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La Beatrice di Dante fu una donna reale, vissuta con il cognome di Portinari (e poi de' Bardi) o si tratta del simbolo della sapienza, della teologia, della filosofia pitagorica? Se ci sono studiosi che ancora oggi ne discutono è merito di Gabriele Rossetti. Senza il suo appassionato impegno, nemmeno le intuizioni di Ugo Foscolo circa il vero messaggio della Divina Commedia sarebbero bastate a inaugurare la tradizione di lettura esoterica di Dante.

Gabriele Pasquale Giuseppe Rossetti poeta, critico letterario e patriota italiano della corrente neoghibellina del Risorgimento. Improvvisatore di versi dal tono arcadico-anacreontico, venne soprannominato il “Tirteo d’Italia”. Sotto il governo di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat ottenne la carica di conservatore dei marmi e dei bronzi antichi del museo di Napoli ...

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La Beatrice ottenne vasta risonanza per le rivelazioni dei messaggi esoterici sottesi alla Commedia. Apprezzata, in particolar modo da Giovanni Pascoli, insieme al "Commento analitico alla Divina Commedia" del 1826-27, l'opera si basa sulla dimostrazione dell'appartenenza di Dante alla setta segreta detta dei Fedeli d'Amore, il cui fine era una riforma radicale della Chiesa nel senso della fine del suo potere temporale e della sua restituzione piena al regno della spiritualità.

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Il mistero dell'amor platonico produrrà una sistematica trattazione alle teorie del Rossetti.

L'Autore risalendo alle origini, sostiene che i misteri si affermarono e cominciarono ad avere proseliti fra gli Egiziani e i Greci, che crearono riti arcani e cerimoniale religioso, officiato da una ristretta casta sacerdotale, che si differenziava da tutti gli altri sacerdoti e che parlava una lingua compresa solo dai sapienti e dagli adepti.

Pontefici e re osteggiavano queste sette sacerdotali e intellettuali, perché esse combattevano le credenze popolari e le superstizioni su cui fondavano il proprio dominio altari e troni; ecco perché i seguaci di tali sette si servirono di un linguaggio segreto e allegorico, conosciuto solo dagl'iniziati ai misteri settari.

Le sette medievali, come i manichei, i trovatori, i patarini, derivate da quelle antiche, continuarono a servirsi di riti, linguaggio e simboli misterici. I trovatori, in particolare, cantando d'amore, nascondevano, nell'amore e nella donna, i loro pensieri settari, così come fecero poi in Italia i primi poeti e Federico II.

Quest'ultimo, in modo particolare, alterando il gergo erotico promosse un certo più raffinato misticismo, che prese il carattere di un amore più puro, detto "Amor platonico", che dominò tutta la letteratura medievale e che ebbe seguaci in Italia e all'estero.

Anche Dante appartenne a questa consorteria misterica e le sue opere sono costruite appunto con gergo settario.

A questo mondo bisogna ricondurre le tante sette medievali, che, secondo il Rossetti, presero nomi diversi, come flagellanti, catari, bulgari, begardi, barbanzoni, baschi, costerali, enriciani, leonisti, lollardi, albigesi, lombardi, patarini, templari, e altri.

Noi però ignoriamo i programmi e il linguaggio di tali consorterie, che svolgevano la loro attività, sempre in modo misterioso e segreto, in Europa e in Asia.

Il movimento massonico viene quindi ricollegato a quello settario dal Rossetti, che si dilunga poi a spiegare il cambiamento del gergo erotico della Vita Nuova e del Canzoniere in quello drammatico della Commedia da parte di Dante, che intendeva così sfuggire ai rigori e alle persecuzioni dell'Inquisizione.

L'Amor platonico argomenta, quindi, l'esistenza di un linguaggio simbolico, Gaia Scienza, la cui ininterrotta tradizione secolare viene fatta iniziare con l'antichità egizia ed ellenica e che sarebbe servito a veicolare i contenuti misterici della scuola pitagorica e platonica dall'antichità al Medio Evo, fino a Dante e oltre. L'ultimo capitolo dell'amore platonico tratta proprio il misticismo di Dante, che - sotto il velame degli strani versi e grazie all'impiego di simboli convenzionali come la donna angelicata o la Rosa - avrebbe celato il simbolo della filosofia pitagorica (Beatrice), 'travestita' da simbolo della teologia per scampare all'Inquisizione o da donna reale, per molte ragioni.
 

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