Le due fiaccole

 

 

 

 

È scritto (Genesi I,16), ed Élohïm fece i due luminari. Vi sono, infatti, due luci, quella che sale in alto chiamata fiaccola di luce e quella che scende in basso indicata con, fiaccola di fuoco. Questa ultima luce esercita il proprio dominio durante tutti i giorni lavorativi; ecco perché alla fine dello Shabath si recita una formula (Zohar foglio 14b) sulla luce. In questa frase liturgica sono contenute le parole, benedetto, Signore che hai creato la fiaccola di fuoco, poiché ad iniziare da questo momento è legittimata ad esercitare la propria autorità.

Le dita dell’uomo sono ordinate in modo da simboleggiare i gradi del mistero celeste. Esse sono costituite di una parte interna e una esterna fornita di unghie. Ora è consentito [21a] esaminare le proprie unghie al termine dello Shabath, perché la luce che proviene dal fuoco, luce il cui dominio inizia in questo momento, è confacente soltanto per soddisfare la osservazione prolungata della parte esterna delle dita, mentre non è consentito, al chiarore di questa luce, farlo con l’interno delle dita. Questo mistero è espresso nelle parole della Scrittura (Esodo XXXIII,23), mi vedrai soltanto da dietro, ma non potrai vedere il mio viso. È per questa ragione che l’uomo non deve contemplare l’interno delle proprie dita alla fine dello Shabath, quando recita la formula liturgica che finisce con le parole, che ha creato la fiaccola di fuoco . Con le parole mi vedrai solamente da dietro, la Scrittura indica la parte esterna delle dita quella delle unghie, mentre con, ma non potrai vedere il mio viso, sottintende la parte interiore.    La luce con la quale si deve contemplare la parte interiore delle dita domina soltanto il giorno dello Shabath; e quella al chiarore della quale si possono considerare le unghie domina durante i giorni profani. Durante il giorno dello Shabath, il Santo, baruk ha-shem, domina soltanto l’interno del trono supremo; sintetizza tutto in se, ed egli prende la direzione di tutto. Ecco perché, in questo giorno, il riposo è concesso a tutti i mondi. Il popolo santo, chiamato il popolo unico sulla terra, ha ereditato da questa fiaccola di luce che emana dal lato di destra; questa luce rifulgeva ai primordi e fu messa in serbo, in seguito, per il giorno dello Shabath. Tutte le luci della terra emanano da questa fiaccola di luce. Appena lo Shabath termina, la fiaccola di luce si nasconde e diviene invisibile, sono allora le fiaccole di fuoco che iniziano ad esercitare il loro dominio. Per quanto tempo lo esercitano? Dalla fine dello Shabath fino al principio dello Shabath successivo. È questo il motivo per cui alla fine dello Shabath occorre contemplare le unghie al chiarore di una luce.

È scritto (Ezechiele I,14), e gli Hayoth andavano e  venivano come i lampi che brillano. Nessun occhio può contemplare questi angeli, poiché vanno e vengono[1]. Gli Hayoth intravisti dal profeta Ezechiele erano di quelli tra i quali si trova la ruota (Ophan). Che cosa rappresenta la ruota? Simboleggia Métatron, il più potente e più elevato di tutti gli angeli. Al di sopra di Metradon, ad una distanza di cinquecento leghe si trovano gli Hayoth[2], nascosti sotto le due lettere supreme yud ed Hé (Zohar II,126a); perché queste due lettere sono al di sopra delle lettere Vav ed Hé. Questi Hayoth sono invisibili. Ed il mistero più occulto, l’Inconcepibile, domina tutto e declina al di sopra degli Hayoth. Gli Hayoth visibili sono al di sotto i primi che sono nascosti; quelli inferiori ricevono la loro luce da quelli dell’alto. Così, gli Hayoth sono posti tutti nella regione chiamata il firmamento del cielo (Zohar foglio 33b). Fanno a loro riferimento le parole della Scrittura (Genesi I,14), che le luci siano nel firmamento del cielo, in altre parole, gli Hayoth che si trovano nella regione chiamata firmamento del cielo. Al di sopra degli Hayoth, esiste, però, un altro cielo, così come è detto (Ezechiele I,22), al di sopra la testa degli  Hayoth si vedeva un firmamento che sembrava come un cristallo scintillante e terribile a vedere, è il firmamento superiore al di sopra del quale nessuno può vedere, perché completamente impossibile alla comprensione. Perché? Perché tutto è racchiuso nel Pensiero; e il Pensiero del Santo, baruk ha-shem, è nascosto, segreto e troppo elevato perché l’intendimento di un uomo possa raggiungerlo e riesca concepirlo. Se, poi, le cose sospese al Pensiero supremo sono inaccessibili, a maggior ragione lo è il Pensiero stesso. All’interno di lui, non c’è nessuno che possa concepire qualcosa; a maggior ragione, quindi, è impossibile conoscere l’infinito (Aïn Soph) che è inafferrabile; ogni domanda ed ogni meditazione resterebbero vane se tese a comprendere l’essenza del Pensiero supremo, centro del tutto, segreto di tutti i segreti, senza principio e senza fine, infinito, di cui si intravede soltanto una minima briciola di luce, come la punta di un ago; ed ancora, questa briciola è visibile soltanto grazie alla forma materiale che ha preso; infatti, il Verbo ha preso la forma dei segni dell’alfabeto che emanano tutti dal Neqouda hada (Punto supremo)[3].

 


 

[1] Lo Zohar vuole sostenere che gli Hayoth, avendo la facoltà di salire nelle regioni superiori, debbono necessariamente essere costituiti di un’essenza tanto sottile che nessuno occhio può vederli, oppure che i loro movimenti sono così veloci che nessuno occhio può distinguere la loro forma esatta. [Torna al Testo]

[2] Consultare la nota alla fine del foglio 18a. [Torna al Testo]

[3] Vale a dire, della prima Séphirâ chiamata rtk. Consultare anche, Zohar foglio 16b.