State ascoltando "La Marcia dei Massoni"

Di Naudot

 

QUARTO DIALOGO

Falk. Ernst! Benvenuto! Finalmente, un'altra volta! Io ho finita da tempo la mia cura termale.

Ernst. Ed ora ti trovi bene? Mi compiaccio!

Falk. Che cos'è? Non si é mai dato un «mi compiaccio» più stizzosamente pronunciato.

Ernst. Sono anche stizzito e ci manca poco che non lo sia con te.

Falk. Con me?

Ernst. Tu mi hai indotto ad un passo sciocco. Guarda qui! Dammi la tua mano! Che ne dici? (1) Ti stringi nelle spalle? Ci mancava anche questa.

Falk. Indotto te?

Ernst. Sarà stato senza che tu lo volessi.

Falk. E debbo anche averne la colpa?

Ernst. L'uomo di Dio (2) parla al popolo di un paese ove scorre latte e miele ed il popolo non lo deve desiderare? E non deve lagnarsi dell'uomo di Dio quando, invece che in quella terra promessa, egli lo conduce in deserti aridi

Falk. Adagio! Adagio! Il danno, tuttavia, non può essere così grande. Inoltre vedo che tu hai già lavorato presso le tombe dei nostri avi (3).

Ernst. Però esse non erano circondate da fiamme, ma da fumo.

Falk. Allora aspetta che il fumo si disperda e la fiamma rilucerà e ti riscalderà.

Ernst. Il fumo mi soffocherà, prima che la fiamma riluca a me. Ad essa, vedo bene, si riscalderanno altri che meglio possono sopportare il fumo.

Falk. Tu non parli per caso di gente che si lascia volentieri mordere dal fumo, purché il fumo sia di grassa cucina altrui?

Ernst. Allora la conosci anche tu?

Falk. Ne ho avuto notizia.

Ernst. Tanto peggio. Che cosa ti poteva muovere, a condurmi su tale ghiaccio? Oltre al fatto di farmi balenare agli occhi delle cose di cui tu, purtroppo, sapevi l'inesistenza?

Falk. Il tuo umore cupo ti rende molto ingiusto. Dovrei averti parlato della Massoneria senza lasciarti intendere, in più di una maniera, quanto sia inutile e perfino dannoso pretendere che tutti gli uomini onesti debbano diventare Massoni?

Ernst. Questo può darsi.

Falk. Non dovrei averti detto che ai supremi doveri della Massoneria si può adempiere senza dirsi Massone?

Ernst. Me ne ricordo, un poco. Ma tu sai come, allorché la mia fantasia spiega le ali, non posso tenerla. Io non ti rimprovero niente, di tale adescamento.

Falk. Per raggiungere il quale anche tu ti sei rapidamente sforzato. E perché non mi hai detto neppure una parola del tuo proponimento?

Ernst. Mi avresti dunque dissuaso?

Falk. Senza il minimo dubbio! Chi vorrebbe rimettere sul seggiolino a rotelle un ragazzino vivace, solo per il fatto che di quando in quando fa ancora delle cadute? Non ti faccio dei complimenti: tu eri già troppo avanzato per partire di qua di nuovo. Ma non si poteva fare alcuna eccezione. È la strada che dobbiamo battere tutti.

Ernst. E non mi pentirei di averci messo il piede, se non avessi da attendermi che dell'altra strada. Speranze e ancora speranze e niente altro che speranze.

Falk. Se tuttavia ti si tiene già a bada con delle speranze. E per che cosa mai ti si fa sperare?

Ernst. Lo sai bene, per la Massoneria scozzese, per il Cavaliere di Scozia.

Falk. Ah, già. Ma per che cosa deve sperare dunque il Cavaliere di Scozia?

Ernst. E chi lo sa!

Falk. E i tuoi simili, gli altri neofiti dell'Ordine, neppure quelli sanno nulla?

Ernst. Oh, quelli! Quelli sanno tanto! Quelli aspettano tanto! L'uno vuol fare dell'oro, l'altro vuole evocare degli spiriti, il terzo vuole reintegrare i Cavalieri Templari. Sorridi? Sorridi soltanto?

Falk. Che cosa posso fare?

Ernst. Mostrare sdegno per tali cervellacci a sghimbescio!

Falk. Se qualcosa non mi conciliasse con loro.

Ernst. E che cosa?

Falk. Che io in tutte queste chimere riconosco delle aspirazioni alla realtà, che si lascia staccare da tutti questi travestimenti, dove non va la vera via.

Ernst. Anche l'alchimia?

Falk. Anche l'alchimia. Che in realtà si possa fare oro o che non lo si possa fare, per me é lo stesso. Ma io sono certo che uomini ragionevoli desidereranno di poterlo fare soltanto in considerazione della Massoneria. Anche il primo venuto cui avvenga di trovare la pietra filosofale sarà, nel medesimo istante, Massone. Ed è pure curioso, e tutte le notizie lo affermano, che il mondo é pieno di alchimisti veri o immaginari.

Ernst. E gli evocatori di spiriti?

Falk. Per loro vale suppergiù lo stesso. Non possono gli spiriti dare ascolto alla voce di un uomo che non sia Massone.

Ernst. Come puoi dire tali cose seriamente?

Falk. Su tutto quel che è sacro? Non più seriamente di quanto esse non siano.

Ernst. Fosse così! Ma infine, i nuovi Templari, se Dio vuole?

Falk. Anche loro!

Ernst. Vedi? Di quelli non mi sai dire nulla. Perché i Templari esistettero un tempo mentre alchimisti ed evocatori di spiriti forse non ce ne furono mai. E si può dire che i Massoni si contengono meglio in confronto degli errori della immaginazione che di quelli reali.

Falk. Veramente, io qui posso pronunciarmi solo su un dilemma: o l'uno o l'altro.

Ernst. Bene. Se almeno si sa che fra due una frase é vera: Allora IO codesti Templari...

Falk. Ernst! Prima che tu completi un altro scherno! Sulla mia coscienza! Essi, proprio loro, sono o certamente sulla giusta via o talmente lontani da essa che non è rimasta loro neppure la speranza di ritornarvi sopra.

Ernst. Io ti debbo ascoltare perché ti devo chiedere maggiori notizie.

Falk. Perché no? Per troppo tempo si e fatto della segretezza il segreto.

Ernst. Cosa intendi dire?

Falk. Il segreto della Massoneria  (4), come ti ho già detto é ciò che il Massone non può far uscire dalle sue labbra, anche se volesse. Segretezze sono le cose che possono benissimo dirsi e che soltanto in certi tempi ed in certi Paesi un po' per invidia si celava, un po' per timore si conteneva, un po' per prudenza si taceva.

Ernst. Per esempio?

Falk. Per esempio: da principio codesta parentela tra Templari e Massoni. Può darsi che una volta fosse necessario e buono non dar a dividere nulla. Ma ora può al contrario diventare estremamente fatale se di codesta parentela si continua a far un segreto. Si dovrebbe invece manifestarla chiaramente confermando soltanto quel punto per il quale i Templari furono i Massoni del loro tempo.

Ernst. Posso io saperlo, questo punto?

Falk. Leggi la storia dei Templari con riflessione! Tu devi indovinarlo. E lo indovinerai certamente se appunto questa era la causa per la quale non avresti voluto diventare Massone.

Ernst. In questo momento io non sono seduto fra i miei libri! E se l'indovino vorrai confessare che io l'ho indovinato?

Falk. Tu troverai simultaneamente che di tale confessione non hai bisogno. Ma per ritornare ancora al mio dilemma: Precisamente, questo é il punto di dove la risoluzione di esso deve essere ricavata. Vedessero e sentissero tutti i Massoni, i quali ora hanno in mente i Templari questo giusto punto! Beati loro! Felice il mondo! Benedizione dovunque per quello che essi operano! Benedizione dovunque per quello che essi tralasciano! Se però questo non riconoscono e non sentono, se li ha ingannati una semplice omonimia, si ha solo il Massone che lavora nel Tempio, che gli ha fatto venire in mente i Templari. Si sono innamorati della croce rossa sul mantello bianco, ambiscono solo il potere di profittevoli commende e vorrebbero soltanto disporre di grossi benefici per se stessi e per i loro amici. Affé! Ci doni allora il cielo tanta pietà perché possiamo contenerci dal ridere.

Ernst. Toh! Vedo che puoi anche diventare caldo e amaro.

Falk. Purtroppo! Ti ringrazio della tua osservazione ed eccomi di nuovo freddo, come ghiaccio.

Ernst. E tu che ne pensi? Quale dei due sarà il caso di codesti signori?

Falk. Io temo quest'ultimo. Vorrei illudermi. Perché, se fosse il primo come potrebbero essi avere un progetto così bizzarro? Quello di reintegrare i Templari! Quel grande punto pel quale i Templari erano Massoni non ha più luogo (5). Per lo meno in Europa é da gran tempo oltrepassato e non c'è bisogne, per questo, di nessun soccorso. Che cosa vogliono, allora? Vogliono diventare anch'essi una spugna rigonfia, che i grandi, un certo giorno, possano spremere? Ma a chi questa domanda? E contro chi? Tu mi hai detto di questi grilli di alchimisti, di esorcisti, di Templari ed altri, che i neofiti dell'Ordine trascinano? Altra gente che di abusare dei bambini non si fa scrupolo? Ma i bambini diventano uomini. Lasciali fare! Che io già nel trastullo scorgo le armi, che un giorno con mano sicura gli uomini maneggeranno.

Ernst. In fondo, amico mio! Non sono neanche queste bambinaggini che mi rattristano. Senza supporre che qualcosa di serio, dietro, ci potrebbe essere. Non ci facevo caso. Barili, pensavo io, gettati fuori alle giovani balene! Ma quello che mi rode é questo: che io non vedo niente, non sento niente, dovunque, altro che queste bambinaggini. Che di quelle attese che destavi in me nessuno vuol sapere. Nessuno vuole nemmeno consentirvi. Sempre e dovunque il più profondo silenzio.

Falk. Ossia?

Ernst. Quella uguaglianza che tu come legge fondamentale dell'Ordine mi indicavi, quella uguaglianza che con tanto inaspettata speranza empiva la mia anima? Poterla finalmente respirare in società di uomini, i quali intuiscono di superare idealmente tutte quante le borghesi differenziazioni, senza far danno all'uno per il vantaggio di un altro!

Falk. Ebbene?

Ernst. Che ci sia ancora? Se mai c'è stata! Fa venire un ebreo liberale, a fare domanda: «Ma», si dice «un ebreo»? Cristiano almeno, deve essere il Massone. Ugualmente solo per qualsiasi sorta di cristiano. Senza distinzione di religione vuol dire soltanto senza distinzione delle tre religioni pubblicamente tollerate nel sacro romano impero? La intendi così anche tu?

Falk. Io, senza dubbio no.

Ernst. Fa venire un onesto calzolaio, che presso la sua forma può avere delle buone ispirazioni (sia anche un Jakob Böhme o Hans Sachs), fallo venire a far domanda: «Ma», si dice «un calzolaio»? Certo, un calzolaio! Fa venire un fedele, esperimentato, provato domestico, a far domanda: «Ma», si dice «tale gente, che non da sé si sceglie il colore per il suo abito...».« Noi siamo fra noi, della buona società».

Falk. E di quanto buona società sono dunque loro?

Ernst. Ebbene, su questo non trovo niente a ridire fuorché c'é esclusivamente buona società, della quale se ne ha in esuberanza. Principi, conti, signori «von», ufficiali, consiglieri di ogni genere, commercianti, artisti. Tutti questi già senza distinzione ronzano fra di loro nelle Logge. Ma in effetti sono tutti quanti di una sola condizione e questa é purtroppo...

Falk. Al tempo mio non era certo così. Ma sì! Non so, posso soltanto immaginare. Sono da troppo lungo tempo fuori da ogni relazione con Logge, di qualunque genere. Nella Loggia non potere essere ammessi e dalla Massoneria essere esclusi sono due cose differenti.

Ernst. Come mai?

Falk. Perché Loggia e Massoneria stanno fra loro nello stesso rapporto che chiesa e fede. Dal prospero stato esteriore della Chiesa non si può per niente giudicare della fede dei membri, niente affatto. Anzi, c'é un certo stato di prosperità esteriore che sarebbe un miracolo se potesse coesistere con la vera fede. Invero, le due cose non si sono mai sopportate ma, come insegna la storia, una ha sempre mandato l'altra in rovina. E così anche io temo, io temo...

Ernst. Che cosa?

Falk. Insomma, la condizione delle Logge così come io sento che viene praticata, non mi convince per niente. Avere una grande cassa, creare fondi, investire capitali, cercare di collocarli al migliore tasso di interesse, cercare di comperare dei beni immobili, farsi dare privilegi dai re e dai principi, applicare il credito ed il potere relativi per oppressione dei fratelli che sono di una osservanza diversa da quella della quale volentieri si vorrebbe fare la sostanza della cosa. Se questo alla lunga può andar bene! Quanto preferirei essere cattivo profeta!

Ernst. Dio mio, macchè! Che cosa vuoi che succeda? Lo Stato ora non arriva più a tanto. Ed inoltre, fra le persone che fanno o che applicano le leggi ci sono già fin troppi Massoni.

Falk. Bene. Se essi allora non hanno da temere niente neppure dallo Stato, quale influenza su di loro può avere una tale costituzione? Non mi sembra che essi possano ritornare, con quella, dove essi volevano allontanarsi. Credi che essi cesseranno, con quella, di essere ciò che vogliono essere? Non so se tu mi comprenda del tutto.

Ernst. Continua pure a parlare.

Falk. In verità, niente dura in eterno. Forse è questa la via destinata dalla provvidenza per por fine a tutto l'attuale schema della Massoneria.

Ernst. Schema della Massoneria? Che cosa intendi con ciò? Schema?

Falk. Ebbene, schema, involucro, rivestimento.

Ernst. Ancora non lo so.

Falk. Tu però non crederai che la Massoneria abbia sempre fatto da Massoneria.

Ernst. Che cosa è questa? La Massoneria non ha sempre fatto da Massoneria?

Falk. In altre parole: Credi tu dunque che la Massoneria sia stata sempre chiamata Massoneria? Ma guarda! Già mezzogiorno passato! Toh, eccoli che arrivano i miei ospiti. Rimani anche tu?

Ernst. Io non volevo, ma ormai lo debbo. Perché mi aspetto una duplice sazietà.

Falk. Soltanto, a tavola, ti prego, non una parola.

 


 

1. Evidentemente, Ernst fa il toccamento a Falk, per dimostrargli di essere divenuto Massone.

2. Allude alla visione di Mosè, al roveto ardente, Esodo 3,2 e segg.

3. Fiamme e tombe degli avi erano simboli presenti nei rituali di Maestro, fino a tutto il secolo XVIII.

4. Lessing ha dunque sempre tenuto per inesprimibile il segreto della Massoneria. Nel Lessico Massonico del Gäricke, pubblicato nel 1831, si legge: «Anche la nostra era ha i suoi savi, superiori ad essa, che pur non commettendo sacrilegi dinnanzi ai santuari dei contemporanei anelano di trovarsi insieme a spiriti ben più elevati. Intorno all'Iniziato aleggiano nelle Logge le alte allusioni per la perfezione di tutto il suo essere e dell'umanità. Qui si cerchi il segreto della Massoneria, di sua natura inesprimibile, che non può certamente essere comunicato in poche ore con la imposizione delle mani».
Questo dimostra quanto abbia il Lessing influito sulla Massoneria posteriore al tempo suo.

5. Allude quasi certamente alla missione universalistica svolta dai Templari, sotto il vessillo della propagazione del cristianesimo.