(1) Antica misura lineare corrispondente a circa 44,4 centimetri. [Torna al Testo]

(2) La Minchah è una preghiera pomeridiana che si dice istituita dallo stesso Patriarca Isacco, ipotesi basata sulle parole del Genesi XXIV,63 : “Uscì a meditare nei campi, verso sera”. É costituita dall’Amidah e da brevi orazioni, basate sulle offerte che si recavano al Tempio prima dei vespri. Spesso se ne consiglia la recita in tutti momenti in cui si desidera elevare il proprio pensiero al cielo, anche durante il giorno di lavoro o nel corso di un’attività profana. Secondo la liturgia, infatti, Dio è, in queste contingenze, più disponibile ad ascoltare che in altre ore del giorno. La supponenza trova origine in I Re 18, dove si apprende che solo nell’ora della Minchah Dio parlò, sul monte Carmelo, al profeta Elia, in disputa con alcuni indovini di Baal. [Torna al Testo]

(3) L’Arvit è la preghiera che si recita ai vespri, conosciuta anche come Maariv, e si dice istituita dallo stesso Giacobbe. Originariamente, poiché non si fondava sull’offerta al Tempio, non era considerata una liturgia obbligatoria, ma con il tempo finì per divenirlo, segnando, così, il terzo tempo del giorno con la preghiera dello Shacharit (preghiera mattutina) e della Minchah (preghiera pomeridiana). É costituita dell’Amidah e dallo Shema, i tre passi biblici(Deuteronomio VI,4-11; 13-21 e Numeri XV,37-41), affermazione del monoteismo. [Torna al Testo]

(4) Il passo accenna alle dispute tra la scuola di Shammaj e quella di Hillel,  accettando le tesi della prima. Infatti è scritto: “il cielo e la terra” e non “la terra e il cielo”. Tale disputa sulla primogenitura è accennata in un passo a commento nel Berechith Rabba: “Il cielo e la terra. La scuola di Shammaj: il cielo fu creato per primo, e poi successivamente la terra. La scuola di Hillel insegna: la terra fu creata per prima, e poi il cielo. Ed ognuno portò argomenti in appoggio alle sue parole. Secondo la scuola di Shammaj, i cieli furono creati per primi, e dopo la terra. Ciò è simile ad un re, il quale si è fatto un trono, e dopo lo sgabello per i suoi piedi, perché sta scritto: Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi (Isaia LXVI,1).  Secondo la scuola di Hillel, la terra fu creata per prima, e dopo il cielo. É questo simile ad un re che costruisce un palazzo, prima costruisce i piani inferiori, e dopo i superiori. Così: Quando fece il Signore Dio la terra e il cielo (Genesi II,4). Dice Rabbi Yehudah Ilaj: Anche questo passo sta in appoggio alla scuola di Hillel: In antico fondasti la terra (Salmi CII,26), e poi: i cieli sono opera delle tue mani (Salmi CII,26). Dice Rabbi Hanin: Anche dove la Scrittura appoggia la scuola di Shammaj, la scuola di Hillel la respinge: E la terra era (Genesi I,2) già. Rabbi Johanan in nome dei sapienti dice: Quanto alla creazione i cieli hanno preceduto, ma quanto alla rifinitura, ha preceduto la terra. Dice Rabbi Tanhumah: Io ve ne dico i motivi. Quanto alla creazione i cieli hanno preceduto, com’è detto: In principio creò Dio il cielo. Quanto alla rifinitura, la terra ha preceduto, com’è detto: Quando fece il Signore Dio la terra e il cielo. Dice Rabbi Shimon: Io mi meraviglio della divergenza di opinioni tra i padri antichi sulla creazione del cielo e della terra, perché io dico che ambedue sono stati creati come la pentola ed il suo coperchio, com’è detto: Io li chiamo, ed essi insieme si presentano. (Isaia XLVIII,13). Dice Rabbi Eléazar: Secondo l’opinione di mio padre, alcune volte la terra precede il cielo, altre volte il cielo la terra, per insegnarti che ambedue hanno il medesimo valore. Abramo precede sempre Giacobbe, ma in un passo è detto: Io mi ricorderò della mia alleanza con Giacobbe, della mia alleanza con Isacco e della mia alleanza con Abramo... ricorderò (Levitico XXVI,42), per insegnarti che tutti e tre hanno il medesimo valore. Mosè precede sempre Aronne, ma in un passo dice: Questi sono Aronne e Mosè (Esodo VI,26), per insegnarti che tutte e due hanno il medesimo valore. Giosuè precede sempre Caleb, ma in un passo dice: Se non Caleb figlio di Jefunneh il Qenzita, e Giosuè figlio di Nun (Numeri XXXII,12), per insegnarti che tutti e due hanno il medesimo valore. L’onore del padre precede sempre quello della madre, ma in un passo è detto: Ciascuno tema sua madre e suo padre (Levitico IX,3), per insegnarci che ambedue hanno il medesimo valore.” [Torna al Testo

(5) Pinechas, nipote di Aronne era Gran Sacerdote del popolo ebraico, e noto per la sua intransigenza ed il proprio zelo religioso raccontati in due passi della Scrittura: Esodo VI,25 e Giudici XI,34. Nel primo vi si racconta, infatti, che uccise Zimri, uno dei capi israeliti, il quale aveva tenuto un comportamento immorale con una donna midianita, prevaricando la tolleranza di Mosè, il quale non intervenne avendo sposato, a sua volta, una femmina midianita. In Giudici XI,34 vi si racconta che, sempre a causa della propria intransigenza, la figlia di Jefte, fu sacrificata dallo stesso padre. Jefte il Gaalita, che si preparava a sostenere una battaglia contro gli Ammoniti, formulò il voto, nel caso fosse stato vittorioso, di sacrificare al Signore la prima cosa che sarebbe uscita dalla porta della sua casa, e fu proprio la figlia a venire fuori per prima a salutare il padre vincitore. Il diniego di Pinechas di recarsi da Jefte per scioglierlo dalla promessa fatta al Signore, fu, in parte, causa della morte della ragazza. Benché le due azioni siano considerate lodevoli, hanno, nel tempo, sollevato più di una riserva. [Torna al Testo]

(6) Aronne è il fratello maggiore di Mosè e di Myriam. Fu il primo Gran sacerdote del popolo Ebraico, e il capostipite della tradizione ereditaria sacerdotale. I suoi quattro figli, avuti da Eliseba, furono, infatti, tutti consacrati sacerdoti.  Grande fu la sua influenza su Mosè, e decisivo il suo ruolo nella liberazione dalla schiavitù egiziana. In Numeri VXII, la Scrittura racconta che Aronne possedeva un bastone miracoloso, creato la sera del sesto giorno, e sbocciato in una sola notte da un “mandorlo”, per sostenerlo nei confronti di chi mise in dubbio la sua idoneità a ricoprire il ruolo di Gran Sacerdote. In Esodo XVII,12, si legge che fu lui a sorreggere le braccia di Mosè durante la battaglia contro Amaleck, ed anche in questo caso il suo contributo risultò, secondo la Scritura, determinate. Entrato in contrasto con Mosè, fu punito, dal Signore, che gli negò l’ingresso nella terra promessa. Alla sua morte, avvenuta dopo quaranta anni di sacerdozio, la colonna di nuvole, che riparava gli ebrei dalla canicola durante il loro diurno errare nel deserto, e quella di fuoco, che li illuminava la notte, disparvero per simboleggiare la gran perdita subita dal popolo. Fu uno dei quattro che, secondo la tradizione, non morì a causa del serpente ma per il bacio della Shekhinah, che è la maniera più dolce di spirare, e che Dio stesso allestì la sua tomba. [Torna al Testo]

(7) Il testo, in questo punto, sembra difettoso. [Torna al Testo]

(8) Letteralmente: lampo della divinità. [Torna al Testo]

(9) É il figlio del Patriarca Giacobbe e della sua moglie prediletta Rachele venduto, come schiavo, e portato in Egitto. Già il primo livello è assegnato a Giuseppe (lo Tsaddîq (il Giusto)), ma qui lo è come “adolescente” e servitore di Mosè. [Torna al Testo]

(10) Anan qachour: nello Zohar Bérechith I 15a, si legge l’espressione: “qoutra begolam”, che abbiamo tradotto con “forma nell’Informe”. Riferendosi al Seder Gan Eden, si potrebbe tradurre con “densità nell’Informe (golem)”, o ancora, comparando il passo con la versione del manoscritto 780 (Biblioteca dell’Arsenale) che porta “qoutra dégol ema”, si potrebbe tradurre: “densità del golem”. [Torna al Testo]

(11) I martiri di Lod sono, gli aderenti alla setta ebraica per difesa del culto, conosciuta come Asidei o Amonei (Pii o Devoti), movimento che situa le proprie origini all’epoca dei Maccabei. Questi Hasidim, che guidarono la rivolta contro i Seleucidi, furono trucidati dal re di Siria Antioco IV Epifane (166 - 160 a.C.). A questa repressione è legato il famoso evento di Hannah e i suoi sette figli, vissuti nel II secolo avanti l’era volgare in Palestina, e caduti, appunto, sotto le persecuzioni antiebraiche di Antioco Epifane. I dieci martiri perseguitati dall’Impero (Romano), appartengono, invece, alla storia della repressione di Adriano. Dieci rabbini furono uccisi dai Romani, adducendo come pretesto il fatto che i fratelli di Giuseppe non erano stati puniti, nel tempo della loro colpa, per averlo venduto come schiavo.  [Torna al Testo]

(12) Il testo non è chiaro. Queste parole potrebbero far riferimento allo stesso Messia, e non a Mosè. [Torna al Testo]

(13) Bitya è la figlia del Faraone, la quale salvando Mosè, dalle acque del Nilo, l’allevò come proprio figlio alla corte reale. [Torna al Testo]

(14) La madre di Mosè. [Torna al Testo]

(15) Sorella maggiore di Mosè che lo vegliò, quando, infante, fu posto in una cesta dalla madre Yohabad, per salvarlo dall’editto del Faraone. Per riconoscenza, tutto il popolo attese la sua guarigione quando fu colpita dalla lebbra nell’esodo verso la terra promessa. Il termine “lebbra”, non va inteso in senso strettamente clinico, ma con estensione biblica quale conseguenza del Lashon ha-Ra (maldicenza e pettegolezzo). Secondo Esodo XV,20, fu lei, con altre donne, ad intonare la canzone di trionfo dopo il passaggio del Mar Rosso. Per i suoi meriti il Signore accordò agli israeliti un miracoloso pozzo d'acqua fresca che li accompagnò nel loro errare sul deserto del Sinai. [Torna al Testo]

(16) Profetessa del VII secolo avanti l’era volgare, operosa nel regno meridionale di Giuda. In II Re XXII,15 vi si racconta che il re Giosia si rivolse a lei per essere consigliato, sperando nella sua indulgenza femminile verso le debolezze degli israeliti, ma la risposta che ricevette fu assai più dura che quella ricevuta dai profeti maschi. É, secondo la tradizione, l’unica persona di discendenza non regale ad essere sepolta all’interno delle mura di Gerusalemme. [Torna al Testo]

(17) Non è certo di quale personaggio si tratti. Nella Scrittura sono due donne indicate con questo nome: la prima è una donna che alla morte del marito calebita, Nabal, sposò il re David (II Samuele III,3 e I Samuele XXV,2), la seconda, è una delle sorellastre dello stesso re (2 Cronache II,16 e II Samuele XVII,25). [Torna al Testo]

(18) O Sarai, è la moglie e sorellastra di Abramo, sposata prima di lasciare la terra di Ur. [Torna al Testo]

(19) Sposa di Isacco, sorella di Labano, figlia di Betuèl, il cui padre Nacor era fratello di Abramo (Genesi XXII,23). [Torna al Testo]

(20) La più giovane delle figlie di Labano e la sposa più amata da Giacobbe, il quale maritò per prima, causa un inganno, la sorella maggiore. Da Rachele il Patriarca ebbe due figli, Giuseppe e Beniamino. [Torna al Testo]

(21) Prima moglie di Giacobbe e figlia maggiore di Labano, nonché sorella di Rachele. Diede al Patriarca sei figli maschi fra cui Giuda e Levi, capostipiti delle omologhe tribù d’Israele. [Torna al Testo]

(22) Una delle maggiori figure di rabbino del I secolo d.C., periodo successivo alla distruzione del secondo Tempio, discepolo della scuola di Hillel. Durante l’assedio di Vespasiano a Gerusalemme, opponendosi all’opinione degli zeloti proponeva la resa, inascoltato incontrò segretamente il futuro imperatore, profetizzandogli la sua salita al trono di Roma. Dopo la caduta di Gerusalemme, Vespasiano, ricevuta nel frattempo l’investitura, volle ricompensarlo per il suo vaticino. Zakkai chiese che l’accademia rabbinica di Javneh fosse risparmiata dalla distruzione. Da qua, con i suoi colleghi, dopo la distruzione del Tempio, ricostruì il giudaismo, basandolo sull’insegnamento che le buone azioni avevano, date le circostanze, sostituito il potere espiatorio dei sacrifici rituali nel Tempio. [Torna al Testo]

(23) Il senso del testo non è, comunque, chiaro. Può infatti leggersi al contrario: “Esse si spogliano dei loro abiti”. [Torna al Testo]

(24) Creatura celeste che è la forma trsfigurata del biblico Enoch. Enoch “camminava con Dio” (Genesi V,22) e fu portato in cielo mentre era ancora vivo e trasformato in un angelo. Sebbene Metradon sia chiamato giovane, egli è il Principe dell’Incoraggiamento Divino e anche il principe di questo mondo, e agisce come uno scriba celeste che prende nota delle azioni di Israele. É considerato un Gran Sacerdote angelico, che serve nel Tempio del cielo ed è il custode dei tesori celesti. La sua importanza è indicata dal fatto che è descritto come un piccolo Dio, come “colui che porta il nome divino”, poiché il nome di Dio è in lui. Ai mistici della tradizione del Maaseh Merkavah (consultare nota  ) era dato ascendere in cielo e avere una visione di Metradon. Un saggio del II secolo dell’era volgare, certo Elisha Ben Avuyah, divenne eretico quando ebbe la vista di Metradon seduto in cielo, perché fu indotto a credere in due divinità. Si è tentato di spiegare l’origine del nome Metradon dalla radice greca o latina, che significa “la guida” o “colui che sta dietro al trono divino”. Metradon è talvolta identificato anche con Raziel. [Torna al Testo]

(25) L’espressione è caratteristica dell’insegnamento mistico contenuto nel Shiur Komah (letteralmente “Misura della statura”); un testo appartenente alla tradizione del Maaseh Merkavah, e nel quale si disquisisce, appunto, sulla mastodontica misura del “corpo di Dio”. L’autenticità di tale testo, i cui contenuti sfociano in un antropomorfismo grossolano, fu messa in seria discussione da molti cabalisti, e lo stesso Maimonide n'evidenziò le eresie, dichiarandolo redatto sotto l’influenza ellenistica. In ogni caso, i mistici del II secolo attribuivano grande importanza al testo, considerando fondamentale la conoscenza di tali misure che, secondo la tradizione, erano sconosciute persino agli angeli. Secondo le loro visioni, un simile tipo di conoscenza garantiva un posto nell’Olam Haba (Mondo a venire). [Torna al Testo]

(26) Il computo è effettuato nella maniera che segue: 12 gradi, le dimensioni della colonna, 12 gradi, le dimensioni dello Albero, 72 le radici e 42 i rami (in altre parole, per il piccolo numero o  6, cioè 72+42 = 114 = 1+1+4 = 6), 2 i Libani, 4 le lettere del nome di Dio; per cui si avrà: 12+12+6+2+4 = 36. Questi 36 gradi sono poi suddivisi, secondo il capoverso che segue, tra i quattro angoli del mondo. [Torna al Testo]

 

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