"Atalanta Fugiens Fuga XIX°"

Michaël Maier 1687

FAMA FRATERNITATIS

Commento di Eleonora Carta

 

La prima manifestazione pubblica del Movimento dei Rosa Croce avvenne nell'anno 1614 con la pubblicazione, a Cassel, di un libello anonimo in lingua tedesca intitolato "Riforma universale e generale dell'intero universo. Seguita dalla "Fama Fraternitatis" dell'Onorevole Confraternita della Rosa Croce". Questo titolo alquanto articolato era preceduto dalla raffigurazione dell'ancora della speranza allacciata al serpente di Mercurio.

Il testo è introdotto da una prefazione alquanto misteriosa, che oltre che nella versione fornita, viene riportato da altre fonti anche come segue:

"Con la presente vi offro in lettura, per mezzo della stampa pubblica, per particolari ragioni, i discorsi che seguono; e sebbene a prima vista possano sembrare anche un po' leggeri, contengono tuttavia in recessu più di quanto si pensi; se non sei proprio un ignorante, comprenderai e afferrerai facilmente ciò che questo significa al giorno d'oggi e con i tempi che corrono. Tuttavia alcuni li hanno interpretati come una cieca messa in scena filosofica e assicurano che quanto segue e tutto ciò che è pubblicato dalla Confraternita R.C. non è una storia veritiera. Alcuni pensano perfino che i Gesuiti hanno voluto far conoscere attraverso di essa ciò che capitò al signor Haselmeyer, segretario pubblico al servizio di S.A.S. l'Arciduca Massimiliano. E siccome questo Haselmeyer è stato arrestato, allora dunque, venite, oh! Venite, uomini illuminati; venite, care anime fedeli, Gesuiti che non mentite, tirate le vostre conclusioni. Poiché i fratelli R.C. sono i Gesuiti che non mentono, ne consegue che noi siamo i Gesuiti che mentono. Così i Gesuiti furiosi hanno infierito sul cristianissimo Haselmeyer e l' hanno fatto incatenare su una galera; signori illustri volevano liberarlo con una forte somme di denaro, se solo avessero potuto sapere come raggiungerlo. Questo Haselmeyer è autore di una raccolta di scritti teologici di Teofrasto e ha lui stesso ha scritto un piccolo trattato dal titolo Gesuita in cui esprime il desiderio che ogni cristiano sia un vero gesuita, vale a dire che cammini, viva, sia e resti in Gesù. Vale" [1]

 

Le differenze tra le due versioni sono palesi, ma i contenuti e la sostanza non poi dissimili. Non è dato conoscere l'autore di tali prefazioni, anche se questa seconda versione sembra discordare come stile letterario dal resto dell'opera, e porsi, forse volutamente, come a far pensare ad una lettera popolare, o a qualche satira.

 

Anche la Fama è in qualche modo una lettera aperta, indirizzata a tutti i lettori sapienti, o meglio desiderosi di sapere, e sensibili, ovvero recettivi, pronti ad accogliere questo messaggio e l'invito a farsi promotori di una missione di rinnovamento.

Dopo un saluto di introduzione, l'autore constata i progressi e la crescita dell'Uomo e della sua conoscenza della Natura, intesa sia come Macro- che come Micro-cosmo, e l'avanzamento nel livello di padronanza delle leggi del mondo. Questo progresso però, non è di per sé giovevole né vantaggioso perché male indirizzato e influenzato dalla malevolenza, dall'ingordigia e dall'invidia. Anche tra i cosiddetti "Sapienti" l'orgoglio prospera e si accresce, inducendo in loro un senso di smarrimento che li porta a cercare conforto negli antichi maestri, come Porfirio, Aristotele, o Galeno.ma neppure questo può giovare. Non è affidandosi ai codici antichi che si potrà raggiungere il rinnovamento auspicato e necessario a scongiurare una fine che si appressa inevitabile. In ciò è stata vista l'influenza di Paracelso e del suo messaggio apocalittico. Ma la Fama apre scenari di speranza, perché un uomo ha deciso di dedicare la sua vita alla Riforma e ad una missione salvifica. Quest'uomo è Christien Rosenkreutz, fondatore della Confraternita dei Rosa Croce.

Si rende necessario un inciso. In questa sede non intendiamo investigare il problema se Christien Rosenkreutz sia realmente vissuto, o la sua figura sia semplicemente un personaggio di fantasia, creata per dare maggior senso letterario alla storia dei Rosa Croce. Ci limitiamo a riportare i dati della sua biografia così come reperiti nelle fonti, rimandando ad altra sede la delibazione circa la sua realtà storica. Già oggi però ci sentiamo di ribadire la nostra convinta adesione all'idea della storicità della Confraternita dei Rosa Croce, da molti autori considerata una semplice leggenda, un "mito fantastico, una società fittizia, un'allegoria biblica" o addirittura una trovata da buontemponi. Confraternita che fu l'elemento chiave nella trasmissione della tradizione segreta, nei vari passaggi dai costruttori del Tempio (la massoneria operativa) alla massoneria simbolica, per tramite dei Cavalieri Templari, fino alla Massoneria moderna.

Christian Rosenkreutz nacque in Germania nel 1378; dopo gli studi in monastero, intraprese una lunga strada di crescita spirituale: i suoi viaggi e le sue peregrinazioni gli offrirono accesso ai misteri della Natura e lo indirizzarono nella sua missione. A Damasco frequentò i saggi di Damcar [2], e Damcar è l'unico luogo citato nell'Araba Fenix di Ortelius. Si crede che entrambe i riferimenti non siano casuali ma intendano richiamare alla mente il paese della Regina di Saba e dei Sabei, e anche della setta pagana dei Sabei di Harran, propugnatori di dottrine astrali. La Fama, in questo modo, sosterrebbe implicitamente la credenza secondo la quale Dio svela gli accadimenti futuri ai veri fedeli tramite la lettura delle costellazioni, pur senza intervenire in modo diretto nel moto di rivoluzione degli astri.

A Fez, Christien entrò in contatto con gli "elementari", dai quali trasse nuova linfa per la sua visione del principio dell'Armonia e dell'Unità Universale, che sola può permettere all'uomo di tornare in sintonia con il Padre del Cielo. L'esempio delle comunità Arabe strideva ai suoi occhi, al confronto di quelle Europee. Là i saggi vivevano in amore e fratellanza, ponendo in comune il loro sapere ed accrescendolo nel reciproco scambio. In Europa invece, e in Germania in particolare, ognuno si rinchiudeva in uno sterile isolamento mosso dall'invidia, lasciando il sapere ingabbiato in spazi angusti senza possibilità di allargare le menti e diffondersi.

Al suo ritorno in patria, e dopo un'infruttuosa missione spagnola, fu proprio questa spinta verso la solidarietà, l'amore vicendevole per i fratelli e per la conoscenza, che portò Christien Rosenkreutz alla fondazione della Confraternita dei Rosa Croce. La costruzione della dimora e dei molti strumenti e macchinari possono essere lette in chiave materiale, ma altresì in chiave simbolica. Un processo formativo di 5 anni (e ricordiamo, il periodo di 5 anni diverrà per tutti i mistici il tempo necessario per raggiungere l'unione con Dio) in solitudine e meditazione sui mezzi e sugli scopi.

Convocati tre dei suoi fratelli più fedeli, e siglato con loro un patto di fedeltà, segretezza e dedizione assoluta, fu creato il primo nucleo della Confraternita, di quattro elementi. Reclutati in seguito altri fratelli, essi si diedero sei regole di condotta, idonee a regolare il loro operato e ad aiutarsi ad affrontare le difficoltà della missione:

 

1.      Non esercitare altra attività che quella di aiutare i malati senza esigere ricompensa.

2.      Indossare l'abito tipico del luogo e non una qualche veste particolare

3.      Ritrovarsi nel giorno C presso il Santo Spirito

 

Alcuni autori ritengono si tratti dell'introduzione della festa di San Giovanni.

 

4.      Prendersi cura in vita di una persona degna, che sarebbe poi divenuta il successore  

5.      Usare CR come sigillo segreto e segno di riconoscimento

 

In effetti, la sigla CR è sempre stata usata per identificare i seguaci della confraternita, o presunti tali.

Michael Maier, nella sua Themis Aurea [3], parla di un simbolo un po' più articolato, che avrebbe dovuto sintetizzare l'intera ideologia Rosacroce con un sistema facile da ricordare. Disposte come seguendo una "M":

Dove JE, al vertice sinistro, rappresenta Gesù Cristo.

R significa robies, ovvero passione

C indica la Luna

O indica il Sole, che se si frappone tra C ed R da luogo a COR, ovvero il cuore, la cosa più importante del corpo umano; e se questo cuore è sincero, è un gradito sacrifico a Dio.

Il che significa in termini più semplici, che il sole (O) o fuoco mistico, è l'amore che media tra le sue passioni terrene dell'Uomo (R) e la notte, (C, luna) l'unità primigenia. L'amore, con la volontà rafforzata dalla grazia, rende il cuore dell'uomo un sacrificio gradito a Dio, e lo ricongiunge a lui.

       6. Mantenere il segreto sull'esistenza della Confraternita per almeno 100 anni.

Questo insieme di 6 norme è stato visto talvolta come una prefigurazione delle costituzioni massoniche.

I Fratelli partirono quindi in direzioni diverse, a diffondere nel mondo la loro idea di rinnovamento e d'amore, come fecero gli apostoli di Cristo. E dopo avere narrato le vicende di alcuni dei fratelli, si arriva al passo centrale della Fama, ovvero la scoperta, da parte del fratello N.N. (costruttore), del luogo in cui era stato sepolto, in segreto, il padre fondatore Christien Rosenkreutz. E sulla porta, inciso su una piastra di metallo [4], si poteva leggere:

POST 120 ANNOS PATEBO [tra centoventi anni mi aprirò]

Era l'anno 1604: di qui è possibile trovare conferma dell'anno di nascita di C.R., che, morto a 106 anni, nacque, come detto, nel 1378. Il sepolcro venne aperto, ed i Fratelli accorsi si trovarono davanti ad una volta alta 8 piedi, con 7 lati di 5 piedi ciascuno. Il soffitto brillava di un sole artificiale, spirituale, che aveva imparato dal sole naturale, in alto al centro. Quattro cerchi a forma di croce e un quinto ancora maggiore sovrapposto, decoravano il soffitto e recavano in latino cinque scritte, assiomi di una dottrina esoterica.

Lungo le pareti, gli scaffali custodivano volumi preziosissimi, come il Vocabolario magico di Paracelso, la Vita di Christian Rosenkreutz, da cui la Fama trae molti spunti, e molti altri oggetti e strumenti con precisi significati simbolici che avrebbero permesso, da soli, di ricostruire la storia intera della Confraternita anche se essa fosse svanire nel nulla.

Al centro del sepolcro si trovava un altare rotondo, e su di esso era posta una lastra di bronzo [5] su cui era inciso:

HOC UNIVERSI COMPENDIUM NISUS MIHI SEPULCRUM FUI

Ovvero: "HO SCELTO QUESTO COMPENDIO DELL'UNIVERSO COME SEPOLCRO"

 

Nell'alchimia l'anima deve essere rigenerata dallo Spirito Santo, deve cioè incontrare una "seconda nascita" come dice Ruysbroeck [6] (come anche i brahamani, o nati due volte), per riguadagnare la condizione primitiva e "tornare alla sua origine". L'uomo deve "uscire" dalla sua vita presente per ritornare nel seno dell'Uno ineffabile. E tale "uscita" si attua attraverso la Morte mistica, la "morte al mondo" come la definisce Tommaso de Kempis [7] o "morte in Dio" come la definisce Ruysbroeck. É proprio questa morte la fonte di ispirazione della metafora incisa sulla tomba di Christian Rosenkreutz.

A questa vita-morte, tutta la cristianità è chiamata, come reso palese dalle parole di S.Paolo: "Voi siete morti e la vostra vita è celata con Cristo in Dio"

Il suo sepolcro-tempio non è altro che l'edificio definito Sanctus Spiritus, è quel luogo che ciascuno di noi deve riscoprire per giungere all'illuminazione, il momento in cui l'anima riesce a trascendere la sua corporalità per riunirsi al Creatore, anche prima della morte. É questa la filosofia di base della dottrina Rosacroce, che si alimenta di neoplatonismo plotiniano e della monistica di cui Eckhart [8] e Ruysbroeck saranno i massimi teorizzatori, per approdare alla dottrina dell'emanazione su cui si basa il più ermetico dei testi di cabala greco, il  Sepher Yetzirah. La più autorevole scuola di mistici che l'Europa abbia mai conosciuto, e che trasmisero ai primi Rosa Croce la forma di esoterismo cristiano più raffinato, si basava sui principi di un neoplatonismo purissimo, ripreso da Dionigi l'Aeropagita e dal suo contemporaneo Proclo, (a loro volta influenzati da Porfirio e dal suo maestro Plotino). Dionigi credeva all'Uno ineffabile, origine prima di tutte le cose esistenti, e perciò dell'anima di cui assicurava la natura divina. L'anima ha una tensione innata verso il suo Creatore, e può riuscire a raggiungerlo anche prima della morte corporale, mediante l'estasi e l'ascesi illuminata.

Sotto la lastra di rame, fu scoperto il corpo del Padre Fondatore C.R. ancora intatto, con un libro tra le mani, il libro T. "che dopo la Bibbia è il nostro più grande tesoro" recita il testo. Sulla lapide era cesellato in latino un elogio del fondatore:

"Grano seminato nel cuore di Gesù. C. Ros, nato da una nobile e splendida famiglia della Germania, uno degli uomini migliori del suo tempo, per mezzo della rivelazione divina, della sottilissima immaginazione e ad un lavoro indefesso, fu ammesso a tutti i misteri celesti e umani. Nel corso del suo viaggio in Arabia e Africa riuscì a mettere da parte un tesoro più che reale ed imperiale, che non era però alla portata del suo tempo, e che fu riservato ad una posterità più meritevole, che fu istruita affinché custodisse le sue Arti, nel nome di una fede elevatissima. Scritto il racconto di tutte le cose del passato, del presente e del futuro ed estratto il compendio delle cose, a più di cento anni, non per malattia (che il suo corpo non conobbe mai, perché mai ne fu infestato) ma invocando lo spirito di Dio (nel consesso dei fratelli dopo l'ultimo bacio), rese l'anima illuminata, fedelissima al creatore, al Padre dilettissimo Fra: soavissimo maestro fedelissimo amico integerrimo che per 120 anni è nascosto."

Dopo l'elenco dei nomi dei fratelli del primo gruppo, con le rispettive professioni, la formula che chiude il brano, vale come sintesi della dottrina mistica, propugnata anche da Eckahrt e Ruysbroeck e cioè:

"Siamo stati generati da Dio, moriamo in Gesù e resuscitiamo per opera dello Spirito Santo"

I Fratelli ammessi alla tomba di Rosencreutz prelevarono alcuni volumi, che decisero di pubblicare, e poi si separarono ancora una volta nell'adempimento della missione di diffusione del messaggio nascosto. Il tempio-sepolcro fu richiuso, e si sarebbe riaperto un giorno ai discepoli degni, mentre nessuna utilità avrebbe potuto avere per gli indegni. Ciò sta ad indicare che solo chi è chiamato può prendere parte alla missione e comprenderne la portata. I non-chiamati, i non-degni, seppure si trovassero al cospetto dello stesso corpo intatto di Christien Rosenkreutz, non potrebbero riuscire a capire cosa si cela dietro ad esso.

 

Come per la tomba del loro padre fondatore, anche la tomba dei confratelli sarebbe dovuta restare celata. É compito dei nuovi discepoli riuscire a trovarla e svelarne i contenuti. E qui si legge chiara l'identità tra il concetto di "tomba dei fratelli" e "quintessenza", perché entrambe sono simbolo di quella "perfezione" morale che, come abbiamo visto in precedenza, viene definita "morte in Dio".

 

In conclusione, viene rinnovato l'appello ai lettori, siano essi dotti o ignoranti. La distribuzione in cinque lingue diverse del messaggio dovrebbe permettere la sua circolazione, in cinque dei maggiori stati d'Europa.

Gli autori del testo, per identificarsi anche agli occhi dei cristiani, ribadiscono di aderire alla religione di Gesù Cristo, al di fuori di eresie come gli entusiasti e altre varie sette del tempo. I due sacramenti praticati sono il Battesimo e l'Eucaristia, come secondo la liturgia di Augusta, ed in senso politico dicono di riconoscere l'impero Romano e la quarta monarchia, il quarto impero: quello che segnerà l'avvento dello Spirito Santo.

Ancora una volta viene ripetuto l'invito a tutti coloro si sentano pronti per la missione, di aderirvi, e non sarà di ostacolo il fatto che non siano stati ancora dichiarati i loro nomi: ci si riconoscerà comunque. E la ricompensa sarà grande e incorruttibile, sarà gioia pura, e più grande di qualsiasi speranza. Sarà la conoscenza delle cose che solo a pochi sono state rivelate, che non ha niente a che vedere con la fabbricazione dell'oro. Sarà invece "vedere il cielo che si apre e gli angeli salire e discendere" (immagine tipica della cultura mistica), "avere il proprio nome scritto sul Libro della Vita". Alcuni autori hanno addirittura voluto intendere queste parole come liturgiche, data la vicinanza alle formule dei rituali della Massoneria.

L'edificio di cui si parla nelle ultime righe ha formato oggetto di discussioni e tentativi di decifrazione.

Teophilus Schweighardt [9] ne fa uno dei temi principali del suo Speculum, a cui fa da frontespizio l'illustrazione della Casa del Collegium Fraternitatis.

 

É una roccaforte protetta da un ponte levatoio, sulla cui parete di fronte è scritto "Venite, digni" cioè, entrate voi che siete degni. Un aspirante fratello in basso a sinistra viene prelevato dal Pozzo dell'Errore tramite una carrucola collegata al muro del Castello. Ormai egli si trova "oltre le molteplici distinzioni delle cose", ha riacquistato cioè la conoscenza dell'Unità Universale, e potrà entrare nella casa dei fratelli. Notiamo il braccio che sporge minaccioso sul lato sinistro del cancello, brandendo una spada da una finestra del forte: è il braccio di Iuliano de Campis [10], che impedisce a tutti gli indegni, che navigano nell'ignoranza e nell'oscurità della coscienza, di avvicinarsi. In alto nel cielo possiamo notare le costellazioni del Serpente e del Cigno: l'apparizione di nuove stelle in queste costellazioni era considerata  nei manifesti presagio di eventi apocalittici. Sulla cima di una montagna, sullo sfondo, notiamo l'Arca.

Schweigardt scrive:

"Che tutti i fratelli devoti all'arte e a Dio sappiano,che malgrado gli scritti infuocati di alcuni, l'assemblea in corpore di tutti i Rosa-Croce non è ancora fissata in un luogo determinato.  Un uomo in buona fede, devoto e sincero può tuttavia entrare facilmente e senza troppo sforzo in contatto con quei fratres: e sottolineo un uomo devoto e sincero ma che non sia troppo orgoglioso.  Se ora mi chiedi come potrai riuscirci, ascolta ciò che dice nella sua epistola Iulianus de Campis: ho viaggiato per molti regni, ducati, signorie e province; ho combattuto contro l'Oriente, il Mezzogiorno, l'Occidente e anche contro il Settentrione, ecc. Queste parole ti spiegheranno molto chiaramente la sede del Collegium; e invano visiterai tutte le città imperiali o marittime se non sei degno di essere ricevuto."

 

E ancora, riguardo all'incisione:

"Se tu vieni con mani impure e animo egoista, a poco serviranno suoni di campane e squilli di tromba.  E anche se vedrai le porte aperte davanti a te non ti sarà concesso entrare. Poiché è scritto: Venite voi che siete degni.  Tu devi essere un indegno Cristofilo (NDA: amante di Cristo) mentre ora sei un Crisofilo (NDA : amante dell'oro).  Affrettati lentamente.  Prega, lavora, spera, con la volontà di Dio, mediante le molteplici distinzioni delle cose.  Vedi così che il collegium è sospeso nel cielo dove Dio vuole.  Egli può dirigerlo; questo collegio è mobile e immobile, costante e mutevole; si affida alle sue ali (alas) e alle sue ruote (rotas).  E sebbene i Fratelli proclamino il Venite con le loro graziose campane e trombe, Iulianus de Campis vigila con la sua spada e tu dovrai subire il suo esame; perciò fai attenzione.  Se non superi quell'esame e se sei in malafede né ponti né corde ti saranno d'aiuto. Se ti innalzerai con superbia, annegherai nel pozzo dell'errore e delle opinioni. Imita gli uccelli che volano nel cielo; opera con pazienza.  Il pericolo non è nel ritardo, ma nella fretta."

 

E per finire il seguente distico:

"Se ascolterai e metterai in pratica il mio insegnamento, ben presto un Fratello sarà al tuo fianco".

La lettura di questo passo conferma una facile intuizione: la sede della Confraternita è in noi; potremo riuscire a trovarla solo se saremo moralmente degni e spiritualmente meritevoli, se avremo compreso il mistero dell'armonia universale ed il potere salvifico del sacrificio e della rinuncia. Solo un accorto allenamento spirituale può riuscire ad elevarci, e la caduta è più pericolosa del ritardo: affermazione che troviamo in tutti i maestri dell'illuminazione.

 

Ma Schweigardt ci da ancora un'altra immagine:

"É un edificio, un grande edificio, senza finestre nè, porte; un palazzo principesco e perfino imperiale, visibile da ogni parte e tuttavia celato allo sguardo dell'uomo, ornato da ogni sorta di cose divine e naturali in potenza la cui modesta contemplazione, teorica e pratica è permessa a tutti senza alcuna particolare remunerazione o spesa.  Sebbene l'edificio appaia brutto, di poco valore e scontato agli occhi del popolo avido di novità, è talmente prezioso, realizzato con tanta grazia, così artisticamente e meravigliosamente che nel mondo intero non si potrebbe citare nessuna arte, scienza, ricchezza, oro, pietre preziose, denaro, beni,onori, potere o fama che non si trovi al massimo grado nel suddetto palazzo."

 

Anche Robert Fludd [11], nel suo Clavis Philosphiae at alchimiae Fluddanae ad epistolicam Petri Gassendi Exercitationem responsum, inserendosi in una polemica sorta attorno alla reale esistenza dell'edificio del Santo Spirito, scrive:

"I Rosa-Croce abitano nella casa, castello o tempio della Sapienza sulla montagna della ragione.  Sono istruiti dallo Spirito Santo e come Salomone hanno ottenuto la rivelazione della vera magia, della vera cabala e della vera alchimia.  Le Scritture parlano del Palazzo o del Convento della Confraternita in questi termini: Saliamo sulla montagna della ragione ed erigiamo un tempio alla Sapienza.  La fondazione di questa montagna è la pietra angolare che fu staccata dalla montagna senza il lavoro di mano d'uomo e che divenne una grande montagna che ricoprì tutta la terra dopo aver frantumato i piedi del colosso (NDA come nel sogno biblico del colosso dai piedi d'argilla simbolo dell'opera dell'uomo, rovesciata dall'opera di Dio).  La pietra è quella roccia, quella casa di cui l'Evangelista ha detto: Quando il Saggio costruisce una casa, la costruisce nel profondo (NDA nel profondo di sé, nella sua anima) e dispone la terra sulla roccia.  E questa roccia è il Cristo sul quale è fondata la casa spirituale e il santuario.  Il salmista ha cantato questa casa così: Voglio entrare nella tua casa per la tua grande bontà; Signore amo il luogo della tua casa in cui dimora il tuo onore; preferisco custodire la porta del mio Dio che soggiornare nelle capanne degli idolatri.  Con questa casa il re Salomone non voleva intendere un tempio costruito dalla mano dell'uomo, ma il tempio spirituale a immagine del quale sono stati costruiti non solo l'arca dell'alleanza e il tempio di Salomone, ma anche ciascun uomo che è stato chiamato tempio dello Spirito Santo. Concludiamo quindi che la costruzione della casa con l'aiuto di un vero fratello è la rivelazione della parte nascosta della pietra della sapienza o della sapienza mistica della pietra del patriarca che è chiamata casa di Dio, cioè la vera costruzione della casa spirituale o del palazzo sulla montagna della Ragione.  Tale costruzione mistica, in pietra, la chiamiamo Betlemme. Quando i Fratelli, da pietre esteriori, saranno diventati pietre interiori e spirituali o della comune roccia pietre particolari, essi doneranno la vita a tutti i mortali.  Il costruttore di questa casa è chiamato architetto.  Nel ruolo di un architetto, il Fratello opera al compimento di questo edificio secondo le parole dell'apostolo: Con la grazia di Dio che mi è stata concessa, ho posto le fondamenta da saggio architetto; ma un altro costruirà su queste fondamenta.  Che tutti vedano come vi costruirà!  Nessuno può porre altre fondazioni che quelle che sono state poste e che sono Gesù Cristo."

 

L'Arca dell'Alleanza citata da Fludd è una figura allegorica molto prossima alla Confraternita dei Rosa Croce, indice di viaggio mistico e pellegrinaggio verso Dio. Anche per questo la lettera si chiude con la frase :

SUB UMBRA ALARUM TUARUM, JEHOVAH

Ovvero: all'ombra delle tue ali, Signore

Proprio come l'Arca dell'Alleanza stava all'ombra dei due Cherubini.

 

 

[1] "Vier Hauptschriften der alten Rosenkreuzer" (Allegemeine Reformation der gantzen Welt)

[2]  Citata testualmente in altre versioni della Fama

[3] Titolo originale : Themis aurea, hoc est De Legibus Fraternitatis R.C. Tractatus

[4] Rame o bronzo, a seconda delle versioni

[5] Altre versioni parlano invece di rame

[6] Jan van Ruysbroeck (1293-1381) mistico e religioso tedesco, prese gli ordini a soli 24 anni. Molto prima della pubblicazione della Fama, descrisse tutti gli stadi dell'illuminazione e teorizzò la cosiddetta "morte in Dio" (starven in Gode) che la Fama proporrà al mondo. Sostenne che il sacrificio di Gesù sulla croce, è stato attuato perché ciascuno di noi potesse ottenere e possedere il suo nuovo nome. É cioè Gesù ad aprirci il Libro della Vita su cui sono scritti i nomi degli eletti.

[7] Notiamo le somiglianze tra la biografia di Tommaso de Kempis e quella di Christian Rosenkreutz. Tommaso nacque nel 1380 (C.R. nel 1378) entrò nel convento di Sant'Agnese nel 1400 (anno in cui C.R. tornò dal viaggio in Oriente) e morì all'età di 91 anni nel 1471. Scrisse "Soliloqui dell'anima"; "I tre Tabernacoli", e la sua opera più importante "L'Imitazione di Gesù Cristo" che riscossero subito, e riscuotono ancora oggi, un grande successo di pubblico. Tommaso teorizzò i principi di un ascetismo illuminato, che ritroveremo nella Fama e nella Confessio

[8] Jhoannes Eckhart (1260-1328) mistico tedesco e teologo cristiano, noto con il nome di Maister Eckhart, maestro Eckhart; sviluppò una dottrina dell'anima monista che lo portò a doversi difendere dall'accusa di panteismo, davanti al tribunale dell'Inquisizione. Autore delle Istruzioni spirituali e del Libro della divina consolazione, esplicò l'itinerario dell'uomo nella sua ascesa verso Dio. Nel parlare del Libro della Vita, (che Ruysbroeck riprese da lui), divise gli uomini indicando dei "figli prediletti", i "figli occulti di Dio", i veri illuminati, i prototipi dei fratelli rosa-croce. E inoltre, secondo una scala di perfezione che enunciò nel suo "Sermone VII" divise gli uomini in servi, amici e figli di Dio.

[9] Scrive anche sotto il nome di Florentius de Valentia, nel 1618 pubblica un libro per comprendere la vera essenza della dottrina rosacrociana intitolato "Specchio della saggezza rosacrociana", ove ci presenta Iulianus de Campis come guida spirituale della confraternita.

[10] L'identità di questo personaggio rimane oscura; qualche autore ha voluto considerarlo lo pseudonimo di Julius Sperber, filosofo stimato, che morì nel 1616. Iuliano de Kampis, il sui nome è chiaramente una trasformazione di Tommaso de Kempis, diventa così uno dei più accesi sostenitori dell'ideologia RosaCroce, benché la sua vera identità non sia chiara.

[11] Robert Fludd (1574-1637) dopo gli studi di medicina e farmacia, viaggiò a lungo per l'Europa. Nel 1616 alcune feroci polemiche fecero sorgere il suo interesse per il movimento dei RosaCroce. Scrisse un imponente Trattato apologetico in difesa dell'integrità della Confraternita dei RosaCroce (1617). Paracelsiano, parla della speranza di chi crede in Dio e si fa sostenitore della missione di rinnovamento annunciata dai RosaCroce.