di H. P. Blavatsky

Traduzione di Marpa

 

Capitolo VI°

 

Il rituale della cristianità primitiva - com’è stato ormai sufficientemente dimostrato - deriva dall’antica Massoneria. Questa, a sua volta, è l’erede dei Misteri a quel tempo quasi del tutto estinti. Su questi ultimi, diremo ora poche parole. È ben risaputo che in tutta l’antichità, ogni nazione, accanto all’adorazione popolare composta dalle forme della lettera morta e dalle vuote cerimonie exoteriche, aveva il suo culto segreto conosciuto al mondo come quello dei MISTERI. Strabone, fra molti altri, conferma quest’asserzione (vedi Geographica lib. X, cap. III, Sez. 9). Nessuno poteva essere ammesso ai Misteri, se non fosse stato preparato tramite un allenamento particolare.. I neofiti, istruiti nella parte superiore dei Templi, erano iniziati ai Misteri finali nelle cripte. Queste istruzioni erano l’ultima sopravvivenza della Saggezza arcaica, ed essi venivano rappresentati sotto la guida degli alti Iniziati. Usiamo di proposito la parola “rappresentati”; perché le istruzioni orali venivano date solo, a bassa voce, nelle cripte, in un silenzio solenne ed in segreto. Nel corso delle lezioni pubbliche e degli insegnamenti collettivi, il modus operandi dell’evoluzione graduale del Cosmo, dei mondi, ed infine della nostra terra, degli dei e degli uomini, era interamente impartito in modo simbolico. Le grandi rappresentazioni pubbliche durante le feste dei Misteri avevano come testimone la folla, e le verità personificate erano adorate dalle moltitudini - ciecamente. Solo gli alti Iniziati, gli Epoptae, comprendevano il loro linguaggio ed il loro reale significato. Tutto questo, e molto di più, è ben conosciuto nel mondo degli studiosi. Era un’asserzione comune a tutte le nazioni antiche che i veri Misteri di ciò che poco filosoficamente era chiamata “creazione”, fossero stati divulgati agli eletti della nostra (quinta) razza, dalle sue prime dinastie di Sovrani divini - Dei incarnati, “incarnazioni divine”, o Avatar. Le ultime Stanze tratte dal Libro di Dzyan della Dottrina Segreta (Vol. II° pag. 21), parlano di quelli che regnarono sui discendenti “…prodotti dal ceppo santo” e “…che ridiscesero, fecero la pace con la quinta (razza), le diedero insegnamenti e l’istruirono…” La frase “fecero la pace”, mostra che in precedenza c’era stata una disputa. Il destino degli atlantidei nella nostra filosofia e quello dei pre-diluviani nella Bibbia, avvalorano quest’idea. Ancora una volta - molti secoli prima dei Tolomei - lo stesso abuso della conoscenza sacra s’insinuò fra gli Iniziati del Santuario in Egitto. Conservati per innumerevoli secoli in tutta la loro purezza, i sacri insegnamenti degli dei, a causa dell’ambizione e dell’egoismo personali, si corruppero di nuovo. Il significato dei simboli fu sovente profanato da interpretazioni indecorose, e ben presto i Misteri Eleusini furono i soli a rimanere puri dalle adulterazioni ed innovazioni sacrileghe. Questi venivano celebrati in onore di (Cerere) Demetra, o Natura, in Atene ed ad essi veniva iniziato il fior fiore degli intelletti dell’Asia Minore e della Grecia. Zosimo, nel suo IV libro, afferma che questi Iniziati includevano l’intera umanità (24); mentre Aristide chiama i Misteri il Tempio comune della terra. Fu per conservare qualche ricordo di questo “tempio” e all’occorrenza ricostruirlo, che alcuni eletti fra gli Iniziati furono scelti e messi in disparte. Ciò fu fatto dai loro grandi Ierofanti in ogni secolo, dal tempo in cui le allegorie sacre mostrarono i loro primi segni di profanazione e di decadenza. Infine, i Grandi Misteri d’Eleusi seguirono lo stesso destino dei precedenti. La loro previa ed eccelsa nobiltà ed i loro scopi sono descritti da Clemente di Alessandria che ci dimostra che i grandi Misteri divulgano i segreti e i modi di costruzione dell’universo, essendo questo il principio, la fine e lo scopo ultimo della conoscenza umana, affinché con loro fosse mostrata all’Iniziato la natura di tutte le cose, come esse sono (Strom., Libro V, Cap. XI). Questa è la Gnosis pitagorica - “la conoscenza delle cose come sono”. Epitteto parla di queste istruzioni con la più alta stima: “Tutto ciò che fu lì decretato fu stabilito dai nostri Maestri per l’istruzione degli uomini e per la correzione dei nostri costumi (apud Arrian. Dissert., lib. III, cap. 21)". Platone afferma la stessa cosa nel Fedone, 69 C: “Lo scopo dei Misteri era di ristabilire l’anima nella sua purezza primordiale, o quello stato di perfezione dal quale essa era precipitata”.

 

 

 

 

24. Dice Cicerone in De Natura Deorum (Lib.I,119): “Omitto Eleusinem sanctam illam et augustam, ubi initiantur gentes orarum ultimae”.

 

 

Introduzione Capitolo I Capitolo II Capitolo III Capitolo IV Capitolo V Capitolo VI

Capitolo VII Capitolo VIII Capitolo IX Capitolo X Capitolo XI Capitolo XII