Riguardo all’arte del medico "glorioso", possediamo assai fortunatamente alcune righe scritte rapidamente da Mosè Cordovero, che sono state pubblicate alla fine del commentario sullo Zohar intitolato Or ha-Hamah da Abramo Azulai (251). Le idee che vi sono evocate, si possono riassumere nella seguente maniera.

 

La causa della malattia è un intruso, un seccatore che viene dall’esterno del corpo, si installa negli umori (linfa, bile nera, sangue e pituita) e perturba il loro equilibrio per dominarvi infine. La causa che rende possibile questa intrusione è il peccato o una trasgressione dei comandamenti della Torah. Essendo così la malattia la conseguenza del peccato, deve essere considerata come un’espiazione. Quando il peccato è abbandonato, il medico può eliminare le sue conseguenze agendo sugli umori. È possibile che malgrado l’abbandono del peccato, l’intruso dominatore rimanga negli umori e non si lasci scacciare dal corpo. In questo caso, il medico applica prima l’usuale terapia umorale, ed in seguito anatemizza e scomunica il seccatore. Tale sarebbe la spiegazione del procedimento, secondo Mosè Cordovero, che Rabbi Eli’ezer sembra non aver compreso secondo il testo che abbiamo appena tradotto.

Qunto all’obiezione, chi vuol scoprire nelle formule del "glorioso" uno sfruttamento pratico dei versetti della Torah, senza tener conto dei loro fitti legami con l’insieme della Tradizione, Mosè Cordovero precisa, come fa d’altronde anche il testo zoharico, che si tratta di tutt’altra cosa. Il medico misura e combina le parole e i nomi dei versetti scitturali seguendo le regole della scienza delle lettere della qabalah. Mediante questo metodo, egli mette in luce i loro misteri nascosti. Egli procede in maniera analoga nell’osservazione delle malattie e delle loro cause, nella valutazione del valore terapeutico delle piante, delle droghe. In fin dei conti, egli stabilisce un legame tra le parole della Torah e la natura per sfruttare in seguito questi rapporti nella sua arte.

Il medico cabalista apporterà un elemento specifico della sua tradizione. Egli è in preghiera quando prepara gli ingredienti della sua farmacia. Egli sa che in funzione delle equivalenze numeriche, un ingrediente o una droga è in relazione con una certa sephirâ e con il nome divino che corrisponde a questa sephirâ. Egli dirige dunque l’oggetto della sua preghiera verso la sephirâ in questione, ed in questo modo, aggiunge un’efficacia spirituale alla medicina in corso di preparazione.

Si può dire che queste note di Mosè Cordovero provano un’attitudine generosa da parte sua, ma non superano di molto i limiti abituali di un dilettantismo pietoso. Esse non provano in nulla l’esistenza di ricerche che sarebbero state iniziate a Safed nel sedicesimo secolo in vista della costituzione dei metodi di una medicina cabalista. Bisogna segnalare tuttavia che il grande teorico della qabalah luriana, Hayim Vital, nel suo riassunto della vita spirituale intitolato Shà aréy Qedushah ("Le porte della santità"), indica come punto di partenza della realizzazione di questa santità i quattro umori della medicina di Galeno, nelle quali egli introduce le opposte tendenze di colui che ha una buona inclinazione e di quello che ha una cattiva inclinazione (yeser tobh e yeser ra). Immaginando una bilancia i cui due piatti sono da una parte i quattro umori di colui che è bene inclinato e, dall’altra, i quattro umori di colui che è male inclinato, egli parla secondo i termini di una medicina che considera il peccato e la trasgressione come le cause prime della malattia. Queste cause sono in seguito valorizzate in rapporto ai 613 comandamenti della Torah, tra i quali i 248 positivi corrispondono alle membra "indurite", le "ossa" del corpo umano, e i 365 negativi ai giorni dell’anno solare e ai canali sottili,  i"nervi" dell’uomo. Una letteratura molto estesa, che fu alimentata fin dalle prime generazioni dei cabalisti di Provenza e di Gerona, cercava il riferimento dei comandamenti alle loro fonti sephirotiche. Questi trattati indicati col nome di tà améy miswot ("le motivazioni sephirotiche dei comandamenti") trovano naturalmente un posto importante nella determinazione delle cause sottili delle malattie e nei procedimenti che fanno intervenire l’intenzione (kawwanah) del medico, sia durante la preparazione delle medicine, sia durante il trattamento delle malattie. Il medico che cercava di mettere in pratica le raccomandazioni dello Zohar doveva stabilire dei legami organici tra la medicina tradizionale di Galeno, il compimento regolare dei 613 comandamenti della Torah e la scienza sephirotica e numerologica della qabalah.

Ci resta da porre la questione: quale sarebbe il rapporto tra queste ricerche finalizzate all’elaborazione di una medicina cabalistica e gli inizi della qabalah chimica che trova la sua espressione unica nel trattato Esh mesareph? La risposta a questa domanda potrebbe essere data richiamando i tre livelli cosmologici toccati dal simbolismo della parola tohu: sulla terra, l’infermeria della prigione del re; tra le sephiroth di costruzione, il severo tribunale della quinta sephirâ e tra le sephiroth supreme, la seconda sephirâ che ha l’aspetto della "natura primordiale e vuota". A questi tre livelli corrispondono tre "medici". Al livello inferiore, il medico Qirtina guarisce i malati nella prigione reale ove anch’egli è prigioniero. Al livello delle sephiroth di costruzione, il patriarca Giuseppe, nella sephirâ Yesod, il giusto, fornisce il proprio sostegno al povero sofferente che è la seconda sephirâ. Come si sa, il patriarca Giuseppe, liberato dalla prigione di Putifar, divenne il preposto ai depositi e ai tesori del Faraone, e come tale, egli estese i suoi benefici sul regno d’Egitto, salvò i suoi fratelli al tempo della carestia e nutrì suo padre, che simbolizza la sesta sephirâ, Tiphereth. Questa estensione sephirotica del ruolo del patriarca Giuseppe segna il limite dell’attività del medico "glorioso". In compenso, l’alchimia ambisce a fare un passo in più e ad estendere questa medicina a tutta la creazione. Il profeta Eliseo, il prototipo dell’alchimista nella qabalah, pratica la vera medicina dei metalli impuri e, come mostra la storia del figlio della Sunamita, egli ha accesso alla chiave della resurrezione dei morti che è stata affidata al profeta Elia. Il valore numerico del suo nome è 411, come quello del tohu primordiale e vuoto. Secondo le norme alchemiche espresse nell’Esh mesareph, la natura non svela i suoi segreti che ad uomini divenuti simili al profeta Eliseo. Solo essi possono realizzare quello che il diciassettesimo secolo attendeva dai medici-alchimisti: aprire la via ad un metodo nuovo e provvidenziale che sembrava loro impossibile senza la collaborazione generosa della natura e della qabalah. Partendo dalla traduzione latina dell’Esh mesareph, ci siamo sforzati di discernere i differenti aspetti e metodi di questa alchimia "ebraica", di spiegare il ruolo dei procedimenti numerologici e sephirotici, di mostrare l’importanza dell’eredità caldea, la presenza permanente delle rivelazioni di Elia, l’estensione delle correnti iniziatiche e, infine, di sottolineare un aspetto spesso dimenticato dello Zohar, l’invito alla creazione di una medicina cabalistica.

All’inizio di queste note, abbiamo citato una tradizione dell’alchimia araba secondo la quale "solo può operare attivamente in tutti i mondi colui che è giunto al grado del soffio rosso". Alla fine delle nostre analisi, abbiamo constatato che nella più elevata contemplazione dei sette ori della testa dorata il cabalista non trova praticamente alcuna traccia del colore rosso. Questa apparente contraddizione deve essere sciolta nella seguente maniera. La figura umana che il re Nabucodonosor aveva visto in sogno si riflette ai rispettivi livelli dei quattro mondi, quello della "fabbricazione" (asiyah), caratterizzato dal colore nero, quello della "formazione" (Yetzirah), caratterizzato dal colore giallo verdastro, quello della "creazione" (beriyah), caratterizzato dal colore bianco argentato, e quello della "prossimità" (asilut), caratterizzato dal colore rosso vermiglio del cinabro. L’oro harus si manifesta ad ogni livello come il vertice supremo di un biancore smagliante. Il mondo dell’asilut del cinabro è puramente intellettuale.