Tracciare una storia del nostro Ordine è impresa difficoltosa anche per i secoli vicini a noi. Tentare poi di risalire ai secoli lontani, quali quelli del Medio Evo o addirittura dell'Evo Antico, è impresa da far tremare le vene e i polsi e che, nei fatti, si rivela praticamente impossibile, a meno che non ci si voglia lasciar trascinare dalla fantasia.
La letteratura sulle origini della Massoneria è enorme; numerosissime sono le opinioni e raramente concordanti. Naturalmente la nebbia diventa tanto più fitta quanto più risaliamo verso le epoche antiche.
Una indagine condotta dal F. Charles Bernardin nel 1909, consultate ben 206 opere sull'argomento, mise in evidenza ben 39 opinioni differenti. A titolo di curiosità le elenco: 28 autori attribuiscono l'origine della Massoneria ai muratori operativi del periodo gotico; 26 alla «notte dei tempi»; 18 all'antico Egitto; 15 ad una Loggia che sarebbe esistita nientemeno che nel Paradiso Terrestre; 12 all'Ordine dei Cavalieri Templari; 11 all'Inghilterra; 10 ai primi Cristiani e a Cristo medesimo; 9 all'antica Roma; 7 agli antichi Rosa-Croce; 6 alla Scozia; 6 agli Ebrei; 5 ai partigiani degli Stuart; 5 ai Gesuiti; 5 all'epoca delle Crociate; 4 agli antichi Druidi; 3 alla Francia moderna; 3 agli Scandinavi; 3 ai muratori che costruirono il Tempio di Salomone; 3 ai sopravvissuti del Diluvio; 2 alla nuova Atlantide di Bacone; 2 ad una misteriosa torre di Wilwinning. Altri pensano alla Svezia, alla Cina, al Giappone, a Vienna, a Venezia, agli Albigesi, agli antichi Germani, all'Oriente in generale, alla Persia, a Zoroastro, ai Magi, all'antica Caldea, all'Ordine degli Assassini, ai Manichei, ai muratori che costruirono la torre di Babele, e un autore addirittura pensa che detta origine risalga a prima della creazione.

Alcune di tali opinioni si rivelano puramente cervellotiche, ma molte trovano vari appigli nella nostra tradizione, nei nostri rituali, nei gradi dei vari riti. Si tratta in genere di storie estrapolate da antiche leggende intorno alla costruzione, distruzione e ricostruzione del tempio di Gerusalemme, e di altre leggende di varia fonte.
A questo punto dovremmo ammettere che il problema delle origini remote della Massoneria sia destinato a rimanere sempre un problema. Anche una indagine comparativa della storia delle religioni e dei vari movimenti di pensiero potrebbe al massimo fornire delle congetture, anche logiche e ragionevoli, ma difficilmente potrebbe portarci a conclusioni valide sul piano strettamente storico.
Il discorso diventa più chiaro, anche se sempre estremamente complesso, man mano che ci avviciniamo ai nostri tempi. Per gli ultimi tre secoli, XVIII, XIX e XX, la documentazione storica è abbondante, anche se non mancano zone d'ombra e lacune, dovute generalmente a distruzione di archivi o alla mancanza di studi sul materiale esistente.
Ciò premesso e constatata l'enorme ampiezza del tema proposto, ai fini di una esposizione per quanto possibile ordinata ed esauriente, ci occuperemo delle origini remote e cercheremo di dire ciò che ragionevolmente si può dire sull'Evo Antico.


Il Fratello Voltaire asserì che la Massoneria ha le sue origini nel cuore degli uomini. Non credo che affermando ciò egli abbia voluto chiudere tout court un discorso che si presentava irto di difficoltà. Penso invece che è proprio nel cuore degli uomini che bisogna scavare per arrivare alle origini: nel senso che l'origine della Massoneria non riguarda tanto la «storia» vera e propria, ma lo studio dell'indole, dello spirito, delle aspirazioni dell'uomo. Insomma, l'indagine, a mio parere, deve essere filosofica, religiosa, psichica, più che storica nel senso tradizionale della parola.
Il dato fondamentale del nostro Ordine, dal quale deve muovere ogni nostra ricerca, è il suo carattere iniziatico. Il termine «iniziazione» deriva da «initium» che vuol dire semplicemente «messo sulla via». Su quale via? Evidentemente su una via nuova, che presuppone l'abbandono della via vecchia, comune ai più, ai non iniziati. Si abbandona una via, cioè un modo di vivere, perché non piace, perché non ci soddisfa, e se ne imbocca un'altra, nella speranza che ci porti verso una meta migliore, verso una vita più nobile, più degna di essere vissuta.
Ora l'età antica vide fiorire in ogni epoca e in ogni paese numerose società iniziatiche, i cosiddetti riti misterici: dall'India all'Egitto, dalla Mesopotamia alla Grecia, a Roma, ai paesi celtici e germanici, è tutto un fiorire di riti iniziatici, attraverso secoli e millenni. E ci limitiamo ai paesi dell'Oriente e del bacino del Mediterraneo, a quei paesi, cioè, che più o meno finirono per confluire nel grande crogiolo dell'impero romano e della civiltà occidentale. Tali riti hanno in comune l'aspirazione dell'uomo a vincere il male, ad esaltare il bene, a conseguire il perfezionamento dell'individuo, anche se talora con mezzi che non più si adattano alla nostra mutata sensibilità.
Ognuno di questi riti porta indelebile il sigillo dei paesi di provenienza, pur mantenendo la già rilevata caratteristica comune. Attraverso lo studio degli antichissimi testi si potrebbe forse far luce su tante particolarità che ancora non rileviamo con sufficiente evidenza. Talora i vari simbolismi si incrociano, si integrano, come è facile constatare nei riti misterici della Grecia e di Roma, nei quali è evidente l'influsso determinante dei misteri orientali ed egiziani. Ci asteniamo dal dilungarci sulla religione cristiana, che ha anch'essa i suoi «misteri» nei quali talvolta rivivono gli antichi culti pagani.
Orbene, tutti i riti antichi, cristiano compreso, si basano sul simbolismo. La parola «simbolo» deriva dal greco «
dØmbolou» e significa segno di riconoscimento formato dalle due metà di un oggetto spezzato che si accostano; per estensione il termine indica una rappresentazione analogica in rapporto all'oggetto considerato. II valore del simbolo è molto vasto ed esteso e la sua comprensione è in strettissimo rapporto con le conoscenze già acquisite da colui che lo studia. Occorre pertanto essere introdotti allo studio del simbolo, cioè essere «iniziati».


Molti simboli delle antiche età sono stati adottati dal Cristianesimo, i cui autori sacri hanno spesso aggiunto al significato originario, che talora sfuggiva, un senso «accomodatizio», cioè accidentale e tardivo rispetto alla primitiva significazione. Occorre ancora tener presente, per non ingenerare equivoci pericolosi, che il termine Massoneria, qualunque sia la sua origine (di cui a suo tempo ci occuperemo), è senz'altro di origine moderna.
Per il periodo antico non si può parlare di vera e propria Massoneria, almeno nella moderna significazione del termine, ma piuttosto di «spirito massonico», cioè di tendenze e aspirazioni dell'uomo in generale che sono più o meno accostabili a ciò che così può chiamarsi in base alle Costituzioni di Anderson.

Riprendendo il filo del discorso, affermiamo dunque che nei simboli tramandatici, e di cui ci dichiariamo eredi e custodi, è celato in massima parte il segreto delle origini del nostro Ordine.
I simboli sono di varia provenienza, ma sono quasi sempre caratteristici del campo religioso, mistico e speculativo. Tutte le civiltà antiche sono ricchissime di simboli e un buon numero di essi è entrato nella tradizione massonica, quasi a significare che il nostro Ordine ha scelto fior da fiore nel grande giardino della saggezza umana di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Ritengo che l'evoluzione storica dello spirito massonico si possa dividere in tre fasi: la prima fase, o antica, nasce speculativa: essa è opera di sapienti, di legislatori, di caste sacerdotali, anche se talora si rivolge alle moltitudini; la seconda fase, che si sviluppa grosso modo nell'arco di un millennio e oltre (dal Medio Evo a tutta l'età rinascimentale) vede il sorgere e l'affermarsi della cosiddetta «Massoneria operativa», attraverso le gilde nordiche e le varie corporazioni di mestieri dell'Europa Occidentale; la terza fase (dalla fine del 1600 ad oggi) vede il sorgere della Massoneria speculativa moderna, che poi è un ritorno al carattere speculativo delle origini.
Ritornando al simbolismo delle origini accennerò (in base a studi seri e accreditati) all'origine dei più importanti simboli massonici, da cui possiamo desumere quanto vasto sia il campo di indagine.


Dalle antiche dottrine assiro-babilonesi e persiane ci derivano alcuni dei particolari della preparazione del profano all'iniziazione; il significato della coppa delle libagioni; la volta stellata dei nostri templi; il simbolismo del triangolo; il significato dei tre pilastri (Venerabile, Primo e Secondo Sorvegliante) che ci perviene attraverso la Qabalah e il simbolismo delle Sephiroth; la insostituibile fiamma pura dei ceri, che proviene dal culto del fuoco presso i Persiani; il significato della Luna, che non è altro che la dea Histar dei Persiani.
All'antico Egitto siamo debitori di molto in campo simbolico e speculativo. Basti ricordare il simbolismo del regolo, tipico del dio Phtah; i simboli del gabinetto di riflessione; il simbolismo del pane; il significato dei quattro viaggi del neofita; dei tre puntini; del triangolo; della Sfinge Tetramorfa; della Luna e del Sole, e ci asteniamo, almeno per ora, dal parlare del Corpus Hermeticum, attribuito ad Ermete Trismegisto, di cui ci occuperemo in seguito.
Contribuisce anche l'India con la perpendicolare, la livella, il regolo (simboli che troviamo già scolpiti nell'antichissimo Tempio di Ellora); la coppa dell'amarezza; la volta d'acciaio, che deriva dall'antico rituale degli Khsatria, la casta dei guerrieri; il triangolo; la deambulazione nel tempio; il pavimento a scacchi.
Dal mondo ebraico può derivare il simbolismo del compasso, del pane e dell'acqua, la banderuola del gabinetto di riflessione, la spada fiammeggiante del Maestro venerabile; le due colonne all'ingresso del Tempio, la melagrana, il giglio, e inoltre sono tipicamente ebraiche le numerosissime parole della terminologia massonica, giunte a noi attraverso gli studi cabalistici, e famose leggende allegoriche, come la vicenda di Hiram.
Dalla Grecia proverrebbe il simbolismo della squadra, del piede scalzo dell'iniziando, del cubo, della banderuola, intesa come filatterio. E un discorso a parte meriterebbero Pitagora e la sua scuola, che fu veramente una scuola iniziatica.
Tipicamente germanica o celtica sembra essere la origine del simbolismo dello scalpello e del maglietto, riconducibili, a quanto pare, al culto del dio Sucellos.
L'origine del simbolismo della cazzuola pare risalire al Medio Evo,come pure quello del Gallo, mentre è di derivazione cristiana il simbolismo dei metalli, delle Logge di San Giovanni, del Delta, dei candelieri, ecc.


Se volessimo approfondire l'indagine, ci accorgeremmo che non c'è parte della dottrina massonica che non affondi le sue radici nella saggezza antica, nei libri sacri delle passate età: da Budda a Gesù, da Zoroastro ad Ermete Trismegisto, dallo Zend-Avesta a Canti Vedici, dal Mababharata alla Bibbia, dal poema di Gilgamesh alla dottrina pitagorica, dai papiri egiziani alle saghe germaniche, tutto il mondo antico, tutti i sapienti che anelavano alla elevazione dell'uomo in quanto essere pensante, desideroso di giustizia e di bontà, tutti hanno contribuito, dall'Oriente all'Occidente, dal Settentrione al Mezzogiorno, alla formazione di quello «spirito» universale che noi oggi definiamo massonico.
E fin dall'antichità più remota questo spirito, che fu sempre ansia di libertà morale, di elevazione al di sopra della pura animalità, di giustizia e di fratellanza, spinse molti uomini a riunirsi in gruppi separati, specie di confraternite, dove potere continuare i loro studi, le loro meditazioni, e potere realizzare il loro programma di rinnovamento interiore. Così dovettero nascere le religioni misteriche dell'antichità, i famosi culti segreti, spesso duramente perseguitati, perché le società profane organizzate difficilmente accettano chi è «diverso» dalla massa, il contestatore.


La storia degli antichi misteri è quanto mai affascinante e spesso, è proprio il caso di dire, «misteriosa». Non credo superfluo avvertire che la parola «mistero» deriva dal greco «
mustºriou», a sua volta derivata dal sostantivo e «mØsthz», che significa e iniziato», dalla radice del verbo «mØw» che significa «chiudersi, essere chiuso» (detto di labbra o di occhi).
Pertanto il mistero è un rito a cui possono accedere solo gli iniziati, che sono a loro volta tenuti a conservare il silenzio e il segreto, mantenendo le labbra chiuse. Spesso nella iconografia antica gli iniziati sono rappresentati coll'indice e il medio della mano destra appoggiati sulla bocca.

I riti misterici antichi furono numerosissimi e sparsi un po' dovunque, ma quelli che più ci interessano, perché ebbero una diffusione che può ben dirsi universale e che conosciamo meglio, sono i culti di Iside, di Mitra, di Adone, di Cibele, l'Orfismo e i misteri eleusini.
Tali riti hanno lasciato tracce evidentissime nel Cristianesimo (come ha magistralmente dimostrato il Fraser nella sua monumentale opera «Il Ramo d'Oro») e noi aggiungiamo che hanno influito moltissimo sulla formazione dello «spirito massonico» e sul suo simbolismo.
Il mistero di Iside, nato in Egitto in epoca remota e diffusosi in tutto il bacino del Mediterraneo fino a coprire, ai tempi di Caligola, tutto l'impero romano, fu la prima religione veramente universale. Subì persecuzioni feroci, specialmente durante il periodo della repubblica romana, ai tempi di Silla. La profondità delle sue dottrine, fondata sulla tolleranza e sulla comprensione delle miserie umane, ricorda talora le parole dei nostri rituali e l'ideale propriamente massonico, ed esercitò una grande attrazione sugli intellettuali; ma essa doveva venire incontro anche ai bisogni spirituali di molti, se poté resistere a tante persecuzioni, trionfando. Il suo successo fu dovuto all'essere stata la prima religione di salvezza, all'avere dato aiuto all'uomo nelle sue angustie quotidiane. Iside era l'auditrice del genere umano col suo dolce affetto di madre. Tracce evidenti del culto isiaco sono rimaste nel nostro simbolismo e addirittura nella iconografia cristiana (la Madonna col bambino altro non sarebbe che Iside col figlioletto Horus sulle ginocchia).
Molti furono i cuori che il culto di Iside conquistò in quel caos di religioni che accompagnano il decadere dell'impero romano e sembra che i suoi riti, nel loro insieme, si distinguessero da tutti gli altri per una dignità e una compostezza, per una solennità e un decoro, bene appropriati a consolare gli spiriti turbati e a placare i cuori troppo gravati. In quei tempi calamitosi la serena figura di Iside, con la sua calma spirituale, apparve a molti come una stella in un cielo tempestoso. Ed è forse a Iside, nel suo posteriore carattere di protettrice dei marinai, che la Vergine Maria deve il suo bell'epiteto di Stella Maris (J. G. Fraser).


Al declinare del mondo antico immensa popolarità ebbe pure il culto di Mithra, antichissima deità solare persiana. Tanto per le dottrine che per i riti il culto di Mithra presenta notevoli analogie col Cristianesimo. E questa somiglianza colpì gli stessi dottori della Chiesa, i quali la spiegavano come opera del diavolo, intesa a stornare le anime dalla loro fede. La religione di Mithra fu una formidabile rivale per il Cristianesimo, per la sua altissima carica di purezza morale. E il risultato del conflitto per molto tempo restò in bilico. Solo quando il Cristianesimo diverrà religione di Stato e in grado quindi di perseguitare, poté avere ragione, con la violenza, della dottrina rivale, talora anche appropriandosene.
Un resto molto istruttivo di tale lunga lotta si conserva ancora nella nostra festa di Natale, che la Chiesa prese direttamente dal culto mitriaco. Nel calendario giuliano il 25 dicembre, riconosciuto come il solstizio d'inverno, era considerato come la nascita del Sole, la cui potenza da quel giorno cominciava ad aumentare. I fedeli di Mithra in quel giorno, a mezzanotte in punto, uscivano dal tempio gridando: «La Vergine ha partorito! La Luce cresce», alludendo alla cosiddetta Vergine Celeste o Astarte, madre del Sole, che è identificato con Mithra. Ora se riflettiamo che i Vangeli non dicono nulla sul giorno della nascita di Cristo e che la Chiesa primitiva non la celebrava, e che soltanto al principio del IV secolo la Chiesa di Occidente adottò la data del 25 dicembre, e la Chiesa d'Oriente ancora più tardi, è facile desumere che la Chiesa si appropriò di un culto pagano, che non si riusciva a sradicare dal cuore del popolo, per travestirlo e adattarlo alle esigenze cristiane. Del resto non sarebbe l'unico caso e oltre a molti altri dottori, anche Sant'Agostino fa allusione all'origine pagana del Natale.

Analoghe considerazioni potrebbero farsi sul culto di Cibele, la Grande Madre, e di Attis, che hanno stretta analogia col culto di Mithra. Il culto di Adone, di antichissima origine babilonese e siriaca, ma di cui troviamo traccia anche nella Bibbia, è senz'altro legato ai culti che celebrano le fasi ricorrenti della vita, della morte e della resurrezione della vegetazione; concetto che troviamo ripreso e ampliato nei grandiosi e solenni misteri eleusini.
Influenza grandissima ebbe nel mondo ellenico l'Orfismo, a partire dall'VIII-VII secolo a. C. e fino all'epoca del neoplatonismo.
Secondo l'Orfismo, che trae il suo nome dalla leggendaria personalità di Orfeo, mitico poeta della Tracia, scopo di tutta l'ascesi religiosa dell'uomo deve essere l'eliminazione del dissidio originario (cielo-terra; bene-male; luce-tenebra) e la identificazione mistica con la divinità, alla quale di fatto l'iniziato viene ad assimilarsi. Ma (e riferisco le parole precise del rito) «molto sono coloro che recano il tirso, ma pochi i bacchi», e cioè la liturgia esterna della iniziazione non basta a costituire quell'unità fra l'umano e il divino, per la quale è necessario l'intimo sforzo spirituale dell'iniziato. L'Orfismo accentua quindi fortemente il carattere dell'interiorità dell'esperienza religiosa: d'onde la grande importanza che esso riesce ad esercitare sulla visione religiosa e filosofica del mondo. Non c'è dubbio che la concezione dell'al di là, quale è presupposta dal pitagorismo ed è grandiosamente sostenuta da Platone, abbia nell'Orfismo la sua prima origine. L'Orfismo chiama a sé gli umili e i dolenti, desiderosi di giustizia, almeno nell'al di là, e risponde all'esigenza di una ascesi etica, di una liberazione dal male.

E non possiamo chiudere questa rapida rassegna dei principali movimenti mistici, religiosi e filosofici dell'antichità senza fare un accenno a Ermete Trismegisto e al «Corpus Hermeticum», che tanta influenza sembra abbia avuto nella elaborazione delle dottrine propriamente massoniche.
Quella di Ermete Trismegisto (tre volte grande) è una leggendaria figura di filosofo, da identificare probabilmente col dio egiziano Thoth, cioè il dio Theut, di cui Platone ci parla nel Fedro e nel Filebo, a cui i sacerdoti egiziani attribuivano tutta la sapienza filosofica che essi sentivano come vera. A Thoth si attribuivano innumerevoli scritti che i sacerdoti custodivano gelosamente: di qui il sapore di rivelazione di tale letteratura. Questi scritti, dapprima esclusivamente filosofici, diedero poi origine alla tradizione ermetica o ermetico-alchemica. Sono in sostanza scritti filosofici del tardo ellenismo, da collocare quasi tutti nel III secolo d. C., ma che spesso legano con dottrine ben più antiche. Concetto fondamentale è la gnosi e un panteismo che esclude ogni forma di teurgia e di sacramentalismo. Da notare anche, in questi scritti, l'assenza di qualunque traccia di Cristianesimo.

Ora, tornando al discorso iniziale, possiamo con ragionevole sicurezza affermare che il simbolismo e la dottrina dei liberi muratori si riallacciano a quelle antichissime manifestazioni del pensiero e dell'ansia religiosa degli uomini. Come un immenso fiume scorrente attraverso i secoli, la parte più valida del pensiero antico, quella che meglio esprimeva la nostra umanità, è giunta fino a noi ed è stata raccolta e potenziata nella elaborazione del pensiero massonico. Molto è caduto per strada, ma molto è rimasto, anche se spesso non ce ne rendiamo subito conto.
Non abbiamo ancora accennato al Cristianesimo che nei volgere di circa quattro secoli riesce a conquistare il mondo antico e a imporsi sui vecchi culti pagani. Dapprima fu religione perseguitata, come tante altre, poi, ottenuta la vittoria definitiva sotto Teodosio, diventa religione di Stato e inalbera il terribile vessillo della intolleranza, che terrà alto e sanguinoso per tanti secoli. I vecchi culti devono cedere di fronte al Cristianesimo trionfante. Dopo la caduta dell'impero romano di occidente comincia l'ascesa del papato, come potenza religiosa e politica insieme.

Ma sarà proprio in quei secoli bui che si getteranno le basi di quelle associazioni di mestiere che daranno vita a quella che noi chiamiamo la «Massoneria operativa», viva e presente in Europa fino agli inizi del XVIII secolo.