Non è stata mai bene avvertita la vera natura, e il reale significato del 'ka o doppio di cui è spesso menzione nei testi funerari degli Egiziani. Noi tralasciamo di occuparci delle altre parti che si credevano comporre l'individuo umano, cioè il khou, la bai, il nifu etc., e vogliamo solo interpretare il vero senso del 'ka desumendolo dai monumenti, e mettendolo in rapporto con alcune concezioni più moderne.
E prima di tutto, come si è inteso fino ad ora il 'ka? Il Maspero, uno dei più illustri egittologi, lo definisce «una specie d’ombra chiara, analoga al riflesso che si scorge alla superficie delle acque calme, o di uno specchio terso; una proiezione vivente e colorata della figura umana.... che riproduceva nei suoi minimi particolari l'immagine intera dell’oggetto o dell’individuo al quale apparteneva».

Così, Giulio Buonamici in questo suo studio datato 1899 che offriamo ai nostri Ospiti per la lettura e lo studio.

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Sullo stesso tema è possibile consultare:

La nozione del cuore di Dio presso gli Egizi

Il Libro dei Soffi

 

Non è stata mai bene avvertita la vera natura, e il reale significato del 'ka o doppio di cui è spesso menzione nei testi funerari degli Egiziani. Noi tralasciamo di occuparci delle altre parti che si credevano comporre l'individuo umano, cioè il khou, la bai, il nifu etc., e vogliamo solo interpretare il vero senso del 'ka desumendolo dai monumenti, e mettendolo in rapporto con alcune concezioni più moderne.
E prima di tutto, come si è inteso fino ad ora il 'ka? Il Maspero, uno dei più illustri egittologi, lo definisce «una specie d’ombra chiara, analoga al riflesso che si scorge alla superficie delle acque calme, o di uno specchio terso; una proiezione vivente e colorata della figura umana.... che riproduceva nei suoi minimi particolari l'immagine intera dell’oggetto o dell’individuo al quale apparteneva». Il Maspero stesso però osserva che la vera natura del 'ka è stata per lungo tempo disconosciuta dagli egittologi: alcuni arrivarono perfino a fare di questa voce una specie di forma pronominale (1)! Il Maspero e Lepage Renouf vi scrissero sopra dottissimi commentari (2); ma a parer nostro non tennero conto di alcune credenze simili che si perpetuarono nell’antichità, e si sono rinnovate quasi ai giorni nostri, le quali aiutano in singolar modo a comprendere il significato di certe antiche concezioni, di cui avremmo altrimenti perduta la chiave: vogliamo dire le dottrine dei Teosofi e degli Hermetici (3). Si sa che gli Hermetici considerano 1’uomo come risultante di tre parti o di tre elementi: il corpo materiale, lo spirito od anima immortale, e in mezzo a questi, quasi come legame di congiunzione, il corpo astrale o perispirito con voce più moderna (4). Ora questo perispirito od ombra del corpo, mediante il quale si spiegano oggi tutti i fenomeni conosciuti sotto il nome di medianici (5), é precisamente il ''ka degli Egizi. I termini con cui viene descritto il corpo astrale nelle opere di Paracelso, di Cornelio Agrippa, Van Helmont, Allan Kardec, De Remora, Bodisco, Crookes, Baraduc, Falcomer etc. (6), sono assolutamente i medesimi che gli egittologi, basati sulle iscrizioni dei monumenti e dei papiri, usano per far comprendere la natura del doppio, ed é a stupire che dopo tanto progresso di studi orientali nessuno se ne sia ancora abbastanza accorto, o abbia avuto campo di manifestarlo.

Solo qualcuno dei così detti occultisti lo ha affermato (7); ma più per metodo, (poiché presso tutti i popoli orientali si ritrovano credenze simili) che per scientifica convinzione. Alcuni del resto ammisero soltanto questa corrispondenza del corpo astrale al 'ka con alcune restrizioni, come Baudi di Vesme (8), restrizioni che, secondo noi, non hanno ragione di essere.
Troppo lungo sarebbe passare in rassegna i numerosi monumenti e le iscrizioni egizie in cui viene ricordato il doppio; e ci dovremo limitare ad alcuni raffronti che provino la verità della nostra tesi. Si consideri prima di tutto il titolo del capo 105 del Libro dei Morti (9):


Ro en s-hotep 'ka en sa em neter Ker.


Il Marucchi, illustratore del papiro Vaticano da cui é preso il testo, traduce: «Capitolo di far riunire il corpo all’uomo nella divina regione inferiore» dopo aver notato che la voce 'ka può avere parecchi significati, e che qui vuol dire «la sostanza corporea del defunto». Ora ciò sembra a noi alquanto oscuro. Infatti la voce sa significa uomo, persona (10); e quindi lo spirito in unione al corpo, 1’individuo umano in genere: ora se il Rituale avesse voluto esprimere il ricongiungimento del corpo all'anima, avrebbe usato un termine corrispondente a quest’ultima, invece della parola 'ka; e dato ancora che 'ka voglia dire talvolta persona, corpo, immagine, come conviene lo stesso Marucchi, é qui il caso di intendere immagine, forma, proiezione colorata, insomma il corpo astrale vero e proprio. E per vero il testo del capitolo favorisce simile modo d’intendere, poiché contiene un saluto che il defunto fa alla sostanza divina (11) la quale deve a lui riunirsi, e vi é aggiunta una formula di purificazione per il suo corpo.

Il doppio, come risulta dall’esame dei monumenti funerari, conduceva una vita vera e propria dentro la tomba, sia riposandosi, sia mangiando e bevendo. Si sa infatti che nelle tombe si riponeva un numero straordinario di offerte, pani, focaccie, frutti, vasi di latte etc., come si può vedere in tutte le stele dei Musei o raccolte d’antichità Egizie. Il defunto però, o meglio il suo 'ka non si nutriva di quelle bevande né di quei cibi materiali ma del doppio di esse sostanze (12); e questa é la ragione per cui non erano apparentemente consumate (13). Né v'era bisogno che l’offerta fosse reale per essere efficace: il primo venuto, dice il Maspero (14), ripetendo in onore del morto la formula dell’offerta, procurava per questo solo al doppio il possesso di tutti gli oggetti di cui recitava l'enumerazione. Ciò concorda con le teorie del sar (15) espresse dagli scrittori Cabalistici e Talmudici, colle teorie del mondo ideale (16) secondo cui «se un oggetto si cambia per noi in idea, l’idea alla sua volta (17), si può cambiare in oggetto» (18).

Gli Egiziani concepivano che il morto potesse pure abbandonarsi ai piaceri e sollazzi mediante il suo doppio: si osservino i bassorilievi sepolcrali dell’antico e del medio impero, ove si vedono riunite alle feste funebri nella sala sepolcrale turbe di ballerini e ballerine vestite in fogge strane e coronate di fiori, turbe di suonatori e di cantori di vario genere, e anche impiegati dell'harem (19). Quello poi che nei monumenti si dice a proposito dei khou mostra la spiegazione di certi fenomeni che si dicono di possessione presso i medioevali e i moderni: può provarlo il racconto della figlia del capo di Backten (20)
Si noti ancora che gli dei, secondo la tradizione egizia, possedevano più di un corpo e di un’anima: Ra, per esempio, per diversi testi, non aveva meno di 7 anime e 14 doppi (21). Essi possedevano inoltre un fluido misterioso, chiamato sa (22), analogo a quello, dice il Maspero (23), che si chiama presso di noi con differenti nomi, fluido magnetico, aura etc. Questo sa poteva trasmettersi da uno ad un altro individuo mediante dei veri passi magnetici: la frase sotpou sa si potrebbe quasi tradurre, praticar dei passi (24). Sono celebri le statue animate degli Egiziani ricordate spesso nei monumenti, da Giamblico e da Hermes. Il papiro Harris ne fornisce numerosi esempi; il papiro di Leyda (25) contiene un documento importantissimo a proposito dell’ossessione.

Sappiamo del resto che la Magia era praticata in Egitto fino dai tempi più remoti (26): e specialmente nella medicina si attribuiva più efficacia alle formule magiche che alle vere e proprie ricette. Già molti anni addietro il Marchese di Mirville (27) scriveva dello Chabas, il quale aveva illustrato il celebre papiro Harris, che «senza credere forse alla realtà delle cause che egli incontra ad ogni passo, e senza essere molto più indulgente per quelli che le affermano, egli riconosce la loro messa in giuoco continua, e non teme affatto di ritrovarvi il tipo, o per lo meno l’analogo costante delle nostre manifestazioni spiritiche moderne». Le relazioni citate dagli egittologi sui disturbi cagionati dall’ossessione dei khou provano in modo abbastanza chiaro che la dottrina dell’influenza degli spiriti era altamente professata dagli Egiziani. Ora, considerando la questione dal lato filosofico, ognuno intende facilmente che dato il concetto comune a tutti i popoli della materia in opposizione allo spirito, occorreva necessariamente, per spiegare 1’azione dello spirito sulla materia, immaginare un terzo elemento che servisse come d’intermediario fra le due diverse parti dell’individuo; e questo fu appunto il corpo astrale.

Ove si pensi che in tutte le filosofie dei popoli antichi, e in molte dei moderni si è ammesso questo legame tra il corpo e lo spirito; che lo si trova nel corpo luminoso di
Lao Tzu (o Lao-tzû, o Lao-tze)
nel corpo etereo dei Veda e dei Soutra dell’India, e dei Naska di Persia, nel ferouer di Zoroastro, nel corpo luminoso dei Pitagorici, nella nephesch dei Rabbini; che si descrive nei libri dei Neoplatonici e in quelli dei primi Padri della Chiesa (28); che corrisponde al linga sharira dei Teosofi, e al corpo aereo di Agrippa; che veniva pure ammesso da Kant e da Leibnitz (29), si stenterà a credere che qualche cosa di simile non debba ritrovarsi anche presso gli Egiziani, i precursori della teurgia e della magia dei primi secoli dell’Era Volgare.

 

Per il ferouer di Zoroastro consultare la sezione dedicata:

L'Avesta

 

Citeremo ancora una testimonianza dell’autore del Trattato De Mysteriis Aegyptiorum, attribuito a Giamblico; testimonianza che concorda colle nostre affermazioni «L’uomo ha due anime, egli dice, come insegnano le tradizioni di Hermes (30). Una di esse deriva dal primo intelligibile, ed é partecipe della potenza dello stesso autore (31).
L’altra poi è venuta a noi dal circuito dei celesti (32), nel quale si slancia anche l'anima speculatrice delle cose divine (33). L’anima pertanto discendendo in noi dai mondi (superiori), segue ancora i giri dei mondi stessi» (34). E continua poi a mostrare come per la derivazione immediata della prima possa 1’uomo esentarsi dal fato, e quindi esser fornito di libero arbitrio. Ora quest’anima che discende dai mondi, e della quale abbiamo una concezione simile nella filosofia indiana, non é altro che il corpo astrale formato di materia sottilissima come veniva immaginato, contenente i germi degli elementi; che discende dai cieli, o, a meglio dire, é della medesima natura di essi, emanando dal fluido universale, quale esso sia, l'aour degli Hermetici, o l'akasa degli Indiani, o l’agente magico del Levy.
Del resto qualcuno dei moderni ha riconosciuto l'identità del doppio col corpo astrale, come per esempio il già citato Di Vesme, sebbene parzialmente. «Il doppio, egli dice infatti,.... (35) quasi identico al corpo astrale dei moderni Occultisti, al perispirito degli Spiritisti. Ho detto quasi, perché Occultisti e Spiritisti non credono per certo, come già gli Egizi, che questo doppio risenta tutti i bisogni dell'uomo vivente, abiti presso la sua spoglia mortale nel sepolcro ecc.»

Noi invece potremmo mostrare con numerose testimonianze la corrispondenza perfetta delle azioni attribuite al perispirito con quelle che gli Egizi riferivano al 'ka (36): la semplice lettura delle opere di Allan Kardec basterebbe a provarlo (37). Inoltre il Di Vesme afferma poco dopo, forse non intendendo bene le parole del Maspero (38), che egli cita: «v'era poi l'anima propriamente detta, chiamata Ba». Ora noi possiamo asserire basandoci sui monumenti (39), che per Ba si deve intendere l’anima in quanto è messa in relazione col suo involucro, rappresentata il più delle volte in forma d'uccello a testa umana (40), ciò che non può essere affatto la vera e propria anima la quale era il khlou (41). Sicché ci sembra non potersi sollevare alcuna obiezione ragionevole sul modo che noi abbiamo proposto per intendere la vera natura del 'ka egizio, il quale occupa nella costituzione dell’individuo umano il posto che alcuni Padri della Chiesa attribuiscono al corpo spirituale (42), e che si ritrova, come é stato accennato, in tutte le teorie orientali, e nei sistemi filosofici che da esse derivarono.

Questo terzo termine che unisce l’anima spirituale al corpo materiale, e che poi resta la sola determinazione o circoscrizione dell’anima dopo il suo separarsi dal corpo, viene insinuato, in modo quasi simile a quello descritto a proposito del 'ka, dai teologi del Medioevo (43), e poeticamente rappresentato dall’Alighieri nel XXV del Purgatorio (44):



E simigliante poi alla fiammella,
Che segue il fuoco là 'vunque si muta:

Segue allo spirto sua forma novella.
Però che quindi ha poscia sua paruta,
E’ chiamata ombra; e quindi organa poi

Ciascun sentire infino alla veduta.
 



Nil sub sole novi!

 




1 - De Rouge Chrestom. Egypt. II. p. 61. 63.

2 - Maspero. Etudes de Mythol. et d’Arch. Egypt. I. 77. 91; 388. 406; Lepage Renouf: Transactions of the Socety of Biblical Archaeology t. VI. p. 494. 508.

3 - Vedi le opere di Alfonso Levy; di Dramard, Judge, Patrice, Sinnett, Blavatsky, Arnould etc.

4 - Cf. Ursini: De Hermete Trismegisto etc; Trismegisti opera edit. Ficino; Borrich: De ortu et progressu Chemiae; Fabricius. Bibliot. Gr. I. p. 76 IV edit; Kircher: Oed. Aeg. p. 427; Patrizi: Magia philosoph. etc.

5 - Cf. Falcomer. Introdur. allo Spiritual. Sperim. p. 43. e seg.

6 - Paracelso: De philosophia sagaci; Paramirum etc; Cornelio Agrippa: De occulta philosophia. p. 354 seg; Van Helmont: Opera, passim, ed anche Maxvell: Opera, id; Allan Kardec Opere, passim; De Remora Teoria e pratica dello Spiritismo; Bodisco: Traits de lumière, traduz. della C. E. Mainardi, Verona; Crookes: Recherches sur le spirit.; Baraduc: La force vitale ou notre corps vital fluidique et sa formule biomètrique; Falcomer: op. cit.; cf. ancora, De Rochas: L'extériorisation de la sensibilité; L’extériorisation de la motricité; Marillier: Hallucinations télépatiques; Decrespe: Magnétisme, Hypnotisme, Somnambulisme; Aksakof: Animisme et spirit. Le opinioni di questi e di molti altri autori antichi e moderni saranno da noi studiate in un'opera apposita sulle teorie riguardanti il corpo astrale.

7 - Vedi sopratutto Ernesto Bose: Isis devoilée p. 179 e seg: notisi però che in generale tutti si son riferiti alle credenze che si riportano agli Egiziani dei primi secoli del cristianesimo, attingendo alle opere di Porfirio, Jamblico, Hermes, ecc., senza esaminare con cura le fonti originarie, cioè i monumenti.

8 - Storia dello Spiritismo Vol. I. 97 etc.

9 - Marucchi: Il grande papiro Egizio della Vaticana, p. 61.

10 - Pierret Dict. hierogl. Si noti però che sa indica uomo in senso di spirito unito al corpo solo quando si parla di un vivente; ma a proposito di un defunto significa uomo solo in quanto s’intende l’individuo umano, l’io conoscente, sprovvisto di corpo materiale, come apparisce manifesto dal titolo del capo 90 del Rituale,: «Capitolo di far ricordare all'uomo nella divina regione inferiore» (Marucchi p. e 1 c ): ivi per uomo s’intende il defunto in quanto spirito, e non in quanto corpo ed anima.
Quando nei papiri e nelle iscrizioni si parla del corpo dell’uomo nella divina regione inferiore devesi sempre intendere nel senso di corpo astrale, perché il corpo materiale dicesi stare presso di Seb, cioè in terra; cf: Rossi: Credenze degli Egizi sulla vita futura, Accademia delle scienze. Torino 1877 p. 475.

11 - Questo conferma il nostro modo d’intendere il titolo del capitolo perché la sostanza divina è quella da cui vien formato il 'ka o corpo astrale, come presso gli Indiani l’akasa: non potrebbe riferirsi mai questo epiteto al corpo materiale.

12 - Tutti gli oggetti secondo gli Hermetici e i Teosofi hanno il loro doppio; cf. Falcomer. p. 43.

13 - Tutti i popoli, più o meno logicamente, hanno avuto l'idea che il defunto potesse servirsi degli oggetti di cui usava in vita: i selvaggi professano anche al presente simile opinione.

14 - Histoire ancienne pag. 52; cf. Marucchi 1. c. p. 5.

15 - Cf. Benamozégh. Teologia: vol. I. p. 192.

16 - Falcomer. p. 43; Allan Kardec: La Gènese etc.

17 - Visani Scozzi. D. Paolo. L'ipnotismo Rivista psicologica Firenze. Nov. 1894. p. 230.
Il citato autore spiega ciò per la trasformazione delle forze, ma noi non possiamo ammetterlo: esporremo in altro lavoro, di cui abbiamo già toccato, i motivi del nostro rifiuto.

18 - Cf. anche l'opera del Dottor Pascal: La Réincarnation. p. 15 e seg.

19 - Schiaparelli: Il libro dei Funerali I p. 60; cf. il canto dell'arpista della tomba di Nefer hotep in Maspero. Corso al Coll. di Francia. 1877, 78; Allan Kardec: Le livre des Med. p. 205 etc;
Gualtieri Relazione etc. nel Vessillo, Vercelli, Giugno 96 etc. Vedi anche Rosny; Tabubu p. 70 e seg.

20 - Maspero. Hist. p. 287; il racconto prova, se non altro, che tali credenze eran diffuse nel popolo; cf. Mirville Pneumatol. vol. V. p. 247.

21 - Maspero: Hist. vol. I. p. 108.

22 - Analogo all’akasa degli Indiani su cui vedi: Regnaud: Materiaux etc. p. 61. seg.

23 - Maspero. Contes popul. des. anc. Egypt. p. 121.

24 - Maspero. id. id.

25 - Lenormant. III Rist. anc. 261; Woenig in Leipzieger Tageblatt. 25 Nov. 1888. Cf. ancora il papiro medico di Berlino in Brugsch: Recueil des monum. Egypt. 1863, parte II p. 117; Mirville, Op cit. p. 91; Chabas: Bull. arch. de l'Athen. franç. Juin. 1850 p. 43 etc., etc.

26 - Cf. Lenormant; La Magie chez les Chaldées.

27 - Pneumat. 1. c.

28 - Cf. Falcomer p. 37, per la rassegna dei nomi e nei popoli. Per i Padri della Chiesa ne tratteremo espressam. nell’opera di cui abbiamo già fatto cenno; intanto basta citare S. Ilario; Comm. in Matth. c. V; Tertulliano: De anima; Taziano, S. Ireneo, etc.
Vedi pure la spiegazione che delle loro teorie fa S. Agostino: de Gen. ad lit. 1. X, l'autore del Trattato de spiritu et anima Altieri Metaph p. 275; S. Tommaso. Summa Theol p. III Suppl. qu. LXIX. art. 1. Questi ultimi, pure ammettendo la circoscrizione dello spirito nel tempo e nello spazio, negano però che sia rivestito di sostanza materiale.

29 - Cf. Falcomer. p. 37, 58; Du Prel. L'enigma umano; Kant: Histoire général de la Nature; Pascal. La Reincarn. p. 67 e seg: ove sono enumerati gli autori moderni che hanno ammesso in tutto o in parte simili teorie.

30 - Thoth.

31 - Corrisponde al khou, lo spirito vero e proprio dei monumenti.

32 - Cioè a dire degli astri. Platone ammette qualcosa di simile a proposito dell’anima umana: nel Fedone dice che essa sta nel corpo come in una carcere, e nel Timeo che vi è discesa dalle stelle.

33 - Questo può accennare non tanto alla contemplazione per mezzo della quale lo spirito si può sollevare fino a Dio, secondo le teorie dei neoplatonici e dei Padri della Chiesa, dei Mistici in particolar modo, come si è mostrato nel nostro lavoro su Riccardo da S. Vittore; quanto alla separazione del corpo astrale dal corpo materiale di cui parlano anche i moderni cf. Falcomer; Ernest Bosc: Voyage en Astral etc.

34 - Allude all'influenza degli astri sui destini umani ammessa dagli Hermetici, e professata fino al medio-evo, nonché ai nostri giorni: cf. Alfonso Levy, Pascal, Sedir etc.

35 - Op. cit. I. 97.

36 - Cf. anche Thyrée: Loca infesta; Rusca: Traité de l'état des démons etc.

37 - Cf. Pascal, Falcome.r, De Remora, Sedir etc.

38 - Maspero: Histoire des âmes dans l'Egypte ancienne; Revue Scient. 9 Marzo 1879.

39 - Maspero: Histoire des anciens peuples de l'Orient vol. 1 p. 108, 183, 187 etc.

40 - Cf. Maspero già citato. Nel nostro lavoro che pubblicheremo tra breve saranno dimostrate in modo evidente tali affermazioni.

41 - Cf. Maspero I 114 etc.

42 - S. Ambrogio: Abraham II cap. VIII n. 58 a proposito degli angeli; Pier Lombardo: De rerum et spirituum creatione. Il dist. 8; S. Ilario, S. Cirillo, S. Cipriano, Origene, Tertulliano etc; cf. Des Mousseaux: Les médiateurs etc. p. 285 e ses.

43 - Cf. S. Clemente d’Alessandria, Origene e gli altri già citati, S. Agostino: De Civit. Dei XXI. 10; S. Tommaso o. cit. Vedi Daniel; Essai sur la Divine Comédie, Oynam e altri citati dallo Scartazzini nel Commento al Purgatorio, pag. 509 ediz. Lipsia 1875.

44 - V. 57; vedi però tutto il canto, e i commenti dello Scartazzini, e di Filippo Abignente e Claudio Pagani etc.

 

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