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Le tormentate vicende dei rapporti tra lo Stato laico e il mondo cattolico ebbero, nel 1904, una svolta di notevole importanza.
Da un lato, infatti, la propaganda anticlericale proliferava in maniera del tutto imprevedibile (il solo "L’Asino" diffondeva oltre 100 000 copie) e le leve del potere civile accentuavano la loro autonomia, anche morale, dalla Chiesa.
D’altro canto, molti ecclesiastici erano giunti alla conclusione che il non expedit vaticano non avesse sortito alcun effetto concreto, e guardavano con sempre maggior attenzione ai fermenti politici che si manifestavano alla base del mondo cattolico. Oltretutto, motivi di notevole e contingente preoccupazione venivano alle gerarchie vaticane da recenti significativi episodi: un congresso mondiale dei liberi pensatori tenutosi a Roma, ma soprattutto il dibattito parlamentare sul divorzio, secondo un progetto di legge elaborato da Zanardelli e avallato ufficialmente fin dal 1902 dal re ‘ateo’ Vittorio Emanuele III nel discorso della Corona.
Timorosa per il dilagare del socialismo e del laicismo, la Chiesa di fatto abbandonò ogni proposito di non-collaborazione e di non-interferenza, promuovendo una vasta campagna antidivorzista e contemporaneamente permettendo a candidati cattolici di presentarsi alle elezioni che si tennero in quell’anno.
Né in quell’occasione, né nelle numerose che si presentarono successivamente il divorzio riuscì a superare il baluardo opposto dai rappresentanti cattolici, il cui peso sarà sempre determinante nella legislazione italiana sui diritti civili.


L’uomo di pietra", 20 febbraio 1904