Ernesto Nathan

 

Il Massone

 

 
 

Nell'assumere per la prima volta (fu eletto una seconda volta nel 1917) il Supremo Maglietto della Massoneria nel 1897 - che mantenne fino al 1904 - Ernesto Nathan indirizzò a tutte le Logge Massoniche la seguente Balaustra:


 


«Fratelli!
Chiamatovi dai vostri suffragi, dal voto dei vostri delegati, assumo il maggior ufficio di rappresentanza della nostra Famiglia, spintovi dal sentimento del dovere, principio informativo dell'essere nostro.
Gli altri servigi resi al Sodalizio dal mio predecessore, che seppe riorganizzarlo e fortemente costituirlo, col sacrificio delle migliori sue facoltà e di quei migliori anni in cui l'energia e l'esperienza si completano, restituirono alla Famiglia nostra il posto che le spetta fra i popoli massonici nella lotta per il bene; mantenervela, sollevarla sempre più in alto, conservarne immacolata la bandiera, chiarirne l'indirizzo, sì che non possa essere, né affermarsi, con sembianza di verità, ignoto, è ufficio di chi raccoglie l'ardua successione.
Ardua invero quando ai nemici della Patria, ai fautori dell'oscurantismo, si collegano uomini professionisti liberali per ingiuriare e calunniare; quando le più solide accuse sono gittate di rimando dai crocchi ai giornali, dai giornali alle aule legislative, sì da ingenerare nella mente di quanti ignorano i nostri fini, dubbi e sospetti indegni di essi e di noi.
E ora, o Fratelli, di parlar chiaro ed alto, di ripetere ciò che noi siamo, dove andiamo; è ora che noi, puri di opera e di intendimenti, fughiamo dalla mente degli uomini di buona fede i fantasmi che la malignità cerca di evocare.
Si dice che siamo profanatori di ogni religione, d'ogni coscienza: è menzogna. La tradizione massonica svoltasi attraverso i secoli dalla più fitta notte dei tempi ha raccolto i veri divulgati da tutte le religioni, rivelati dalla scienza, per estrinsecarli, propugnarli e diffonderli nella umanità. La Massoneria accoglie tutte le religioni senza adottarne alcuna: affratella gli uomini di ogni credenza che seguono la legge eterna d'infinito progresso e vogliono attuarlo su questa terra: qui la sua missione, qui il vasto campo all'opera sua; alla coscienza di ogni Fratello il sollevarsi sulle ali della fede e penetrare i misteri dell'al di là.
Si dice che siamo mancîpi di determinati partiti di governo: è menzogna. L'alto, sereno concetto politico nostro si svolge al di sopra delle scuole che si contendono gli intelletti e dei partiti che si contrastano il potere. Anzitutto e soprattutto siamo italiani; la Patria, leva per cui operiamo nell'umanità, è in cima ad ogni nostro pensiero. Erigerci barriera contro coloro che la vorrebbero spezzata o distrutta, disperdendo la gloriosa epopea che la ricondusse a vita nuova, è politica nostra; e sta in sintesi lucente nel glorioso trinomio Libertà, Fratellanza, Uguaglianza. A quello inspirarci nella nostra Comunione, nei mutui rapporti; quello divulgare e propugnare nei limiti della legge, integre serbando le libere convinzioni dei Fratelli; quello esplicare coi mezzi consentiti ad una fratellanza in cui uomini di diversa fede depongono "le passioni loro sulla porta del tempio" per accomunarsi in un concetto di bene umano; per quello stendere la mano alle altre famiglie, perché i confini fra nazione e nazione scompaiano dinnanzi a sentimenti di pace e di amore; tale la nostra politica. Né altra può essere; quando la Massoneria si assoggetti ad una scuola, ad un partito, ad un uomo, smarrisce il suo carattere fondamentale di universalità, di umanità; sparisce la fratellanza, subentra la setta.
Si dice che siamo consorteria coalizzata per facilitare il soddisfacimento degli egoismi affiliati: è menzogna. Siamo famiglia e nell'affetto reciproco ci stendiamo la mano l'uno all'altro per confortarci nelle sventure e nei dolori, per sorreggerci quando per le aspre vie della vita sentiamo travolgerci in basso; ma famiglia che non può né suole rinserrarsi intorno al focolare, sorda ai gemiti che si alzano intorno; famiglia che ha diritto all'esitenza soltanto perché la consacra a beneficio dei simili. La Massoneria è mutua assistenza per poter essere pubblica assistenza; altrimenti, travagliata e consunta da lotte intestine, di egoismi contrastanti, perirebbe al pari di tutti gli organismi che non sanno comprendere la missione della vita.
Si dice che fra i riti profanatori copriamo col segreto illecite aspirazioni, turpi mezzi, inconfessabili fini: è menzogna. I nostri riti, i nostri simboli, armi gentilizie nobilissime, tramandateci da remote età, sintesi esterna di una storia gloriosa di martiri, di sacrifici di civili conquiste, sono linguaggio internazionale, segni di riconoscimento fra famiglia e famiglia, nazione e nazione; titoli ed emblemi innanzi a cui s'inchinano uomini di ogni paese, di ogni posizione, dal potente monarca al modesto operaio; i titoli ed emblemi immortalati dai maggiori ingegni umani, divulgati da numerose pubblicazioni; né vogliamo abbandonarli, né potremmo. Verrà giorno auguriamo vicino, quando le coscienze abbiano penetrato il vero, quando non sieno disseminate per la scala sociale menti ottuse o malvagie che pongono all'indice un uomo, lo perseguitano e lo sacrificano perché si prefigge una missione di civiltà; verrà il giorno quando la tolleranza ed il rispetto che noi professiamo e pratichiamo con tutti saranno da tutti estesi anche a noi: allora sarà tempo di giudicare come l'onesto segreto che vieta alla malignità di danneggiare i nostri Fratelli debba essere abbandonato.
Le cose dette non giovano a voi, Fratelli; vi sono già note, come vi è nota la dichiarazione sintetica dei nostri principii, in cui si determina che «la Massoneria ha per fine il lottare contro l'ignoranza sotto tutte le forme; deve obbedire alle leggi, vivere con integrità, praticare la giustizia, amare il simile, lavorare senza posa per il bene dell'umanità mediante la sua emancipazione progressiva e pacifica».
A voi è superfluo ripeterle, né le ripeto per voi. Ditele, diffondetele nelle vostre valli: valga la parola del Capo dell'Ordine da voi eletto per svelare a tutti gli onesti qual sia il segreto, quale la congiura, quale la setta: per gli altri la indifferenza ed il disprezzo.
Ed ora dove andiamo? Quali i fini immediati dell'opera nostra?
Il programma parla chiaro. Non vi è problema di progresso, di civile rivendicazione che non sia di nostra competenza, che non debba ripetere da noi studio e cooperazione, quando si conformi ai principii regolatori dell'Ordine, quando possa essere liberamente accettato dal popolo massonico. Nella lenta evoluzione sociale le ingiustizie e le conseguenze sono troppe, troppo scarse le forze attive a combatterle, perché, entro quei limiti, manchi ad ogni Fratello scopo e sprone al lavoro. E oggi due compiti soprattutto spettano a noi, perché il progresso della nazione sia più rapido e sicuro.
Una organizzazione davvero segreta, potente per mezzi, con gli occhi rivolti ad un passato condannato per sempre, si insinua in tutte le molteplici ramificazioni dell'organismo sociale, e con arti subdole, operosità costante, affinato intelletto, tende ad impossessarsi delle maggiori funzioni del consorzio civile. Da un lato cerca accaparrarsi le coscienze per foggiarle a sua immagine; dall'altro mira a far sue le sorgenti della prosperità per dominare le passioni e gli appetiti, e riprendere, col possesso dei maggiori meccanismi della vita pubblica, l'antico vagheggiato dominio.
Credenti nel progresso, devoti al nostro paese, pronti ad ogni sacrificio per serbarlo integro a più glorioso avvenire, è dover nostro sventare questi biechi disegni, che mirano a scinderlo e risospingerlo nel passato: combatterli in ogni manifestazione della vita pubblica, in ogni attentato alla vita privata ed alla libertà di coscienza; combatterli col pensiero e con l'azione; combatterli sopratutto con l'esempio e con l'operosità, colla moralità, collo spirito di sacrificio, col senso del più puro altruismo; dimostrare che per la rigenerazione morale e materiale di un popolo val più la virtù civile, che l'innesto della superstizione su di un dogma qualsiasi: questa deve essere l'opera della Massoneria. Sia lontano da noi il pensiero di infiacchire la fede che innalza e purifica e sprona al bene; sia invece lavoro d'ogni giorno, d'ogni ora, il combattere senza tregua i trafficanti di tutte le confessioni che, speculando sulla credulità e sulla ignoranza, commerciano in spirituali promesse per batterle con interessi temporali.
Dissi della rigenerazione morale! In tempi nei quali la lotta d'interessi, che si va svolgendo ognor più acerba in ogni campo di attività pubblica e privata, ha affievolito in ogni paese la percezione chiara del lecito e dell'illecito, pensate o Fratelli, se l'Ordine nostro, che si fonda sulla rettitudine, non abbia dinanzi il nobilissimo fra gli apostolati; pensate se ad esso non spetti rendersi interprete della coscienza tacita delle moltitudini, perché, nell'alternarsi di uomini e cose, nelle grandi e piccole lotte, nella vita pubblica e privata, domini e regni sovrana la moralità. Noi raccolti insieme da ogni fede, da ogni scuola, da ogni partito abbiamo il diritto di chiedere ad ogni fede, ad ogni scuola e ad ogni partito una qualifica fondamentale per l'esercizio di qualunque diritto ad ufficio pubblico: specchiata integrità e disinteresse. Su ciò nella Massoneria mondiale non vi può essere divergenza; è ufficio morale indicatole dal triste momento storico, è dover suo di educatrice portarlo in alto, bandirlo alla luce, integrarlo nella coscienza delle genti. Né dimentichiamo quanto è geloso l'ufficio a cui siamo chiamati dall'indole e dai fini dell' Ordine, né la moltitudine di coloro i quali anelerebbero di unirsi a noi. Sia ponderata la scelta, fitto il vaglio per sceverare i più degni; esercito di milioni sparso nel mondo, la nostra forza, nondimeno, non è nel numero, è nei fini chiamati a promuoverli.
Molti e gravi sono i problemi che travagliano oggi la mente degli scienziati e degli statisti, e non pochi furono da varie Logge sottoposti all'Assemblea; essi vi saranno trasmessi perché il coscenzioso studio e la serena vostra discussione chiariscano fin dove l'Ordine nostro possa giungere per risolverli.
L'Assemblea legislativa, presa cognizione di varie proposte di riforma delle nostre Costituzioni, decise che materia sì grave non dovesse risolversi senza ponderato e maturo esame. Quelle proposte vi saranno comunicate: studiatele, Fratelli; sia anche questo argomento delle discussioni vostre, affinché se opportuno appaia qualche ritocco alle leggi che abbiamo liberamente accettate, per meglio adattarle alle esigenze dei tempi e della nostra organizzazione, ciò avvenga mediante consenso unanime, frutto di illuminata e meditata investigazione.
Nessuna nostra riunione si chiude senza che si sia passato di mano in mano, raccogliendo l'obolo dei Fratelli, il «tronco della vedova», fonte di soccorsi e in pari tempo simbolo dello spirito eminentemente benefico della Massoneria. Quello spirito non deve arrestarsi ai sottili rivoli degli aiuti diretti, ma risalire alle larghe fonti, e vegliare perché il patrimonio dei poveri, il largo concorso della filantropia non siano sviati e la sola sventura ne tragga beneficio, mercé quelli illuminati criteri che mirano a prevenire prima, poi a soccorrere la miseria.
Ispirati da quei sentimenti, i nostri Fratelli di qui e delle colonie, notevolmente quelli di San Paolo, hanno trasmesso somme in soccorso delle famiglie povere dei morti e feriti in Africa. Sappiano i Venerabili, ognuno nel suo circondario, indicarmi quelle più degne di aiuto per le condizioni tristi in cui versano per la perdita dei loro cari.
Nulla dico di nuovo: per studio coscenzioso delle tradizioni dell'Ordine ho riassunto il nostro pensiero, la nostra azione, che, attraverso le inquisizioni dei dogmatici di ogni scuola, ci valsero persecuzioni e calunnie. Né oggi è diverso da ieri. Nell'ora grigia che precede l'alba novella, quando i dubbi solcano gli animi, e gli uomini incapaci di spinger lo sguardo attraverso le nebbie che chiudono il breve loro orizzonte, lo volgono attorno per adagiarsi ancora una volta nella passiva tranquillità di un passato consunto, le persecuzioni di ieri potranno essere quelle di oggi: maggior ragione, o Fratelli, per stringerci insieme, levare la voce, dichiarare l'esser nostro; maggior ragione per ravvivare la fede nel nostro apostolato e debellare il male che insidia, assai più che noi, il progresso e la civiltà del nostro paese.
Con questi pensieri, con queste convinzioni, profondamente riconoscente per la vostra fiducia, assumo l'ufficio a cui mi avete votato. Cercherò, per quanto lo consentono le forze e l'intelletto, di esserne fedele interprete. Se ho bene compreso la coscienza del popolo massonico, e, stretti nel fascio, continueremo l'opera franchi, risoluti, costanti, ho fede che il grande passato ci sospinga a più grande avvenire.
Abbiate il mio fraterno saluto.
Or:. di Roma, li 12 giugno 1896 E:. V:.».

 

      

  

Indice: Ernesto Nathan


Antonio De Curtis Rudyard Kipling G.B. Amendola Giovanni Bovio Ernesto Nathan

Tommaso Crudeli C.A. Salustri (Trilussa) Agostino De Pretis Emilio Servadio Giovanni Mosca


Uno di Noi... Uno dei tanti

Musica: Vino veritas - Carmina Burana secolo XIII