Giuliano Kremmerz

Dialoghi sull'Ermetismo

Arti Grafiche Panetti & Petrelli

 - Spoleto -

1929


 

OTTAVO DIALOGO  

   

 

L'Ermetismo e i suoi metodi d'insegnamento. Confini nei quali è contenuto, definizione di esso Ermetismo è presenza dell'infinito Che cosa intendere per spirito o anima Il linguaggio come mezzo di comunicazione delle idee Definire è determinare idee finite Difficoltà di concepimento delle idee infinite Che cos'è la psiche L'Io interiore e la individualità umana La teosofia mitologica dell'antica Roma L'Occultismo nella concezione Occidentale e in quella Orientale Le origini del cristianesimo primitivo L'Olimpo latino e i segreti dell'iniziatura Difficoltà di stabilire le origini della razza Europea La visione del mondo è materia ermetica La mente umana e sua tendenza alle idee concrete L'avvenire mentale dell'uomo in rapporto alla sua conformazione cranica Il sistema nervoso e la sua funzione nell'organismo I poteri della psiche Le vibrazioni animiche che i nostri sensi non percepiscono Il genio umano Rapporto fra materia e anima Apollo ed Ercole L'ignis amor e la camicia di Nesso Paracelso e lo yud cabalistico.

 

 

 

Discepolo - Desideravo assai rivedervi. Capirete che dopo tanto conversare, non trovo, per essere franco, che il vostro metodo sia adatto a spiegare una teoria filosofica o scientifica che serva di base ad una Scuola Nuova o rinnovata. Voi vi proponete dimostrare che la vostra scuola Ermetica non è una chiesuola con a capo un papasso che dommatizza ai fedeli tutte le stranezze che abbondano nei rifiuti dell'occultismo, così come lo intendono le persone che vanno in cerca del miracolo e perpetuano vecchie superstizioni. Mi avete permesso di esprimervi lealmente il mio pensiero, e ne approfitto per esporvi le mie idee con nettezza, sicuro che non prenderete a male l'espressione della mia libera critica.

Giuliano - Vi sono grato della vostra schiettezza, anzi la desidero. I nostri colloqui non potrebbero essere continuati se voi foste un credente o un sognatore, perché gli esaltati, non pensatori, non critici, non imparziali, amano sentire delle cose mirabolanti e approvano qualunque frottola ben presentata.

Discepolo - Voi dunque mi concedete ampia libertà di esporvi quanto non mi convince. La mia è una educazione scientifica. Le stramberie, anche ben dette, ci possono sedurre e compiacere un minuto, ma, ritornando in noi, appena presi dall'ingranaggio del metodo, si valutano per quel che sono: sogni e poesia.

Giuliano - Poveri poeti! Comprendo che il nostro tempo non è loro favorevole, perché non li considera più come vati, profeti, ispirati, cui Apollo stilla la verità ermetica nel canto simboleggiante le cose e le leggi invisibili delle concatenazioni ideali di ciò che è o sarà.

Discepolo - La scienza, come oggi è intesa, non ha più il significato platonico e aristotelico che per approssimazione. Cartesio, Hobbes, Leibnitz, hanno fatto il loro tempo. Volumi di parole sciupate. Scienza, dal latino scire, è sapienza accertata. Allorché si diceva coi platonici che vi è scienza solo quando sappiamo che le cose sono come diversamente non possono essere, si faceva molto assegnamento sulla meccanica della ragione. Nel medioevo S. Tommaso scriveva: scientia est assimilatio mentis ad rem scitam; ma questa è definizione tomistica che lascia il tempo che trova, perché l'Aquinate imitava un po’ i responsi degli oracoli sibillini. Le nostre conoscenze meritano l'aggettivo di scientifiche quando positivamente sono controllabili. Matematica, fisica, chimica, anatomia, meccanica applicata, e tutte le dottrine che sono pronte al controllo quotidiano delle applicazioni, e degli adattamenti che per sé stessi, sono prove. La scienza, nome astratto e generico, non è possibile se non procede con costanza ad un esame concreto e pratico: prova o esperimento, constatazione del fenomeno, formazione della teoria o della regola, determinazione delle leggi informative.

Giuliano - Grazie delle spiegazioni veramente ammirevoli e chiare. Quando mi parlate così, compite un'opera preziosa, chiudete lo steccato del torneo in cui i due cavalieri prodi e tenaci devono contendersi la rosa che la bella castellana dona al vincitore.

Discepolo - Perché la scienza universitaria offre qui e là, con simpatiche adesioni di cattedratici un sostegno e un certo proselitismo all'Istituto Metapsichico Internazionale di Parigi? Perché questo non si allontana dalle premesse positive di un metodo scientifico e veramente tale. Esistono soggetti, uomini o donne, che presentano in condizioni fisiologiche organicamente sane, dei fenomeni sopranormali? Li accoglie, li chiama, li assoggetta ad esperimenti con controlli, come in un primo esame, e se i risultati sono positivi, li presenta a chi deve loro dare la corona della certezza. Potete forse negare, potete non riconoscere che molti progressi della neuropatologia non siano stati occasionati o incoraggiati da esso? Ma voi limitate alle parole amene i vostri insegnamenti e non provate affatto che le cose siano così come le annunziate. E quasi per evitare di esser messo con le spalle al muro da un critico sereno e non malevolo come me, vi rifiutate con costanza di seguire un metodo rettamente scientifico. Volete che io sia il vostro critico? Ma dovreste voi stesso esaminare le vostre pretese teorie dal punto di osservazione serena dell'uomo colto. Tutte le vostre ipotesi sono basate sull'anima umana. Ma l'anima dell'uomo non è un valore scientifico. Anemos: vento, spirito, soffio. Vedete che la parola monta e rimonta alle origini dell'umanità, allo stato dell'ignoranza, di osservazione rudimentale della vita! Non si sapeva che cosa fosse la vita, non si concepiva lo stato di funzionalità del corpo umano, dell'uomo vivente, e si dovette dire (per definire l'uomo vivo) che il respiro , aria immessa ed emessa, era la forza fisica ed il pensiero, l'attività muscolare, e il sogno, la fabbrica delle idee, in una parola: l'anima. E ciò perché i primitivi constatavano che il morto non respirava più, che il vento era andato via, che l'anima era partita. Ora mentre tanti gas naturali sono analizzati dalla chimica, e tanti se ne fabbricano per distruggere la vita umana respirata dal vivo e abbandonata dal morto, non è stato possibile captare, analizzare, o sintetizzare l'anima in nessuna maniera. Questo è un argomento che gli scienziati veri passano sotto silenzio, come cosa di cui non si parla, sia per non irritare la fede dell'ascoltatore, sia per non darsi l'aria dell'antireligioso. Cominciando a discorrere con me, mentre con poche parole credete dimostrare che anima e spirito non sono che aria e vento, partite da una premessa falsa, l'esistenza dell'anima, per edificare una piccola religione, una delle tante neo chiesuole che qui e là spuntano tutti i giorni con a capo dei pretesi profeti che si ritengono tutti degli i dii viventi. L'anima non è scientifica, né come è compresa dalle religioni, né come è capita dal volgo. Volete darle il significato di personalità umana? Ma anche in questo senso l'umana personalità appena oggi comincia ad essere soggetto di studi della psicologia scientifica, e ad una conclusione concreta e seria la scienza non è arrivata. La psicanalisi, che è e non è scienza, che sta sospesa nel limbo delle novità e delle innovazioni, che promette tanto ed ha amici e detrattori, pare accingersi all'atto eroico di risolvere il problema della psichiatria completa, ma non perviene ancora a dare un valore essenziale alla manifestazione intelligente dell'essere umano. Una Scuola Ermetica, impostata così, credetemi, non mi sembra che debba fare un cammino molto lungo!

Giuliano - Magnifica, l'irruente esposizione della vostra critica demolitrice! Non vi manca che il tu quoque, Brute, fili mi! Dopo sette dialoghi non mi aspettavo una lavata di capo come la vostra!

Discepolo - Scusatemi, non vi rivolgo un rimprovero come quelli che si fanno agli ignoranti; parlo per esprimere il mio modo di vedere; do' uno sguardo sintetico e critico alle cose di cui abbiamo discorso. Se sollecitai tempo fa delle conversazioni con voi, fu per la precisa volontà di apprendere, d'imparare senza preoccupazioni di studi, senza sentirmi umiliato di venire alla ricerca di fatti e sistemi di scienza nuova; di scienza (dico Scienza) anche abbozzata, che presa in mano da maestri miei, di valore più alto e di tecnica più perfetta, potesse fare dei progressi alla luce del sole, da cattedre di Università dotte, vetuste e famose, atte a lanciare, come un bolide luminoso, la nuova parola della investigazione umana. Invece...

Giuliano - ...Invece disillusione completa! Avete trovato chiacchiere...

Discepolo - ...Ma piacevoli, e lo affermo senza ironia. Ecco perché desideravo con interesse rivedervi...

Giuliano - ...Per dirmi questo?

Discepolo - Per dirvi ciò come prologo e per invitarvi a seguire un metodo, un vero metodo scientifico, nella esposizione di queste dottrine curiose. Altrimenti quello di cui parleremo in seguito non sarà da me annotato prima e studiato dopo, per cavarne tutto il succo vitale, dato che la materia ne contenga.

Giuliano - E per le nostre conversazioni precedenti avete fatto lo stesso?

Discepolo - Con assiduità e interesse grande, perché avrei voluto proclamare che mi avete convinto, non con sotterfugi filosofici, ma con prove, con teoriche esperimentate. Invece con i discorsi vostri, nelle loro semplicità seducenti, curiosi, interessanti, romantici in certi punti, furbeschi, immaginativi, paradossali in altri, quando si va a stringere, ci si trova col desiderio... di avere e provocare altre spiegazioni.

Giuliano - E se questo fosse il mio o il nostro metodo? Dovrei forse piegarmi a seguirne un altro, solo perché preferito da tutte le scuole di scienza? L’Ermetismo è una dottrina, una disciplina, una filosofia pari a quelle che s'insegnano per ottenere un diploma? Vedete caro amico, se vi è un uomo che vi comprende e che approva la requisitoria che mi avete inflitta, quello sono io. Un giovane che ha tanto studiato nei laboratori, nelle aule universitarie, nei gabinetti sperimentali, che ha la testa ancora piena delle parole pronunziate ex cattedra da maestri illustri, non può segnare una rinunzia al passato, non può rinnegare se stesso e ciò che a fatica ha raggiunto per tuffarsi in un gorgo d'acqua misteriosa, di cui se ne ignora la sorgente e che non disseta mai. Ma se voleste ben capire che l'Ermetismo o la Magia stanno tra il limite della filosofia pura e la soglia della porta più grande che apre il cammino alla scienza positiva, meccanica o matematica, non trovereste strano che la originalità della mia tesi non è essenzialmente identica alle proposizioni prescientifiche che si abbordano con l'esperimento che il docente esibisce allo studioso. In un dialogo, Luciano narra di un Ciabattino che allo spuntar dell'alba sentì parlare il suo gallo che lo aveva svegliato con un sonoro chicchiricchì. Pur sgridandolo e minacciandolo di farlo morire spennato in casseruola, il Ciabattino chiese meravigliato al bipede pennuto: Chi sei tu? E l'altro: Pitagora. Subito allora il Ciabattino domandò: dimmi, perché prima che diventassi gallo vietasti ai tuoi discepoli di mangiare le fave? Il compiacente gallo spiegò che i cibi sono buoni e cattivi secondo i tempi e le specie e le varietà degli animali; quel che non conviene all'uno conviene all'altro ... così per l'Ermetismo e per il suo metodo. Voi non avete torto di esporre la vostra critica partendo da un presupposto che è confusione di valori e di conoscenze. L'Ermetismo non è la botanica, non è la chimica, non è la fisiologia. È la scienza dell'infinito, la scienza del non finito, mentre le discipline apprese col metodo sperimentale positivo sono scienze del concreto e del finito. I metodi d'insegnamento, come i cibi, sono convenienti per adattamento alle discipline che si studiano, e tutti non hanno lo stesso valore per tutti i soggetti di meditazione o di studio. L'Ermetismo è scienza dal punto di vista filosofico e dall'aspetto probativo, se lo si guarda e lo si studia nei fenomeni dello spirito umano. Come fare per esprimere delle idee con parole proprie, quando queste mancano? Spirito e Anima, oltre significato etimologico, vanno intesi in un senso traslato, approssimativo, analogico ed omologo. Questa povertà di parole esprimenti concetti e pensieri non finiti è stata riscontrata in tutte le lingue, dai filosofi antichissimi ai più moderni, perché il linguaggio è un arsenale di vocaboli atti a comunicare ad altri i propri pensieri, mentre l'idea che si deve esprimere, per diventare comune a colui che ci ascolta, deve essere già sua concezione assodata, se non si vuole correre l'alea di parlar cinese con un abissino. Se pronunzio la parola Anima, se dico l'uomo ha un'anima, bisognerebbe capire, intendere, il significato di questo vocabolo come io lo intendo, e non come l'apprende un religioso che mi ascolta, come lo intuisce uno scienziato pari vostro, come lo comprende un qualunque volgare parlatore di cose comuni, di cose che, definite e non infinite, sono concepite nell'ordine delle idee delle plebi e delle folle. Quando supponete che io possa dare alla parola anima il significato di personalità, voi stesso, che siete un dotto, dite cosa impropria, inesatta, completamente erronea. Accennate ad una psicologia scientifica: la psiche sfugge ad una definizione. Definire è determinare, cioè mettere dei limiti alla comprensione di idee determinate: il pane, il formaggio, l'uccello, la pianta, si possono definire perché sono cose, oggetti, idee finite. Ma le cose infinite, non finite, astrazioni di virtù o di poteri o di qualità, non si prestano a definizioni, cioè a determinazioni, per la loro natura stessa indefinita. Più elementare e volgare è il comprendonio di una persona, più grossolanamente sono ideate e immaginate le cose infinite e le indefinite. Le immagini sacre, i simboli religiosi figurativi sono una necessità per l'intelligenza dei volghi. Dite ad un salumaio di esprimere un concetto, l'idea che egli ha di Dio, e la sua mente ricorrerà alla figura di un uomo alto, enorme, barbuto, che con una mano tocca la luna e con l'altra il sole, come l'ha visto in qualche rudimentale illustrazione di un libercolo di storia sacra dedicato ai bambini. Ma la stessa idea Dio non è compresa da me e da voi nel medesimo modo; e tra la mia concezione e la vostra vi è differenza tale che vi passa di mezzo un oceano. Ecco perché è ingiusta ed ingiustificata la vostra critica se dite che il mio Ermetismo parte dalla premessa erronea di un'anima nell'uomo. Se voi proclamate esistente una psicologia scientifica, stabilite a priori che una psiche nell'uomo esiste, quindi psiche è scientifico, e psiche è soffio vitale, anima, vita, sentimento, carattere, intelligenza, spirito, individuo pensante, essere umano vivente, cosciente. Voi dunque non accettate l'anima nella dicitura latina e fate buon viso alla psiche greca che è la medesima cosa?

Discepolo - Ma la psiche considerata in sé non è una conquista scientifica.

Giuliano - La vostra affermazione è una menzogna, una menzogna convenzionale che sembra vera nella elasticità dei maestri di questa meccanica sperimentale del positivismo, ma non risponde alle novità, non risponde al sentimento informatore di tutta una serie di parole scientifiche che ne rappresentano la prova, anche dando ad esse un senso perfettamente materialista. Psicastenia, Psichiatria, Psiconevrosi, Psicosi, Psicopatia, Psiconevropatia, Psicoterapia: se fosse come voi candidamente affermate, questi non sarebbero vocaboli della scienza corrente. Bisognerebbe cancellarli tutti. È verissimo che nessuno ha captata un'anima in una provetta e che nessun laboratorio l'ha sottoposta al microscopio, come si fa coi bacilli e coi batteri; ma è anche arcivero, che voi scienziati non avete potuto ignorare che l'uomo pensa, che voi pensate, che in voi vi è un io giudice vecchio, dominatore sereno, che guarda la vostra bassa coscienza di un se o di un me più superficiale, più sofferente, più soggetto alle impressioni e alla sensibilità elementare del vostro individuo, la coscienza delle sensazioni del Condillac. È questo me, questo egoarchico io, che forma l'individualità dell'uomo e la sua personalità particolare, non è l'io interiore e profondo che risponde all'individuo storico, come l'ho sempre chiamato, che è all'apice della individualità mentale, che pare estraneo a noi e che è cosa diversa dall'Anima e dalla psiche, espressione di vita nel pensiero e che comprende tutto senza essere in tutto.

Discepolo - Avete tale un modo di imbrogliare le carte con la vostra filosofia ermetica che, preso alla sprovvista, non so come rispondere. Mi fate ricordare quel che disse un famoso generale di Napoleone, pronto sempre a menar le mani e ad affrontare baionette e cannoni, ad un maestro di filosofia che voleva fargli intendere la differenza che passa tra il coraggio sentito e il coraggio pensato e meditato. <<Conservate per gli altri le vostre sofisticazioni, disse l'uomo d'armi, io, quando sento il rullo del tamburo e il rombo del cannone, corro incontro al nemico per sconfiggerlo e distruggerlo e non penso a nulla. Sono come sono.>> E così rispondo a voi: La scienza, l'esperimento scientifico, la prova oggettiva, il laboratorio ci hanno fatto così. Queste terribili e astruse finezze, proprie dei meditativi, ci sono estranee: Noi riflettiamo sulle parole in maniera sintetica, comprensiva in modo ordinario, con un significato convenzionale e ci basta.

Giuliano - Ma fin dai primi colloqui io vi ho avvisato che l'Ermetismo e la Magia non si possono intendere con un ragionamento superficiale; e che invece una filosofia sottile, cioè acuta, penetrabile, insinuabile era necessaria. Quando vi ho, sorridendo o ridendo, pregato di fornirvi del granello di sale per comprendermi, avete riso anche voi quasi in atto dispregiativo. Avete dato poco peso all'ammonimento, pensando che forse mi servivo di un motto già sfruttato per seminaristi e per curiali di vecchio stampo. Come italiano mi vanto di fare opera italiana e romana, nel senso di coordinare tutta la parte veramente probante di questa filosofia, per riscattare il nostro primato di pensatori della egemonia delle invasioni di pseudo teologi stranieri, che vengono nella nostra terra a portarci il verbo manufatto di interpretazioni ancora più manipolate con mentalità non latina, non italica, non chiara, imponendoci commenti a psicosofie orientali che non sono le nostre, chiare, limpide, cristalline, atte a intendere tutto il poco scibile religioso di altre latitudini e longitudini. Ed insisto sulla latinità della scuola perché ritengo che la teosofia mitologica dell'antica Urbe contenga tutto quanto in maniera confusa si trova disseminato nel Bramanesismo, nel Buddismo, nel Taoismo, nel Confucianesimo e in tutte le religioni dove si vanno a scovare iniziati e protopapassi dell'Occultismo. In Italia, l'ho detto tante volte, non vi è ricchezza di pozzi di petrolio o di miniere di carbon fossile, però vi è immensa dovizia di pensatori e discepoli dell'Occultismo, come si è chiamato l'insieme di conoscenze riguardanti il mondo segreto che è in noi, libro chiuso ai profani ed ai mercanti di parole. Molti, anzi la quasi totalità di questi pensatori, egoarchici con intenzioni di considerarsi maghi, sono fatti e formati dalla letteratura straniera che preferisce l'Oriente all'Occidente, perché in Occidente si è dimenticata la mitologia e la mitografia grecolatina, che sono un tesoro di sapienza semplice, naturale e sottile. Bisogna invece tener presente che la civiltà Occidentale si chiama Roma, che l'Occidente è Roma.

Discepolo - È una vostra opinione personale, non una cosa provata e discussa e che forse non è stata neanche sospettata. Senza offendervi, non avete voi stesso pensato che ciò che credete di scoprire è o potrebbe essere un castello campato in aria?

Giuliano - Ed anche una opinione è quella di parecchi, che passano per grandi uomini, che le favole mitologiche siano un insieme di storielle poetiche, immorali, irriverenti, irrispettose contro il buon costume, licenziose e ridicole. Queste nostre conversazioni non mirano a turbare nessuna coscienza religiosa e nessuna fede, ma il Cristianesimo primitivo, accozzaglia di comunisti non è divenuto quello che è, se non grazie a Roma, dove fu in elaborazione per tanti secoli, e la Rinascenza esplose quando lo spirito sacro dell'Urbe antica lo ebbe romanizzato completamente. Dopo, chi ha più pensato alla mitologia, alla religione di stato della Roma conquistatrice? Chi volete che ci pensi oggi? Assisto a tante cose nuove, leggo lavori sbalorditivi sull'Oriente lontano, investigazioni sui libri indiani dove si rinvengono o si crede di scoprire cose pensate e scritte migliaia di anni fa, e con lo stesso intendimento critico molte volte suppongo che ingegni superiori vi abbiano visto quello che i poveri indiani non hanno mai pensato e saputo. Ed allora perché dovrei pentirmi di aver trovato nelle cosiddette favole mitologiche e nei simboli di essi addotti espressioni ben chiare adombranti i poteri naturali occulti alle plebi dei misti?

Discepolo - Dunque è incertezza la vostra ...

Giuliano - Certezza invece quando tutti i dati della nostra coscienza corrispondano a quel simbolismo non esplicato di una sapienza che si impartiva segretamente e perché non doveva darsi in pasto alle plebi. I segreti dell'iniziatura devono essere tali da rispondere degnamente alla comprensione, alla capacità dell'aristocrazia dell'intelligenza e dell'attività di governare gli altri che costituivano la massa. Se quel che noi oggi diciamo fosse domani stampato in un libro, tanti studiosi italiani che si occupano di occultismo ed indianeggiano o fanno gli indiani al completo, sarebbero richiamati allo studio della commedia delle divinità dell'Olimpo latino per respirare aria più nostrana.

Discepolo - Ancora una opinione antistorica, perché è dall'Oriente che sono venute le masse dei popoli che hanno poi formato l'Europa attuale. Dimostrare diversamente, significherebbe distruggere centocinquant'anni di lavori che hanno confermato l'invasione ariana, di cui la linguistica e la filologia danno prove quasi esaurienti.

Giuliano - Siate ragionevole e sereno, non deviate per amore di polemica. Tutti quelli che parlano per cultura generale formata sui libri scritti superficialmente per apprendere alla turba assetata di sapere dicono, affermano, senza ombra di dubbio, quel che ora dite voi. Ma su questo argomento non mi sembra che siate specializzato. E insegnamento, purtroppo è fatto così. Si gabellano come definitivi i primi risultati di una tappa investigativa sull'origine delle razze che hanno in tempi preistorici invasa l'Europa. Ariani, proavi lontanissimi di tanta razza bianca di occidente. Nome vero di un popolo o di gruppi vari di popoli? La risposta la daranno gli studi storici di posdomani. Noi ne sappiamo poco. Le investigazioni non sono fatte che per via filologica: sono i linguisti gli etimologi che suppongono (badate, suppongono) un gruppo indo-ariano o ariano-iranico, e le razze che ne discenderebbero sono di una immensità sbalorditiva per numero ed estensione. I Greci, i Latini, i Germani, i Persiani, i Celti, gli Slavi, i Lituani, i Lettoni, gli Albanesi verrebbero tutti di là. A questi filologi si oppongono gli antropologi che, nella formazione dei crani fossili, trovano elementi che smentiscono questa ipotesi. In Italia abbiamo esempio di un linguaggio restato misterioso malgrado gli studi sul sanscrito e sullo zend: l'Etrusco, che aspetta ancora il suo interprete. E se io vi dicessi una mia supposizione paradossale, che cioè i proavi dei nostri proavi potrebbero essere venuti dall'Occidente, voi, così armato di dispregio per quel che dico, saltereste sulla sedia come un uomo morso da uno scorpione.

Discepolo - Questo poi è madornale! Da dove volete che venissero? Dalla razza dei Pellirosse?

Giuliano - Io non dico che Ulisse ed Enea siano giunti in battello a motore dal Canada o da New York. Dico che potrebbe darsi che i viaggiatori o gli invasori siano venuti dall'Occidente, quando una ipotesi storica e non poetica ci fa anche oggi sospettare che un grande misterioso continente atlantico intermedio tra l'America e l'Europa, sia esistito e scomparso. Di enigmi storici ve ne sono tanti!

Discepolo - Altre favole? Forse avete la predilezione singolare di attingere i vostri documenti probativi agli abissi del mare? Affermate per ipotesi non per fatti concreti. Tutti credono dimostrato che la vecchia Europa, ricevuto i suoi popoli dall'Oriente, li abbia assimilati e trasformati adattandoli alle latitudini, e voi, con una ingenuità olimpica, presentate come possibile, a sostegno della vostra tesi una opinione contraria a quanto gli altri dicono: cioè che fossimo stati invasi da popoli di un vicino Occidente che non esiste più. Che cosa vi è di scientifico nella vostra affermazione?

Giuliano - Di scientifico non vi è che una negazione: noi ignoriamo donde siamo venuti. Sono esistiti popoli, umanità intere, civilizzazioni, masse indefinite di bestie umane che prima di noi, in tempi preistorici, primordiali, hanno penato, goduto, vissuto, guerreggiato, raggiunto l'apice di una sapienza di cui noi tentiamo la riconquista, poiché non ne conserviamo memoria o documento. La conoscenza della verità o la scienza dell'uomo è limitata all'ora del travaglio e della pena che noi viviamo. Ogni essere della specie umana ha in sé connaturato l'egoismo di prevalere e l'orgoglio del possesso. Le nature perfette ed umili che amano lo studio e la ricerca per il benessere sociale, sono Eroi (da Eros dio dell'Amore) che gli antichi padri nostri facevano salire ai cieli dando loro una stella, un pianeta, una nebulosa, come regno ed imperio eterno. Oggi esistono lo stesso anime e cuori eccezionali. La Chiesa cattolica ne fa dei Santi. Se hanno valore di guerrieri la patria dà loro una medaglia d'oro e la scienza se per essa affrontano il martirio e la morte, li scolpisce nel marmo e ne fa statue monumentali con la cocumera esposta al sole e alle intemperie.

Discepolo - Spero che questa sia una breve parentesi che non abbia niente a che fare con l'Ermetismo e la Magia.

Giuliano - Perché credete che ciò che dico non è né Ermetismo né Magia? Vi ho bene spiegato che Ermete è universale,infinito, non finito, indefinito. Tutta la visione del Mondo è materia ermetica. Qualunque ottimo parlatore può tenervi un discorso su questi argomenti e trascinarvi ad ascoltarlo con piacere, ma è il punto di osservazione nel mettere a posto le cose che varia. L'infinito nella creazione delle parole, nella esposizione delle idee, appena diventa argomento di discorso o soggetto letterario, si denatura, cioè perde la sua indeterminazione e diventa finito, perché la mente umana tende alla formazione delle idee concrete. Ma la concezione ermetica deve, con originalità di osservazione e genialità di critica, lasciare alle idee la libertà sconfinata dell'astrazione.

Discepolo - È filosofia pura, espressa con parole che sentono la pesantezza della forma cattedratica.

Giuliano - È libertà ispirativa ed immaginativa. È un modo di lasciare intatta la concezione e non concretarla nella materialità della espressione. L'educazione positiva, che è materialista, tende all'oggettivazione di qualunque idea dell'infinito. Bisogna constatare un fatto tipico che stabilisce la differenza tra la visione ermetica e la esposizione analistica dell'insegnamento. L'Ermetismo vede l'infinito, e qui l'indefinibile, nell'Universo e nell'Uomo; la scienza insegna e riduce l'infinito universale al concreto del sistema dei monti e al concretismo dell'Essere Umano, Unità-Uomo, nell'Organismo con funzioni determinate e precise. Il valore psichico umano, nelle vostre mani, voi che dite di ignorare l'Anima, per la sua potenza infinita è ermetico; pei vostri maestri è produzione dell'energia biochimica dell'organismo animale, neanche produzione proporzionale alla formazione fisica dell'organismo che lo possiede. Infatti negli animali inferiori, mammiferi, uccelli, pesci, un valore psichico non è che intravisione di naturalisti poeti. La formazione cranica e la sua deformazione nell'atto della espulsione fetale della nascita, determina tutto l'avvenire mentale di un uomo e pare che questa sia stata la prima idea ispirativa del Freud, nella sua concezione di un'analisi psichica posteriore un traumismo originario verificatosi al momento del distacco del feto dall'utero materno.

Discepolo - Ritorniamo al fondamento delle teorie del Dott. Gall.

Giuliano - Comprendo. Non vi sentite di seguirmi in tale direzione. Questa è ancora l'ora delle potenza materializzata dell'idea biologica: il Rabaud, che è Professore di Biologia Sperimentale all'Università di Parigi, afferma con precisione che non vi è dubbio alcuno che il meccanismo profondo di tutti i fenomeni vitali risiede nei processi fisico-chimici e che le questioni biologiche sembrano arrivate al punto in cui solo uno studio fisico-chimico apporterà nuove luci. E l'elemento psichico sarebbe estraneo e non importante per la biologia? E si parla di una rinnovazione della scienza psichiatrica modernissima? Mi dite con un certo dispregio che ritorno alle ricerche di Gall; ma per quanto il sistema di questo medico tedesco sia solamente abbozzato, il principio resta e sarà perfezionato da qualche studioso geniale. Le stesse cose, gli stessi oggetti mutano di forma anche nell'obiettivo e nella camera oscura di una macchina fotografica a secondo del punto di presa della visione focale. Ve l'ho spiegato tanto chiaramente in una delle precedenti conversazioni. Così è anche per tutto ciò che è scopo di studio da parte dei ricercatori. Il Rambaud che vi ho citato, e che è uno dei vostri osserva che un organismo anatomicamente complicato come il nostro dà a prima vista l'impressione che sia di un ordine particolare di fenomeni che non hanno niente di comune coi fisico-chimici, ma studiato meglio, risulta essere il contrario di quello che appare, cioè la complessa unità non è che manifestazione di processi fisici e chimici.

Discepolo - Ed è così.

Giuliano - È così in un corpo morto dal punto di vista del quale vi siete messo a guardare. Ma se l'organismo anatomicamente complicato contiene la vita intelligente, è immensamente bambinesco asserire una eresia tanto grande. Voi potete dire che il cadavere ha vita se considerate che, cessata la coscienza della vita intelligente, la vitalità pura e semplice della materia non è finita; ogni organo, ogni muscolo, ogni cellula continua a vivere la sua vita particolare nel disfacimento, fermentando nella dissoluzione, nell'imputridimento trasformatore della materia organica ed inorganica, fino alla apparente morte nella mineralizzazione dei residui e la vita, cioè quella vita propria dei detriti minerali, continua in eterno, anche se un soffio di vento disperde le ceneri nell'atmosfera respirata. Non siete voi, voi della scienza positiva e rispettata, che fate attualmente degli studi speciali sulla permanenza della vita di organi se parati, staccati dal soggetto vivente? Non sul capo dei ghigliottinati reciso dal tronco, ma sugli insetti, il cui organismo, come l'umano, è complicatissimo. Uno zoologo notissimo, è riuscito a far sopravvivere otto giorni la testa del Lucanus Cervus, il grosso scarabeo cornuto che tra giugno e luglio vola di notte nelle nostre campagne, e questa sopravvivenza non è chimica, perché lo sperimentatore non ha fatto altro che depositare il capo reciso dall'insetto in un ambiente umido. Se l'umidità della camera vi pare una preparazione ambientale chimico-fisica, non potete supporre che questa continuità di vita sia la stessa di quella che si riscontra nel disfacimento della carogna umana. Si conchiude che vi è una forte vitalità nel tessuto dei corpi degli insetti. Il vostro Carrel ha invece conservato vivente, per undici anni in vitro, con una preparazione chimica, il tessuto congiuntivo del cuore di un embrione di pollo, e cioè più del tempo che un tale tessuto non si conserverebbe in un organismo di pollo vivo. Né potete dire che avverrebbe lo stesso nel corpo umano se è vivente di vita intelligente. La sicurezza nell'affermare che nell'uomo vivente ogni fenomeno è fisico-chimico, non potete averla, perché il fattore psichico, (psiche, cioè anima), prende il sopravvento su tutti i fenomeni di natura diversa.

Discepolo - Chi ve lo dice? La stessa psiche è una elaborazione del centro nervoso, il cervello.

Giuliano - Sono io ora a domandarvi: dove avete appreso una noti zia così pellegrina?

Discepolo - La scienza lo afferma, perché arrestando le funzioni dell'organo centrale, la psiche cessa ogni manifestazione; e se l'organo è parzialmente malato, tutti i fenomeni psichici sono alterati o non vi è più la facoltà manifestatrice della personalità, del pensiero, della ragione come nella meningite, nelle paralisi spinali e nei deliri. È cosa elementarissima. Non comprendo perché vi stupite di quel che tutti sanno! Cessate o alterate l'economia funzionale fisico-chimica nel corpo umano, e non esiste più né anima, né psiche.

Giuliano - Proprio quando io vi dicevo che l'attività psichica prevale sulla continuità e sul regolare costante contributo dei fattori chimici e fisici nell'organismo umano vivente, voi capovolgete la tesi. Le impressioni psichiche sono trasmesse a tutto l'organismo vivente e la vostra scienza l'ha accettato. La paura e la grande gioia, l'una e l'altra non sono combinazioni chimiche, hanno potere sul timismo generale del nostro corpo: digestione sospesa, costrizione dei vasi sanguigni, contrazioni nervose, contrazioni muscolari, impedimento a poter parlare, gridare, chiedere soccorso. Azione dell'impressione psichica sul resto della funzionalità degli organi e sulle compensazioni fisico-chimiche; non viceversa. Il sistema nervoso dell'organismo umano (materia lunare) è il delicato intermedio tra la intelligenza (materia mercuriale) e il mondo esteriore per mezzo del quale le manifestazioni verbali, foniche, scritte, disegnate sono possibili. La psiche (la parola anima vi è troppo antipatica) contenente intelletto, memoria, potere selettivo nelle visioni dei fenomeni esterni ed interni, è personalità per sé stessa, è, senza esagerazione di fede, di potere e di illusione l'individuo nella sua nobiltà pura di fenomeni e di manifestazioni, il quale scende, si tuffa, si immerge in uno scafandro, in un abito da palombaro, per vivere in questo apparecchio di materia vivente e manifestarsi nella materia, in cui altre anime, altri individui, altre entità ragionanti e attive hanno trovato altri scafandri per agire e manifestare idee, pensieri, impressioni.

Discepolo - Ottima e sbalorditiva pensata per far rivivere le antiche idee dei primi filosofi, ignoranti della nostra conquista scientifica, in pieno secolo di evoluzione. Non devo nascondervi che la vostra è una concezione amena, anzi allegra e mirabolante sulla entità uomo. Io sarei una anima X, e il mio corpo umano un domicilio provvisorio per mezzo del quale e nel quale io vivo!

Giuliano - Tra la vostra affermazione che la psiche sia risultato e combinazione di un processo chimico-fisico, e la mia che dà all'anima una personalità separata in un organismo che la contiene, non trovo quale delle due sia più strana ed amena.

Discepolo - Senza dubbio alcuno la vostra fa sorridere i polli. L’animismo così concepito è più antico della prima favola inventata dai proavi di Esopo. Le vostre sono parole campate in aria, idee provenienti dal vecchio desiderio di credersi immortali; e quindi ne consegue l'artificio di pensare ad un'anima che, dopo la morte e il disfacimento del corpo umano sloggi con tutto il bagaglio delle idee e della esperienza della vita... Allora io scovo il ragno nel buco: L'Ermetismo è Spiritismo; tutti e due si danno la mano e ballano una danza pseudoscientifica! È meravigliosa l'astuzia...

Giuliano - Permettetemi di osservare che la vostra non è più critica spassionata, imparziale, neutrale. Assumete l'aria di un polemista, di un super uomo che giudica le idee degli altri alla stregua delle sue preci se ed infallibili. Non m'invitate a dirvi quel che penso, che per commiserare la pochezza del mio intendimento con la sufficienza della vostra scienza. Queste nostre conversazioni non cominciarono così: abbiamo parlato e riso insieme le altre volte, procedendo a sbalzi, con digressioni suggestive a cui prendevamo onesto diletto. Dopo mi avete accusato di non seguire un metodo scientifico e mi avete investito con una critica a fondo sulla santità del vostro insegnamento universitario e appena la conversazione s'inoltra, appena si esprime una idea concreta dell'esame del principio intelligente che è in noi, vi raggomitolate indispettito come un istrice in presenza di un pericolo e fate volare gli aculei mortali. Vi prego di bere un sorso di acqua fresca e di rasserenarvi. L'Ermetismo non è Swedemborg, né le sorelle Wirt, né Allan Kardec. Solo perché vi parlo di un'anima psichica non corporea, ma intelligente, mobile indipendente, di cui il corpo di materia grave, di un complesso anatomico molto intricato, non è che un viluppo, un contenente armonizzato o no alla sua potenza, solo perché, ripeto, vi parlo di questo, mi venite a dire che siamo spiritisti e che non avete niente d'apprendere da noi. Così per voi tutti i filosofi che si sono occupati dell'anima sarebbero allievi di Allan Kardec e dei suoi seguaci?

Discepolo - Ma le poche parole che confondono le vostre asserzioni gratuite, io le ho pronunziate: ferite il corpo più o meno gravemente negli organi vitali; trafiggete con uno spillo il cervello o un lobo cerebrale, e l'anima diventa uccello di bosco e addio manifestazione della intelligenza! Bisogna riconoscere (e questo anche i più ignoranti lo constatano) che cessando le funzioni organiche per alterazione dei tessuti, per deficienza di elementi biochimici, per trauma o per intossicazione, la anima, o psiche che sia, si squaglia, diventa muta, incapace di esprimersi o di avvisare della sua presenza sotto qualunque stimolo esteriore. Cosa più facile ad intendersi di questo che la scienza dice, non è possibile che vi sia. Convenite che la scienza positiva non può contentarsi di idee poetiche; deve invece limitarsi a constatare che è così, proprio così, e che non altrimenti potrebbe essere.

Giuliano - Terrore è nella concezione del valore anima. Per voi la cosa esiste in quanto essa ha il mezzo di manifestarsi oggettivamente. Se chiudete o bendate gli occhi, e non vedete la luce solare, venite alla conclusione concreta: il Sole non esiste, il Sole è un'opinione non scientifica, il Sole è un argomento poetico di altri tempi. Una delle conquiste indiscusse della fisica contemporanea è quella della scoperta di onde della stessa natura delle onde luminose, dice il fisico Di Varigny, ma di larghezza e di frequenza differenti e che non impressionano il nostro occhio. Più in là della luce visibile, vi è una luce non visibile: i raggi ultravioletti. Così, mentre vi sono dei suoni che si sentono, ve ne sono degli altri che non agiscono sul nostro udito, o per poca frequenza delle vibrazioni, o per esagerata frequenza. Le onde che possono essere percepite dal nostro orecchio variano da undici millimetri a undici metri di lunghezza. L’udito degli animali è sordo anch'esso alle onde più corte o più lunghe? Vedete che cito alla lettera uno dei vostri. Potrei anche aggiungere i nomi dei due fisici che più si sono occupati di questi ultrasuoni, il Chilowschi ed il Langevin, ma questo importa poco: la scoperta scientifica e accettata che esiste una ultraluce non visibile ed un ultrasuono non audibile, se fosse stata annunziata a voi venti anni fa, vi avrebbe fatti sorridere di commiserazione per chi ne avesse parlato. Nonpertanto ora è dimostrata, e mi dispiace che non possiate sorridere. È la scienza del secolo XX che asserisce. L’invisibile deriva dalle imperfezioni del nostro occhio, l'inaudibile dell'incapacità ed insensibilità del nostro orecchio. Ho portato l'esempio dello scafandro, il vestito impermeabile del palombaro, che gli permette, attraverso due occhi grossi di cristallo, di vedere in fondo al mare. L’apparecchio è munito di una corda e di un tubo che comunica con chi sta alla superficie dell'acqua. Immaginate che questo legame, per un caso fortuito, si spezzi, che la comunicazione cessi tra l'essere immerso nella profondità del mare e i suoi compagni che stanno all'asciutto, che termini ogni segno esteriore di vita d'intelligenza di questo palombaro, direte voi che l'uomo che avete visto discendere nelle acque sia svanito?

Discepolo - Io però ho visto l'uomo prima che, indossato l'involucro protettore, scendesse in fondo al mare.

Giuliano - Ma voi non vedete i raggi ultravioletti e non sentite l'ultrasuono a 30.000 vibrazioni al secondo, così non vedete l'anima che va via, l'elemento psichico che parte, se il corpo muore. E se nutrite l'illusione che dando una martellata sul capo di un uomo il suo pensiero cessi e l'anima sfumi, dovreste concludere che anche il palombaro, privato del mezzo di comunicazione con quelli che lo aspettano all'asciutto, sparisca senza lasciar traccia di se. Eppure come avevate visto entrare un uomo nello scafandro, prima di dare la martellata sapevate che la vostra vittima ragionava.

Discepolo - Pei raggi ultravioletti e per l'ultrasuono sono stati inventati apparecchi segnalatori che, più sensibili della vista umana e dell'udito, ci avvisano che ci troviamo in presenza di questi due fenomeni, cioè di stati di essere di due vibrazioni naturali analoghe e omologhe alle vibrazioni della vista e del suono.

Giuliano - Ma questi stati esistevano prima che gli apparecchi che ora ce ne danno la certezza fossero inventati. Chi vi dice che non potrebbe accadere lo stesso in un avvenire prossimo o lontano per gli elementi anima e psiche?

Discepolo - Per ora una ipotesi gratuita.

Giuliano - Ipotesi che non avevate neanche l'agio di formulare prima che sospettaste le irradiazioni vibratorie a cui abbiamo accennato.

Discepolo - La controversia si prolungherebbe se dovessi cavillare. Avete una maniera tutta vostra di presentare le cose trasportando il pensiero dal campo filosofico al campo positivo, che mi ricordate il giocatore di bussolotti. Per me il fatto presupposto non è scienza se non quando la dimostrazione è sperimentale. Non per tanto...

Giuliano - Non per tanto?..

Discepolo - ...chi mi dice che io possa scartare tutti gli elementi del, la vostra dialettica?

Giuliano - Diventate ragionevole?

Discepolo - Non ragionevole nel senso che le vostre parole mi convincano in parte o in tutto. Mi domando solo se qualcuna di queste idee non costituisca un quesito da proporre agli studiosi. Resta però il fatto che voi, credendo alla esistenza dell'anima, piombate a piedi giunti nel campo spiritico, nella sopravvivenza della psiche e nella immortalità del principio intelligente sotto forma personale, cioè di personalità nell'uomo. Ora la continuità della persona umana in unità astratta e concreta, l'una cosa e l'altra, dopo la morte del corpo organizzato che l'ha contenuta, è Spiritismo.

Giuliano  - Dimenticate che io vi parlo di anima in uomo vivo. A voi piace di esaurire l'argomento che ci occupa, ma non possiamo procedere oltre se non vi spiego con chiarezza che il contributo delle mie ipotesi non è una affermazione. Le mie sono domande e dubbi. L'Ermetismo è una iniziatura. Do' i principi. Comincio con delle interrogazioni. Prendo la carovana che cammina nel deserto, nel gran deserto della coscienza, fatta e adattata alla coltura generale dei nostri tempi, e la conduco alla biforcazione della via. A quella che io seguo metto una tabella che porta scritto: Via di Ermete, all'altra, una seconda che dice: Via del Senso Comune. Quasi tutti scelgono questa. In quella di Ermete pochi ricercatori della Sapienza assoluta, qualche mattoide e delle anime inadatte a seguire la via più difficile. Così ebbi a conoscere un pazzo più degli altri attinto da follia. Non racconto frottole. Appena inoltrato nella via di Ermete mi venne incontro e mi abbracciò. <<Devo ringraziarvi assai, mi disse, d'aver messo il mio nome sulla leggenda. Io sono Ermete, sono io che porto i loro messaggi sulla terra, sono io che ispiro gli uomini, io che dò la ragione delle cose, io che do' la pace e il turbine agli spiriti irrequieti ed. investigatori>>. Feci come gli antichi, trattai il pazzo con rispettosa riverenza, egli veniva dai cieli e conosceva le cose degli Elisi. Diventammo amici e mi abituai a chiamarlo Divino Amico mentre egli mi ripeteva la solita canzone: sono io Ermete che porto il messaggio degli dii. E una sera aggiunse: sono io che accompagno i morti. Sorpreso, gli sedetti accanto e gli domandai se sapesse qualche cosa dei defunti, del come si muore, se i morti mettessero di fuori il loro spirito bello e vestito con abiti da festa, se questo spirito dei morti pensasse, amasse, odiasse, se potesse, in pensiero ed in atto, trasportarsi da un punto all'altra dell'Universo, visitare i pianeti lontani, mangiare, bere, far del bene, del male, parlare ai vivi, svelare a noi le condizioni in cui esso si trova, aiutarci nel perseguitare i malvagi e nel premiare il bene. Il mio pazzo, il mio buon pazzo, il mio Divino Amico, entrò in quella fase nevropatica che gli faceva assumere, da un momento all'altro, la nobile fisionomia dell'ispirato dai Numi, e rise. Rise con schietto e soda allegria, come devono ridere i Numi del paganesimo innanzi allo spettacolo del mondo attuale, in cui gli uomini di gran fede religiosa diventano malinconici saturniani, e gli uomini senza fede aspettano tutta l'umana gloria dal cittadino meccanico, pagato a minuto secondo di tempo per la soddisfazione dei bisogni dello stomaco in desiderio perenne di un pollo arrosto, e agognano il possesso di un'automobile che corra a cento chilometri all'ora ...

Discepolo - Mentre gli animi nostri si rappaciano nella criticabile controversia scientifica, vi inoltrate in una digressione letteraria e poetica in cui la scienza ci entra come il prosciutto nelle orazioni di Cicerone!

Giuliano - Non conosco veramente il limite dove finisca la scienza umana controllata e dove cominci la letteratura e la poesia della vita del pensiero umano, nei palpiti e nei desideri degli uomini di temperamento emotivo. Il genio umano, genio alato nella iconologia, o pedestre come libatore all'ara di Giove è, nella poesia, persona, elemento superintelligente dello spazio infinito dell'Universo, è figurazione Ermetica. Genius, forse da genio, generare, generatore e generato. Forse dal greco ge la terra, il campo. Forse il dio del luogo, delle cose particolari dell'uomo, cioè che assiste l'uomo, che è innato nell'uomo. Probabile l'idea del Mercurio personale, della intelligenza divina dell'uomo, del demone attivo del grande Mercurio, lo Spirito della Creazione e dell'Armonia intelligente dei Mondi.

Discepolo - Belle parole e molto simpatiche! Ma, dopo i primi colloqui, durante i quali, sufficientemente sdraiato in questo comodo seggiolone, mi sono lasciato trascinare dalla stupenda rete dei vostri di'scorsi, per poco non avevo dimenticato lo scopo preciso di tutte le nostre discussioni. Perciò divento rude, intrattabile dal punto di vista scientifico. La scienza è o non è. La prova esiste o non esiste. L'Ermetismo approda o non approda ad una conclusione concreta e pratica. Vi ascolto con piacere, ma non so intenerirmi ad una cogitazione poetica, come una donna che aspira alla presentazione immaginativa e fantastica di idee strane che rasentano il sogno, che si svolge come fiaba meravigliosa, come un racconto fatato arabo. Per ciò vi seguo e vi critico passo per passo. Ho paura dei vostri discorsi, che in certi momenti mi turbano e mi avvolgono, non per la forma semplice con cui esprimete le vostre idee, né per le idee stesse che sono correnti e comuni, ma per la disposizione di esse che portano l'ascoltatore fuori carreggiata, fuori binario, mentre il treno della fantasia corre veloce nel campo dell'impossibile. Là ci si sente e ci troviamo rinnegati noi stessi; tutto il nostro essere è defraudato della sua serenità e, analizzandoci, ci sentiamo fanciulli. Sono Italiano come voi e in me, malgrado una educazione materialista scientifica, sento vibrare delle corde sonore che cantano la materia bruta come un soggetto di magnifica poesia. Mi perdonerete, ma sto in guardia, mi afferro ai braccioli della seggiola per non lasciarmi trasportare. Mentre parlate, ascolto la voce dei miei docenti, degli illustri ex dotti maestri italiani che mi avvisano: sta in guardia, costui fa opera di sirena che incanta Ulisse. Quindi la mia costante posa di duellante in difesa: devo non lasciarmi toccare al cuore, devo ricordarmi che la scienza non è una illusione né un cantico di buontempone. Se non mi volete così, non riverrò più a discutere.

Giuliano - Vi voglio come siete ora, meglio così di quanto vi siete mostrato nelle conversazioni precedenti.

Discepolo - Allora preciso. Mi dite delle cose sull'anima, mi portate l'esempio del palombaro immerso nel mare profondo, ed io, seguendo il vostro dire, immagino che mi esponete la vostra precisa maniera di vedere; ma all'improvviso mi dichiarate che quello che avete detto non è la vostra idea, non è un vostro enunciato, ma domande, supposizioni e dubbi. Ecco l'anguilla che mi sguscia di mano! Quando voglio continuare e giungere ad un epilogo netto, venite a presentarmi un pazzo, un mattoide per lo meno, che si accinge, chi sa? ad un astrologare delle frottole suggestive. Non so se potete affermare che questo sia un metodo didascalico per persuadere le persone che positivamente ragionano ed esperimentano. Così poco più innanzi accennavate ad un rapporto tra l'eventuale deformazione cranica alla uscita del feto umano alla luce del sole, e la teoria del Gall, che ormai ha fatto il suo tempo, come dai lavori ponderati del nostro Brugia di Bologna e di Pietro Maria di Parigi che negano, dimostrandole un po’ fantastiche, le localizzazioni cerebrali, cioè la circoscrizione anatomica delle funzioni psichiche o fenomeniche di ogni genere, dell'essere vivente.

Giuliano - Non posso rispondere tutto in una volta alle obbiezioni che mi fate. Io non discendo nel mare magnum delle creazioni e delle demolizioni scientifiche che si succedono, dopo ardue, continue, pazienti osservazioni dei laboratori universitari; accenno soltanto ad una possibile logica che è poi una costatazione controllabile in tutte le manifestazioni dell'anima umana nel corpo vivo di un uomo. Di accordo momentaneo con voi, stabiliamo, come hanno fatto alcuni filosofi, che esista nell'essere vivente un'anima animale, materiale, esplicantesi con l'energia vitale fisica, con la forza dei muscoli, coi poteri fisiologici della economia generale del nostro organismo. Concedetemi questa ipotesi come una verità, se avete la vostra mente abituata a rappresentazioni sintetiche. Allora il disegno unitario di quest'anima seconda, che, in potenza, è l'energia vitale, dovrebbe essere identico nelle manifestazioni di tutti gli organi e di tutte le membra dell'organismo umano. Il braccio destro solleva un peso di 25 chilogrammi; il sinistro poco più, poco meno, un peso identico. Se una anchilosi o una atrofizzazione post-traumatica di un braccio impedisce di eseguire il sollevamento di peso che compie in valore energetico l'altro braccio, voi non conchiuderete che l'anima materiale sia identica nelle sue potenziali di forza e di contrazioni dei due arti. Ora se il fattore intelligenza, anima psiche, chiamiamolo come diavolo volete, ha un valore di sviluppo proporzionale alla bontà e alla completezza degli organi che gli servono di sostegno o di mezzo (vedete che questo è materialismo puro), ne consegue che qualunque compressione che diminuisce la potenziale di sviluppo dell'organo sostenitore, è una limitazione ed un ostacolo alla completa evoluzione e allo sviluppo della potestà mentale. Il rapporto tra materia concreta pesante grave, formante il corpo fisico saturniano umano e lo spirito inafferrabile e non probativo che discende in noi, che è proprio di noi, esiste innegabile in tutte le deformità organiche e in tutte le perfezioni delle forme. Apollo è bello, maestoso, perfetto, ed è il più regale rappresentante del dio completo, come spirito mentale e come energia fisica. Ercole invece è forza, ma doveva avere la fronte stretta dei poliziotti di razza che sanno acchiappare un malfattore pel colletto, diversamente non si sarebbe fatto infilare la camicia del Centauro Nesso, né si sarebbe accontentato di restare semidio dopo che Giove lo voleva fra gli Dei Maggiori. Ercole, che pur seppe in una notte render madri le cinquanta figlie di Testio, si lasciò miseramente portare pel naso da Dejanira. Sproporzione tra lo sviluppo organico e quello mentale. La poesia orfica, o generata dell'Orfismo, che lo immedesima col Sole e col Tempo e gli fa compiere le dodici fatiche attraverso i dodici segni delle Costellazioni, è simbologia posteriore alla concessione della forza organica pura e semplice. La camicia del Centauro che bruciava le sue carni, le sue ossa, era un tossico a cui il semidio non era preparato: l'ignis amoris che è un veleno alchimico potentissimo a cui l'alchimista novizio non può resistere se il maestro non lo sorregge. Apollo, che si identifica col Sole come luce mentale, bellissimo di corpo e luminoso nella mente, dette ai Greci, dice la favola, le prime cognizioni sulle arti e sulle scienze. Questo è il concetto chiaro in cui metto in relazione contenente e contenuto. Se voi invece volete studiare particolarmente in qual modo alla deformazione di uno sviluppo psicofisico corrisponda una protuberanza tra le parti del cervello e le manifestazioni esteriori, compite un'analisi a cui non m'interesso.

Discepolo - Parlando della camicia di Nesso, accennate al veleno ignis amoris. Volete forse ritornare all'Alchimia per farmi capire qualche cosa di tale materia arcana, e per darmene una idea diversa da quella che finora ho avuto? Non vi devo nascondere che questo argomento mi cominciò enormemente ad interessare... e un po’ a divertire per la presentazione umana di tanta cosa seria o semiseria che chiamate alchimia o chimica trascendente, forse perché dalla prosa sale alla ragione poetica della illusione. Che roba arcaica è la vostra, oggi in cui nasce una fisica nuova, per la quale l'atomo perde la sua significazione primitiva di elemento infinitamente piccolo, indivisibile, ed acquista il valore di un mondo coi suoi elettroni, generatori di energie e di onde, satelliti di un nucleo protonico che fa da Sole!

Giuliano - Mi farò guidare dai vostri desideri, dalla vostra direttiva, dalla vostra curiosità di sentire la follia ragionante degli altri ma di qui a un momento, dopo che avremo sentito il pazzo che fa l'Ermete con la maschera umana.

Discepolo - Giacché credete utile che io vi ascolti, eccomi pronto a sorbirmi anche la concione del vostro pazzo.

Giuliano - Una maschera. Il pazzo è persona nel senso latino. Maschera risonante, personaggio da commedia, attore della grande tragedia dell'umanità che agisce sulla scena della vita.

Discepolo - L'alienato è sotto studio. Progredendo la scienza e l'osservazione, la psichiatria moderna si riserva di definirlo nelle gradazioni manifestative del suo disordine mentale.

Giuliano - Non mi preoccupa la vostra psichiatria, la quale è lo stato iniziale di una scienza che verrà poi, quando la medicina avrà trovato un nome al fattore dei disordini fisici che si nasconde nella penombra di tutte le manifestazioni morbose, abbandonando la tesi, base di ogni fisiologia di oggi, con cui sostiene che il corpo dell'uomo non risponda che a reazioni fisiche e chimiche. Leggete Paracelso e comprendetelo; studiate la parola e la speculazione del grande rivelatore del dio Esculapio, del sapiente, che applicò in terapeutica l'elemento ignoto che nelle sue mani rappresentò l'innominato fattore di ogni sanità: lo yud dei cabalisti, che non è l'Iddio, ma il principio divinizzante e creatore che risiede in quell'atomo a cui prestate la forma del Cosmo maraviglioso nella creazione dei mondi.

Discepolo - Errore o esagerazione di apprezzamenti, di immagini e di parole, Paracelso, per sé stesso e pel nome che ha lasciato, è un iperbole, come fu iperbolico il suo orgoglio, il suo atteggiamento di distruttore di tutte le pratiche e di tutti gli assiomi medici. Forse senza volerlo, fu l'iniziatore della medicina moderna, che strappò dalle mani dei filosofi e degli empirici per affidarla agli studiosi dello sperimentalismo. Colla sua medicina superstiziosa a base di stranezze alchimiche e di elementi indefiniti, come il mercurio, lo zolfo e il sale, soli componenti, secondo lui, del corpo umano, pretendeva riequilibrare l'organismo malato nei suoi disordini. Ma va a spiegare questa triade minerale che egli non si dette mai la pena di definire, perché, probabilmente, non conosceva neanche lui i tre fattori che la costituivano! Se vivete anche voi in un mondo di illusioni cabalistiche, Paracelso vi sembrerà un vero Se rapide cascato dai cieli.

Giuliano - Ripetete quello che vi hanno insegnato, ma le sue opere non le avete né studiate né penetrate, perché se le aveste meditate e analizzate, le università non vi avrebbero dato né un diploma né una pergamena che vi autorizzassero a strappare i calli al prossimo cristiano. Oggi i medici si fabbricano a serie come gli automobili Ford: non per niente Cristoforo Colombo scoprì l'America!

Discepolo - Iperbole anche questa ed irriverente per la costituzione degli stati civilizzati. La scienza, ve lo ripeto, è o non è. Se l'uomo vuol diventar medico, deve risultare idoneo alle applicazioni scientifiche; il governo garantisce gli infermi affinché non corrano il rischio di affidare la propria vita a mani non pratiche e a persone che non conoscono la scienza che professano.

Giuliano - Oggi vi siete, caro amico, mostrato aggressivo dalla vostra venuta all'ora tarda in cui, chiacchierando, siamo arrivati. Marte, bellicoso, domina. Eccolo là, di faccia, in alto, con la sua luce rossigna. Sguardo di fuoco. Occhio di minaccia. E Saturno? Dove sta Saturno?

Discepolo - Comprendo. E ora di andar via. Allorché vi ricordate dell'astronomia, è segno che ne avete abbastanza. Quando dovrò ritornare? Spero che non mi lascerete in abbandono molto tempo.

Giuliano - Ritornate domani, io vi aspetterò con piacere.

 

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