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Il documento che viene presentato ai nostri visitatori esoterici è un lavoro di G.M. Nardi datato 1967 e pubblicato su Rivista Massonica N.3 Volume LVIII della nuova serie.

L'autore prendendo spunto da una domanda rivoltagli da un altro Fratello si dilunga sul perché durante i Lavori di Loggia il Libro della Legge è aperto sul Vangelo di Giovanni.. sono lieto, dice, di intrattenermi con te sull'argomento sul quale richiami la mia attenzione, poiché nulla mi dà maggior diletto che parlare di queste cose.

La circolazione del documento in rete, è subordinata alla indicazione della fonte e dell'autore.

© G.M. Nardi

 

Il Libro Sacro del Tempio

Approfondimento di Silvio Calzolari

Video a cura di GOI Radio

 

 

 

Carissimo Amico,

sono lieto di intrattenermi con te sull'argomento sul quale richiami la mia attenzione, poiché nulla mi dà maggior diletto che parlare di queste cose.

Rilevo innanzi tutto che l'argomento è già posto con acuta precisione; chiedi infatti di esaminare il significato del Vangelo di Giovanni in Loggia, e non, invece, semplicemente e superficialmente, ad es. il significato del Vangelo (senz'altra determinazione) in Loggia. Invero, è importante notare che il libro sacro è proprio questo e non uno degli altri Vangeli sinottici. Possiamo incominciare la nostra indagine sul vario e complesso significato di questo simbolo proprio da queste prime domande: Perché questo Vangelo e non gli altri? Che cosa distingue il Vangelo Giovanneo dai Vangeli sinottici?

1. - Potrebbe sembrare sufficiente, per rispondere alla prima domanda, il rilievo che nel Prologo del Vangelo giovanneo viene fatto riferimento alla Parola: con un accostamento immediato e spontaneo a quella Parola (perduta e da ritrovare) che incontriamo in tanta evidenza nel simbolico mito di Hiram. L'accostamento è indubbiamente esatto, ma occorre aggiungere che esso è necessario ma non sufficiente: esso vale ad avviare l'indagine, ma non la esaurisce. Invero, se dovessimo ritenere che la scelta del Vangelo giovanneo è suggerita solo da questo accostamento, non riusciremmo a risolvere il seguente dilemma: il Vangelo giovanneo è stato adottato in funzione del mito di Hiram, o viceversa?

2. - Potremmo anche ritenere che il Vangelo giovanneo sia adottato per un altro riferimento: in quanto in esso (nel Prologo, e in III,19: citato da G. Leopardi in epigrafe alla Ginestra) si insiste ripetutamente sul contrasto fra luce e tenebra: luce che non è stata ricevuta dagli uomini, uomini che hanno preferito la tenebra alla luce, etc. Questo simbolismo luce-tenebra trova a sua volta una precisa corrispondenza con altro simbolismo muratorio evidentissimo: in quanto esso caratterizza tutto il rituale della iniziazione al 1° (che è il passaggio dalle tenebre alla luce). Qui possiamo dire che il simbolismo della uscita dalle tenebre - ricerca della luce è un simbolismo comune à tutte le scuole iniziatiche (anche non M:. ); peraltro, esso è comune anche a quegli insegnamenti orientali (v. G. Tucci: Teoria e pratica del mandala, ediz. Astrolabio 1949, Prefaz., p. 8), nei quali dottrine strettamente esoteriche si accompagnano anche ad elementi (numerosissimi, ed anzi prevalenti) essoterici. E pertanto anche questo accostamento, per la non univocità dei termini accostati (carattere esoterico ed essoterico del simbolismo luce-tenebre), consente che il dilemma di cui dianzi sub 1°, venga riproposto.

Riducendo l'indagine a queste osservazioni, una qualsiasi delle due risposte potrebbe essere accettata.

3. - Un esame meno superficiale ci consente di rilevare che nel Prologo si ha, più che un generico riferimento alla Parola, una vera e propria teoria della Parola. La cosa è profondamente diversa, e questa considerazione apre ben ampi orizzonti. Questa teoria è esposta in una breve frase (Giovanni, I, 1): Nel Principio era la Parola (anzi, nel testo greco, più esattamente, Logos, da cui: logica, logico, etc. che vale non solo parola, ma anche e con maggior precisione, discorso, e quindi parole che esprimono un pensiero ragionevole, sensato, cioè con un senso, e perciò sostanzialmente Ragione, Senso), e la Parola (Logos) era presso Dio, e la Parola (Logos) era Dio.

Questa teoria (o dottrina) suggerisce, ed esige, numerose osservazioni fondamentali:

a) - si tratta di una dottrina tipicamente monista (per la quale cioè tutto è riconducibile ad una unica originaria sostanza (substantia, ciò che sta alla radice, sotto le apparenze: v., nelle scuole orientali, la dottrina di Maya, universo illusorio, anche se concreto e tangibile): solo così si risolve l'apparente contraddizione fra un Logos che è diverso da Dio (in quanto è presso, quindi vicino, ma separato, da Dio), e un Logos che, in un diverso ulteriore stato, è Dio, e quindi si identifica con Dio stesso, è la stessa cosa. L'impostazione monista (o almeno, chiaramente monista) è caratteristica di ogni insegnamento iniziatico ed esoterico. Tale impostazione, a dire il vero, si trova anche alla base delle dottrine religiose che si ricollegano a un fondamento esoterico (appartengono alla Tradizione): ma in esse tale impostazione non risulta chiaramente, in quanto è sopraffatta da un apparente dualismo (impostazione propria di insegnamenti essoterici, non iniziatici);

b) - la dottrina del Logos è una dottrina di chiara provenienza platonica e neoplatonica; in genere, ellenistica. Occorre ricordare che Platone, secondo la tradizione, trascorse lunghi anni di studio presso scuole iniziatiche in Egitto (seguendo in ciò l'esempio di Pitagora): a parte la verità storica, assai discussa, di queste vicende, contano le relazioni fra gli insegnamenti platonici e quelli iniziatici egiziani (e, attraverso questi, quelli caldaici: v., nei Vangeli, l'analogo significato della presenza dei tre Re magi (maghi) venuti dall'Oriente etc.), e la creduta derivazione degli uni dagli altri. In tal modo con la dottrina del Logos vengono sinteticamente richiamati i precedenti storici dottrinali esoterici e la dottrina misteriosofica ellenistica nei suoi ricchissimi aspetti (misteri eleusini, orfici, dionisiaci, ermetismo). Attraverso il richiamo all'iniziato Platone, la teoria del Logos del Vangelo giovanneo pone, come precedenti storici gli insegnamenti esoterici sovra richiamati, e ad essi strettamente si ricollega: essa è figlia e derivazione di quegli insegnamenti, e si pone quindi sulla loro stessa linea di dottrina;

c) - i recenti studi storiografici sulla redazione dei Vangeli confermano che il Vangelo di Giovanni fu redatto quando ormai era stata completamente elaborata in ambiente ellenistico una completa cristologia: del cui significato esoterico troviamo numerose conferme nel testo (l'invito alla metanoia di Giovanni il Battista come presupposto necessario di salvezza; l'appellativo di Figlio dell'Uomo per il Cristo - appellativo inesplicabile per i puri storiografi e storicisti - morte e risurrezione, etc.) .

Quanto sopra, ci consente di trarre una prima sicura interessante conclusione: il Vangelo di Giovanni è un testo che contiene una impostazione senza dubbio esoterica. E già qui possiamo porre in rilievo che (per il noto principio di elementare geometria, in virtù del quale dati due punti vengono individuati tutti gli altri punti costituenti la retta passante per i due punti dati), dalla relazione fra il carattere esoterico del Vangelo giovanneo, e i precedenti esoterici che dal testo del Vangelo giovanneo traspaiono, viene individuata la linea sulla quale si pone la tradizione massonica; che è quindi univocamente tradizione iniziatica ed esoterica.

4. - Prendendo come punto di partenza quest'ultima constatazione, possiamo allora scendere ad un più approfondito esame del simbolismo de quo.

Ci rendiamo conto, innanzi tutto, che la ricerca della Parola è ricerca iniziatica di Dio (la Parola era Dio). Tale è il compito di ogni scuola iniziatica, e tale è il compito della Massoneria: quantomeno, il compito centrale, essenziale, tipicamente esoterico (anche se poi vi sono altri non trascurabili compiti secondari, che caratterizzano questa Scuola rispetto alle altre, e ne mettono in evidenza i tratti occidentali). Ne è prova il simbolismo del rituale d'iniziazione al 1°. Invero, tutti i simbolici viaggi del neofita (ad Oriente ed Occidente, a Settentrione e Mezzogiorno), si svolgono intorno al libro sacro; in altre parole, tale libro (o, più esattamente, la dottrina in esso contenuta, e, cioè la ricerca iniziatica di Dio) costituisce il centro, il fulcro dei viaggi, delle ricerche, dei tentativi, del desiderio di conoscenza del neofita. Egli brancola nel buio (sia pure aiutato e sorretto: e gli sono di aiuto e sostegno gli insegnamenti che gli altri simboli gli forniscono): ma deve brancolare intorno a questo centro di attrazione. E quando, al termine delle sue ricerche, il neofita sarà finalmente in grado di uscire dalle tenebre e di ricevere la luce, ciò avverrà sempre e soltanto in virtù di questa ricerca iniziatica: il neofita, fra le Colonne - che sono, se si vuole, anche le mitiche Colonne d'Ercole, il limite di ciò che è umanamente e razionalmente conoscibile (ed io raccomanderei di leggere in questo spirito e con questo significato l'Ulisse dantesco: Inf., c. XXVI, 90 ss.) - attraverso, per mezzo della ricerca iniziatica (cioè del libro sacro che si trova poco distante, a lui d'innanzi), vede il luminoso triangolo all'oriente: ha cioè una conoscenza-esperienza del divino, ne acquista una certezza-evidenza. Viene pertanto indicato al neofita il mezzo e il fine della ricerca che egli deve condurre, e la via che deve seguire. Fine e via (v. Tao) sono contenuti nell'insegnamento esoterico della pagina aperta del Vangelo giovanneo.

A fugare ogni dubbio, ed a precisare il significato dei simboli proposti, su tale pagina vengono posati squadra e compasso, che sono appunto il simbolo (anch'essi) della divinità.

Ti accenno alle correlazioni: [Osserva immagine inserita nel Titolo del documento]

- sfera del mondo/tre melograni (sono sulle Colonne interne del Tempio, e quindi vanno guardati dall'interno, dal centro:

- nome sacro impronunciabile (yud, hè, vav, hè):

Rebis alchimistico (Rosarium philosophorum, 1593: 3/1 serpentelli nelle coppe dell'Androgine):

Rebis alchimistico (Aurelia occulta philosophia, 1613: ai serpentelli vengono sostituiti simboli muratorii):

equivalenti alle 2 Colonne:

che intrecciati danno:

 e costituiscono il c.d. Sigillo di Salomone, Gran Pentacolo Magico, grande agente magico, Dio che si sostanzia nei modi.

Quindi: =    =

Ciò è confermato dal fatto che squadra e compasso vengono intrecciati, sul libro, in diverso modo, nelle sedute dei tre gradi. Per la tenuta di Apprendista, la squadra deve stare sul compasso (prevale su , la materia sullo spirito, o meglio: l'aspetto materiale sull'aspetto spirituale); nella seduta in grado di Compagno, squadra e compasso sono intrecciati (vi é cioè equivalenza, e quindi incomincia ad affermarsi, a trasparire accanto a ); nella seduta in grado di Maestro, il compasso sta sopra la squadra: l'aspetto spirituale si é affermato definitivamente sull'aspetto materiale, attraverso l'illusione della materia (Maya) scorgi la realtà dello spirito, della Sostanza; acquista evidenza su .

N.B. - Questo simbolismo, oltre all'insegnamento metafisico, contiene anche un altrettanto preciso, insegnamento di tecnica spirituale iniziatica. In terminologia alchimistica, ad esempio = zolfo filosofico,  = mercurio filosofico. La loro unione dà luogo appunto al Rebis (v. prima), al Filius philosophorum (equivalente al Figlio dell’Uomo, il Cristo evangelico ed esoterico).

5. - Stabilito qual sia il senso della ricerca iniziatica, non resta che trarne i conseguenti corollari:

a) - Considerando che il libro sacro è posto al centro del Tempio, che esso viene aperto all'inizio dei lavori di Officina, e Viene richiuso alla fine dei lavori stessi, possiamo stabilire la natura, l'indirizzo e i limiti propri del lavoro muratorio Questo lavoro, cioè, deve essere, incentrato e diretto all'oggetto della conoscenza iniziatica; i LL.MM. si ritrovano nel Tempio appunto per compiere questa comune ricerca, per realizzare questa fondamentale conoscenza. Ne puoi facilmente vedere le pratiche applicazioni: gli argomenti in discussione nei lavori di Officina, e le discussioni intorno a tali argomenti, non dovrebbero mai discostarsi da tale centro di gravità, ed anzi dovrebbero verso tale centro naturalmente convergere.

b) - Poiché il compito dell'iniziato é quello... iniziatico sopra indicato, é chiaro che l'iniziato stesso deve avere attitudine a questo tipo di lavoro, deve cioè essere attratto da quel centro, deve sentirsi chiamato. (Uso questa espressione per sottolineare che anche nel Vangelo trovi la tripartizione esoterica: 1°) non gettate le vostre perle ai porci (Matteo VII, 6), 2°) i chiamati (molti), 3°) gli eletti (pochi). Questa vocazione é il frutto di una scelta individuale spontanea, e costituisce un dato di fatto iniziale aprioristico: ha il valore, cioè, di un requisito di qualificazione per il profano che bussa alla porta del Tempio (non dimentichiamo che egli vi bussa perché desidera la luce! ). Si tratta, anzi, di un requisito fondamentale, al quale occorre porre molta attenzione. E ne vediamo subito la ragione.

c) - Il terzo corollario riguarda la natura della fede massonica nel Grande Architetto dell'Universo. Tale fede veniva enunciata nella stesura dei Landmarks curata dal Mackey nell'ottobre 1858, in questo modo:19) Ogni Libero Muratore deve credere all'esistenza di Dio come Grande Architetto dell'Universo.

Il testo del 1° articolo degli Antichi Doveri (Concernente Dio e la religione) richiamati dall'art. 3 della nostra Costituzione vigente, dice invece in proposito: ... e se (il Massone) comprende bene l'Arte non sarà mai un ateo stupido. La formulazione é sostanzialmente e profondamente diversa dalla prima. Secondo l'infelice espressione del Mackey, il credere nel G.A.D.U. costituisce un obbligo, é un requisito del Massone, o si crede nel G.A.D.U. o non si è Massone. L’espressione degli Antichi Doveri adottati dalla nostra Comunione non pone invece tale requisito (la possibilità che il Massone sia ateo viene esclusa categoricamente soltanto per il Massone che abbia ben compreso l'Arte), ma lascia intravedere che la fede nel G.A.D.U. é la logica necessaria conseguenza dell'esatta comprensione dell'Arte: é cioè il frutto, il risultato della ricerca sul significato dell'Arte. La fede del Mackey è fede dogmatica, essoterica; la fede del Libero Muratore che ha ben compreso l'Arte è fede esoterica, convincimento che nasce da conoscenza - esperienza - evidenza: é fede che necessariamente (dal punto di vista esoterico ed iniziatico) sorge non prima, ma dopo il viaggio (che può essere lunghissimo ed estenuante) della ragione attraverso l'universo del conoscibile, quando finalmente la ragione approdi alle Colonne. In perfetta aderenza al citato testo degli Antichi Doveri, nel rituale di iniziazione al 1° il neofita prima deve compiere i quattro viaggi, (intorno all'Ara) per ricevere poi la luce. Se la luce é il risultato, ed il viaggio è il mezzo indispensabile per conseguirlo, l'attitudine al viaggiare deve essere considerata requisito di qualificazione per il neofita. (Ciò é implicito anche nelle nostre denominazioni: il Libero pensatore deve ovviamente pensare, perché altrimenti (se non pensa) non è libero pensatore, ma libero-non-pensatore; il Libero Muratore deve costruire, perché se non costruisce niente, o se invece di costruire fa qualche cosa d'altro, non è più Libero Muratore, ma libero fannullone, o libero pescatore, etc.) .Ciò è tanto più necessario (possedere l'attitudine al lavoro iniziatico) in quanto il risultato è frutto congiuntamente della Scienza e dell'Arte. La Scienza, forse, può essere appresa da insegnamenti: ma l'Arte, in quanto tale, riesce soltanto in relazione ed in proporzione al coefficiente personale dell’artista. Io sostengo che la Verità è una landa selvaggia e che non è possibile arrivarvi per alcuna via tracciata, scriveva Krishnamurti (Lo scioglimento dell'Ordine della Stella, Ommen, 1929): è il ricercatore della Verità che deve sentire il desiderio di aprirsi la strada con le sue forze.

Come sai, l'esistenza del Libro della Legge sacra sull'Ara del Tempio (e la fede nel G.A.D.U.) è stata recentemente al centro di una grave questione internazionale. A parte le interpretazioni politiche di tale controversia, non si può non riconoscere - per quanto si è detto sopra - che l'abolizione del Libro della Legge sacra sull'Ara porta inevitabilmente alla eliminazione di un simbolo che costituisce centro, pilastro e faro di una scuola iniziatica. Se si abolisce quel centro e quella meta, la Massoneria può diventare qualsiasi cosa: ma automaticamente cessa di essere quella che è sempre stata e quella che è, erede e depositaria dell'autentica Tradizione iniziatica; senza di esso, nessun Massone saprebbe più qual senso, direzione e scopo dare al proprio lavoro. Ancora una volta, tragicamente, gli uomini preferirebbero brancolare nelle tenebre, chiudendo gli occhi alla luce.

G. M. Nardi

 

 

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