"Chi" creò "Êléh" in alto

 

 

 

Rivolgendosi a suo figlio, Rabbi Shimon chiese: Elèazar, figlio mio, continua la spiegazione del passo, affinché sia svelato l’insegnamento supremo che i figli di questo mondo ancora non conoscono. Rabbi Elèazar rimase, però, in silenzio. Proseguendo, Rabbi Shimon chiese ancora: Elèazar, che cosa significa la parola Êléh (=Quello)? (Isaia XI,26). Certamente non può indicare le stelle e gli altri astri, poiché i corpi celesti sono stati creati da Mâ, com’è scritto (Salmi XXXIII,6) "Dalla parola di Dio, i cieli sono stati creati"; e non può neanche indicare oggetti nascosti, giacché la parola Êléh non può riferirsi che a cose visibili

 

 

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Il silenzio di Rabbi Elèazar costrinse Rabbi Shimon a proseguire. Non avevo ancora esaminato questo mistero, quando un giorno, trovandomi in riva al mare, il Profeta Elia mi apparve chiedendomi: Rabbi conosci il significato delle parole "Chi (Mi) ha creato Quello (Êléh)?" Risposi: La parola Êléh indica i cieli e i corpi celesti; la Scrittura raccomanda all’uomo di contemplare le opere del Santo, baruk ha-shem, com’è scritto (Salmi VIII,4): "Quando considero i cieli, opera delle tue mani, ecc." [2a] e subito dopo (Salmi VIII,10) "Dio, Signore nostro, che il tuo nome sia contemplabile su tutta la terra".

 

 

 

Elia replicò: Rabbi, questa parola che racchiude un segreto è stata pronunciata dinanzi al Santo, baruk ha-shem, e il senso svelato nella Scuola Celeste, eccolo: quando il Mistero di tutti i Misteri volle manifestarsi, creò dapprima un punto (Zohar I,15a - II,105a e 226b, 228a) che divenne il Pensiero Divino, in seguito vi disegnò ogni specie di immagini, vi incise ogni specie di rappresentazioni, e infine vi bulinò la misteriosa lampada sacra, figura che riproduce il mistero più sacro, l’opera più profonda scaturita dal Pensiero Divino.

 

 

 

Questo era, però, soltanto il principio dell’edificio, esistente senza tuttavia esistere ancora, nascosto nel nome ed indicato, in questo momento, con “Mi”. In seguito volendo manifestarsi ed essere chiamato con il proprio nome, Dio si ricoprì di un vestito prezioso e splendente e creò “Êléh” (=Quello) che aggiunse al suo nome. Ha formato quindi “Élohïm unendo a “Êléh” il “Mi” rovesciato. La parola “Élohïm”, quindi, non esisteva prima della creazione di “Êléh”. A questo mistero fecero allusione i peccatori, adoratori del vitello d’oro, quando esclamarono (Esodo XXXII,4): “Êléh (Quello) è il tuo Dio, o Israele”. Come nella creazione “Mi” resta sempre unito a “Êléh”, così in Dio questi due nomi sono inseparabili. È proprio  grazie a questo mistero che il mondo esiste.

 

 

 

Dopo aver così parlato, il Profeta Elia sparì ed io non lo ho più rivisto. É da lui che ho appreso la spiegazione di questo mistero. Elèazar e tutti i discepoli gli si avvicinarono e singhiozzando inchinandosi di fronte a lui, esclamarono: se fossimo venuti al mondo soltanto per ascoltare queste parole, ciò ci sarebbe sufficiente.