"Atalanta Fugiens Fuga XX°"

Michaël Maier 1687

CONFESSIO FRATERNITATIS

Commento di Eleonora Carta

 

Il messaggio di paura e di speranza insieme, dai toni talvolta apocalittici, della Fama Fraternitatis, è confermato nel secondo manifesto del movimento rosacrociano, la Confessio Fraternitatis (1616), scritto con l'intendimento di affrontare gli stessi argomenti della Fama in termini ancora più espliciti.

L'idea originaria era quella di pubblicare contestualmente le due opere; così non fu, ma gli autori della Fama si resero presto conto della necessità di un'integrazione e di un chiarimento di alcuni dei passaggi più oscuri, in quanto la Riforma aveva provocato, com'era comprensibile, alternanze di approvazioni, insulti, consensi e diffamazioni.

La Confraternita si trovava nell'occhio del ciclone, accusata com'era di intenti politici sovversivi, blasfemia ed eresia. La Confessio doveva rispondere dunque ad una duplice esigenza: chiarire i punti meno accessibili della Fama, e difendere il movimento dei Rosacroce dalle accuse che gli venivano mosse dagli ambienti culturale, ecclesiastico, e politico.

Il problema della paternità dell'opera è sempre aperto. Lasciando da parte le solite attribuzioni a Johann Valentin Andreae, già autore delle Nozze Chimiche di Christien Rosenkreutz, e pur non possedendo grandi elementi filologici, potremmo fare alcune considerazioni di base. In primis, lo stile della Confessio ricorda, molto più da vicino, quello della Riforma. Leggiamo infatti, qui come lì, preposizioni logiche che portano gli svolgimenti alle loro ultime conseguenze astratte, come nell'enunciazione della storia di Christien Rosenkreutz:

"Possiamo qui riferire e dichiarare quello che dal tempo dall'anno di nostro Signore 1378 (nel quale anno il nostro Fratello Christian nacque) fino ad ora è accaduto, e potremmo raccontare, quali mutamenti egli abbia visto accadere nel mondo, in questi 106 anni della sua vita, che ha lasciato ai nostri fratelli ed a noi, dopo la sua morte, da meditare."

Ma troviamo anche invettive contro il Papa.

"Il che giustamente riguarda i seduttori di Roma, che hanno vomitato le loro blasfemie contro Cristo, e ancora non si astengono dalle loro bugie, in questa chiara luce abbagliante"

allusioni all'astrologia come potente segnale.

"come alcune nuove stelle, che appariranno e saranno viste nel firmamento, nel Serpente e nel Cigno, il che significa che saranno conosciute a tutti, come potenti Signacula di grandi materie rilevanti"

e attacchi agli alchimisti, considerati sfruttatori ed avidi.

“dobbiamo certamente ammonirvi, affinché poniate via se non tutte, almeno la maggior parte dei libri scritti dai falsi alchimisti, che considerano solo uno scherzo o un passatempo quando anche non fanno un uso improprio della Sacra Trinità, quando applicano essa alle cose più importanti, o ingannano le persone con figure ancora più strane, e frasi e discorsi oscuri, e raggirano i poveri per soldi"

che sembrano quasi interpolazioni di un testo precedente più pacato e misurato nei toni, come se una seconda mano avesse apportato modifiche e aggiunte ad un testo originale.

Appare palese ad una prima lettura, la strutturazione ricalcata sul testo di un'altra Confessio, la Confessio Augustana, redatta nel 1530 dal riformatore tedesco Filippo Melantone (nome latinizzato di Philipp Shwarzered). Era questo un documento riassuntivo in 21 articoli che fu presentato agli oppositori cattolici e alla nobiltà tedesca in occasione della Dieta di Augusta del 1530, e che a tutt'oggi costituisce uno dei fondamenti confessionali di 80 milioni di luterani. Anche la Confessio Fraternitatis, nella maggior parte delle versioni (eccetto nell'edizione di Bringeren, Francoforte, 1615, che qui abbiamo considerato) era suddivisa in punti programmatici accuratamente numerati, come annunciati anche nella prefazione che apre lo scritto.

Ma esiste anche qualche altro credito, al suo interno.

Ad esempio, la dizione "Pace Sabbatica" che troviamo all'inizio, è espressione ripresa da Gioacchino da Fiore[1], nella cui opera si legge la chiave di tutte le profezie paracelsiane riassunte nella Fama e nella Confessio: l'avvento del quarto regno o quarta monarchia [2], quella dello Spirito Santo, predetta da Elia. E anche il tempo prefigurato dalla Confraternita, dell'età del puro spirito, che precede la fine del mondo. [3]

Altro autore, Tommaso de Kempis [4], nella sua opera fa vivere tutte le promesse e le rassicurazioni del loro compimento, che riempiono entrambe i manifesti rosacrociani, in particolare la Confessio. Nelle sue Oeuvres spirituelles fa, infatti, dire a Gesù:

"Se possedete un bene così grande, più prezioso di tutto quanto è in cielo e in terra, conservatelo, perché per lui avete disprezzato ogni cosa. Non vi sarà difficile fare a meno di tutti gli altri, se avrete quello".

E descrivendo la stessa figura di Gesù:

"É il medico dei malati e la salvezza eterna di coloro che gli ubbidiscono. É una luce che brilla nelle tenebre; è la lampada che illumina la notte. É la suprema medicina per le anime malate, è una vita che dà gioia a coloro che sono tristi".

Parole riprese con appena qualche modifica dai manifesti rosacrociani.

Ancora possiamo individuare chiari riferimenti all'opera di Paracelso [5]. L'esoterismo paracelsiano annuncia il ritorno alla Notte dei sensi, e la fine del regno della razionalità. L'uomo, infinitamente perfettibile, deve trovare il modo di realizzarsi, e la sua perfezione sarà compiuta nel regno dello Spirito Santo, (il tempo annunciato nella Confessio) a cui gli uomini devono prepararsi.

All'interno del documento, la Confraternita rivendica la propria innocenza, e annuncia, che negli ultimi giorni del mondo, tutti i segreti e gli arcani dovranno essere rivelati agli uomini che si mostreranno meritevoli. Non solo dunque ai dotti o agli uomini di scienza, il che sarebbe un'ignobile ingiustizia, ma a tutti coloro sapranno recepire il messaggio e si accosteranno alla dottrina. La salvezza è un messaggio universale, e Dio ha chiamato gli umili e i potenti, i poveri e i ricchi, i saggi e gli illetterati, purché siano capaci di mostrarsi di cuore aperto e puro.

"noi abbiamo offerto i nostri tesori così liberamente e senza alcuna differenza a tutti gli uomini, e non piuttosto avendo riguardo e rispetto ai più religiosi, dotti, saggi o di nobile stirpe, quanto a tutta la gente comune"

La Confraternita suggerisce un modo per entrare in possesso dei tesori di sapienza e conoscenza che è ora pronta a condividere. La meditazione, l'attenta riflessione e l'instancabile ricerca avevano aperto gli occhi di Christian Rosenkreutz alla rivelazione divina, e grazie al suo spirito perspicace e alla sua brillante intelligenza, egli era venuto a conoscenza dei segreti del cosmo, e della maestà della Madre Natura, e ora ne discorreva amabilmente con gli spiriti e gli angeli che per lui avevano interceduto. I Confratelli avevano mediato i segreti dal loro padre spirituale e fondatore dell'ordine, e ora, dopo averli custoditi gelosamente per tanto tempo, si apprestavano a rivelarli. I saggi avrebbero dovuto mantenere questo sapere, e bearsi, contemplandolo, di essere stati illuminati, mentre molti altri, nel passato come nel presente, avrebbero trascorso la vita intera a ricercare quelle stesse verità, per sentieri tortuosi, ed irrimediabilmente fallaci.

Non sarebbe bello vivere senza preoccupazioni- chiede l'autore della Confessio? Non sarebbe forse la realizzazione di ogni desiderio umano non dovere temere la malattia, la vecchiaia, la morte? E poter avere tutta la conoscenza delle cose della Natura e del mondo, e perfino dei pensieri più nascosti degli uomini? Ebbene, tutto questo è pronto per chi si mostrerà degno, ma verrà concesso non a chiunque né con leggerezza. Solo a chi proseguirà con zelo sulla retta via, senza deviare da essa, ma mantenendosi integerrimo e fedele allo scopo supremo.

Non si tratta di beni materiali o di ricchezze in senso stretto, come alcuni potrebbero credere. E per riuscire a raggiungerli è necessario scoprire con acume i segni che Dio stesso ha lasciato sparsi per il Creato, e che la Confraternita sola è in grado di riconoscere e leggere. É un cammino di perfezione, di crescita ed elevazione spirituale, e chi sarà capace di leggere i caratteri e le grandi lettere che il Signore ha impresso sull'Edificio, sarà già molto vicino alla Confraternita, seppure non ne sia ancora cosciente.

"le grandi lettere e caratteri che il Signore Dio ha iscritto e impresso in cielo e nell'Edificio della terra"

Anche in questo caso, non stiamo parlando di segni cabalistici o di simboli da intendersi in senso materiale. L'Edificio non è una loggia o un'abitazione reale, è semplicemente l'Universo. I caratteri o grandi lettere indicano i punti di corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo.

Tutti noi sappiamo che Dio è risoluto ad esplicitare al mondo, prima della sua fine, i segreti che la vita umana racchiude in sé; rendere l'Uomo di nuovo partecipe dello splendore della luce e della conoscenza, come fu Adamo nell'Eden, prima della sua caduta.

Quel giorno ogni ombra sarà illuminata, e ogni divergenza sarà appianata. La regola giusta e certa sarà proclamata a gran voce.

Il tempo è vicino, ammonisce l'autore della Confessio, e i segni sono già ora visibili: nuovi astri sono apparsi nelle costellazioni del Serpente e del Cigno. L'uomo che conosce ed ama Dio, e che legge la Bibbia, e ne comprende il significato, godrà della luce del Dio vivente. Verrà a godere la sua eredità di figlio di Dio e conoscerà lo splendore della luce sempiterna. Tuttavia, il segreto dell'elisir universale, che assicura la salvezza ad ogni uomo, appartiene alla Confraternita, e non potrà essere rivelato a nessuno senza uno specifico ordine del Signore.

"Perfino in tale maniera anche se noi potremmo arricchire il mondo intero, e inondarlo con la conoscenza, e potremmo liberarlo dalle sue innumerevoli miserie, ancora tutto questo non sarebbe manifestato e fatto conoscere ad ogni uomo, senza lo speciale consenso di Dio. Sarà lontano da lui chiunque crede di ottenere dei benefici, e diventare partecipe delle nostre ricchezze e conoscenze, senza o contro la volontà di Dio!"

Nella pretesa di riuscire nell'intento senza l'aiuto di Dio, perderemmo la nostra vita a cercare senza trovare, e non riusciremo mai a raggiungere l'agognata felicità.

La Confessio Fraternitatis, come anche la Fama, si propone di svegliare le coscienze degli uomini, in un momento di corruzione dilagante, e di incitarli ad abbandonare una vita dissoluta, e persa nella vana ricerca di una felicità che non può appagare. La Verità è a portata di mano, adesso che la Confraternita ha deciso di svelarne la chiave. Ci si deve solo accostare con cuore puro e desideroso, senza doppi fini, senza inganni o avidità. E il cammino necessario di purificazione interiore e di rigenerazione, guiderà i meritevoli a mordere il frutto che è più dolce di tutti i frutti: la conoscenza, l'illuminazione divina. Un lento processo di ascesa che passa attraverso lo spirito di sacrificio, l'amore per il prossimo e l'ascesi; e che porta agli slanci mistici e, in ultimo, all'unione con Dio.

I due manifesti sono una chiamata rivolta, può sembrare un paralogismo, a chi si sente chiamato; un invito mirato ai cuori ricettivi e puri, a riscoprire il segreto della Tomba del padre eponimo Christien Rosenkreutz, a contemplare il Cielo aperto e sereno, da cui gli angeli salgono e ridiscendono come nella Nuova Gerusalemme. Questa era la missione della Confraternita.

Michael Maier [6], uno dei più ferventi seguaci e difensori della Rosa-Croce, scriveva nel suo "Silentium post clamores, hoc est tractatus apologeticus" che la Confraternita non poteva e non doveva manifestarsi "se non nel tempo in cui crede che l'ultimo atto sulla scena del mondo, la catastrofe, sia imminente, e in cui il cambiamento di tutte le cose sia atteso nel giorno seguente".

Una volta che l'uomo riuscirà a liberarsi dalla schiavitù, impostagli dalla materialità del suo corpo, allora potrà cominciare una vera vita interiore. Concetto che nella Confessio viene espresso mediante una serie di domande:

"Non sarebbe una cosa preziosa, che tu potessi sempre vivere così, come se avessi vissuto fin dall'inizio del mondo, e ancora di più, come se dovessi ancora vivendo fino alla fine dei tempi? Non sarebbe eccellente se si potesse dimorare in un luogo, che neppure la gente che abita oltre il fiume Gange delle Indie, potrebbe nasconderti niente, né quelli che vivono in Perù potrebbero essere capaci di mantenere segrete a te le loro più recondite intenzioni?

Non sarebbe una cosa preziosa, se tu potessi leggere un solo libro, e nello stesso tempo che leggi, capire, e ricordare tutto quello che è mai stato su tutti gli altri libri (quelli che fino ad allora sono stati e quelli che da allora saranno), ed essere sapiente ed trovare tutta la sapienza che essi contengono?"

Questo risveglio interiore è descritto negli stessi termini da Maier e da Ruysbroeck [7]:

"Quando l'ardore del fuoco ha portato al grado di ebollizione l'acqua o un altro liquido, ha compiuto la sua opera suprema, che agisce il fuoco interiore dello Spirito Santo", dove il fuoco è l'amore mistico e l'opera suprema altro non è che la Grande Opera degli alchimisti. In questo stato particolare, l'anima può arrivare a comprendere la natura divina, prima in termini di unità, poi di trinità. La ragione illuminata accarezza così il concetto dì armonia, l'armonia delle sfere dei pitagorici, che si sostanzia nell'accordo supremo tra Dio ed il Creato, e che trova una sintesi perfetta nella musica (ancora Pitagora, ma anche Fludd e Andreae).

Un'unica energia vitale che attraversa gli elementi dell'Universo al di là di tutte le apparenti differenziazioni fenomeniche, ciò che Ruysbroeck chiama la "vita comune" (ghemeine leven) :

"Nella sua incomprensibile essenza, Dio è un godimento comune di se stesso e di tutti i santi; la Trinità è una attività comune che si diffonde nella natura e al di là della natura, in ogni luogo, in ogni momento, nei santi e negli uomini, in cielo e in terra, in tutte le creature razionali, sensitive, o soltanto materiali. Dio è comune a tutti e interamente a ciascuno." [8]

Il raggiungimento di questa consapevolezza porta alla felicità e ai tesori di cui si narra in entrambe i manifesti dei Rosacroce. Ed è a questa condizione che si riferisce la Confessio quando dice :

"a chi sarà permesso contemplare e usare come istruzioni, le grandi lettere e caratteri che il Signore Dio ha iscritto e impresso in cielo e nell'Edificio della terra, passando attraverso le alterazioni del governo, che era stato di tempo in tempo modificato e rinnovato, egli sarà già (anche se ancora non ne avrà piena coscienza) arrivato a noi."

per intendere che avrà già raggiunto la pienezza della conoscenza, senza aver ancora realizzato la via unitiva. All'ultimo stadio, la rivelazione suprema, ciò che viene definita dai mistici "vita contemplativo o unitiva", si può arrivare solo quando l'amore per Dio ci farà morire a tutte le molteplicità e le separazioni terrene, e le nostre percezioni si spegneranno nell'ignoranza e nelle tenebre (in quella che Schweighardt chiama "la casa senza porte né finestre" e che Giovanni della Croce definisce "casa sbarrata" o "notte oscura"). Solo allora l'immagine del Padre apparirà ai nostri occhi per trasformarci in esseri migliori.

É questa la ricerca della suprema ignoranza, che si compie mediante un percorso di conoscenza, che anche Paracelso ha esaltato, e che la mistica d'Oriente ed Occidente chiama "vuoto" o "vacuità". Una sorta di distacco dalla realtà che permetta all'anima di librarsi in volo per raggiungere le più alte cime. Se qualche atto, anche espressione di virtù o di amore, ci occupasse la mente, porterebbe con sé inevitabilmente delle immagini, e la presenza di tali immagini renderebbe impossibile la meditazione. Ecco perché anche Andreae conclude il suo Matrimonio Chimico con apoftegma : Summa scientia nihil scire.

In questo stato che trascende la materialità dei nostri corpi, si afferma la chiarezza inconcepibile che si struttura poi nella contemplazione illimitata. La nostra vita, il nostro essere più profondo, sono elevate nella semplicità e fuse alla verità, in Dio. Nella contemplazione riusciamo finalmente at essere un spirito solo ed una vita sola con colui che ci ha creati, la nostra anima non esiste più, muore in un certo senso, nella fusione con la Grande Anima Immortale, e la felicità è infinita.

"La ricchezza e la gioia che procura sono illimitate e inconcepibili, poiché non sono altro che Dio stesso. Le facoltà degli occhi con i quali lo spirito contempla sono talmente dilatate che non potranno più distogliersi da quella contemplazione e la comprensione dello spirito è così completa che coincide con lo spirito stesso. Così Dio è compreso e visto da Dio, e questa è tutta la nostra beatitudine." [9]

Ecco la felicità di cui parla la Confessio.

 

 

1. Gioacchino da Fiore (Celico 1130 o 1132- San Giovanni in Fiore 1202). Monaco Cistercense, predicatore e fondatore dell'ordine dei Forensi a San Giovanni in Fiore, la cui regola fu approvata da Papa Celestino III nel 1196. Svolse un'intensa attività di predicatore, creandosi una folta schiera di seguaci che presero il nome di Gioachimiti, i quali finirono per opporre la sua dottrina escatologica alla dottrina ufficiale della Chiesa.

2. La figura del Quarto Regno si rifà al sogno di Nabucodonosor (Daniele, 2, 37-40): la statua con la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta, che si frantumò pezzo per pezzo. E la spiegazione offerta da Daniele, vede la rappresentazione in questa statua delle età del mondo, e dei regni terreni e ultraterreni. Il primo è il regno dell'uomo, a cui Dio ha concesso il dominio sui figli dell'uomo, sugli uccelli del cielo, sugli animali selvatici: la testa d'oro. Dopo di questo sorgerà un regno inferiore; poi un terzo, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra; e infine un quarto regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto.

3. Expositio magni prophete abbatis Joachim in Apocalipsim, Gioacchino da Fiore, Venezia 1527

4. Tommaso de Kempis (vero nome Thomas Hemerken, Kempen, Colonia 1380- Agnetenberg 1471) monaco tedesco, autore del De imitatione Christi, libro di pietà del cristianesimo, che ebbe una notevole diffusione nel Basso Medio Evo.

5. Paracelso, pseudonimo di Phillipp Theophrast Bombast von Hohenheim (1493-1541), medico e filosofo svizzero. Spirito polemico e mordace, sfidò le convinzioni mediche della sua epoca e affermò il suo pensiero in ambito alchemico, mineralogico e filosofico. Compose scritti sullo spagirismo, o estrazione dell'elisir di lunga vita, e secondo alcuni autori, costituì una società astrale di adepti che riconoscevano come valida la sua teoria sulla creazione. Secondo Paracelso, infatti, in principio tutte le cose erano immanenti in Dio, che in quanto padre di tutti gli esseri viventi viene chiamato Iliaster (da hyle, materia, e astrum, essenza astrale); così l'essenza astrale emanata da Dio irradia tutta la creazione e ricostituisce l'unità.

6. Michael Maier (1568-1622), il più serio e tenace difensore dei Rosa-Croce. Proveniente dal fronte degli alchimisti-ermetici, a lui dobbiamo una documentazione enorme e preziosissima su una quantità di miti della letteratura inglese dell'epoca. Dottore in filosofia e medicina, commentò l'Ermete Trismegisto e si dedicò all'indagine dei segreti della natura.

7. Jan van Ruysbroeck (1293-1381) mistico e religioso tedesco, prese gli ordini a soli 24 anni. Molto prima della pubblicazione della Fama, descrisse tutti gli stadi dell'illuminazione e teorizzò la cosiddetta "morte in Dio" (starven in Gode) che la Fama proporrà al mondo. Sostenne che il sacrificio di Gesù sulla croce, è stato attuato perché ciascuno di noi potesse ottenere e possedere il suo nuovo nome. É cioè Gesù ad aprirci il Libro della Vita su cui sono scritti i nomi degli eletti.

8. J. Ruysbroeck L'ornements des Noces spirituelles

9. J. Ruysbroeck L'Anneau ou la Pierre étincelante