"Al conosciuto trinomio "Libertà – Fratellanza – Uguaglianza", sempre presente nei templi massonici, la consuetudine gergale dei Liberi Muratori aggiunge altri due termini non meno importanti che sono Tolleranza e Solidarietà.
Volendo definire questi due concetti secondo il metro del dualismo massonico, si potrebbe sostenere che il primo, Tolleranza, ha un aspetto lunare, passivo, mentre il secondo, Solidarietà, introduce aspetti solari, attivi [...].

 

Il documento che segue opera dell'ingegno del giornalista Walter Grandis, ed è stato estratto da Hiram n.2 anno 2001. Lo scritto ritrae un opera della maestria dell'Autore e non indica di necessità la visione della Loggia o del GOI. Ogni diritto gli è dichiarato.

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Al conosciuto trinomio "Libertà – Fratellanza – Uguaglianza", sempre presente nei templi massonici, la consuetudine gergale dei Liberi Muratori aggiunge altri due termini non meno importanti che sono Tolleranza e Solidarietà.
Volendo definire questi due concetti secondo il metro del dualismo massonico, si potrebbe sostenere che il primo, Tolleranza, ha un aspetto lunare, passivo, mentre il secondo, Solidarietà, introduce aspetti solari, attivi.
La Tolleranza non ha bisogno di una precisa azione ed è - generalmente - uno stato d’animo, un abito mentale proprio di chi, illuminato profondamente dall’amore verso il prossimo, riesce a rispettare e accettare le idee, le affermazioni e gli altrui comportamenti.
La Solidarietà, invece, presuppone un’azione che può essere svolta sia attraverso la parola, sia attraverso il comportamento o le opere.
Troppo spesso, nel mondo profano, il concetto di solidarietà massonica viene usato come un’etichetta riduttiva e quasi spregiativa: «... I Massoni si aiutano e si proteggono fra di loro!» oppure «... Tutto è facile per lui che è un Massone».
Poiché non è questa la verità, è opportuno chiarire il significato di solidarietà massonica proponendo un esame più approfondito del termine e, per farlo, iniziamo dalla comune definizione dell’etimo.
La Solidarietà – secondo il vocabolario Devoto-Oli – è: "Azione spontanea o concordata rispondente a una sostanziale convergenza o identità di interessi, idee, sentimenti. In senso più elevato, la coscienza viva e operante di partecipare ai vincoli di una comunità, condividendone le necessità, in quanto si esprime in iniziative individuali o collettive di sostegno morale o materiale".
Nella prima parte la definizione si propone come sostanziale convergenza di interessi, idee, sentimenti, termini questi che non introducono, necessariamente, il concetto di "aiuto", di "mutuo soccorso" o di "assistenza". L’ampliamento successivo, invece, inserisce un’idea collettiva: vincoli di una comunità che presuppongono iniziative di sostegno morale o materiale.
Alla luce di queste definizioni analizziamo qualche esempio su quello che è il manifestarsi della solidarietà nel mondo d’oggi.
Un episodio di vasta portata – come la calamità di un terremoto – soprattutto se si verifica in località lontane non genera un immediato senso collettivo di solidarietà. Questa iniziale indifferenza avviene perché la natura dell’uomo moderno sta, purtroppo, perdendo quella coscienza viva e operante di partecipare ai vincoli di una comunità.
Soltanto successivamente (e, purtroppo, non sempre) emergono manifestazioni di disponibilità verso i bisognosi, ma il fenomeno - sotto l’incalzare delle sollecitazioni dei mass-media - è generato soprattutto per emulazione o per l’esigenza di tacitare una coscienza non ancora soffocata dall’egoismo. A volte si giunge perfino a compiere gesti di assistenza solo per ostentazione della propria benevolenza o, addirittura, per un calcolato tornaconto.
Gli uomini, immersi nel "villaggio globale" e abbagliati dai freddi meccanismi della comunicazione virtuale, subiscono l’invisibile angoscia di un appiattimento spersonalizzante e sono sempre più inclini a rifugiarsi nel loro piccolo guscio, rappresentato al massimo dal quartiere dove vivono o, spesso, limitato al proprio nucleo famigliare.
Una conseguenza di tale atteggiamento è che si possa giungere perfino a ignorare per anni il volto o il nome dell’inquilino della porta accanto.
L’uomo del nuovo millennio scopre in sé la capacità di offrire sostegno morale o materiale soltanto in presenza di episodi circoscritti alla propria sfera, a quel "guscio protettivo" che egli si è imposto... il resto non gli appartiene e, quindi, non esiste. Solo in casi strettamente privati si accende in lui quella sensibilità che smuove l’indifferenza e lo induce all’azione di solidarietà.
Avviene, in sostanza, che una solidarietà "attiva" si sviluppi unicamente in ambienti ben definiti e circoscritti: fra colleghi, fra commilitoni, fra compagni di scuola. C’è solidarietà nell’equipaggio di una nave o in un gruppo di scalatori; può esistere fra i pazienti di un reparto ospedaliero e fra i detenuti di un carcere.
Si può, insomma, azzardare che la Solidarietà è un sentimento che si manifesta solo fra persone che si conoscono o che sono simili e che, per contro, esso emerge con molta difficoltà fra coloro che sono lontani o verso coloro che sono diversi per razza, cultura, ceto sociale, ecc.
Amore universale e Solidarietà sono espressioni che oggi, purtroppo, non si incontrano perché non basta all’uomo il fatto di avere la medesima natura, la stessa origine per alimentare e fondere in lui questi sentimenti.
Il Massone è individuo che esce dal suo guscio e inizia una nuova esperienza di vita all’insegna dell’Amore fraterno che, per espressioni codificate nei rituali e nelle Costituzioni della Istituzione, si sublima verso il "perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia". Amore senza distinzione alcuna, Amore universale, incondizionato.
Anche la Solidarietà massonica ha questa caratteristica ecumenica, solo i nostri detrattori e alcuni "Massoni sbagliati" possono limitarla a un sentimento elitario, riservato ai soli membri di un clan...
La Solidarietà massonica non deve essere identificata - come spesso si usa fare - con i concetti di aiuto reciproco, di assistenza, ecc. Questi sentimenti, pur nobili, sono succubi dell’esigenza di "avere" per poter "dare". Se questo assioma fosse valido anche per la Solidarietà massonica, si dovrebbe affermare che un "non abbiente" non è in grado di contribuire a quella finalità dell’Ordine (artt. 1 e 4 della Costituzione del Grande Oriente d’Italia) che è il perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia.
A sostegno di questa affermazione, che intende la Solidarietà massonica quale mezzo per il raggiungimento delle finalità dell’Istituzione, ci aiuta nuovamente il libro della Costituzione e dei Regolamenti che, seppure bisognoso di ampia e attenta revisione, è uno strumento ancora scarsamente conosciuto dalla maggioranza dei Fratelli e totalmente ignorato dal mondo profano.
La parola "Solidarietà" è presente unicamente nell’articolo 61 della Costituzione!
In esso sono indicate le Commissioni Permanenti in seno all’Ordine e le loro competenze. Tali organi consultivi e di studio (composti da un massimo di nove Fratelli del Grande Oriente d’Italia) sono: la commissione per le Costituzioni, per i Rituali, per il Pensiero massonico, la commissione Esteri e quella, appunto, per la Solidarietà.
Quest’ultima, per competenze, "studia le forme di intervento per il raggiungimento delle finalità massoniche"! Non, quindi, una solidarietà sotto forma di interventi di generale aiuto o di mutuo soccorso (quale potrebbe essere la beneficenza), bensì una "azione spontanea o concordata rispondente a una sostanziale convergenza o identità di interessi, idee, sentimenti" mirante al raggiungimento di quelle finalità dell’Istituzione che - ricordiamolo ancora - sono il perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia.
Per la Massoneria italiana il concetto di solidarietà non rappresenta un ideale, qual è, invece, il trinomio Libertà – Uguaglianza – Fratellanza, e non è nemmeno un sentimento, come la Tolleranza. Esso è un mezzo, anzi è il mezzo per il raggiungimento del fine sociale.
I veri Massoni sono votati e impegnati nella solidarietà sia verso i Fratelli sia - e forse ancor di più - verso tutta la Umana Famiglia.
Se si accetta l’idea che la solidarietà massonica è il mezzo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Ordine bisogna, allora, anche tenere presente che essa è un preciso dovere del Libero Muratore e che chi non intende (o non riesce) a diffonderla intorno a sé ha capito ben poco sulle finalità dell’Istituzione e non ha conquistato l’animo integro di un vero iniziato.
Pertanto, quando ci accusano di "usare la solidarietà", rispondiamo con orgoglio che è vero!
Se ci sono i presupposti per farlo, cerchiamo sempre di illustrare cosa essa significa per noi, ma non rattristiamoci se il mondo profano non riesce a capirlo: l’importante è che lo capisca perfettamente ogni postulante affinché non confonda mai la nostra Istituzione con un club, un partito, un clan o altro di peggio...!
Solo in questo modo - usando una limpida chiarezza con chi si avvicina ai nostri ideali e vuole vivere le nostre finalità - potremo garantire alla Massoneria italiana del Grande Oriente (contrariamente a quanto avviene in altre associazioni) una continuità che possa permettere a ogni Massone non solo di elevare la propria coscienza, bensì di contribuire al bene dell’uomo.

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