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Disegnate nel più raffinato stile dell'epoca, due filles de vie sono il pretesto, per l'umorista Golia, di un'arguta frecciata satirica sull'andamento della conferenza di pace di Parigi.
Apertasi ufficialmente il 18 gennaio 1919, la conferenza di Parigi rappresentava, agli occhi del governo italiano, l'occasione per il riconoscimento di quelle rivendicazioni politiche e territoriali che, sottoscritte dagli alleati col patto di Londra, avevano portato all'entrata in guerra dell'Italia.
Brennero, Alpi Giulie e Fiume furono i punti su cui invece maggiormente la delegazione italiana incontrò l'opposizione delle altre potenze europee e del presidente americano Wilson, preoccupati di una nostra eccessiva espansione nei Balcani e sul Mediterraneo.
Le trattative si trascinarono faticosamente fino al 24 aprile quando, con un vero e proprio colpo di scena, la delegazione italiana si ritirò dal tavolo della pace.
L'opinione pubblica, ancora euforica per una vittoria bellica dai più giudicata insperata, accolse il fatto come una deliberata congiura ordita da Wilson, Lloyd George e soprattutto dal francese Clemenceau contro le giuste rivendicazioni italiane: da qui l'ardore polemico di questa vignetta, che sottilmente accusa Clemenceau di essersi servito del nostro apporto senza voler dare nulla in cambio.


"Numero", maggio 1919