Lo splendore dei Saggi

 

 

 

Continuiamo, la parola Bereschith è scritta con le lettere che combinano la locuzione bara schith (creò sei) e questo per allusione al mistero[1] contenuto nelle parole della Scrittura: Da una estremità del cielo fino all'altra estremità del cielo. Esistono, infatti, sei direzioni celesti alle quali corrispondono le sei direzioni inferiori, tutte convergenti verso i tre punti che rappresentano l'essenza divina, ma che a loro volta sono Uno. É questo il mistero racchiuso nel nome divino di quarantadue lettere[2].

 È scritto: I saggi rifulgeranno dallo splendore del firmamento.

La Scrittura paragona i saggi agli accenti biblici che servono al suono delle parole. Come le armate obbediscono agli ordini del loro re, così le lettere e i punti vocali sono subordinati agli accenti che servono al suono e si piegano alle esigenze della melodia. Le lettere, che costituiscono il corpo delle parole, e i punti vocali, che ne simboleggiano la vita, sono logicamente subordinati agli accenti di suono, perché questi ultimi rappresentano l’anima delle parole stesse. Per i saggi è la stessa cosa, infatti rendono vive, con la loro perspicacia, le lettere e i punti vocali. È questo il senso delle parole della Scrittura: I saggi rifulgeranno dallo splendore del cielo, vale a dire, essi, grazie alla loro intelligenza, fanno rifulgere le lettere e i punti vocali come la melodia, chiamata splendore del cielo.

La Scrittura aggiunge: … e quelli che avranno attratto molti alla giustizia saranno come stelle in eterno. Con la parola stelle la Scrittura sottintende i segni di punteggiatura, i quali servono a separare gli elementi di una frase e a rendere le parole intelligibili.

La Scrittura afferma che quelli che avranno attratto molti alla giustizia, in altre parole chi guida attraverso i segreti sentieri della dottrina esoterica, questi emaneranno sulla Scrittura tanto chiarore quanto ne emanano i segni di punteggiatura posti nel testo, chiamati stelle. I saggi rappresentano, quindi, qui in basso, le colonne del palazzo celeste (Vedere Zohar I,29a), ed è grazie alla loro intelligenza che i profani possono intravedere gli splendori del mondo superiore.

La parola saggi o intelligenti (maskilim) esprime anche l’idea di benefattori, così come è scritto (Salmi XLI,1): Beato l’uomo che ha l’intelligenza[3] per i poveri. La Scrittura ricorda che i saggi rifulgono dallo splendore del cielo, perché, senza il loro insegnamento nessun occhio potrebbe intravederne le bellezze. La Scrittura aggiunge: Dallo splendore del cielo, vale a dire simile al fulgore del firmamento disteso [16a] su questi saggi, così come è scritto (Ezechiele I,22): Sopra le teste degli Hayà, si vedeva estendere un firmamento che sembrava come un cristallo scintillante e terribile a vedersi. La luce scintillante della visione di Ezechiele, serve a fare luce sulla dottrina esoterica, mentre le teste illuminate degli Hayà, sono quelle dei saggi rischiarate dal firmamento che il Profeta ha contemplato.

 


[1] Il passaggio fa riferimento a quanto citato precedentemente, Daniele XII,3: E i saggi rifulgeranno ecc.. [Torna al Testo]

[2] Il Nome di quarantadue lettere, dice lo Zohar (II,260a), non è che la spiegazione del Nome di nove lettere, vale a dire di \yhla hwhy, principio maschile unito a quello femminile: nessuno comprende il suo significato eccetto il Messia. Esso esprime il Pensiero supremo. Quando il Pensiero supremo provò in se stesso una gioia misteriosa, un raggio luminoso uscì dal pensiero e mise insieme le quarantadue lettere, operazione che diede origine al mondo in alto ed a quello in basso. È grazie a queste quarantadue lettere che tale Nome esiste. Ogni angelo porta come nome una lettera sacra del Nome di quarantadue lettere. Tutte le forme del Mondo emanano dalle quarantadue lettere che sono la corona del Nome Sacro. Il Mondo ebbe per modello le lettere di questo Nome: per cui il loro ordine nel Nome è inverso da quello in cui esse sono nel Mondo.

C'è un primo nome di quarantadue lettere che è il seguente: hclcb djahw djab hclc hwla cdqh hwrw hwla }b hwla ba che significa: Padre Dio Figlio Dio, Spirito Santo Dio, Tre in Uno e Uno in Tre. Sembra essere l'enunciazione stessa del Mistero della Santa Trinità. Esiste una variante alla traduzione precedente che dice: Padre Dio, Figlio Dio, Spirito Santo Dio, tuttavia non tre dei, ma un solo Dio.

Lo Zohar ci ricorda che il Nome di quarantadue lettere era pronunciato dal Grande Sacerdote nel Santo dei Santi e che era la spiegazione del Nome di nove lettere Jhéhovah-Élohïm.

Con quale criterio si può sostenere che il Mistero della Santa Trinità è la spiegazione del nome \yhla hwhy ?

Nel numero nove si può già scorgere il simbolo contenuto in questa espressione: Tre in Uno e Uno in Tre, parafrasi che esprime la penetrazione intima dell'Unità e del Ternario tramite un doppio movimento di convergenza e divergenza. Ora, 9 vale 32; un numero quadrato ha come caratteristica peculiare quella di realizzare altrettanti gruppi identici alla radice che egli ha come unità nella radice stessa; come dire che 9 è un 3 dove ciascuna unità è un 3 a suo turno.

Dalla natura stessa delle lettere, però, dovranno emergere dei rapporti ancora più profondi. Tra le nove lettere vi sono soltanto sei differenze: la lettera y figura due volte, la h tre volte, le quattro altre lettere una sola volta.

Vi sono altri Nomi di quarantadue lettere che si ottengono trasformando le quarantadue prime lettere del Genesi, oppure l'ultimo versetto del Pentateuco con i procedimenti di Tziruph, cioè con delle trasposizioni di lettere che fanno riferimento a regole precise. Quarantadue lettere contate dopo la prima lettera della Genesi, che è una b, presentano nuovamente la b come quarantaduesima lettera: questa lettera lascia però incompiuta la parola Bohu (nel senso che il computo termina con la prima lettera della parola whb (Bohu) ed esclude, quindi le altre). L'ultimo versetto del Pentateuco conta invece esattamente quarantadue lettere, la prima e l'ultima lettera sono una l. Riunendo questi due segni, lb, si ottiene il numero 32, a questo numero, che è poi quello delle 32 Vie della Saggezza vengono aggiunte le dieci Sephiroth - la loro scaturigine - e questo produce 42. Un altro Nome di 42 lettere è quello che si ottiene scrivendo i nomi delle Sephiroth, in questo caso occorre prendere prima Aïn Soph, mettere Tebunah al posto di Binâ e Gedulah al posto di H’esed; o ancora, scrivere soltanto Aïn invece di Aïn Soph, inserendo, nell’elenco, Daath. A questo titolo il Nome di quarantadue lettere sarà, se ci è consentito esprimerci in questa maniera, l'espressione del sistema dei dieci attributi divini.

C'è ancora la plenitudine di quarantadue lettere: dwy hwhy [la ah vav [la vav [la ah tldw aw dwhy ah vav ah ottenute aggiungendo alle quattro lettere del Tetragrammaton  la sua plenitudine alephata, composta di dieci lettere e ancora la plenitudine alephata di questa plenitudine, costituita da ventotto lettere.

Si mette in evidenza, infine, che il valore numerico del nome hyha è 21, vale a dire la metà di 42. Questo Nome è presente però due volte nella parola divina che lo ha fatto conoscere: hyha rca hyha. (Fancis Warrain:Teodicea della Quabalah, edizioni Har Tzion Latina 1998). [Torna al Testo]

[3] Lo Zohar attribuisce alla parola lykcm il significato di bontà, misericordia, compassione; quindi il passo andrebbe riletto in questa maniera: Beato l’uomo che ha della compassione per i poveri. [Torna al Testo]