione del mondo. Duma riprese: Se questo fatto era manifesto per voi, non lo era tuttavia agli occhi di David; quindi esso è colpevole. Dio gli rispose: l’atto di David era lecito in ogni caso, stimato che, partendo per la guerra, tutti rimettono un atto di divorzio alla propria moglie.

 

 

 

 

Duma obbiettò: avrebbe, allora, dovuto attendere tre mesi prima di chiamare Bethsabea presso lui; periodo stabilito dalla legge per chi vuole sposare una vedova o donna divorziata. Dio gli rispose: Quale è il motivo di questa prescrizione? Non è forse perché, nel caso in cui una donna si trovi incinta, si possa sapere se il bambino è del primo o del secondo marito? Ora, io so che Urie non si è mai avvicinato alla propria donna; e questo è il motivo per cui il suo nome si scrive a volte  Uriyâ (hyrwa) ed anche Uriyahou (whyrwa), parole in cui si ritrovano tutte le lettere che scrivono il mio nome Yud (y) Hé (h) Vav (w) Hé (h), alfine di testimoniare che Urie non conobbe mai la sua donna.

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