Mosé e Giacobbe

 

 

 

 

Tutte le Séphiroth sono concatenate le une alle altre, come è scritto (Salmi XCIX,6), Mosé ed Aronne erano i suoi sacerdoti, e Samuele era tra chi invocava il suo nome. I sei lati dell’albero sephirotico sono legati tutti tra loro; e, come hanno unito Mosé ed Aronne, così hanno fatto per Giacobbe, Mosé e Giuseppe. Dapprima fu Giacobbe il Maestro della casa; poi, dopo la morte di questi, fu Mosé a divenirlo, perché Giuseppe gioì durante la sua vita soltanto con Giacobbe. Mosé poteva, dopo la morte di Giacobbe, impossessarsi subito della casa, senza concedere a Giuseppe la gioia durante la sua vita. Ma esso era un giusto e lasciò la casa a Giuseppe durante la sua vita. Per cui, invece di trasmettere la sua casa a Mosé, Giacobbe la tramandò dapprima a Giuseppe, come è scritto (Genesi XXXVII,2), ecco i figli di Giacobbe: Giuseppe. Avendo trasmesso la casa a quest’ultimo, Mosé ne prese possesso soltanto dopo la morte di questi. Quando la Schekhina uscì dalla schiavitù dell’Egitto non potette unirsi che a Giuseppe, come è scritto (Esodo XIII,19), e Mosé portò le ossa di Giuseppe con lui. Per quale motivo la Scrittura dice, con lui? Perché l’uomo può unirsi alla donna soltanto con un’alleanza, quindi Mosé aveva bisogno delle ossa di Giuseppe per potersi unire alla Schekhina. Questa aveva, per così dire, tre mariti, prima Giacobbe, poi Giuseppe, ed infine Mosé. Ora, poiché Giacobbe fu seppellito in Palestina, il suo corpo apparteneva già agli esseri celesti; ma Giuseppe essendone stato seppellito fuori, contava ancora per un essere terrestre. Per questo la Schekhina che, dopo la morte di Giacobbe si era unita a Giuseppe, non potette unirsi a Mosé fino a quando le ossa di lui riposarono fuori dalla Palestina. Ecco perché Mosé le portò con se; soltanto allora la Schekhina considerò Giuseppe suo secondo sposo, non appartenendo più a questo mondo. Soltanto le ossa di Giuseppe furono seppellite in Palestina, e non la sua carne, perché le ossa sono il simbolo delle legioni celesti che emanano tutte dal Giusto chiamato Çebaoth. Perché è chiamato Çebaoth[1]? Perché tutte le legioni e gli eserciti celesti emanano di lui. È il motivo per cui solo le ossa di Giuseppe, simbolo di Çebaoth, sono entrate in Palestina. Non avendo avuto, Mosé, il consenso di entrarvi, né di avervi le sue ossa trasportate, obbligò la Sehekhina ad entravi soltanto dopo la sua morte e a ricongiungersi con il suo primo sposo, vale a dire Giacobbe. Ne deduciamo che una donna che si sposa due volte, dopo la sua morte, va a coabitare in cielo con il suo primo marito. Durante la sua vita, Mosé godette di un favore più grande che quello Giacobbe (Zohar I,226a e 233b; II,187b e 26a° e Tiqouné Zohar XLIX e seguenti). Questi, infatti, coabitò con la Schekhina in cielo, mentre Mosé lo fece in questo mondo. Affinché il non si  supponga che la coabitazione con la Schekhina, quaggiù, come per caso di Mosé, sia un favore inferiore a quello di coabitare con lei in cielo, faremo notare che quando uscirono dell’Egitto gli israeliti appartenevano tutti al lato di Jobel (Zohar II,43b, 83b, 85b, 121a; III,262a e 277a)[2], in modo tale che i seicentomila usciti appartenevano tutti al mondo superiore. [22a] Nessuno di loro sopravvisse al deserto per entrare in Palestina, perché gli uomini che appartengono all’immagine di Jobel non dovevano entrare in Terra Santa. Soltanto i loro figli ebbero questo privilegio. Mosé coabitò con la Sehekhina, simboleggiata dalla luna, quando ancora il suo spirito abitava il corpo, ed egli l’asservì ai propri desideri. Quando lasciò questo mondo, si innalzò alla vetta suprema dello Spirito-Santo e salì con questi verso il grado del Giubileo supremo (Jobel). Qui si sono attaccati, anche, i seicentomila israeliti usciti dall’Egitto. Giacobbe non pervenne a questo grado; si elevò con lo spirito soltanto fino al grado dell’anno sabbatico (Schemita). Giacobbe non ebbe la felicità di coabitare con la Schekhina durante la propria vita, perché aveva custodito un’altra casa[3]. La Terra-Santa può ottenersi soltanto con la forza dell’alto. È per questo che soltanto quelli che sono del mondo superiore possono attaccarvisi, essendo tutto spirito, mentre quelli del mondo inferiore si tengono a parte, essendo tutto materia. Essi non possono risiedere insieme nella luna; ma gli uni, quelli del mondo superiore, vi risiedono; mentre gli altri si tengono fuori. Gli uni sono illuminati dagli altri e quelli che sono entrati in Terra-Santa, personificazione dei predecessori, vale a dire della generazione morta nel deserto, non erano tanto elevati di grado da costituire una generazione (Zohar III,22b,161b. Confrontare anche Pircké di Rabbi Eliézer cap. LI), non era, cioè, la generazione cui apparve, faccia a faccia, il fulgore e lo splendore del loro Maestro. Giacobbe continuò a convivere con le sue donne anche dopo che il suo spirito si unì allo Spirito. Mosé si separò dalla propria donna, e, sebbene in corpo, visse insieme con lo Spirito Santo. Dopo la sua morte il suo spirito si attaccò al misterioso Spirito supremo dell’alto, e tutti i gradi si unirono insieme per formare un tutto. L’anima di Mosé appartiene al grado di Jobel, il suo corpo a quello di Schemita; l’anima di Giacobbe si attaccò a Schemita, ma il suo corpo rimase, durante la sua esistenza, legato alle proprie donne. Tutte queste luci celesti sono la rappresentazione di quelle sulla terra, e tutte sono sospese al firmamento. La Scrittura adopera qui, per indicare il cielo, due sinonimi; lo fa per indicarci il mistero dei due nomi uniti tra loro e compiuti in tre; essi compongono una unità, ciascuno corrispondente all’altro. È il Nome inciso che li contiene tutti nel mistero della Fede.


 

[1] La parola significa, Signore degli eserciti. [Torna al Testo]

[2] Secondo lo Zohar gli anni sabbatici (che si ripetono ogni sette anni) e gli anni del Jobel, o giubilari (che si ripetono ogni quarantanove anni), sono i simboli delle cinquanta porte dello Spirito Santo hnyb yruc \ycwmj L’anno sabbatico, chiamato Schemita è il simbolo dei sette gradi inferiori di queste cinquanta porte, e l’anno di Jobel simboleggia la prima di queste porte, in altre parole, lo Spirito Santo stesso. Vedere a tale proposito la lunga dissertazione di Mikdasch Mélekh. [Torna al Testo]

[3] Come si vedrà meglio in seguito, lo Zohar vuole ricordare che, mentre Mosé lasciò la sua donna per attaccarsi alla Schekhina, Giacobbe non fece altrettanto.[Torna al Testo]