Istruzione del 25 giugno 1776
Il testo che segue non è redatto da Willermoz ma da d’Hauterive

© Federico Pignatelli

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La preghiera effettuata ogni sei ore, formulata per chiedere di partecipare all'azione degli esseri che vegliano ed agiscono su questo universo, desidererei sapere ciò che si può conoscere di questa azione e del suo scopo? Non avendo sentito affatto su questa importante preghiera l'istruzione del Maestro di Hauterive [sottolineato] desidererei conoscere alcuni dettagli sulla sua necessità per potermi migliorare.

 

Da questa domanda ne consegue una più generale e molto importante. I numeri sono l'espressione della legge e della natura degli esseri. Mi sembra che i nostri P[otenti] M[aestri] ce li hanno presentati, più sotto questo ultimo rapporto che sotto il primo; come espressione della legge devono determinare e devono dirigere l'azione degli esseri di tutte le categorie; è così che nel temporale materiale si vede la loro azione avere un corso regolato, come le stagioni per esempio, ecc. desidererei conoscere quale è in un ordine superiore il corso dell'azione spirituale che risponde all'azione fisica, il suo oggetto ed i doveri che questa conoscenza impone all'uomo di desiderare.

 

Qual era la posizione dell'uomo primitivo creato Dio della terra in rapporto agli agenti planetari. [?] La sua libertà, la sua natura, le sue stesse funzioni, soprattutto quella di riconciliazione, stabiliscono la superiorità di cui era rivestito su di essi; ma aveva qualche impero sulla loro azione che mi sembra da allora destinata a concorrere allo scopo della missione dell'uomo [?] Sarebbe possibile avere alcuni dettagli su questa domanda ed i diversi temi che abbraccia [?]

 

Oggi la posizione dell'uomo è cambiata. Se ha avuto qualche impero su questa azione, non è più destinato che ad approfittarne in base al suo lavoro, ai suoi desideri, alla sua preghiera. Probabilmente è ridotto all'invocazione di questi esseri, sottomessi alla necessità di conciliarsi con essi. Quale è il culto che deve loro? Quale sono i soccorsi che può aspettarsi?

 

Se non ho sbagliato sullo scopo della preghiera ogni sei ore, la domanda precedente ne porta un'altra. Il minore, avendo svolto il compito di questa vita materiale, finisce il suo corso temporale giunto alla sua reintegrazione totale, non è associato all'azione degli esseri o agenti planetari in quanto spirituale [?] Queste due azioni che devono essere differenti sono probabilmente combinate; in che cosa differiscono? Quali soccorsi possono giungere all'uomo, come può conciliarsi con essi in questi casi? Questa azione presunta Sarebbe l'oggetto di ciò che la chiesa chiama l'invocazione dei santi?

 

Mi inganno a pensare che se questo culto appartiene alla Chiesa Xne, è che prima della venuta del Redentore, alcuni potenti avrebbero potuto essere i primi Eletti, il Cristo non aveva ancora realizzato per intero il compito di misericordia che è venuto a compiere [?] Ciò fa nascere tuttavia dei dubbi, perché il carattere e la missione dei primi Eletti sembra più evidente, più forte, di quelli che seguirono.

 

Il perverso non può esercitare la propria volontà e potere cattivo che imitando il potere sovrano e buono. Gli agenti spirituali buoni, impiegati dal Creatore, hanno essi altrettanti antagonisti negli agenti particolari del perverso più o meno come l'intelletto cattivo si trova vicino all'uomo in opposizione dell'intelletto buono? Può pensarsi che gli agenti planetari siano anche in opposizione ed in aspetto di altri agenti demoniaci da cui l'azione spirituale cattiva si distende sull'uomo, sulle nazioni e sulle società che abusano della loro libertà, e di cui l'azione fisica si mostra mediante disordini e sconvolgimenti che mettono alla prova il mondo materiale, finché forse si manifesta di un modo più sensibile quando l'azione degli esseri che la contengono sarà ritirata?

 

La rinuncia dei metalli in una certa circostanza, un fatto degno di osservazione se ne avessimo spiegazione precisa, la similitudine dei caratteri che caratterizzano i pianeti e metalli, caratteri che ci sono venuti dai popoli del mezzogiorno, se non mi sbaglio, non avrebbe un rapporto con la domanda precedente?

 

Mentre l'Eletto rinuncia all'oro, al denaro, al rame, nel grado successivo, il potere legato al ferro gli è confidato. Diviene più particolarmente unito al denaro di Marte, uno dei quattro agenti spirituali superiori; questo è, se non mi sbaglio, il senso e l'oggetto della Massoneria; allora non bisognerebbe supporre che egli ha tra i quattro agenti planetari superiori ed i tre agenti planetari correlati alla regione terrestre una differenza che sorregge quelle che rimarco nelle cerimonie dei due gradi?

Ma perché l'oro, allegoria del sole, uno degli agenti planetari superiori, è rifiutato? Lo sarebbe perché la stessa allegoria può presentarsi sotto un'infinità di aspetti differenti, o perché l'azione dell'astro che vi corrisponde, è particolarmente destinata al corpo? Questa ultima ragione mi sembra più forte; desidererei sapere se la funzione dell'agente solare è delimitata puramente al corporale, così come l'esperienza sembra evidenziare?

 

La divisione e l'immagine dei tre elementi costitutivi di ogni corpo si mostrano negli individui dei tre regni; la si ritrova ancora nelle differenti classi che compongono i regni; così, nel regno animale, le specie che volano rappresentano il fuoco, i quadrupedi la terra, ed i pesci l'acqua; nel regno vegetale le piante grasse, terrestri ed acquatiche offrono lo stesso quadro, ma un poco meno distinto; nel regno minerale diventa ancora più difficile da osservare bene; tuttavia non potendo dissuadermi dal vedere i sassi e le terre corrispondere al mercurio, i sali al sale; ne consegue che i metalli corrispondano allo zolfo, e rappresentano nell'ultima classe degli esseri materiali il più attivo degli elementi; questo si presenta qui in modo molto più nascosto e meno distinto che nelle classi superiori, sebbene si trovi dovunque più del sale e del mercurio, sia in ragione del fatto che questi due elementi sono più grossolani, sia per il fatto che sono destinati ad essere ovunque l'involucro, mentre lo zolfo ne occupa il centro. Se il mio ragionamento è giusto mi stupirò meno della relazione che sospetto tra i metalli ed i pianeti; desidererei, se è possibile, alcuni dettagli su questi temi.

Il tempo porta il numero della materia, la sua divisione annuncia la sua fine, il passato annuncia l'ora, il presente porta il futuro, il futuro inghiottirà l'ora ed il passato. Così, in una lunghezza data, le due estremità ed il mezzo formano la superficie, così ritrovando in tutto ciò che è corporale la divisione ternaria della materia, nessun istante può esistere senza che si possa notare le tre divisioni essenziali del tempo. È dunque novenario come la materia per la quale è stato creato. Deve finire, ma la sua reintegrazione non appartiene ad una regione al disopra della regione materiale? Come si farà? Il ternario del tempo, sembra in effetti di una natura diversa da quello della materia che si mostra tutta insieme, mentre l'altro si sviluppa solo successivamente.

 

Vorrei cercare di fissare, per quanto imperfetta, la nozione che intendo avere dei numeri; penso di intravedere nonostante l'oscurità che mi si presenta, che questa conoscenza può includere le cose più sublimi. 

Avevo visto, finora, nei numeri soltanto un'astrazione semplice delle qualità degli oggetti per considerarli solo relativamente alla loro quantità, alla loro molteplicità, all'ordine in cui si succedono o si trovano collocati. 

È tuttavia vero che le operazioni con le quali li combiniamo ci mostrano che sono assoggettati a leggi immutabili; l'effetto di queste combinazioni si percepisce chiaramente, e lo spirito soddisfatto della pulizia con la quale lo concepisce, non risale non più in alto.

L'idea che presenta questi stessi numeri come l'espressione più semplice e più chiara delle leggi dell'universo, e delle sostanze intellettuali, apre, allo spirito stupito una strada ben più soddisfacente; la varietà immensa degli effetti della natura dovrebbero apparirci come l'effetto di un solo principio, al quale tutte le cause seconde sono subordinate, e che il nostro allontanamento ci impedisce di vedere. Ora, nulla può avvicinare di più questo principio se non i numeri, la cui natura e di applicarsi ovunque, di presiedere fondamentalmente ad ogni composizione e decomposizione.

Ma questi numeri devono essere considerati diversamente da un'espressione di scelta e di convenzione che, da allora, sarebbe soggetta ad errore. Sono l'espressione necessaria di ciò che designano; non sono il lavoro della creazione, hanno solamente il vantaggio di esserne l'immagine più precisa di altri oggetti, dove lo stessa immagine è ripetuta continuamente ma in maniera meno chiara, presenta dovunque questo principio unico da dove dipendono le leggi dall'universo e che i nostri sforzi devono sperare di raggiungere.

 

Sotto questo punto di vista, che è difficile non adottare e che la sua universalità deve stabilirsi sempre più in misura in cui essa è conosciuta, si deve potere leggere la storia della natura nelle proprietà e nei rapporti dei numeri; ho creduto di vedere nella creazione, dove tante cause seconde delimitavano e smarrivano la nostra vista, la ripetizione infinita di un stesso principio. Trovo nei numeri questa stessa ripetizione; i numeri composti sono solamente l'aggregazione dei numeri semplici che si ripetono continuamente al di là del denario. Così questo ultimo numero includerà tutto; e noi non si deve considerare che questa serie, chiusa a sua volta nel quaternario che contiene l'unità, principio e fine universale di tutto.

L'unità indivisibile identica è il principio e la fine universale, l'autore e la legge di ogni serie; inalterabile, immutabile, presenta l'infinito in ogni senso, è dovunque e non è contenuta da nulla, senza lei niente esiste, è il centro universale.

 

Così come l'unità esiste per se stessa, e la sua essenza è di essere sola ed indivisibile, il numero due è il numero della confusione. Non possono avere due unità, a meno che la loro natura non sia opposta, una vera l'altro falsa. Il numero binario porta, dunque, il carattere dell'usurpazione e della ribellione, indica il cattivo principio in opposizione al buono ed in ciò ha, con il quinario, rivestito degli stessi caratteri, diverse somiglianze che è probabilmente utile evidenziare.

1 Che pur contenuti entrambi nel dénario, essi non vi sono inclusi, se non moltiplicati uno con l’atro. 

2 Che il quinario, risultato del numero ternario della creazione unito al numero due, presenta, in rapporto alla creazione nella purità della sua origine, non la stessa opposizione ma un'opposizione simile. Se invece di considerare il triangolo semplice, considero il doppio e vi  aggiungo anche il numero quinario che è il secondo numero di prevaricazione, essi mi restituiranno undici che mi riporta al numero due, prima sorgente di prevaricazione e di confusione.

3 Che questi due numeri di tenebre riempiono uno e l'altro l'intervallo che separa la creazione dal Creatore; come il numero binario divide il ternario con l'unità, così il quinario divide il senario, secondo numero di creazione, col quaternario che è l'unità divina unita alla natura umana nel suo stato di debolezza e di degradazione.

 

Il numero tre è il numero della creazione; la figura più semplice che si possa presentare è triangolare; è il prodotto di tre elementi composti loro stessi di tre essenze; è il lavoro di una doppia azione di esseri ternari, così comprende i numeri 3, 2 e 9, i quali moltiplicati per qualsiasi numero ritorneranno sempre in loro stessi, e presentano sempre il principio da dove sono partiti. Così, allo scioglimento della creazione, gli elementi divisi nei corpi che li compongono, saranno loro stessi sciolti e risolti nelle essenze che li costituivano; la loro reintegrazione li ricondurrà al principio di dove erano emanati.

 

Ho intravisto l'immagine più sublime del quaternario, che ci mostra il lavoro dellà redenzione, opera della misericordia e del potere divino, come l'effetto ed il risultato delle leggi immutabili stabilite dal sovrano principio.

Consideriamo le sue proprietà ed i suoi rapporti. Come nelle superfici, la figura triangolare è la più semplice, ugualmente nei solidi la più semplice delle forme è quaternaria; tre lati compongono una piramide alzata su una base triangolare che dà 3, la cima (uno) che la ultima viene a completarla, e forma il quaternario.

Il quaternario è il mezzo, tra il settenario e l'unità, ed il settenario è lontano dal quaternario di altrettanti gradi come il quaternario stesso lo è dall’unità. La Sua posizione ci ricorda ancora il beneficio ineffabile della redenzione, e come la creazione separata dall’unità tramite i numeri 2 e 5, se ne avvicina grazie al numero quattro che ripristina la comunicazione tra il creatore e le creature. Così, grazie al Cristo, gli uomini saranno salvati, così grazie a lui è ristabilita la comunicazione dell'uomo con l'essere sovrano, e quand'anche per l'effetto della prevaricazione un decreto immutabile stabilisce questa separazione che genera tutti i nostri mali, la bontà divina sa conciliare la misericordia infinita con l'immutabilità delle sue leggi.

Collocato tra l'unità ed il denario, tra il principio e la fine che si toccano solamente per confondersi, il quaternario include diverse delle proprietà dell’uno e dell'altro di questi due numeri. Come l'unità, esso include in sé il denario completo, come il denario si confonde di conseguenza con l'unità di cui è la ripetizione e di cui condivide la natura. Se riunisco tutti i numeri che incudono il denario, ottengo 55 il che mi restituirà il denario, ovvero tutto ciò che include già il quaternario. Così il numero quaternario mi offrirà la natura divina nel suo principio ma unita alla natura umana, la natura divina generata e rigeneratrice.

Un'altra similitudine si riscontra tra il quaternario ed i denario; come sommando da 1 fino a 10 tutti i numeri che compongono il denario ho ottenuto 55 o 10, così, facendo la stessa operazione da 4 fino a 10, ritrovo il mio quaternario inalterabile nella sua essenza così come anche l'unità che l'ha prodotto ed il denario che ripete l'unità.

 

4     5     6     7     8     9     10
                     9     15   22    30    39    49
                            6    4       3    12    13

[qui termina il testo che non è della mano di Willermoz]

 

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