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Oggetto della satira di Barbara è, in questa vignetta, la gelida sicurezza di chi, al di sopra di ogni considerazione patriottica o solo moralistica, giudica la guerra una fase contingente della spudorata manipolazione della storia a proprio uso e consumo e soprattutto un gioco d’affari oltre il bene e il male.
In realtà, lo scopo di vignette come queste era di risvegliare nel pubblico la sacra fiamma della vittoria finale, che in effetti non brillava molto negli animi della gente comune. Tuttavia, denunciare le turpitudini dei pescecani nemici serviva a ben poco, se a esse si poteva contrapporre, anziché i tanto predicati otto milioni di baionette, solo un esercito assai più modesto, mal addestrato e male equipaggiato, soggetto a deliberazioni spesso illogiche e incompetenti di un capo, che dopo interminabili oscillazioni di opinione riguardo alle forze in campo, alla durata possibile del conflitto e all’opportunità di un intervento diretto, riuscì a schierarsi dalla parte destinata alla sconfitta, nonostante i seri e circostanziati ammonimenti ricevuti dai propri consiglieri.


"Marc’Aurelio", 13 dicembre 1939