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Nulla Muore, ma i cambiamenti sono erroneamente chiamati morte e dissoluzione


Ermete Trismegisto a suo figlio Tat: La Chiave
Ermete: Io t'ho indirizzato il mio discorso ieri, o Asclepio; è giusto che oggi io l'indirizzi a Tat, tanto più che esso è il riassunto dei concetti generali che gli ho esposto. Iddio, il Padre e il Bene, o Tat, hanno una stessa natura o, piuttosto, una stessa energia. Perché la parola "natura" (fysis) significa anche crescenza e si applica alle cose cangianti o permanenti, mobili o immobili, cioè divine o umane, creazioni di Dio. In altro luogo è l'energia, come sappiamo che esiste in altre cose divine e umane: queste cose bisogna comprendere. L'energia di Dio è la volontà: la sua essenza è di volere che l'universo sia, poiché Dio, il Padre e il Bene, non è altro che l'esistenza di ciò che non ancora esiste. In questa esistenza degli esseri, ecco, tu vedi Iddio, il Padre, il Bene; non altro. Il mondo o il sole, padre di ciò che partecipa all'essere, non è tuttavia per i viventi la causa del bene e della vita; e così è, la sua azione è l'effetto necessario della volontà del bene, senza di che nulla potrebbe esistere né divenire. Il padre è la causa dei suoi figli, della loro nascita, del loro nutrimento e prende per mezzo del sole il desiderio del bene, poiché il bene è il principio creatore. Nessun altro, ma lui solo, può avere questo carattere di non ricevere nulla e di voler l'esistenza di tutte le cose. Non dico, o Tat, di tutto produrre, poiché l'azione creatrice manca per molto tempo: ora essa crea, ora non crea; varia in qualità e in quantità; a volte produce tali e tali cose, a volte i loro contrari. Ma Dio è il Padre e il Bene poiché è l'esistenza universale: così egli si può considerare. Ecco quello che vuol essere e che è: egli ha il fine di sé stesso ed è il fine di tutto il resto. Il carattere proprio del bene è quello di essere conosciuto: ecco il bene, o Tat.
Tat: Tu ci hai riempito, o padre, della visione del bene e del bello, e questa contemplazione ha quasi santificato l'occhio della mia intelligenza, poiché essa non è come i raggi del sole che abbagliano e fanno chiuder gli occhi: al contrario, la contemplazione del bene accresce tanto la potenza dello sguardo che si diviene più adatti a ricevere i raggi dello splendore ideale. É una luce vivissima e penetrante, inoffensiva e piena d'immortalità. Quelli che possono abbeverarsi maggiormente a tale spettacolo entrano spesso, abbandonando il corpo, nella visione felice come i nostri antenati Urano e Crono. Così sia anche per noi, o padre!
Ermete: Iddio lo voglia, figlio mio. Ma, per ora, questa visione supera le nostre forze: gli occhi della nostra intelligenza non possono ancora contemplare la bellezza incorruttibile e incomprensibile del bene. Tu la vedrai quando non avrai nulla da dire di essa,poiché la Gnosi, la contemplazione è il silenzio e il riposo di ogni sensazione. Colui che vi è giunto non può pensare più ad altro né guardare né udir parlare e nemmeno muovere il suo corpo. Liberato da tutte le sensazioni del corpo e del moto, egli riposa: lo splendore che inonda tutto il suo pensiero e tutta la sua anima, lo libera da legami del corpo e lo trasforma interamente nell'essenza di Dio. Poiché l'anima umana può indiarsi, pur rimanendo nel corpo dell'uomo, quando ha contemplato la bellezza del bene.
Tat: Che cosa intendi per "indiars ", o padre?
Ermete Ogni anima parziale è soggetta a cambiamenti successivi.
Tat: Che cosa significa "parziale"?
Ermete Non hai appreso nei concetti generali che dall'anima unica dell'universo escono fuori tutte le anime che si spandono e son distribuite in tutti i luoghi del mondo? Queste anime attraversano numerosi cambiamenti, felici o avversi. Le anime dei rettili passano negli esseri acquatici, quelli degli acquatici passano negli animali terrestri, quelle dei terrestri nei volatili, quelle dei volatili negli uomini; le anime umane pervengono all'immortalità passando nei dèmoni. Quindi esse entrano nel coro degli Dei immobili - perché vi sono due cori di Dei: uno di Dei erranti e l'altro di Dei fissi - e questo è l'ultimo grado dell'iniziazione gloriosa dell'anima. Ma quando l'anima, dopo di essere entrata in un corpo umano,resta cattiva, non gode l'immortalità né partecipa del bene, ma torna indietro e ridiscende verso i rettili. Questa è la punizione dell'anima cattiva, e male dell'anima è l'ignoranza. L'anima cieca, non conoscendo nulla degli esseri,né la loro natura né il bene, è circondata dalle passioni corporali e, sventurata, non conoscendo sé stessa, è asservita ai corpi stranieri e abietti: essa porta il fardello del corpo e, invece di comandare, obbedisce. Questo è il male dell'anima. Al contrario, la virtù dell'anima è la Gnosi, poiché colui che conosce è buono, pio e già divino.
Tat: - E chi è costui, o padre?
Ermete: - Chi non pronunzia né ascolta molte parole. Chi passa il proprio tempo a discutere, figlio mio, lotta contro le ombre poiché Dio, il Padre, il Bene, non è discutibile né udibile. Gli esseri hanno sensazioni poiché non possono esistere senza di esse, ma la Gnosi differisce molto dalla sensazione. Questa è un'influenza che si subisce, la Gnosi invece è il fine della sapienza, e la sapienza è un dono di Dio. Poiché ogni sapienza è incorporea e si serve, come di uno strumento, dell'intelligenza, come questa si serve del corpo. Così l'una e l'altra si servono di un corpo, sia intellettuale, sia materiale: poiché tutto deve risultare dall'opposizione del contrari, e non può essere diversamente.
Tat: - Qual è, dunque, questo Dio materiale?
Ermete: - Il mondo che è bello, ma non buono, giacché è materiale e passibile. Esso è il primo dei passibili, ma il secondo degli esseri e non basta a sé stesso. Esso è nato, benché sia sempre, e diviene continuamente. Il divenire è un cambiamento in qualità e quantità: ogni movimento materiale è una nascita. L'intelligenza ferma mette in moto la materia, ed ecco come: il mondo è una sfera cioè una testa: al disopra della testa nulla è materiale come al disotto dei piedi nulla è spirituale, ma tutto materiale. L'intelligenza è sferica come la testa. Tutto ciò che tocca la membrana di questa testa, dove è posta l'anima, è immortale, come avente un corpo circondato d'anima e più d'anima che di corpo. Ma ciò che è lungi da questa membrana, là dove c'è più corpo che anima, è mortale. L'universo è un animale composto di materia e d'intelligenza. Il mondo è il primo animale vivente, l'uomo è il secondo dopo il mondo, e il primo dei mortali è, come gli altri animali, animato. Non solo l'uomo non è buono, ma è cattivo, essendo mortale. Il mondo non è buono, essendo mobile; ma, essendo immortale, non è cattivo. L'uomo, a sua volta, mobile e mortale, è cattivo. Ecco ora come è formata l'anima dell'uomo: l'intelligenza è nella ragione, la ragione è nell'anima, l'anima è nello spirito, lo spirito è nel corpo. Lo spirito, penetrando per le vene, per le arterie e pel sangue, fa muovere l'animale e lo porta, per così dire. Così alcuni hanno creduto che il sangue sia l'anima; ma questo vuol dire conoscere poco la natura e non sapere che lo spirito deve prima ritornare nell'anima, e, quando il sangue si coagula, le vene e le arterie si vuotano e l'animale perisce. Tale è la morte del corpo: tutto dipende da un solo principio e questo principio viene dall'unità, è messo in moto, poi ritorna principio e, diventando unità, rimane fisso e immutabile. Bisogna dunque considerare tre cose: prima Dio, il padre, il bene, poi il mondo e infine l'uomo. Dio contiene il mondo, il mondo contiene l'uomo. Il mondo è il figlio di Dio, l'uomo è come il rampollo del mondo. Dio non ignora l'uomo, anzi lo conosce e vuol esser conosciuto da lui. La sola salvezza per l'uomo è la conoscenza di Dio; è la via dell'ascensione verso l'Olimpo; solo così l'anima diventa buona e un po’ cattiva, ma necessariamente buona.
Tat: - Che cosa vuoi dire, o Trimegisto?
Ermete: - Considera, figlio mio, l'anima del fanciullo: la sua separazione non è ancora avvenuta; il suo corpo è piccolo e non ha avuto ancora un pieno sviluppo.
Tat: - Come?
Ermete: - Essa è bella a vedersi, non ancora contaminata dalle passioni del corpo, ancora quasi attaccata all'anima del mondo. Ma quando il corpo s'è sviluppato e contiene, nella sua mole, l'anima, allora avviene la separazione, si produce in essa l'oblìo e non partecipa più del bello e del bene. Quest'oblìo diventa il vizio. La stessa cosa accade a quelle che escono dal corpo. L'anima rientra in sé stessa, lo spirito si ritira nel sangue, l'anima nello spirito. Ma l'intelligenza, purificata e liberata dai vincoli, divina per sua natura, prendendo corpo di fuoco, percorre lo spazio, abbandonando l'anima al giudizio e alla punizione meritata.
Tat: - Che cosa vuoi dire, o padre? L'intelligenza si separa dall'anima e l'anima dallo spirito, poiché tu hai detto che l'anima era l'indumento dell'intelligenza e lo spirito l'indumento dell'anima.
Ermete: - Bisogna, figlio mio, che chi ascolta segua il pensiero di colui che parla e vi si associ ed abbia l'udito più acuto della voce. Questo sistema di indumenti esiste nei corpi terrestri. L'intelligenza tutta nuda non potrebbe stabilirsi in un corpo terrestre, e questo corpo passibile non potrebbe contenere una tale immortalità né portare una tale virtù. L'intelligenza prende l'anima per suo vestito: l'anima, che pure è divina, si veste dello spirito e questo si spande nell'animale. Quando poi l'intelligenza lascia il corpo terrestre, essa prende tosto la sua tunica di fuoco che non poteva portare quando abitava in questo corpo terrestre, poiché la terra non sopporta il fuoco, una sola scintilla del quale basterebbe per bruciarla. Ed è per questo che l'acqua circonda la terra e ne forma una difesa che la protegge dalla fiamma del fuoco. Ma l'intelligenza, il più sottile dei pensieri divini, ha per corpo il più sottile degli elementi. Poiché l'intelligenza, essendo creatrice di tutte le cose, si serve del fuoco come strumento per la sua creazione. L'intelligenza universale si serve di tutti gli elementi, quella dell'uomo si serve solo degli elementi terrestri. Privata del fuoco, essa non può costruire opere divine, sottomessa com'è alle condizioni .dell'umanità. Le anime umane, non tutte però, ma quelle pie, sono demoniache e divine. Una volta separata dal corpo, e dopo aver sostenuta la lotta della pietà che consiste nel conoscere Iddio e non danneggiare alcuno, una tale anima diviene tutta intelligenza. Ma l'anima empia resta nella sua essenza propria e si punisce da sé cercando un corpo terrestre per penetrarvi, un corpo umano, poiché un altro corpo non può ricevere l'anima umana: essa non saprebbe cadere nel corpo d'un animale irragionevole: una legge divina preserva l'anima umana da una simile ingiuria.
Tat: - E come è punita, o padre, l'anima umana? Ermete: - Vi è forse un castigo per essa più grande dell'empietà, o figlio mio? Vi è forse una fiamma più devastatrice? E quale morso di belva può dilacerare il corpo come l'empietà dilacera l'anima? Non vedi quello che soffre l'anima empia che grida e urla: "Io brucio, io ardo! Che dire, che fare, sventurata, in mezzo ai mali che mi divorano? Sfortunata, io non vedo niente, non intendo niente!". Ecco le grida dell'anima punita; ma essa non entra in corpi di bestie come credono i più e come tu pure credi, o figlio mio: questo è un gravissimo errore. Il castigo dell'anima è tutt'altro. Quando l'intelligenza è diventata dèmone e, dietro gli ordini di Dio, ha preso un corpo di fuoco, essa entra nell'anima empia e la flagella con la sferza dei suoi peccati. Da questi flagellata, l'anima empia si precipita allora negli assassini, nelle ingiurie, nelle bestemmie, nelle violenze d'ogni specie e in tutte le malvagità umane. Invece l'intelligenza, entrando nell'anima pia, la conduce alla luce della Gnosi. Un'anima simile non è mai sazia d'inni e di benedizioni per tutti gli uomini, e, facendo del bene con le parole e con le opere, rassomiglia a suo padre. Bisogna dunque render grazie a Dio, figlio mio, e domandargli una buona intelligenza. L'anima cangia di condizione in meglio, ma non in peggio. C'è una comunione con le anime: quelle degli Dei comunicano con quelle degli uomini; queste con quelle degli animali. Le più forti si prendono cura delle più deboli; gli Dei degli uomini, gli uomini degli animali irragionevoli, e Dio di tutto, poiché egli sorpassa tutto ed ogni cosa gli è inferiore. Il mondo è sottomesso dunque a Dio, l'uomo al mondo, gli animali all'uomo, e Dio è sopra a tutto e abbraccia tutto. Le energie sono quasi i raggi di Dio; i raggi del mondo sono le creazioni; i raggi dell'uomo sono le arti e le scienze. Le energie agiscono attraverso il mondo e sull'uomo mediante i raggi creatori; le creazioni agiscono mediante gli elementi, l'uomo mediante le arti e le scienze. Questo è il regime universale, conseguenza di una sola natura e di una sola intelligenza. Poiché nulla è più divino e più potente dell'intelligenza né più valido ad unire gli Dei agli uomini e gli uomini agli Dei. Essa è il buon démone: l'anima fortunata ne è ripiena, l'anima infelice ne è priva.
Tat: - Che cosa vuoi dire, o padre?
Ermete: - Tu credi dunque, figlio mio, che ogni anima abbia una buona intelligenza? Poiché è di questa che io parlo e non di quella che è al servizio dell'anima - di cui prima abbiamo discorso - e che serve di strumento alla giustizia. L'anima, senza intelligenza, non potrebbe né parlare né agire. Spesso l'intelligenza abbandona l'anima, e, in questo stato, l'anima non vede niente, non intende niente e somiglia a un animale irragionevole. Tale è il potere dell'intelligenza. Ma essa non sostiene l'anima viziosa e la lascia attaccata al corpo che la trascina in basso. Un'anima simile, o figlio, non ha intelligenza e, in questa condizione, un uomo non può chiamarsi più un uomo. Poiché l'uomo è un animale divino che deve esser paragonato non agli altri animali terrestri, ma a quelli del cielo che son detti Dei. O piuttosto - se bisogna dire audacemente la verità - l'uomo vero è al disopra di essi o, per lo meno, loro uguale. Poiché nessun Dio celeste lascia la sua sfera per venire sulla terra, mentre l'uomo sale al cielo e lo misura, e sa con esattezza ciò che c'è in alto e ciò che c'è in basso, e per di più, non ha bisogno di lasciar la terra per elevarsi, tale è la grandiosità della sua condizione. Così osiamo dire che l'uomo è un Dio mortale e che un Dio celeste è un Uomo immortale. Cos' tutte le cose son governate dal mondo e dall'uomo, e sopra a tutto c'è l'Uno.
 

 

Indice

Introduzione Ermete Trismegisto Il Discorso Universale Il discorso Sacro Della Monade

Il Dio invisibile è visibile Il Bene è solo in Dio Il Male Nulla muore Il Pensiero

  La Chiave   Dell'Intelligenza comune Dell'Ordine e del Silenzio Della Saggezza