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Ancora "l’Uomo qualunque" mette il dito su una delle piaghe che fin dall’inizio hanno tormentato la vita parlamentare italiana, e che ancor oggi è oggetto di analisi e polemiche roventi.
L’assenteismo parlamentare, motivato dallo scarso peso del dibattito politico in aula rispetto alle trame e alle decisioni prese in altre sedi - soprattutto nei vertici dei vari partiti -, fin dagli esordi della Repubblica era all’ordine del giorno. Solo in casi eccezionali, per leggi o provvedimenti che destavano particolare interesse nell’opinione pubblica, le Camere si riunivano al completo: per il resto, per l’ordinaria amministrazione, le aule parlamentari venivano disertate con assurda regolarità.
Contro questa usanza, altamente offensiva nei confronti degli elettori, Giannini si scagliò con particolare veemenza, trovandovi un’eloquente conferma dell’immaturità e del pressappochismo della classe dirigente politica italiana.
Ma le sue polemiche non sortirono alcun effetto.


"L'Uomo qualunque", 19 marzo 1947