I Primi Doveri 

&endash; Che si amino gli uni con gli altri e che servono il Signore del cielo con cuore vero e sincero per evitare vendette future; 

&endash; Che siano onesti e corretti e leali verso il signore loro committente, in modo che il ricordato Nimrod sia onorato per averglieli inviati;  

&endash; Che non ci siano maneggi raggiri, divisioni, dispute né malintesi tra essi,  per timore che Dio li renda muti come già fece in passato quando confuse il loro linguaggio a causa della loro presunzione. 

  


 

I Doveri dettati da Euclide  

Abramo, con Sara sua moglie, giunse in Egitto e là insegnò le sette scienze agli egiziani. Ebbe in Egitto, un alunno eccellente, di nome Euclide. Questo giovane sviluppò il suo talento al punto che superò tutti gli artisti, ed egli fece onore ad Abramo. Era un grande esperto e prediceva gli avvenimenti futuri. 

In questo tempo, i signori ed i grandi di questo paese ebbero molti figli, che avevano generato in parte con le loro mogli altri con le loro concubine, per cui l'Egitto era allora sovrappopolato e non c'era sufficientemente di che cosa vivere per questi figli. 

Ecco perché i grandi del paese si preoccuparono del modo di provvedere ai bisogni dei loro figli. Il re del paese convocò un'assemblea per deliberare su come fornire loro sussistenza , ma non si riuscì a trovare soluzione alla cosa, per cui si bandì un proclama per tutto il paese  ove vi fosse stato qualcuno capace di far conoscere quali disposizioni prendere a proposito dei loro giovani, che sarebbe stato ben ricompensato per la sua fatica ed il suo impegno. Dopo il bando, giunse  il degno dottor Euclide che disse al re ed ai suoi dignitari: «Consegnatemi i vostri figli affinché li diriga e li istruisca come conviene a dei gentiluomini e mi si faccia una dotazione sufficiente affinché possa dirigerli ed istruirli secondo le loro qualità e dar loro l'istruzione che la scienza richiede». Il re l'accordò e sigillò questo accordo con un decreto. 

Euclide, il degno dotto prese i figli dei signori ed insegnò loro la scienza della geometria, per applicarla adeguatamente ad ogni tipo di lavori in pietra, templi, chiese, chiostri, città, castelli, piramidi, torri ed ogni altro edificio. Li organizzò ed insegnò loro a riconoscersi con sincerità. 

Confermò le disposizioni di Nimrod: 

&endash; Che si amino gli uni con gli altri; 

&endash; Che rispettino la legge da Dio scritta nei loro cuori; 

&endash; Che rispettino i segreti della loggia ed i segreti degli altri; 

&endash; Che si chiamino l'un l'altro «compagno» e che si astengono di ogni altro nome poco degno; 

&endash; Che si comportino come uomini dell'arte e non come zoticoni incolti; 

&endash; Che scelgono uno dei più saggi tra essi per essere il Maestro degli altri e controllare il lavoro; 

&endash; Che non tradiscano, per amore o invidia di ricchezze, la fiducia che si è loro accordata né nominare maestro delle opere qualcuno privo di intelligenza, affinché il mestiere non possa essere causa di scandalo; 

&endash; Che chiamino il Sovrintendente dell'opera «maestro» durante il periodo che lavorano con lui. 

Ed Euclide scrisse per loro un libro delle Costituzioni e fece loro prestare il più grande giuramento in uso in quel tempo, ossia che essi avrebbero fedelmente osservare tutte le prescrizioni contenute nelle Costituzioni della Muratoria. 

Comandò che fossero convenientemente retribuiti affinché potessero vivere come uomini d'arte e di scienza. 

Ordinò che dovessero riunirsi per tenere consiglio sulle materie riguardanti il mestiere e l'arte della Geometria, di non frequentare chi non fosse debitamente qualificato e regolarmente creato in un vera loggia; e di tenersi  a debita distanza da ogni disordine, per timore che Dio portasse fra loro una seconda confusione peggiore della prima. 

Dopo di ciò, il degno dotto Euclide inventò molte cose e compì imprese meravigliose, perché non vi era nulla di difficile per lui nell'ambito delle sette scienze liberali; grazie alle quali fece del popolo dell'Egitto più saggio della terra. 

 


 

I Doveri dettati da David  

In seguito, i figli d'Israele arrivarono nella Terra Promessa che è oggi conosciuta come il paese di Gerusalemme, dove il re David iniziò la costruzione del Tempio di Gerusalemme che, da essi, è chiamato il Tempio di Diana. David amava i muratori e li prediligeva dando loro buoni salari. 

Diede loro come dovere: 

&endash; Che rispettino fedelmente i dieci Comandi scritti dal dito di Dio sulla pietra o &endash; Tavole di marmo &endash; e consegnate a Mosé sul sacro monte Sinai, con solennità divina dove miriadi di angeli con carri di fuoco scortavano il corteo, &endash; il che prova che la scultura su pietra è di istituzione divina &endash; come molte altre cose che consegnò loro come le aveva ricevute in Egitto dal famosissimo Euclide; ed ancora di altri doveri che ascolteremo in seguito. 

     


 

Salomone e Hiram

Dopo che David ebbe pagato il suo debito con la natura, Salomone, suo figlio realizzò il Tempio che suo padre aveva iniziato. Diversi muratori di parecchi paesi si radunarono, sicché se ne contarono ottantamila, trecento fra di loro che erano qualificati furono nominati sorveglianti dell'opera. C'era a Tiro un re chiamato Hiram che amava molto Salomone; gli diede del legname per il suo lavoro e gli mandò anche un artista chiamato Hiram nel quale dimorava lo spirito della saggezza; sua madre era della tribù di Naphtali e suo padre un uomo di Tiro. Il mondo non ha finora generato uno pari a lui. 

Era un maestro muratore di uno scibile e di una generosità estrema. Fu maestro muratore di tutte le fabbriche e di tutti costruttori del Tempio, maestro di tutte le opere scolpite dentro e fuori di esso, così come è scritto nel primo libro dei Re ai capitoli 6 e 7. 

Salomone confermò al tempo stesso i Doveri e i Comportamenti che David suo padre aveva dato ai muratori; e la rispettabile corporazione dei muratori fu riconfermata nel paese di Gerusalemme, nella Palestina ed in molti altri regni. 

Le persone del mestiere lasciarono i loro luoghi d'origine e si sparsero in ogni paese ed appresero altre cose dell'arte; alcuni divennero Qualificati per insegnare  ad altri ed istruire i privi di sapere, così il Mestiere si sviluppò nel mondo, particolarmente a Gerusalemme ed in Egitto. 

     


 

Minus Grenatus e Carlo Martello

Intorno a quest'epoca, l'eccellente muratore Minus Grenatus, detto Green che aveva  partecipato alla costruzione del Tempio di Salomone, giunse nel regno della Francia, ed egli insegnò l'arte della muratura agli adepti dell'arte in questo paese. 

Carlo Martello, principe reale in Francia, amò Minus Grenatus oltre ogni dire, per le sue conoscenze nell'arte della muratura. Adottò i costumi dei muratori poi tornò nel suo regno &endash; giacché sembrerebbe che non fosse francese &endash; prese con se molti bravi muratori, e concesse loro buoni salari. Li organizzò come Grenatus gli aveva insegnato, confermò loro una carta ed ordinò loro di riunirsi frequentemente affinché potessero saggiamente mantenere il buon ordine in seno ai loro gruppi. É così che il Mestiere giunse in Francia. 

  


 

Il Santo Albano 

L'Inghilterra durante tutto questo periodo si trovò priva di muratori, fino al tempo di Sant' Albano. In questo tempo, il re dell'Inghilterra era un pagano; ed egli costruì la città che si chiamò in seguito Sant'Albano. Al tempo di Albano, c'era un eccellente uomo che ricopriva la carica di amministratore dei beni del re ed era governatore del regno. Impiegò i muratori per costruire le mura di Sant'Albano. Fece dei muratori i suoi compagni principali ed aumentò la loro paga di un terzo e concesse loro tre ore al giorno per riposarsi affinché il loro lavoro non fosse faticoso e non finissero per vivere  come gli schiavi, ma come gentiluomini dell'arte e della scienza. 

Ordinò anche che in un certo giorno, ogni anno nel mese di giugno, si dessero convegno e facessero festa per mantenere l'unità tra di loro, e che in questo giorno, quello di San Giovanni, issassero il loro labaro regale con nomi e titoli di tutti i re e principi che erano stati ricevuti nella loro associazione, come pure le insegne dei muratori con i simboli del Tempio di Gerusalemme e di tutte le costruzioni famose del mondo.  

Questo nobile uomo ottenne tutte queste libertà dal re, e procurò loro una carta per mantenerle inalienabili per sempre. Di più, ricevettero come motto, in lettere oro su un campo di bocche con sabbia e argento: Nessuna strada è inaccessibile alla virtù.  

  


 

Altesano e Hodrian

In seguito, grandi guerre sopraggiunsero in Inghilterra e la regola della buona amministrazione fu abbandonata fino al regno di Altesano che fu un buon re in Inghilterra, pacificò il paese, e costruì numerosi degni e sontuosi edifici, come abbazie, chiese chiostri, conventi castelli, torri fortezze, bastioni così come altri monumenti. Si comportava fraternamente con tutti i muratori qualificati.  

Aveva un figlio di cui il nome era Hodrian  (Edwin?). E questo Hodrian amava i muratori, al punto di non potere mangiare o bere che in loro compagnia. Il suo spirito nobile e generoso era colmo di arte e di pratica. Preferiva intrattenersi coi muratori piuttosto che coi cortigiani della corte di suo padre e provava più piacere ad intrattenersi con essi. Apprese la loro arte ed entrò nel loro ordine. Diede al venerabile maestro della fratellanza delle squadre di oro e dei compassi di argento con punte di oro, filo a piombo di oro puro, cazzuole d'argento e così anche tutti gli altri strumenti. Fece loro accordare, inoltre, da suo padre una carta e delle istruzioni per tenere ogni anno un'assemblea dove ogni muratore era obbligato a rendere conto della sua capacità e della sua pratica. In queste riunioni, impose loro  nuovi metodi di segretezza ed insegnò loro le buone maniera in conformità alle regole stabilite da Euclide, Hiram ed altri notabili famosi. Quando una trasgressione era commessa nella corporazione, infliggeva un giusto castigo al colpevole. Si dedicò all'annientamento del vizio ed incoraggiò pubblicamente la virtù. 

  


 

L'assemblea di York

Più tardi, venne a York, e creò dei muratori, prescrisse i doveri ed insegnò loro le regole della muratura. Scrisse un libro delle Costituzioni e comandò che la regola fosse mantenuta eternamente. Emanò ordinanze affinché la corporazione fosse sempre governata in base a tale regola da un Regno all'altro così come era stata fissata e ordinata dai più rispettabili di detta assemblea. 

Di più, emanò un proclama in cui tutti i muratori che possedevano attestati dei loro viaggi o testimonianze scritte della loro capacità o esperienza dovessero presentarli per provare la loro arte precedente ed il loro comportamento. Ne furono esibiti, certi in ebraico, altri in greco latino, caldaico siriano, francese tedesco slavo ed inglese,  e in parecchie altre lingue, ed il contenuto era identico. Hodrian ricordò loro la confusione nella costruzione della Torre di Nimrod, e che se desideravano essere favoriti da Dio e benedetti nelle loro azioni, non dovevano più essere tentati a compiere atti che li facessero ricadere nella idolatria,  ma onorassero ed adorassero sinceramente il Grande Architetto del cielo e della terra, unico che dia vita all'uomo e agli animali, regolatore e governatore del sole, la luna e le stelle, fonte e sorgente di ogni bene che creò il mondo dal nulla, ne pose i fondamenti sulle acque profonde, e ne regolò la distesa. Ordinò loro di incarnare la sua onnipotenza nella loro intelligenza affinché maggiormente potessero resistere alla tentazione di offenderlo. Mise loro ancora in memoria molte altre massime di senso divino. 

Ordinò che si scrivesse un libro sul come venne fondata la prima corporazione, e comandò che fosse letto ogni qualvolta qualcuno era fatto muratore, in modo tale che, se in seguito si fosse perduto, non avrebbe avuto nessuna scusa per sfuggire al suo castigo; e dargli quello che gli spettava in conformità a questo libro. A partire da questo tempo, i muratori mantennero queste norme e queste disposizioni, per quanto gli uomini potessero esserne maestri. 

Di più, nelle assemblee private ci furono norme diverse aggiunte via via, su suggerimento dei maestri e dei compagni, concernente il loro comportamento su ogni  particolare momento della muratoria.