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Quando nel marzo 1878 Benedetto Cairoli fu designato alla successione di De Pretis l’opinione pubblica ben conosceva le doti morali del politico pavese. La stessa famiglia Cairoli s’imponeva per l’eroico patriottismo vissuto fino al martirio. I quattro fratelli di Benedetto, Ernesto, Luigi, Enrico e Giovanni, diedero la vita combattendo per l’indipendenza dell’Italia; il padre Carlo fu podestà di Pavia nel 1848, alla cacciata degli Austriaci, e la madre Adelaide Bono, figlia di un prefetto del Regno italico, fu una delle più amate figure femminili del Risorgimento. Anche la vita del nuovo capo del governo italiano poteva essere giudicata un esempio di coerenza e di dedizione. Ma come si sarebbe trovato "San Benedetto... sulla vetta del potere?" Lo "Spirito Folletto" lo fa stare molto scomodo in cima alla piramide di un Paese bisognoso di grandi iniziative democratiche. Nell’incarico Cairoli profuse grande impegno morale e politico, ma ebbe nel Parlamento uno scoglio superiore alle sue scarse capacità manovriere. I tempi erano radicalmente cambiati rispetto a quegli eroici degli anni cinquanta, quando Benedetto scriveva alla madre «I miei amici ed io seguimmo la via indicata dal dovere. La nostra pazzia avrà altro nome in altri tempi ».


"Spirito Folletto", 21 marzo 1878