I PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION
VERSIONE ITALIANA CON APPENDICE
DA: "
LA VITA ITALIANA"
RASSEGNA MENSILE DI POLITICA
Via dell'Unità, 25
1921

ROMA



PROTOCOLLO XVII


La professione il giureconsulto rende coloro che la esercitano freddi, crudeli ed ostinati, li priva di tutti i principi e li obbliga a formarsi un concetto della vita che non è umano ma puramente legale. Si abituano anche a vedere le circostanze soltanto dal punto di vista di quanto si può guadagnare facendo una difesa, senza badare alle conseguenze che essa può avere sul bene pubblico.
Un avvocato non si rifiuta mai di difendere una causa. Egli farà di tutto per ottenere l'assoluzione a qualunque costo, attaccandosi ai più meschini cavilli della giurisprudenza, e con questi mezzi egli demoralizza il tribunale.
Perciò noi limiteremo la sfera d'azione di questa professione e metteremo gli avvocati sulla stessa base dei funzionari esecutivi. Tanto gli avvocati patrocinatori, quanto i giudici, non avranno il diritto di intervistare i loro clienti e riceveranno il loro mandato difensivo a seconda dell'assegnazione che ne farà il tribunale [Vale a dire che i difensori saranno nominati d'ufficio e non scelti dagli accusati. (N. d. T. inglese)]. Essi studieranno la causa esclusivamente attraverso i documenti ed i rapporti, e difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati interrogati in tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa di essi sui risultati di questo interrogatorio. Il loro onorario sarà fisso senza tener conto se la difesa sia, o pur no, riuscita. Essi diventeranno dei semplici relatori in favore della giustizia, agendo in senso opposto al pubblico ministero, il quale sarà un relatore in favore dell'accusa. In questo modo la procedura legale sarà considerevolmente abbreviata. Inoltre, con questi mezzi otterremo una difesa onesta ed imparziale, la quale non sarà promossa dagli interessi materiali, ma bensì dalla convinzione personale dell'avvocato. Si avrà inoltre il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di subornamento e di corruzione, che all'epoca attuale può aver luogo nei tribunali di alcuni paesi.
Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli occhi del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino. L'Influenza del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno.
Attualmente la libertà di religione prevale ovunque, e l'epoca che il Cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo distante. Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni. Ma è prematuro per ora di discutere questo argomento.
Noi ridurremo il clero e le sue dottrine a tener così poco posto nella vita, e renderemo la loro influenza così antipatica alla popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a quelli che avevano una volta. Quando sarà arrivata l'ora di annientare la Corte papale, una mano ignota, additando il Vaticano, darà il segnale dell'assalto. Allorquando il popolo, nella sua ira si scaglierà sul Vaticano, noi ci atteggeremo a suoi protettori per evitare lo spargimento di sangue. Con questo atto penetreremo fino al cuore di tale Corte, e nessuno potrà più scacciarcene finché non avremo distrutto la potenza papale. Il Re di Israele diventerà il vero Papa dell'universo: il Patriarca della Chiesa Internazionale.
Ma finché non avremo compiuto la rieducazione della gioventù per mezzo di nuove religioni temporanee, per condurla alla nostra, non attaccheremo apertamente le Chiese esistenti, ma le combatteremo con la critica, la quale ha già suscitato e continuerà a suscitare dissensi fra esse.
Genericamente parlando, la nostra stampa denuncierà i governi e le istituzioni dei Gentili, sia religiose che d'altro genere, mediante articoli d'ogni specie spogli di qualunque scrupolo, allo scopo di screditarli al massimo grado così come noi soli sappiamo fare.
Il nostro governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli Indiani. Ognuna delle sue cento mani terrà una delle molle della macchina sociale dello Stato.
Sapremo tutto senza l'aiuto della polizia ufficiale, che è stata così insidiosamente corrotta da noi, da non servire ad altro che impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere ed in base al principio del servizio governativo volontario. Allora non sarà più considerato come un disonore, ma anzi come cosa lodevole il fare la spia. D'altra parte, chi porterà notizie false sarà veramente punito, per evitare che l'alto privilegio del rapporto diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte quanto fra le basse. Li prenderemo fra gli amministratori, editori, stampatori, librai, impiegati, operai, cocchieri, lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà nessun potere indipendente di azione e nessun diritto di prendere qualsiasi misura di sua iniziativa; quindi il dovere di questa polizia impotente consisterà semplicemente nel fare dei rapporti e delle testimonianze. La verifica dei suoi rapporti, e gli arresti, dipenderanno da un gruppo di ispettori di polizia responsabili. Gli arresti saranno fatti da gendarmi e da guardie di città. Qualunque persona, che avendone l'incarico, ometta di far rapporto d'una mancanza qualsiasi, anche piccola, in fatto di politica, sarà punita per delittuoso nascondimento di delitto, se potrà provarsi che ne è colpevole. Analogamente devono agire ora i nostri fratelli, devono cioè di loro iniziativa denunziare alle autorità competenti tutti gli apostati, nonché tutte le azioni che potrebbero essere contrarie alla nostra legge. Nel nostro Governo Universale, tutti i nostri sudditi avranno il dovere di servire il nostro sovrano agendo nel modo suddetto.
Un'organizzazione come la nostra sradicherà ogni abuso di potere nonché le varie forme di subornamento e di corruzione. Insomma, essa distruggerà tutte le idee con le quali abbiamo contaminato la vita dei Gentili mediante le nostre teorie sopra i diritti sovrumani.
Come avremmo potuto riuscire al nostro intento di creare il disordine nelle istituzioni amministrative dei Gentili, se non con mezzi simili? Fra i più importanti mezzi per corrompere le loro istituzioni, vi è l'uso di quegli agenti che sono in grado - per la loro attività distruttiva individuale - di contaminare gli altri, svelando e sviluppando le loro tendenze corrotte, quali l'abuso del potere e l'uso sfacciato della corruzione.




PROTOCOLLO XVIII


Quando verrà per noi il momento di prendere delle misure speciali di polizia imponendo l'attuale sistema russo dell'"Okhrana" (il più pericoloso veleno per il prestigio dello Stato) susciteremo dei tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a mostrare una irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l'aiuto di buoni oratori i quali troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci fornirà la scusa di perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre le persone a restrizioni speciali, servendoci dei nostri dipendenti che contiamo nella polizia dei Gentili.
Siccome la più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla passione che hanno sia per la congiura, sia per le chiacchiere, non li toccheremo fin tanto che non li vedremo sul punto di mettersi ad agire contro di noi, e ci limiteremo ad introdurre fra essi un - per così dire - elemento delatore. Dobbiamo ricordarci che un potere perde di prestigio ogni qual volta scopre una congiura pubblica diretta contro di esso. In simile rivelazione è implicita la presunzione della sua debolezza, nonché, cosa ancora più dannosa, l'ammissione dei suoi errori. Dovete sapere che abbiamo distrutto il prestigio dei Gentili regnanti, mediante numerosi assassini privati, compiuti dai nostri agenti, pecore cieche del nostro gregge, che possono facilmente essere indotte a commettere un delitto purché sia di carattere politico.
Obbligheremo i governanti a riconoscere la propria debolezza coll'introdurre apertamente delle misure speciali di polizia, tipo "Okhrana", e così scuoteremo il prestigio del loro potere.
Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si possa credere possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che prevalesse un'idea simile, come prevale fra i Gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia.
Il nostro sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze userà del suo potere soltanto per il beneficio della nazione, e giammai per il suo bene personale, o della sua dinastia.
Con questo severo mantenimento del suo decoro, otterrà il risultato che la sua potenza sarà onorata e protetta dai suoi stessi sudditi. Essi adoreranno la potenza del sovrano, ben sapendo che ad esso è collegato il benessere dello Stato perché da esso dipende l'ordine pubblico. Far la guardia al Re apertamente, equivale ad ammettere la debolezza del suo potere.
Il nostro sovrano sarà sempre in mezzo al suo popolo ed avrà l'apparenza di essere circondato da una folla indiscreta di uomini e di donne, che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file più prossime a lui, tenendo così indietro il resto della gente, soltanto per conservare l'ordine. Questo esempio insegnerà agli altri la padronanza di sé stessi. Nel caso che un supplicante fra il popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi a farsi strada attraverso alla folla, coloro che sono nelle prime file prenderanno la sua petizione e la consegneranno al sovrano alla presenza del supplicante stesso, acciocché ognuno sappia che tutte le petizioni giungono al Sovrano e che egli stesso controlla tutti gli affari. Il prestigio del potere deve, per sussistere, occupare una posizione tale che il popolo possa dire: "Se il Re solamente potesse sapere!" oppure: "Quando il Re lo saprà!".
Il misticismo che circonda la persona del sovrano svanisce appena lo si vede attorniato da una guardia di polizia. Quando viene fatto uso di una simile guardia, qualunque assassino con una certa audacia, può considerarsi più forte della guardia e quindi, realizzando la sua forza, basta che egli attenda il momento propizio e potrà assalire il re. Non predichiamo questa dottrina ai Gentili; potete constatare da voi stessi il risultato che ha avuto il sistema di circondare di guardie visibili i sovrani dei Gentili. Il nostro Governo arresterà tutti gli individui che più o meno giustamente sospetterà di essere delinquenti politici. Non è prudente che, per il timore di giudicare erroneamente qualcuno, si dia l'opportunità di fuggire alle persone sospette di tali delitti verso di esse saremo spietati. Si potrà forse, in casi eccezionali, prendere in considerazione alcune circostanze attenuanti a favore di delinquenti comuni, ma non vi possono essere attenuanti per un delitto politico; vale a dire che non esiste giustificazione per un uomo che si lasci trascinare ad occuparsi di politica, cosa che nessuno, fuorché il regnante, ha il diritto di comprendere. Ed invero neppure tutti i governanti sono capaci di comprendere la vera politica.



PROTOCOLLO XIX


Sarà proibito a tutti di lasciarsi coinvolgere in faccende politiche; ma d'altra parte incoraggeremo ogni genere di rapporti e di petizioni sottoponenti all'approvazione del Governo proposte relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi mezzi conosceremo gli errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri sudditi. Risponderemo a questi suggerimenti accettandoli, oppure, se non saranno accettabili, confutandoli con validi argomenti per dimostrare che la loro realizzazione è impossibile e basata sopra una concezione miope degli affari.
La sedizione non ha più importanza dell'abbaiare di un cane contro un elefante. In un governo bene organizzato dal punto di vista sociale, ma non dal punto di vista della sua polizia, il cane abbaia contro l'elefante senza comprenderne la forza, ma basta che l'elefante glie la dimostri dandogli una buona lezione, perché tutti i cani smettano di abbaiare.
Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri delinquenti, alla pari con i ladri, gli assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il possibile per impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per raggiungere lo scopo ci siamo serviti della stampa, di discorsi in pubblico e di libri scolastici di storia ingegnosamente compilati; abbiamo così fatto nascere l'idea che ogni assassino politico sia un martire, morto per l'ideale del benessere umano. Una "reclame" così estesa ha moltiplicato il numero dei liberali e ha ingrossato le file dei nostri agenti di migliaia di Gentili.



PROTOCOLLO XX


Oggi mi occuperò del nostro programma finanziario, che ho riservato per la fine della mia relazione, in quanto è il problema più difficile ed anche perché costituisce la clausola finale dei nostri piani. Prima di discuterlo, vorrei rammentarvi ciò che vi ho già accennato, e cioè che tutta la nostra politica si riduce ad una quistione di cifre.
Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico eviterà, per il suo interesse personale, di imporre al popolo delle tasse pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare; quella cioè, di un padre, di un protettore. Ma siccome l'organizzazione del governo assorbirà vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario di procacciare i mezzi necessari per mantenerla. Quindi dovremo studiare e risolvere questo problema con la massima cura, procurando che il peso delle imposte sia distribuito equamente.
Per mezzo di una finzione legale il nostro sovrano sarà proprietario di tutti i possedimenti dello Stato (ciò si mette in pratica colla massima facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di denaro che saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria del Paese. Quindi il metodo più adatto per soddisfare le spese governative sarà la tassazione progressiva della proprietà. Così le imposte saranno pagate senza l'oppressione e la rovina del popolo, e l'ammontare relativo dipenderà dal valore di ciascuna proprietà individuale. I ricchi dovranno comprendere che hanno il dovere di dare una parte della loro soverchia ricchezza al governo, perché questo garantisce loro il possesso sicuro del rimanente, ed inoltre dà loro di diritto di guadagnare del denaro onestamente. Dico onestamente, perché il controllo della società impedirà i furti sul terreno legale.
Questa riforma sociale deve essere la prima e più importante del nostro programma, essendo la garanzia principale della pace. Essa non ammette indugi di sorta.
La tassazione dei poveri è l'origine di tutte le rivoluzioni e produce sempre un grave danno al governo, perché questo, sforzandosi di estorcere denaro dal popolo, perde l'occasione di ottenerlo dai ricchi. La tassazione del capitale farà diminuire le ricchezze dei privati, nelle cui mani le abbiamo lasciate accumulare sino ad ora appositamente, perché i plutocrati agissero da contrappeso ai governi dei Gentili e alle loro finanze. La tassazione progressiva applicata proporzionalmente alle fortune individuali, produrrà assai più del sistema attuale di tassare tutti egualmente. Questo sistema è, al momento attuale (1901) essenziale per noi, perché genera il malcontento fra i Gentili [Si noti che questa conferenza fu tenuta nel 19O1. (Nota del T. inglese)]. Il potere del nostro sovrano si baserà principalmente sul fatto, che egli sarà garante dell'equilibrio del potere e della pace perpetua del mondo. Quindi, per ottenere questa pace, i capitalisti dovranno rinunciare ad una parte delle loro ricchezze, salvaguardando così l'azione del governo. Le spese dello Stato devono essere pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e col denaro che si potrà togliere ad essi. Tale misura farà cessare l'odio delle classi popolari per i ricchi, perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari del governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace e del benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i ricchi forniscono i mezzi per i benefizi sociali.
Per evitare che le classi intelligenti, vale a dire i contribuenti, si lagnino soverchiamente del nuovo sistema di tassazione, daremo ad esse dei resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente il modo come il loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che sarà impiegata per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze dell'amministrazione.
Il Sovrano non avrà alcuna proprietà privata, perché tutto ciò che è nello Stato gli apparterà. Se al Sovrano fosse concesso di possedere privatamente, sembrerebbe che non è di sua proprietà tutto ciò che è nello Stato.
I congiunti del Sovrano, eccettuato il Suo erede, il quale sarà anche mantenuto a spese del governo, dovranno servire come funzionari governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il diritto di possedere: il privilegio di essere di sangue reale non concederà loro il diritto di vivere alle spalle dello Stato.
Vi sarà una tassa di bollo progressiva su tutte le vendite e compere, nonché tasse di successione. Qualunque contratto senza il bollo necessario sarà considerato illegale, ed il proprietario antecedente sarà obbligato a pagare al Governo una percentuale sulla tassa dal giorno della vendita. Ogni documento di garanzia del trasferimento di un diritto di una proprietà, ecc., da una persona ad un'altra, dovrà essere portato ogni settimana all'ispettore locale delle tasse, unendovi una dichiarazione con nome e cognome del possessore attuale e del precedente, nonché l'indirizzo permanente di ambedue.
Simile procedura sarà necessaria per i trasferimenti sorpassanti un certo valore; eccedenti cioè l'ammontare della spesa media giornaliera. La vendita delle cose più necessarie sarà soggetta soltanto ad una marca da bollo di valore stabilito.
Calcolate quante volte il valore di una simile tassazione sorpasserà la rendita dei governi Gentili.
Lo Stato dovrà tenere in riserva una certa quota di capitale, e nel caso che la rendita proveniente della tassazione venisse a sorpassare questa somma specificata, la somma risultante in più dovrà essere rimessa in circolazione. Queste somme in eccesso saranno spese organizzando ogni sorta di lavori pubblici.
La direzione di questi lavori dipenderà da un dipartimento governativo, e quindi gli interessi delle classi operaie saranno strettamente collegati a quelli del governo e del loro Sovrano. Una parte di questo denaro soverchio sarà destinato a premiare le invenzioni e le produzioni.
È di prima importanza d'impedire che la moneta rimanga inattiva nelle banche dello Stato, al disopra di una somma specificata che possa essere destinata a qualche scopo speciale; perché il denaro è fatto per circolare, e qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto disastroso sul corso degli affari dello Stato, giacché la moneta agisce quale lubricante del meccanismo statale, e se il lubricante si condensa, il funzionamento della macchina si arresta in conseguenza. Il fatto che le cartelle di rendita hanno sostituito la moneta in gran parte, ha creato una congestione simile a quella ora descritta. Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza evidenti.
Istituiremo pure un dipartimento per la revisione dei conti, sicché il Sovrano possa a qualunque momento ricevere un rendiconto completo delle spese del governo e delle sue rendite. Ogni rendiconto sarà tenuto rigorosamente al corrente, fuorché quelli del mese in corso e del precedente. L'unica persona che non avrebbe alcun interesse a derubare la banca dello Stato è il suo proprietario - il Sovrano -. Per questa ragione il suo controllo impedirà qualunque possibilità di perdite o di spese non necessarie.
Saranno aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il tempo prezioso del Sovrano, e ciò per dargli maggiori opportunità di attendere agli affari dello Stato. Sotto il nostro governo il Sovrano non sarà circondato da cortigiani, i quali generalmente si pavoneggiano intorno alla sua persona soltanto per vanità, e si preoccupano esclusivamente dei propri interessi, trascurando, come fanno, il benessere dello Stato.
Tutte le crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia nei paesi dei Gentili, sono state determinate ritirando il denaro dalla circolazione. Lo Stato si è trovato nella necessità per i suoi prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono congestionate pel fatto che la moneta è stata ritirata dal governo. Questi prestiti hanno imposto dei pesanti carichi sui governi, obbligandoli a pagare interessi, e così sono legati mani e piedi.
La concentrazione della produzione nelle mani del capitalismo ha prosciugato tutta la forza produttrice del popolo insieme alle ricchezze dello Stato. La moneta, al momento attuale, non può soddisfare i bisogni della classe operaia, perché non è sufficiente per tutti.
L'emissione della moneta deve corrispondere all'aumento della popolazione, e bisogna considerare i bambini come consumatori di moneta fino dal giorno della loro nascita. Una verifica della moneta di tanto in tanto è una quistione vitale per il mondo intero.
Sapete, io credo, che la moneta aurea è stata la distruzione di tutti gli Stati che l'hanno adottata, perché non poteva soddisfare ai bisogni della popolazione; tanto più che noi abbiamo fatto del nostro meglio, perché fosse congestionata e tolta dalla circolazione.
Il nostro governo avrà una moneta basata sul valore della potenza di lavoro del paese; essa sarà di carta, e magari anche di legno. Emetteremo una quantità di moneta sufficiente per ogni suddito, aumentandone la quantità alla nascita di ogni bambino e diminuendola per la morte di ogni individuo. I conti governativi saranno tenuti da governi locali separati e da uffici provinciali. Per evitare ritardi nei pagamenti delle spese governative, il Sovrano in persona emetterà ordini regolanti i termini di pagamento di dette somme, mettendo così fine ai favoritismi usati qualche volta dai ministri delle finanze ad alcuni dipartimenti.
I resoconti degli introiti e delle spese dello Stato saranno tenuti insieme, perché si possa sempre confrontarli.
I piani che faremo per la riforma delle istituzioni di finanza dei Gentili saranno applicati in maniera tale che essi non se ne accorgeranno mai. Metteremo in evidenza la necessità di riforme, come se siano dovute allo Stato disordinato raggiunto dalle finanze dei Gentili. Dimostreremo che la prima ragione di questa cattiva condizione finanziaria, sta nel fatto che essi principiano il loro anno finanziario facendo un calcolo approssimativo pel bilancio annuo governativo, l'ammontare del quale aumenta di anno in anno, e per la ragione seguente: si riesce a stento a far durare le somme assegnate al bilancio governativo annuale sino alla metà dell'anno; quindi si presenta un nuovo bilancio governativo riveduto, e la somma relativa viene spesa generalmente in tre mesi. Dopo questo viene votato un bilancio supplementare, e alla fine dell'anno i conti sono sistemati mediante un bilancio di liquidazione.
Il bilancio di un anno è basato sulla spesa totale dell'anno precedente, quindi in ogni anno avviene una deviazione di circa il 50 per cento sulla somma nominale, ed il bilancio annuo alla fine di un decennio è triplicato. Grazie a simile procedura, tollerata dai Gentili negligenti, le loro riserve sono state prosciugate. Quindi, quando giunse il periodo dei prestiti, questo periodo vuotò le banche statali, portandole sull'orlo del fallimento.
Potete facilmente comprendere, che un'amministrazione delle finanze di questo genere, che abbiamo indotto i Gentili a seguire, non può essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la debolezza del governo e la sua incapacità a comprendere i suoi diritti. Ogni prestito, come la spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti, che invece di prelevare certe somme direttamente dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea, vanno dai nostri banchieri col cappello in mano.
I prestiti all'estero sono come sanguisughe che non si possono distaccare dal corpo del governo, finché non cascano da sé, o finché il governo non riesce a sbarazzarsene. Ma i governi dei Gentili non desiderano di togliersi di dosso queste sanguisughe; al contrario ne aumentano il numero, ed è perciò che il loro Stato è destinato a morire dissanguato e per colpa loro. Perché, cosa è un prestito all'estero se non un sanguisugo? Un prestito è una emissione di carta governativa che implica l'impegno di pagare un interesse ammontante ad una certa percentuale della somma totale di denaro preso in prestito. Se un prestito è al cinque per cento, in venti anni il governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente a quella del prestito per coprirne la percentuale. In 40 anni avrà pagato due volte ed in 60 anni tre volte la somma iniziale, ma il prestito resterà sempre un debito non pagato.
Da questo calcolo è evidente che simili prestiti, dato l'attuale sistema di tassazione (1901), toglieranno fino l'ultimo centesimo al povero contribuente per pagare gl'interessi ai capitalisti stranieri, dai quali lo Stato ha preso in prestito il denaro invece di raccogliere dalla nazione, per mezzo di tasse, la somma necessaria libera di interessi.
Fin tanto che i prestiti erano interni, i Gentili non facevano che trasferire il denaro dalle tasche dei poveri in quelle dei ricchi; ma da quando riuscimmo, corrompendo chi di ragione, a far sostituire prestiti all'estero a quelli all'interno, tutte le ricchezze degli Stati affluirono nelle nostre casseforti, e tutti i Gentili principiarono a pagarci ciò che si può chiamare tributo.
A causa della loro trascuratezza nella scienza del governo, o a causa della corruzione dei loro ministri, o della loro ignoranza in fatto di finanza, i sovrani Gentili hanno reso i loro paesi debitori delle nostre banche ad un punto tale, che non potranno mai redimere le loro ipoteche. Dovete comprendere quante fatiche e quante pene abbiamo sopportato per riuscire a produrre un simile stato di affari.
Nel nostro governo avremo grande cura che non succeda una congestione di danaro e quindi non avremo prestiti di Stato, eccezione fatta di buoni del Tesoro all'uno per cento, per impedire che il pagamento della percentuale esponga il paese ad essere succhiato dalle mignatte.
Il diritto di emettere obbligazioni sarà concesso esclusivamente alle ditte commerciali, le quali non avranno alcuna difficoltà a pagare le percentuali con i loro profitti, perché prendono in prestito il denaro per imprese commerciali. Ma il governo non può trarre profitto da denaro preso in prestito, perché si rende debitore unicamente per spendere ciò che si è fatto imprestare.
Il nostro governo compererà anche azioni commerciali, diventando così un creditore invece di esser come ora un debitore e pagatore di tributi. Questa misura metterà fine all'indolenza e alla negligenza, che ci furono utili fintanto che i Gentili furono indipendenti, ma sarebbero dannose al nostro governo. La vacuità del cervello puramente animale dei Gentili è dimostrata dal fatto, che quando prendevano denaro ad imprestito da noi con interessi essi non riuscirono a capire, che ogni somma così ottenuta avrebbero dovuto in ultima analisi farla uscir fuori dalle risorse del loro paese, insieme coi relativi interessi. Sarebbe stato assai più semplice di prelevare senz'altro tale danaro dal popolo, senza doverne pagare gli interessi ad altri. Questo dimostra il nostro genio ed il fatto che il nostro è il popolo eletto da Dio. Siamo riusciti a presentare ai Gentili il problema dei prestiti sotto una buona luce così favorevole, che essi hanno persino creduto di ricavarne profitto.
I nostri conti presuntivi, che produrremo al momento opportuno, che sono stati elaborati coll'esperienza dei secoli, e che ponderavamo mentre i Gentili governavano, differiscono da quelli di costoro per la loro straordinaria lucidità, dimostreranno quanto siano benefici i nostri piani. Questi metteranno fine ad abusi come quelli per mezzo dei quali siamo diventati i padroni dei Gentili e che non possono essere permessi nel nostro regno. Il nostro bilancio governativo sarà sistemato in modo tale che nessuno, dal regnante in persona all'impiegato più insignificante, potrà stornarne la più piccola somma e servirsene per qualsiasi altro uso diverso da quello primieramente prestabilito, senza essere scoperto. È impossibile governare con successo senza un piano definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi muoiono, quando prendono una strada senza sapere dove conduca e quando partono per un viaggio senza essere bene equipaggiati.
I sovrani dei Gentili, che furono, anche col nostro aiuto, indotti a trascurare l'adempimento dei loro doveri governativi per mezzo di rappresentazioni, divertimenti, pompe ed altri svaghi, non furono altro che dei paraventi per nascondere i nostri intrighi.
Le relazioni dei nostri seguaci, che venivano mandati a rappresentare il Governo nei suoi doveri pubblici, furono compilate dai nostri agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite alle menti poco accorte dei Sovrani, perché erano sempre accompagnate dai vari suggerimenti per future economie. Essi avrebbero potuto domandarsi come fosse possibile far economie mettendo nuove tasse; ma essi non chiesero nulla.
Voi sapete in quali condizioni di caos finanziario si sono ridotti per colpa loro, con la loro negligenza. Essi hanno finito per fallire malgrado le ardue fatiche dei loro sudditi.


Testo dei Protocolli dei "Savi Anziani" di Sion

IntroduzioneProtocolli 1 - 4 Protocolli 5 - 8 Protocolli 9 - 12 Protocolli 13 - 16 ▪

  ▪ Protocolli 17- 20 ▪ Protocolli 21 - 24 Epilogo ▪ Appendice Il documento video di RAI 3

Indice "I Protocolli dei Savi Anziani di Sion"



Musica: "Exiit di luculo" (Carmina Burana  secolo XIII)