Pirofilo

Il Giardiniere e le Azioni

(Tratto da “Storie di Viandanti e Giardinieri”, edizione fuori commercio 2009)

 

Sono un Giardiniere e  debbo subito dichiarare che da un po' di tempo a questa parte non trovo più Significati nell'essere Giardiniere di me stesso. Perciò, cerco solo di mantenere una convergenza fra Intenti e Bellezza ; questo basta a spiegare perché, oltre che il Giardiniere, faccio ancora il Viandante. Si tratta, però, di un Viandante un po' speciale. Infatti, seguo ancora un Cammino, ma si tratta di un Cammino che non è diretto ad alcun Luogo, perché la Gloria non è un Luogo.

 

Chiedo scusa se la mia premessa appare oscura e quasi indecifrabile. Da qualche parte dovevo pure incominciare: parlare di un Cammino, che ha una Direzione, ma è senza una Meta, risulterebbe difficile a tutti. Tutto, perciò, in questo racconto, sarà difficile da accettare, a partire sin dall'inizio.

 

Ma è proprio dall'inizio (che poi, forse, non esiste, almeno nei termini correnti) che cercherò di dare una veste sequenziale al racconto.

 

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Incomincio dal Giardino delle Esperidi, nel quale mi trovo. Sarà meglio cercare subito di comprendere che si tratta di un Giardino esistenziale, che non si può certamente trovare sulle carte geografiche. Anche il fatto di trovarmi qui è un fatto esistenziale e non fisico.

In un certo senso debbo essere grato ad Ercole, per via della sua undicesima fatica, con il  Giardino e la storia dei Pomi, colti e portati all'ingrato Euristeo. Così ho potuto finalmente dare un nome (esistenziale) alle oscure ma affascinanti visioni, che giacevano entro di me senza che me ne rendessi ben conto. Il Giardino esiste veramente, ma come sono arrivato a  riconoscere le visioni ?

 

Per il fatto che esse erano celate in una delle stanze del Palazzo del Re. Ma questo penso di descriverlo meglio in un successivo racconto, intitolato forse il Visitatore e gli Intenti. Comunque avrete già compreso che ogni più  trascurabile dettaglio del presente racconto è legato ad antecedenze e susseguenze, che si rincorrono fra di loro, senza che sia possibile trovare loro un preciso punto iniziale per poi  legarle con i banali concetti di causa ed effetto. Ecco perché è così difficile incominciare.

 

Forse si sarà anche compreso che sto cercando di rendere deliberatamente oscure e fumose le percezioni che si potranno avere nel leggere il racconto. Non devono essere considerate azioni maligne da parte mia, piuttosto benevoli indizi, volti ad affinare le indubbie facoltà di ciascuno, in modo che da essi stessi le percezioni possano essere liberate dalle innumerevoli scorie che si portano appresso.

 

Così è stato per me, nel prendere atto dell'Esistenza del Giardino. Da quell'istante ho compreso che doveva incominciare una rigorosa opera di "dissoluzione" delle scorie.

 

All'inizio avevo le idee estremamente confuse. In qualche momento il Giardino mi appariva come un Luogo meraviglioso, una meta "definitiva", difficile da raggiungere, situata ad occidente, oltre le irraggiungibili Colonne d'Ercole. Una specie di conquista finale di un nuovo Giardino dell'Eden, che invece per Tradizione sta ad oriente, dal quale, secondo la Tradizione stessa, siamo stati cacciati per nostra colpa. Allora, un Cammino interiore mi era implicitamente apparso ; da Giardino a Giardino

 

Poi, mi sono reso conto di sbagliare, perché, senza alcuna vera ragione, idealmente stavo popolando il Giardino di cose meravigliose : alberi, fiori, prati, paesaggi onirici, ed anche sorgenti, e tante panchine per meditare. Il Giardino delle Esperidi contiene veramente tutte queste cose, ma erroneamente mi stavo fermando alla superficie delle immaginazioni, perché confondevo il Luogo con gli Scopi, ed anche con il Bisogno che abbiamo di Vivere nella Leggerezza dell'Essere. Il Giardino delle Esperidi sembrava offrire  tutte queste delizie.

 

Ora, felicemente, sono meglio in grado di cogliere i rischi di una incontrollata immaginazione. Non so in qual esatto momento mi è balenata alla mente che forse stavo commettendo un analogo errore del Mito di Perseo. Nella Vita, guardando con "occhi" deliberatamente mirati il volto della Gorgone, le percezioni perdono la loro vita e si "cristallizzano" in arbitrarie definizioni. Così, analogamente, se si guarda troppo il Giardino, tutto quello che  si può ammirare si trasforma in immagini arbitrarie, che celano il vero Significato segreto del Giardino. Compare, in forma molto contorta, come nel Mito di Perseo, un tacito suggerimento di quello che non si deve fare per ben vivere il Significato del Giardino, altrimenti si perde la coerenza nella Direzione del Cammino.

 

Allora, ho incominciato a comprendere che il Giardino non può rappresentare un punto di arrivo, alla fine del Cammino, che, perciò, dopo il Giardino, si implica un proseguimento del Cammino, ma in una forma che non mi si era ancora resa esplicita. Ecco, mi sono detto, una "nuova fatica"  che sono chiamato a portare a termine. Devo riuscire a "trasformare" il Mito di Perseo in modo da adattarlo al Giardino.

 

All'inizio ho già accennato al fatto deliberato di rendere oscure e fumose le mie osservazioni, allo scopo di far emergere le segrete e spesso inutilizzate facoltà dei Viandanti. Ho incominciato a domandarmi se, per caso, le origini di tutte le mie confusioni interiori non confermassero deliberatamente un analogo stimolo, per costringermi a superare le mie carenze nel sapere attingere alle mie celate Facoltà.

 

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A posteriori tutto sembra evidente e facile, ma andare oltre i propri limiti è di solito un'impresa ardua, anche se non impossibile. L'infinita "materia" contenuta nelle stanze del Palazzo del Re offre la possibilità di generare nuovi legami fra i singoli "oggetti", che sono sparsi nelle più disparate stanze. Se non si è capaci di legare insieme gli "attributi" degli oggetti, non si può neanche essere capaci di accrescere l'Ordine nel Palazzo.

 

Improvvisamente mi è balenata alla mente l'idea che il Giardino delle Esperidi è il Luogo dove si "seminano" le "Relazioni esistenziali" fra gli oggetti. E' proprio questo pensiero del tutto folle che intendo"seminare e coltivare" nel corso del Racconto.

 

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A volte le domande più semplici servono a dare chiarezza alle situazioni più confuse ed intricate.

Cosa è un Giardino ? Certamente è un Luogo. Ma cosa implica un Giardino ? Certamente non un Luogo pieno di erbacce incoerenti, altrimenti sarebbe un campo, ma piuttosto un Luogo ordinato, dove vengono seminate e curate Piante. Ma chi ha cura che l'ambiente non solo rimanga ordinato, ma anche si sviluppi seguendo Forme armoniche ? Certamente un Giardino presume la presenza di almeno un Giardiniere che possa responsabilmente garantire il mantenimento e l'accrescimento di quell'Ordine che esprime le ragioni d'essere del Giardino stesso. Ma cosa succede se il Giardiniere, lavorando, scopre in sé stesso la vocazione di essere un Artista, volto a concepire nuove Forme, che possano generare nuove Bellezze ?

 

Credo che le domande proposte siano il punto di partenza per sviluppare una trama per un possibile  Mito del Giardiniere. Ma chi è veramente un Giardiniere ? Certamente un Principio Individuale, che a furia di peregrinare come Viandante, cioè come osservatore alla ricerca dei Significati, decide che il suo "agire" deve trovare una più coerente forma di operatività.

 

Perciò, si affaccia in lui il desiderio di operare, ma dove ? In un Giardino, perché sembra ovvio che un Giardiniere debba lavorare in un Giardino. Ma quale genere di lavoro deve compiere ? E come ?

Stranamente, solo a questo punto, si accorge degli “strati” che partecipano alla sua Esistenza. Come Viandante alla ricerca dei Significati, ha dapprima operato per riuscire a capire chi veramente fosse, tentando le strade delle Risonanze, sperando di trovarle nelle oasi dei giardini della contemplazione. 

In un momento di felici intuizioni ha compreso che, in tal modo, stava seguendo lo sterile Cammino che conduce non alla generazione ma alla morte delle Ispirazioni. Il Giardino implica un "operare" .

 

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Torno nuovamente alle domande semplici : quale è il lavoro di un Giardiniere ? Se lo si riferisce ad un giardino fisicamente manifestato, si vede che, almeno,  gli occorrono i semi delle piante che vuole coltivare, la terra nella quale depositare il seme, ma prima di tutto l'ambiente esterno, costituito dal giardino. Poi possono anche essere necessario l'uso di attrezzi, che però non sono primariamente determinanti. Però, mi stavo dimenticando la necessità degli Intenti del Giardiniere.

 

In un Giardino esistenziale, per iniziare, occorrono gli equivalenti di quello che è stato citato. Tuttavia, potrebbe essere un errore il considerare solo equivalenze troppo "strette". Per esempio, fino a che punto posso spingere l'idea di Seme, andando oltre i limiti di un "simbolo" che resta troppo implicitamente legato alle piante  reali ? Mi accorgo di essere di nuovo oscuro e sibillino, perciò ho il dovere di spiegarmi meglio.

 

Posso legittimamente concepire un "Seme particolare" che può generare un "Ordine particolare" ? Certamente lo posso fare, e posso anche concepire una stretta forma "simbolica" di associazione fra i concetti derivati di Ordine e di Pianta. Naturalmente, però, non si tratta delle medesime cose.

 

Un Giardiniere, può essere legittimamente considerato "l'equivalente" di un Eroe come Perseo che è chiamato ad eliminare la Gorgone che tutto pietrifica solo a guardarla?

Apparentemente l'esempio, portato nel paragone, suona tutto a sfavore del Giardiniere, che non sembra poter fare concorrenza agli Eroi mitici. Come si può pensare di proporre un ruolo di un Giardiniere che sia equivalente a quello di un Eroe ?

Poi, a pensarci bene, incomincia a venire alla mente qualche dubbio : riuscire a seminare un Seme del tutto particolare che darà origine ad in Ordine necessariamente particolare, che ancora non è stato espresso, è forse un'impresa di poco conto ? Se poi si pensa   che un tale Ordine può costituire una nuova particolare Potenza dedicata alla Gloria …

Non completo la mia asserzione.

 

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Un Cammino è assimilabile ad un percorso costituito da "maglie ontologiche" ?

Credo che, ora più che mai, occorra attingere alle più profonde  facoltà dei Principi Individuali, senza farsi influenzare dalle categorizzazioni delle quali si è spesso prigionieri.

Sto riflettendo che ogni maglia è equivalente ad un punto "fermo". Per poter passare alla maglia susseguente occorre un collegamento fra le due maglie, ma come lo si deve chiamare ?

Percorso ? Correlazione ? Linea di forza ?

 

Nessuno dei termini è assoluto, ma tutti sono validi. Se si considera il percorso si implica una "mappa". Una correlazione implica l'esistenza di legami logici fra le maglie. Se si pone l'attenzione sulle linee di forza compare la presenza di un "campo potenziale". Ma al di la della definizione dei punti di vista si intuiscono anche percezioni di un contenuto che è soprattutto "vivente".

 

Una mappa implica una proposta di un cammino ordinato, ed allora il Viandante non procede più a caso, come il Matto dei Tarocchi.

Una correlazione implica un legame logico che viene stabilito per unire due maglie, affermando così una evoluzione deliberata da maglia a maglia.

Il campo afferma il Luogo della Potenza.

 

Ma qual'è il ruolo del Giardiniere ? Ogni volta che si affronta questa domanda ci si ritrova calati in quello che viene chiamato Mistero della Trinità. Ogni Principio Individuale è Uno e Trino. Ogni domanda volta a fissare un ruolo al Giardiniere non produce risultati. Allora, forse, dobbiamo incominciare a percepire un suggerimento quasi "mitico" : siamo in presenza di una più sottile e perfida Gorgone, che paralizza l'Azione del Giardiniere, disperdendolo nei "circoli viziosi" delle cause e degli effetti. Ogni serpente sulla testa della Gorgone è una sorgente tentatrice di una coscienza da contemplare. Invece di vivere direttamente i Ruoli dell'Esistenza la Gorgone tenta di farci fermare sulla coscienza dei Ruoli, facendoci allontanare dalle percezioni ontologiche.

 

Perciò, il Giardiniere, come sua prima Azione, deve tagliare la Testa di una Coscienza che contempla. Per poterla tagliare, il Giardiniere  non può agire contemplandola direttamente, ma deve utilizzare lo Specchio magico indiretto della Presenza.

 

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Solo dopo il taglio della Testa, forse, il Giardiniere può operare, e può provare a vivere la Presenza dei Semi, della Terra e del Giardino, ed anche altre Presenze ancora più impegnative, riguardanti il Palazzo del Re e la Bellezza.

 

Nell'istante nel quale il Giardiniere vive la Presenza della sua Azione, il Sale ed il Mercurio svaniscono in "sottofondo". La Presenza è concentrata sullo Zolfo, che è l'Azione. Essa deve essere coerente ed ordinata. Possono essere scelti i Semi appropriati, la Terra  che deve accoglierli e l'Ambiente ove il Mercurio dovrà generare la nuova Maglia Ontologica.

 

Se non si taglia la Testa della Gorgone della Coscienza, allora è ben difficile fare il mestiere di Giardiniere. Si è sempre legati, in qualche forma negativa, alle parole, e così,tutti gli sforzi per esprimere un "pensiero" ontologico fanno parte delle imprese impossibili e sterili.

 

Per fare un esempio, come si riesce a comprendere il Significato di Seme Ontologico ? Come si deve proporre la scelta degli opportuni Semi per generare i collegamenti ontologici con la maglia successiva ?

Forse approfondendo il Significato dello "strumento" rappresentato dal Solve et Coagula ?

 

E' possibile ipotizzare una superiore comunanza raggiungibile separatamente da Viandanti Giardinieri utilizzando un tale strumento in modo appropriato ?

Mi viene da pensare al Mito di Prometeo, che ha donato il Fuoco agli uomini. Il Fuoco non può essere adoperato nel Solve et Coagula, altrimenti l'Opera si trasforma in cenere. Perciò, se si vuole operare nel Solve, si deve concepire l'esistenza di un quinto Elemento "propulsore", come la mitica "Quintessenza" ?

 

Se così fosse, è possibile ipotizzare un nuovo "furto" agli equivalenti attuali degli Dei tradizionali ?  Quale nuovo Mito moderno potrebbe narrare l'equivalente del furto del Fuoco, riferito non al Fuoco, ma  ad una mitica Quintessenza ?

 

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Mi sta di nuovo succedendo quello che ho già detto prima, nella precedente storia.

Parlando ad alta voce, ho seguito in parte e proposto un riferimento interiore che mi sembrava già consolidato : il pensiero di tracciare le linee per un nuovo Mito moderno, che poi, strada facendo, sono diventati molteplici  trame riunite in gruppi. Scelta la trama di un Giardiniere nell'Azione, si sono aggiunti un analogo del Mito di Perseo ed anche un analogo del Mito di Prometeo. Con il risultato che mi si è aperta anche l'ipotesi di investigare su forme analoghe alle Fatiche di Ercole.

 

Nelle quali, però, le "Fatiche" non si riferiscono più tanto ad esercizi di Forza, quanto piuttosto ad esercizi di Risonanza. Riflettendoci sopra, mi sembrano ipotesi promettenti, che non possono essere scartate a priori.

E' pensabile che le Azioni Ontologiche avvengano nel Giardino sotto "l'influenza" della Quintessenza ?

E' pensabile di rispondere, in tal modo, a molte domande ancora irrisolte ?

 

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Mi rendo conto che non posso proseguire in questo racconto se prima non approfondisco l'ipotesi della Quintessenza. Lo scenario che si presenta alle intuizioni diventa troppo importante per essere trascurato, anche solo momentaneamente. Perciò, termino qui il racconto, pensando che potrà essere meglio affrontato e terminato in seguito.

 

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