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© Alfred Schmidt

Le radici del movimento rosacrociano si dice siano, probabilmente, emerse dalla tradizione ermetica di Marsilio Ficino e dalla Qabalah ebraica, studiata da John Dee, che affermò di aver tratto dalla stessa, grandi illuminazioni ed acquisizione di «un sapere diverso». Naturalmente le basi più antiche non concordano con queste ipotesi ma vanno ben oltre. Alcuni autori del passato hanno affermato di aver incontrato un «Fratello Rosacroce» o hanno vantato la loro appartenenza all'Ordine. Storicamente non esistono prove concrete sulla presenza di questa società segreta. Però, una risposta affermativa può giungere dal messaggio ermetico neoplatonico, che proviene dalla Germania, poco prima della guerra dei Trent'anni. Questa nuova cultura politico-spirituale fu accolta entusiasticamente da quella fascia protestante che non sopportava l'oppressione cattolica capeggiata dai Gesuiti. Così molti si appellarono al mitico movimento rosacrociano, con la speranza di entrare a farne parte. Ma la risposta fu il silenzio dell'invisibile Confraternita, che non si fece presente in alcun modo. L'enigma si appesantì, per essere rischiarato dalla «prima edizione stampata della Fama, che è un titolo abbreviato di un "manifesto" rosacrociano pubblicato nel 1614 a Kassel». Esiste la possibilità che di detti documenti ve ne fossero in circolazione altri, antecedenti, in quanto apparve una risposta all'appello dei Rosacroce, che un certo Adari Haselayer fece pubblicare nel 1612.

Questa «politica» si avvale di un particolare importante: esattamente un anno dopo furono celebrate le nozze regali fra Federico V° del Palatinato ed Elisabetta, figlia di Giacomo I° d'Inghilterra. Motivo che portò, appunto, allo scoppio della famosa guerra dei Trent'anni, fra cattolici e protestanti. Le due forze contrastanti erano la proiezione delle rivalità di due culture: la cattolica degli Asburgo e della Spagna e quella elisabettiana che, con la tedesco-boema, fu la «linfa» del movimento rosacrociano.

Da qui iniziarono ad espandersi l'ermetismo, l'alchimia, la filosofia esoterica, ecc… di cui furono protagonisti Rodolfo II° (1576-1612), Paracelso, Heinrich Khunrath, Rabbi Loew e Maier.

La Fama era la storia allegorica del mitico fondatore dell'Ordine Christian Rosenkreutz: un grandioso progetto che annunciava la «Rivoluzione del mondo», una specie di Apocalisse spirituale, che spaventò i grandi dotti che, ancora immersi nel passato, temevano l'avvento di una «nuova era», ovvero il raggiungimento massimo del sapere umano. Lo sgomento di tale conoscenza, «che sarebbe stata rivelata agli uomini dalla bontà di Dio», avrebbe permesso di penetrare ogni segreto del creato e condurre ad una perfezione di conoscenza assoluta.

L'asserzione appariva fantastica e pericolosa; i Rosacroce affermavano fosse la volontà del loro illuminato e santissimo Padre e Fratello Christian Rosenkreutz, capo e fondatore della Confraternita. Non diedero nessuna prova tangibile ma, da quel momento, per forza di cose, il Rosacrocianesimo, nonostante il sogno della grandezza spirituale, prese un profilo politico.

Quando, nel 1604, si parlò della riscoperta del sepolcro di Christian Rosenkreutz, si arrivò al punto cruciale della vicenda. Il presunto ritrovamento non fece che rafforzare la riforma della rinascita spirituale dei Rosacroce, prediletti da tutte le menti illuminate d'Europa che cercarono di sostenere il grandioso progetto. La determinazione di sconfiggere il potere cattolico portò, oltre che alla citata guerra, anche alla lotta aperta contro il papato.

Nel 1615 nacque un secondo manifesto rosacrociano, la Confessio, che dichiarava apertamente le sue intenzioni antiasburgiche e condannava la tirannia del papato, per poter raggiungere la grande Riforma mondiale. Nel contesto n’emergeva un tono altamente profetico che asseriva come la fine fosse imminente e l'uomo sarebbe stato ricondotto alle condizioni primarie dell'Eden.

Nel 1616 esce il famoso racconto utopico delle Nozze chimiche (di cui non si conosce la data di stesura), che fu considerato il terzo «manifesto» rosacrociano. Nel corso del racconto, il protagonista, Christian Rosenkreutz, si presenta come un mistico cavaliere, invitato da una coppia di sposi nel loro castello. Costoro si possono identificare in Federico V ed Elisabetta d'Inghilterra. Il racconto si svolge in sette giorni iniziatici, nei quali il cavaliere vive numerose esperienze mistiche, che lo condurranno verso la fatale conoscenza dei processi alchemici. Fra l'altro, riceve dai regali sposi tre insegne cavalleresche: il Toson d'oro, il Leone volante e la Pietra d'oro, che raffigura non solo la pietra filosofale e la trasmutazione alchemica, ma anche l'alleanza tra il Leone Palatino e l'Inghilterra. Egli, infatti, si presenta agli sposi come Cavaliere della Croce Rossa (chiarissima allusione alla rossa croce di San Giorgio d'Inghilterra e all'Ordine della Giarrettiera, conferiti a Federico V prima delle nozze).

I manifesti non sono che allegorie ed hanno lo scopo di diffondere una cultura alternativa, nata da un sapere immenso, che si basa unicamente sulle estreme conoscenze rosacrociane; conoscenze che, naturalmente, si scontrano apertamente con la cultura della Chiesa cattolica. Sono quattro secoli che l’enigma dei Cavalieri Rosacroce ammalia gli studiosi occidentali, a quanto si è detto, non poteva trattarsi di un mito senza fondamento. Qualcosa di veramente potente e concreto si cela dietro questi manifesti di sfida, piantati come vessilli su un territorio da conquistare. Da tutto questo disseminarsi di odio, di guerre, di competizioni varie, appare assai stridente l'incauto incedere di una «spiritualità» proclamata con superbia e tracotanza. Ma le vie delle passioni umane sono innumerevoli, seguono forse quelle dell'Altissimo e non è raro che a volte, col suo apparente consenso, possano anche condurre alla ricerca della perfezione o, perlomeno, a quello che più le si avvicina.

Questo vagheggiato «nuovo periodo del mondo», composto da una corale di misteriosi Fratelli invisibili, che agiscono nel silenzio, improvvisamente si trasforma in voci portate da araldi che sembrano scaturire dall'ombra, dopo secoli di profondo sonno. Tutto ciò non può essere ignorato né tratteggiato come leggenda. Le remote origini di questo «sogno» spirituale, in cui si muovono le figure dei Cavalieri dalla spada a forma di croce ornata da una rosa, fanno riflettere che, in fondo, una leggenda può anche divenire, lentamente, attraverso il tempo, una realtà vissuta.

Il movimento, essendosi fatto coinvolgere troppo dalla politica, crollò insieme al Palatinato (con la fuga dei suoi più ferventi alleati, il Re e la Regina di Boemia); né la Gran Bretagna, né la Germania, mossero un dito per aiutare i Rosacroce. Le truppe asburgiche invasero il Palatinato dando inizio alla guerra dei Trent'anni.

A Heidelberg, nel 1621, fu pubblicato un Ammonimento contro il verminaio Rosacroce.

Pare che l'autore fosse un vescovo che derideva la Confraternita e «le attribuzioni divine» cui s'ispirava per la riforma del mondo. Naturalmente il tutto manipolato ad arte. Così il movimento rosacrociano fu diseredato sia in Boemia che in Germania.

Fino al periodo della rivoluzione francese, l'Europa s’interessò molto alle due grandi società segrete: la Massoneria e la Fratellanza Rosacroce. Quest'ultima risulta essere la più antica, dal momento che oltre un secolo separa la loro nascita. Molti uomini illustri s'interessarono al movimento: Cartesio, Newton (che affermò di possedere una copia autentica e commentata dei due manifesti rosacrociani) e Goethe, che basandosi sui loro testi progettò il suo grande poema iniziatico I Misteri, rimasto incompiuto. In compenso, anni dopo, compose il più famoso dei suoi racconti allegorici Il Serpente verde. La Fratellanza Rosacroce restò, comunque, sempre un grosso enigma, piuttosto affascinante, in quanto appariva sempre in maniera discontinua. Molte associazioni ne rivendicarono l'appartenenza segreta, mantenendo fra loro legami superficiali, che per la maggior parte riflettevano una maniera piuttosto approssimata nello svolgimento dei programmi originali. Quindi, ancora oggi, tutto appare confuso, ambiguo. Senza dubbio, ciò che emerse da i «manifesti» si rivelò di un peso politico, spirituale, letterario, non indifferente. L'immenso fermento intellettuale di quell'epoca fu uno dei più inquietanti e cupi, poiché portò non pochi terribili sovvertimenti. Fu proprio in quel tempo che arsero i roghi delle streghe, mentre il potere del Sacro Romano Impero stava andando in decomposizione. Non bisogna dimenticare che proprio allora emersero figure «scomode» come quella di Giordano Bruno, Galileo Galilei, Francis Bacon, Keplero, Cartesio, Shakespeare (il più discusso ed occulto), El Greco ed altri che, si vociferò, appartenessero - in qualche modo - all'Ordine segreto. Come al solito, molti pareri divergono. Vi fu chi affermò brutalmente che la Fratellanza dei Rosacroce non fosse che tutta una manovra «politica» e che di esoterico non esistessero che parole scritte per ingannare i creduloni. Ma il crescente interesse per il rosacrocianesimo aumentò sempre più, dando inizio, da una parte, ad una sorta di «caccia alla misteriosa fratellanza d'elite - da parte d'intellettuali protestanti - per aderirvi. I Rosacroce erano collegati da segni di riconoscimento: il loro sigillo era R+C. Naturalmente facevano del loro meglio per passare inosservati.

La Confraternita possedeva smisurate ricchezze, raccolte da Christian Rosenkreutz, che in occasione delle sue "nozze chimiche" aveva ricevuto alte onorificenze e donazioni, dal Re in persona, giurando di odiare qualsiasi tipo di lussuria, di dare aiuto a chi n’era degno, di servire Dio e la Natura».

La base dei Rosacroce era la Bibbia, che definivano «il breviario» che regolava la loro esistenza, considerandola fine e termine di ogni studio. Antipapisti, si scagliarono sempre contro la Chiesa, corrotta e indisciplinata. Loro maggior ambizione era quella di riportare un governo d'Europa unificato politicamente e spiritualmente, dove avrebbero imperato Fede e Scienza. Il modello politico era simile a «quello delle città d'Arabia, in cui il re affidava il potere legislativo a menti sagge e ragionevoli».

Nel movimento dei Rosacroce, la Qabalah risorse in una sua forma di tipo cristiano. Per cui gli insegnamenti entrarono a far parte del patrimonio culturale della Confraternita; si propagò per tutta l'Europa. Di quella sapienza segreta furono fautori lo stesso Cosimo de' Medici, che fondò un'Accademia platonica; nonché Marsilio Ficino, il più illustre degli studiosi. Da questo, egli arrivò alla congettura che gli stessi insegnamenti provenissero da dottrine più antiche e da «speciali sapienti», che portavano i nomi di Mosè, Dionigi l'Aeropagita e S. Agostino. Sarebbero molti i personaggi da citare ed amalgamare a questa corrente che, come un fiume in piena, si riversò col suo nuovo ermetismo nella tradizione esoterica tedesca.

In molte leggende si ritrovano personaggi messianici ed idee «rinnovate» ma millenarie. Se ne analizziamo alcuni, quali il poema arturiano di Wolfram von Eschenbach, Parzival, o quello della favolosa Confraternita dei Cavalieri del Sacro Graal, vi si riscontrano le ideologie rosacrociane apparse quattrocento anni dopo. In tutte queste leggende emergono mitiche figure di casti cavalieri senza macchia e senza paura che hanno contatto diretto con esseri «angelici», ne conoscono il linguaggio e posseggono poteri taumaturgici tali da riportare l'uomo all'eterna giovinezza. Facevano parte di Confraternite segrete che si riunivano in luoghi inaccessibili e che operavano in incognito.

Come tutti gli ordini misteriosi, quello dei Rosacroce «era basato su linee cosmiche». Ne sono d'esempio «i dodici segni zodiacali che racchiudono il nostro sistema solare, i dodici semitoni della scala musicale, i dodici apostoli; tutti sono l'emblema dei dodici elementi raggruppati attorno ad uno». Così l'Ordine dei Rosacroce era composto da dodici Fratelli e un tredicesimo. Sette di loro dovevano andare per il mondo a svolgere le opere di carità, altri cinque non abbandonavano mai il Tempio. Nonostante possedessero un corpo di materia, tutta la loro opera derivava «da mondi interiori». Infine, il misterioso «tredicesimo», che era capo dell'Ordine, faceva da intermediario fra i Fratelli ed un alto Consiglio Centrale, ancora più occulto, composto da «Ierofanti dei misteri superiori», che nulla avevano da spartire con i comuni mortali. Si trattava di coloro che avevano ottenuto l'accesso alla grande conoscenza dei misteri minori