< Il Mese Mariano

 

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La Chiesa Cattolica considera la Madonna al di sopra di tutti i santi, «umile ed alta più che creatura». Tutto l'anno è sparso di feste in suo onore; il sabato di ogni settimana le è dedicato; il mese più bello e fiorito viene chiamato mese mariano, perché le è consacrato; e non vi è preghiera in cui ella non venga invocata o ricordata. Così, mentre tante sono le chiese intitolate al suo nome, non vi è chiesa che non abbia un altare dedicato alla Madonna.
Nel mese di maggio tali altari sono maggiormente illuminati ed infiorati, specialmente con le profumatissime rose che sbocciano in primavera.
La Chiesa celebra in questo mese particolari funzioni, nelle quali vengono cantate le «litanie della Vergine» e tutte le sere vengono anche tenute delle prediche per illustrar la figura della madre di Gesù e parlare dei particolari meriti della stessa.
Superati gli insegnamenti della Chiesa per indurre i fedeli alla mariolatria; messe da parte tutte le forme di manifestazione artistica tendenti a rendere tangibile il simbolismo che volgarizza le virtù educative della madre di Cristo; occorre esaminare il significato di questo culto per scoprirne il nocciolo, al lume della comparazione con altre religioni e delle nozioni esoteriche più profonde.
Una prima osservazione sorge spontanea nella mente dello studioso. Maria, pur essendo strettamente legata colla Trinità, perché dà vita umana alla seconda persona della Trinità stessa, il Figliuolo, non ne fa parte. Ella non è che il mezzo, il terreno, il tramite, attraverso il quale il Padre - la divinità - deve incarnarsi, per rendersi manifesto nel figlio, con la forza della terza persona divina, lo Spirito Santo. Quando l'Angelo apparve a Maria, per annunziarle che ella avrebbe dato alla luce il Cristo, disse: «Lo Spirito Santo scenderà sopra di te, la potenza dell'Altissimo ti adombrerà; perciò, chi nascerà da te sarà chiamato figlio dell'Altissimo» (San Luca 1-35).
 

Laddove, la Trinità delle altre religioni contiene un elemento femminile fra gli altri due maschili.
Così, in Egitto vi era la triade Osiride, Iside ed Oro, venerata in Abido; Anum, Muz e Consu e Tebe. Ma non mancavano idee più astratte e si parlava di una trinità composta di tre poteri, uno generatore, uno costruttore ed uno conservatore. Si dice che gli antichi egizi usassero anche un triangolo per rappresentare la triplice divinità: essi consideravano il sole ed il fuoco come i suoi emblemi principali, in quanto questi stessi erano una triade: fiamma, luce e calore.
Nell'India vi è la triade Visnù, Siva e Brahma, il sole al tramonto, il sole a mezzogiorno ed il sole ad oriente.
Nella Caldea era concepita una divinità composta da un padre ed una madre accanto al sole loro figlio.
I Celti erano ricchi di trinità composte di padre, madre e figlio.
La più arcaica di queste divinità sembra sia stata quella di Aesar, Anu-Matnamnar ed Ain... La seconda persona era femminile ed era chiamata anche Eirin (notte) ed Ith (desiderio). Essa è una potenza femminile che insieme a quella maschile può considerarsi come l'aspetto duale dell'uno.
 

Da un esame superficiale, dunque, l'elemento femminile sembra mancare nella trinità cristiana. Mentre, a seguito di uno studio più profondo, in considerazione degli speciali attributi delle singole persone che compongono la trinità stessa, si deve necessariamente giungere ad una conclusione diversa, cioè alla identificazione dell'elemento femminile - immancabile - nello Spirito Santo. Se, difatti, la divinità, nei suoi vari attributi, è auto sufficiente ed auto necessaria, se nessuno elemento di cui è composta può essere inutile o duplicato, dovendo attribuire al «padre» la virtù creativa ed al figlio la manifestazione creata, non può essere che lo Spirito Santo ad avere la virtù di generare e rendere manifesta la creazione.
Perché la legge universale che regge tutte le cose è una sola nelle sue molteplici applicazioni in alto ed in basso, nel macrocosmo e nel microcosmo, nell'infinitamente grande e nell'infinitamente piccolo. Tale legge è espressa nell'aritmetica cabalistica col numero 3: l'uno che agisce sul due per produrre il 3; il principio mascolino che agisce su quello femminile per avere il figliuolo.
Del resto, la concezione che identifica lo Spirito Santo con l'elemento femminile era a base della primitiva chiesa cristiana e restò integra ed immutata nelle dottrine degli gnostici. Questi aspettano ancora la chiesa del Paracleto, cioè la realizzazione della vera chiesa interiore ed affermano che questo avvenimento potrà aver luogo soltanto quando «Nostra Signora lo Spirito Santo» potrà avere il suo avvento, a causa della rinascita di Sofia, ossia della vera saggezza, a suo tempo decaduta.
 

Ma, poiché le verità vanno acquisite e non possono essere conosciute che da spiriti veramente maturi e convenientemente preparati; poiché al volgo conviene parlare «per parabole»; la Chiesa andò in cerca di un simbolo nuovo, di un essere che, sebbene dotato di tutte le grazie, fosse di natura umana; allo scopo di fargli assumere il compito di dar vita alla divinità che doveva incarnarsi. Da ciò nacque la figura della vergine Maria, concepita senza peccato e beata tra le donne. Quindi, non vi è alcuna differenza sostanziale, ma solo apparente, fra il fondamento della Maria-Spirito Santo cristiano e l'Iside egiziana e la statua caldea. Perché tutte le credenze religiose hanno un unico fondo comune che è la religione di coloro che conoscono la verità.

 



Quale questa verità, in relazione col culto di Maria?
La spiegazione si trova negli scritti del Kremmerz. Tutto sta a saperla cercare.
Innanzi tutto, non a caso è stato scelto maggio per dedicarlo a Maria. Quest'ultimo nome, infatti, ha lo stesso etimo di «Maggio»; entrambe tali parole cominciano con la lettera «M» (Mem (
m) in ebraico); e la lettera M in tutte le lingue del mondo vive e morte è l'iniziale del nome di madre (mater, in latino; mutter, in tedesco; mère, in francese).
Il nome di Maria si scompone in M - H - R. «L'utero della natura, passiva, dice il Kremmerz (le lunazioni - puntata 16° anno 1914), secondo le diverse iniziazioni sacerdotali, è chiamato M - H - R (Mar o Myr) oppure T - H - R (Tar o Tyr). Da questi due nomi, nella gnosi e nelle religioni successive, si formarono diversi nomi che rappresentarono in origine la parola sacra dell'utero della natura, che è Maria, oppure Mara, oppure Miriam, oppure AS-TAR-TE, oppure IS-TAR-TE o anche TIR-IEL».
Tutte queste parole, tutti questi sacri simboli sono stati, attraverso i secoli, trasformati nelle filosofie e nelle religioni; sia per nascondere la verità, sia perché col tempo si è andato a mano a mano perdendo il significato in essi originariamente racchiuso. Se, poi, trascriviamo le suddette parole con le lettere ebraiche, potremo riuscire a comprendere il valore arcano nascosto nelle parole stesse.
Ritornando alla comparazione tra la Maria ed il maggio, osserviamo che quest'ultima parola si compone di «M-AGH », cioè mater agens, madre agente; maius, m e jus, da jubeo, comando, mater jubens, madre comandante... La espressione mater agens ci riporta indietro ad uno degli appellativi di laude della Maria cristiana: virgo potens. Quindi, anche per questi attributi si vede chiaramente che la scelta del mese di maggio, per i particolari onori da rendersi a Maria, quadra perfettamente.
Tale quadratura riesce ancora più evidente a seguito del confronto fra il mese di maggio e la costellazione zodiacale, nella quale si trova il sole tra il 21 aprile ed il 21 maggio. Tale costellazione è il Toro, seconda dopo l'inizio dell'anno solare. Toro è Tir, è Istarte o Astarte, cioè l'elemento femminile della divinità caldea ed anche della Maria Cristiana.
Il ciclo zodiacale comincia con l'ariete, cioè col potere creatore, prima persona della divina Trinità, e, poiché dopo l'uno viene il due, così, dopo l'Ariete, viene il Toro, cioè il potere recipiendario e generante, seconda persona femminile della divina Trinità.
Mentre in grafia sacra l'Ariete viene rappresentato con un disco solare sormontato da due alette o corna, il Toro viene rappresentato con un disco solare sormontato da un crescente lunare.
Ciò indica che il Toro simbolizza l'avvenuta unione fra i due principi opposti, eterni generatori di ogni forma esistente nell'universo, nel macrocosmo e nel microcosmo.
Poiché la nostra «Maria» è il nostro secondo corpo, detto anche fluidico o astrale, poiché l'unione di tutte le Marie individuali forma la Miriam o Maria collettiva della nostra organizzazione; la valorizzazione ed il potenziamento dei nostri corpi fluidici individuali porta di conseguenza il potenziamento di quello Miriamico collettivo, il quale, ad imitazione della Maria Cristiana, chiameremo Salus infirmorum, consolatrix afflictorum, Rosa mystica.