INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEL

CANTICO DEI CANTICI

Il Cantico dei Cantici, è un libretto di appena otto capitoli, che, in apparenza non presenta particolari problemi di interpretazione, trattando esso dell'amore di due giovani, un amore autentico e senza riserve.

Ma come testo ispirato e canonico pone non pochi problemi, spesso ardui ed insolubili relativi all'autore, all'età di composizione, all'interpretazione, alla canonicità e al significato arcano o evidente.

In questo libretto non appare mai il nome di Dio, non vi è nessun riferimento a realtà religiose ebraiche (il tempio, l'alleanza, la legge, la storia ebraica, il sacerdozio, la regalità); qua e là compaiono solo alcuni nomi geografici palestinesi e nulla di più.

 

 

Introduzione

El Shaddai era il Dio dei primi Ebrei. Era severo ed impla­cabile, inavvicinabile anche dai suoi Profeti. Non si poteva vedere il suo volto e vivere. Era il Signore degli eserciti ed il Dio della vendetta, che puniva nei figli i peccati dei padri. Era il Dio della potenza che trattava con l'uomo in maniera possente e non lasciava posto all'amore. Tuttavia stipula un patto, sigillato nel sangue della circoncisione, con quell'uomo ché abbandona il culto dei padri, esce dal paese dei Caldei per andare ad abitare in Cannan, e crede nella Promessa: "Farò uscire da te una grande nazione, ti benedirò, farò grande il tuo nome" (Genesi 12, 1).

 

 

Il Patto

Anche se il Dio di Abramo, doveva vincere con il ferro e con il fuoco, anche se non era un Dio di piacere, ma di combattimento e di lotta, tuttavia si interessava dell'umanità e del suo popolo che, finalmente distaccato da sé stesso, e bruciato sul fuoco della Legge comprese che fu per desiderio di fare bene alle sue creature che Egli creò l'universo. Non soltanto per farlo esistere, Egli lo creò, ma volle che fosse pieno di esseri viventi.

Dunque la vita, l'eterno fiume della vita, fu il primo motivo della creazione. Di conseguenza, sorge l'obbligo di alimentare il fiume della vita; un peccato distruggerne anche una goccia.

 

 

Crescete e Moltiplicatevi

Una tradizione che libera la funzione sessuale e concede indulgenza pur dopo che il fine divino è stato raggiunto riguar­da l'atteggiamento verso la donna, la quale è per sua natura dispensata da certi doveri religiosi: "Le donne sono esentate dai precetti affermativi "Fa’ "(Kiddushin 1,7)"

In particolare, l'obbligo della moltiplicazione e della proliferazione riguarda soltanto l'uomo, mentre la donna ne rimane completamente sciolta. Essa può perfino astenersi dal matrimonio, se questa astinenza non la condurrà in tentazione e può usare mezzi per opporsi al tentativo dell'uomo alla procreazione, ricorrendo all'uso di anticoncezionali.

 

 

La Donna e l'Unione

Tra gli elementi tradizionali della vita religiosa ebraica vi sono anche un insieme di tabù, il più importante dei quali riguarda il Nome di Dio che non si deve mai pronunciare.

Inoltre, tutte le cose sono non soltanto buone o cattive, ma innanzitutto pure o impure. Quanto è impuro è tabù, con la proibizione di mangiarne, vestirsene, toccarne o parlarne. Gli abiti fatti di lana misti a lino non si debbono portare. Non deve essere mangiato il pesce privo di scaglie, come l'anguilla o i molluschi. Non soltanto la carne di maiale è cibo proibito, ma anche il solo fatto di allevare l'animale per venderlo viene ritenuto sconveniente per un buon Ebreo.

 

 

L'Impurità

Il Dio degli Ebrei, ovviamente, estendeva il suo regno a cielo e terra, e non voleva avere dinanzi a sé altre divinità.

Il suo popolo non doveva toccare idoli o tenere alcun tipo di immagini o raffigurazioni. "Io sono il Signore, tuo Dio, e non avrai altri dei fuori che me. Non farai per te alcuna immagine scolpita, né alcun tipo di rappresentazione di ciò che è nell'alto dei cieli o giù in terra, o di ciò che è nell'acqua, sotto la terra..." (Es., 20,2)

Entro quali limiti questo ordine debba essere rispettato, costituisce una parte notevole delle discussioni rabbiniche e talmudiche; variano le opinioni sull'inclusione o meno, in quella volontà, dei bassorilievi e abbozzi e busti, poiché non sono la figura intera.

 

 

NON FARAI PER TE nessuna immagine

La teologia ebraica, a prima vista, sembrerebbe aver poco posto per i mistici. Il popolo, infatti, sapeva assai bene chi era il suo Dio, e la sua essenza lo interessava poco, Poiché egli non aveva né dimensioni né forma. Sapeva come aveva creato il mondo e perchè e quello ché egli si attendeva dal popolo ché in esso viveva. Tutto ciò era steso in parole chiare e comprensibili. Non c'erano misteri da chiarire e nessun segreto da scoprire.

 

Amore e Divinità

  

 

 

L'immagine utilizzata per questa sezione è del Maestro Franco Gracco