I tre Elementi Fondamentali della Realtà


Alla sorgente della nostra conoscenza si manifesta una triplice opposizione che risponde ai tre elementi fondamentali della realtà definita da Wronski.

La radice della conoscenza rappresentativa è l'opposizione di somiglianza e di differenza; essa afferma o nega, distingue il positivo dal negativo di cui la sintesi è fornita dall'equilibrio, la statica, l'uguaglianza, la forma.
Questa opposizione si ricollega all'elemento essere ed all'algoritmo ingiunzione. Fa astrazione del se delle cose per considerare solamente la loro forma.
La radice della sensibilità e della coscienza appetitiva è l'opposizione dell'attivo e del passivo, della forza e della resistenza la distinzione dell'io e del non io e di cui la sintesi è nell'azione e la finalità. A questa opposizione si ricollega la dinamica, la causalità, il lavoro; risponde all'elemento scibile, all'algoritmo graduazione o delle potenze.
La radice della razionalità creatrice ed ordinatrice sono l'opposizione dell'unità alla pluralità basata sulla distinzione dello spirito e della materia, e di cui la sintesi è realizzata dalla vita; risponde all'elemento neutro ed all'algoritmo riproduzione.

È impossibile assegnare una precedenza psicologica ad una di queste nozioni; esse si liberano poco a poco dalle sensazioni, si precisano le une con le altre e congiuntamente. Si può partire da una di esse per dedurne le altre; l'errore consiste nell'immaginarsi che quella che si è presa arbitrariamente come punto di partenza sia il fondamento delle due altre in maniera irreversibile.
Le tre nozioni fondamentali non hanno neanche una sorgente unica, ma questa sorgente è questo indicibile, questo impensabile che si manifesta con il ternario della realtà e non lascia discernere tre radici astratte che in funzione una dell'altra.
L'assoluto si ritrova dunque come necessario, ma con ciò origine di ogni apprensione. È concepito come il limite di ogni concezione, e la ragione non può intenderlo perché è il suo principio: lo concepisce solamente come la sua propria sorgente, ed appena cerca di afferrare questo concetto che è sempre aldilà, lo concepisce solamente come limite del relativo.

La filosofia cinese ha espresso ottimamente questa natura dell'assoluto: la designa come la “Perfezione”, perfezione incomprensibile nella sua natura, ma che si rende accessibile rendendosi passiva: è il suo aspetto passivo soltanto che possiamo concepire, ed ecco perché c'immaginiamo che l'assoluto concepito da un'operazione razionale è una creazione del nostro proprio pensiero senza altra realtà che quella che gli diamo. Ci appare come il termine della Via, via la cui la traccia nell'uomo è la Ragione e nel cosmo la Legge. Si ritrova così un'espressione metafisica del dogma cristiano dell'incarnazione del Verbo divino, immolatosi per rendere Dio accessibile alla creatura.