Scoperte recenti effettuate da grandi matematici e da cabalisti, dimostrano, senza alcun dubbio, che tutte le teologie, dalla più antica alla più recente, hanno avuto la loro origine non solo da una sorgente comune di credenze astratte, ma da una Lingua Esoterica universale o Linguaggio dei Misteri.

Questi scienziati sono in possesso della chiave del linguaggio universale dell'antichità e l'hanno girata con successo, sebbene una volta sola, nella porta ermeticamente chiusa che conduce all'aula dei Misteri. Il grande sistema arcaico, conosciuto fino dalle epoche preistoriche come la Scienza-Sapienza sacra, sistema che é contenuto in tutte le religioni sia antiche che recenti, e le cui tracce possono essere seguite in esse, possedeva e possiede ancora il suo linguaggio universale, il linguaggio dei Jerofanti, che ha, per così dire, «sette dialetti», ognuno dei quali si riferisce ad uno dei sette misteri della Natura ed é specialmente adatto ad esso.

Ciascuno di questi «dialetti» aveva il suo simbolismo particolare. Così la Natura poteva essere decifrata nella sua pienezza, oppure considerata sotto uno dei suoi aspetti speciali.

La prova di ciò sta nel fatto che gli Orientalisti in generale e gl'indianisti ed egittologhe, in particolare, incontrano a tutt'oggi, estreme difficoltà nell'interpretare gli scritti allegorici degli Ariani e gli annali jeratici dell'antico Egitto; e ciò avviene perché essi non vogliono rendersi conto che tutti gli antichi annali erano scritti in una lingua che era universale e conosciuta quindi da tutte le nazioni di allora, ma che attualmente é intelligibile soltanto a pochissimi.

Come le cifre arabe sono comprensibili agli uomini di tutte le nazioni oppure come la parola inglese and, che diventa et per i francesi, e per gli italiani, and per i tedeschi, ecc. ma che però può essere espressa col semplice segno & in tutte le nazioni civili, così tolte le parole della Lingua dei Misteri avevano il medesimo significato per tutti gli uomini, a qualunque nazionalità appartenessero.

Wilkins, Delgarme, Leibnitz hanno tentato di ristabilire una simile lingua universale e filosofica, ma il solo Demaimieux ne ha dimostrato la possibilità. II sistema di Valentiniu, chiamato la «Cabala greca» e basato sulla combinazione di lettere greche, potrebbe servire come modello.

Le molteplici faccette della Lingua dei Misteri hanno portato all'adozione di molti riti e dogmi nella parte exoterica dei rituali ecclesiastici, ed é ancora ad esse che risale l'origine della maggior parte dei dogmi della Chiesa Cristiana, come per es. i sette Sacramenti, la Trinità, la Resurrezione, i sette peccati capitali e le sette Virtù. Poiché però le Sette Chiavi della Lingua dei Misteri erano conservate dai più alti Jerofanti iniziati dell'antichità, nelle mani della nuova setta dei Nazareni, in seguito al tradimento di alcuni Padri della Chiesa - ex-Iniziati dei Templi - passò soltanto l'uso parziale di qualcuna di queste chiavi. Alcuni dei primi Papi erano Iniziati, ma gli ultimi scarsi residui della loro conoscenza sono ora caduti nelle mani dei Gesuiti, i quali li hanno considerati come un sistema di stregoneria.

Si suole dire che l'India, estesa però nei suoi confini primitivi, sia l'unico paese del mondo che possieda degli Adepti i quali sono in possesso assoluto di tutti e sette i sotto-sistemi e della chiave dell'intero sistema. L'Egitto cominciò, dopo la caduta di Menfi, a perdere ad una ad una, queste chiavi; la Caldea all'epoca di Beroso, ne aveva soltanto tre. Gli Ebrei infine, nei loro scritti, ci dimostrano di avere una conoscenza assai profonda dei sistemi astronomico, geometrico, numerico per simboleggiare le funzioni umane e in special modo quelle fisiologiche. Essi non hanno mai posseduto le chiavi superiori.

Il famoso egittologo G. Maspero scrive che ogni volta che sente parlare della religione egiziana, si chiede di quale delle religioni egiziane si vuole parlare.

Della religione della plebe, o di quella degli eruditi? Della religione della IV Dinastia oppure di quella del periodo tolemaico? Della religione insegnata nelle scuole di Eliopolis, o di quella concepita dalla classe sacerdotale di Tebe? Poiché, infatti, fra la prima tomba di Menfi e le ultime pietre incise sotto Cesare Filippo, l'Arabo, vi é un intervallo di almeno 5000 anni; in questolunghissimo periodo l'Egitto ha attraversato mille vicissitudini morali, intellettuali, politiche. Per esempio ciascuno dei versi che compongono il cap. XVII del Libro dei Morti erano stati interpretati in tre o quattro modi assai differenti tra loro.

Quindici secoli dopo, le interpretazioni diverse erano aumentate in maniera considerevole. Il corso del tempo aveva modificato le loro idee circa l'universo e le forze che lo governano. II Cristianesimo, durante i suoi brevi 18 secoli di esistenza ha elaborato, sviluppato e trasformato la maggior parte dei suoi dogmi; é perciò logico supporre che anche gli Egizi abbiano molte volte modificato, durante quei 50 secoli, i principi della loro fede.

Noi però riteniamo che il Maspero sia andato troppo oltre, poiché possono essere stati alterati, i dogmi exoterici, non quelli esoterici.

Il Maspero in definitiva non considera la sacra immutabilità delle verità primitive, rivelate solo durante i Misteri dell'Iniziazione. I sacerdoti Egiziani avevano dimenticato molto ma non alterarono nulla.

La perdita di una gran parte degli insegnamenti primitivi é dovuta alla morte improvvisa di grandi Jerofanti, che trapassarono prima di aver avuto il tempo di rivelare tutto ai loro successori, e ciò per lo più per l'assenza di eredi degni di ricevere la loro conoscenza. Tuttavia essi hanno conservato nei loro rituali e nei loro dogmi gl'insegnamenti principali della Dottrina Segreta.

Adesso é dimostrato che tutto ciò é stato la sorgente e l'origine dei dogmi Cristiani. Ciò che gli Ebrei ebbero dall'Egitto attraverso Mosé ed altri Iniziati, fu confuso ed alterato nei tempi posteriori; ma ciò che la Chiesa prese ad entrambi é interpretato ancora peggio.

Tuttavia ora é stabilito che il sistema ebraico, in questo speciale ramo del simbolismo - cioè la chiave dei misteri dell'astronomia nei loro rapporti con quelli della generazione. s della concezione - é identico a quelle idee che, nelle religioni antiche, hanno sviluppato l'elemento fallico della teologia.

Il sistema ebraico delle misure sacre, applicato ai simboli religiosi, é uguale, come combinazioni geometriche e numeriche, a quelle della Grecia, della Caldea e dell'Egitto, poiché esso fu adottato dagli Israeliti durante i secoli della loro schiavitù in queste due ultime nazioni.

Qual'era questo sistema?

L'autore dell’Origine delle Misure crede che «i libri di Mosè intendevano esporre, mediante una specie di artificio del linguaggio, un sistema geometrico e numerico di scienza esatta che avrebbe dovuto servire come un'origine delle misure».

Piazzi Smyth condivide la medesima opinione.

Alcuni eruditi ritengono che questo sistema e queste misure siano identiche a quelle adoperate per la costruzione della Grande Piramide, ma ciò è vero solo in parte.

Ralston Skinner, nell’Origine delle Misure dice:  «la base di queste misure fu la proporzione Parker».

L'autore di quest'opera straordinaria dice di aver fatto tale scoperta adoperando il rapporto integrale del diametro alla circonferenza di un circolo, scoperto da John A. Parker, di New York. Che questo rapporto geometrico era l'origine antichissima e probabilmente divina di quelle che ora sono divenute, in seguito a manipolazioni exoteriche e ad applicazioni pratiche, le misure lineari britanniche, «la cui unità sottostante, e cioè il pollice, era pure la base di uno dei cubiti reali Egiziani e del piede Romano».

«Egli scopri pure che un sistema di scienza esatta, geometrica, numerica ed astronomica, basata su queste proporzioni, e di cui si constata l'applicazione pratica nella costruzione della Grande Piramide egiziana, costituiva in parte il fardello di questo linguaggio, tale quale esso é contenuto e dissimulato sotto la verbosità del testo ebraico della Bibbia».

Il Petrie si rifiuta di ammettere queste misure e sembra aver distrutto i calcoli di Piazzi Smyth nei loro rapporti biblici.

Proctor, l'araldo del «Coincidentalismo» fa lo stesso, per tutte le questioni concernenti le arti e le scienze antiche.

Parlando delle «molteplici relazioni indipendenti dalle Piramidi, che sono sorte mentre i Piramidalisti hanno cercato di collegare queste col sistema solare» egli dice: «Queste coinci‑

denze (che «resterebbero ugualmente anche se le Piramidi non esistessero») sono molto più curiose di qualsiasi coincidenza esistente fra la Piramide e i numeri astronomici: le prime sono tanto misteriose e notevoli quanto reali; le ultime, sono soltanto immaginarie».

A ciò C. Staniland Wake giustamente osserva: «Vi devono essere state più che delle semplici coincidenze, se i costruttori della Piramide possedevano le conoscenze astronomiche chiaramente dimostrate dalla sua perfetta orientazione e da altre caratteristiche notoriamente astronomiche».

Essi le possedevano di sicuro, ed é su questa conoscenza, che era basato il programma dei Misteri e la serie delle Iniziazioni : di qui é venuta la costruzione della Piramide, che é un monumento imperituro e un simbolo indistruttibile di quei Misteri e di quelle Iniziazioni sulla Terra, come il corso delle stelle Io é in Cielo. Il ciclo dell'Iniziazione era una riproduzione in miniatura di quella grande serie di cambiamenti cosmici alla quale gli astronomi hanno dato il nome di anno Tropicale o Siderale. Come alla fine del ciclo dell'anno Siderale (25.868 anni), i corpi celesti ritornano alla medesima posizione relativa che occupavano al suo inizio, così alla fine del ciclo dell’Iniziazione, l’Uomo Interiore ha riacquistato lo stato primitivo di purezza e di conoscenza divina da cui si partì per intraprendere il suo ciclo di incarnazioni terrene.

Mosè, che era iniziato ai Misteri Egiziani basò i misteri religiosi della sua nazione sulle medesime formule astratte derivate appunto da questo Ciclo Siderale, simboleggiate dalla forma e dalle misure del Tabernacolo.

Su questi dati, i grandi sacerdoti ebraici che gli succedettero costruirono l'allegoria del tempio di Salomone, edificio che non é mai esistito realmente, come non é mai esistito lo stesso re Salomone, il quale é solamente un mito solare, come è stato dimostrato da Ragon.

Pertanto, se le misure di questo Tempio allegorico coincidono con quelle delta Grande Piramide é perché furono prese da questa, attraverso le misure del Tabernacolo di Mosè,

A parte le discusse discordanze circa le misure delle Piramidi con quelle del tempio di Salomone = discordanze che dipendono in massima dai metodi cabalistici e dal valore che i Rabbini danno alle lettere dell'alfabeto, é estremamente interessante accertarsi se le misure usate nell’evoluzione della religione simbolica degli Ariani, nella costruzione dei loro templi e specialmente nella loro cronologia, nei loro simboli astronomici, nella durata dei cicli e in tutti gli altri calcoli, erano o non erano quelle stesse che si trovano usate nei glifi e nelle misurazioni bibliche. Perché ciò proverebbe che gli Ebrei, a meno che non avessero rilevato dagli Egiziani il loro cubito sacro e le loro misure - essendo Mosé stato iniziato da sacerdoti egiziani - debbono aver acquistate quelle nozioni dall’India. In ogni caso essi le trasmisero ai Cristiani primitivi.

Sono dunque gli occultisti e i cabalisti gli eredi diretti della sapienza antica che si trova tuttora nella Bibbia, perché essi soltanto ne comprendono attualmente il vero significato, mentre profani, ebrei e cristiani si attengono solo al lato esteriore e alla lettera morta.

E', inoltre, dimostrato dal]’autore dell’Origine delle misure, che fu appunto questo sistema di misurazione che condusse all’invenzione dei nomi di Elohim e di Jehovah dati a Dio, come pure del loro adattamento al fallicismo, mentre fece comprendere come Jehovah non sia altro che una copia poco lusinghiera di Osiride.

Però, tanto l'autore dell'Origine delle misure quanto Piazzi Smyth, sembrano essere sotto l'impressione che il primato del sistema appartenga agli Israeliti, essendo la lingua ebraica la lingua divina, e che questa lingua universale sia dovuta alla rivelazione diretta!

Ma dobbiamo ancora intenderci intorno alla natura e al carattere del divino c Rivelatore». In quanto all’esattezza della prima ipotesi relativa alla priorità del sistema, essa naturalmente dipenderà per il profano dalle prove interne ed esterne della rivelazione e dai preconcetti individuali di ciascun studioso. Ciò, del resto, non impedirà né ai Cabalisti Teisti, né agli Occultisti Panteisti di credere ognuno a modo suo; nessuno dei due riuscendo a convincere l’altro. I dati forniti dalla storia sono molto esigui ed insoddisfacenti perché ognuno di essi possa dimostrare allo scettico di aver ragione.

D'altra parte le prove offerte dalla tradizione sono respinte con troppa persistenza per poter sperare di risolvere la questione nell'epoca attuale. Frattanto la scienza materialistica continuerà a beffarsi indifferentemente tanto dei Cabalisti quanto degli Occultisti. Ma, una volta posta da parte la controversia della priorità, la Scienza, nei suoi rami della Filologia e delle Religioni comparate, sarà costretta ad occuparsene ed a prendere in considerazione la comune pretesa.

Una ad una tali pretese vengono ammesse a misura che gli scienziati sono costretti a riconoscere i fatti esposti dalla Dottrina Segreta.

Così Piazzi Smyth sosteneva la teoria che il sarcofago di porfido della Camera del Re non era altro che «un'arca da grano»,

Noi neghiamo ciò con energia e ricordiamo che Erodoto, parlando di quella Piramide «... avrebbe potuto aggiungere che, esternamente, essa simboleggiava il principio creativo della Natura e rendeva pure palesi i principi della geometria, della matematica, dell’astrologia e dell’astronomia».

Internamente era un tempio maestoso, nei cui oscuri recessi venivano celebrati i Misteri, ed i cui muri erano stati spesso testimoni delle cerimonie dell'iniziazione di membri della famiglia reale. Il sarcofago di porfido che il prof. Piazzi Smyth, Astronomo Reale di Scozia, abbassa al livello di un'arca da grano, era il fonte battesimale, emergendo dal quale il neofita era considerato come «nato di nuovo» e diveniva un Adepto.

Ed ecco quanto scrisse nel 1882, dopo sei o sette anni, Staniland Wake :

«La cosiddetta Camera del Re», della quale un entusiastico piramidalista dice: «i muri levigati, i materiali scelti, le grandi proporzioni e la posizione eccelsa, parlano eloquentemente delle glorie avvenire», se non era la «camera delle perfezioni» della tomba di Cheope, era però probabilmente il luogo dove veniva ammesso il neofita dopo aver attraversato lo stretto passaggio che conduceva verso l’alto e la grande galleria con la sua estremità poco elevata, che lo preparavano gradatamente alla fase finale dei Misteri Sacri».

Se Staniland Wake fosse stato un esoterista, avrebbe potuto aggiungere che lo stretto passaggio che conduceva in alto alla Camera del Re, aveva realmente una «porta stretta»; la medesima «porta stretta» che «conduce alla vita» o alla nuova rinascita spirituale, alla quale alludeva Gesù nel Vangelo di S. Matteo (S. Matteo VII, 13-14); e che era a questa porta del Tempio dell’Iniziazione che alludeva lo scrittore quando riferiva le parole attribuite ad un Iniziato.

Così gli scienziati più dotti, invece di deridere la letteratura bramanica, definita generalmente una «farragine di assurde finzioni e superstizioni», cercheranno di imparare la lingua simbolica universale con le sue chiavi numeriche e geometriche.

Ma, anche qui, difficilmente avranno un buon esito se condividono l'opinione che il sistema Cabalistico Ebraico contiene la chiave di tutto il mistero, poiché non è così.

Del resto, attualmente, nessun'altra Scrittura Sacra, - poiché perfino i Veda sono incompleti - possiede interamente la chiave della lingua simbolica universale. Ognuna delle antiche religioni non rappresenta che un capitolo o due del volume intero dei misteri arcaici primordiali, poiché solo l'Occultismo orientale può affermare di possedere il segreto completo con le sue sette chiavi.

Ma per quanto si possa supporre che il ciclo intero della Lingua universale dei Misteri non sarà conosciuto ancora per diversi secoli, tuttavia anche il poco che alcuni profondi eruditi hanno fin qui scoperto nella Bibbia, è sufficiente a dimostrarne matematicamente l'esistenza. Poiché il Giudaismo si serviva di due delle sette chiavi e siccome queste due chiavi sono state nuovamente scoperte, non si tratta più di una speculazione o di un'ipotesi individuale, e, tanto meno, di  «coincidenza», bensì di una lettura corretta dei testi biblici.

Fra poco questo sistema ucciderà l'interpretazione della Bibbia basata sulla lettera morta, come quella di tutte le altri fedi exoteriche, mostrando i dogmi nel loro vero e reale significato.

Allora questo significato innegabile, per quanto incompleto, svelerà il mistero dell’Essere e cambierà inoltre totalmente i moderni sistemi scientifici della Antropologia, dell’Etnologia e specialmente quello della Cronologia. L’elemento fallico che si riscontra in ciascuno dei nomi dato a Dio nelle narrazioni del Vecchio Testamento e, fino ad un certo punto, anche nel Nuovo, potrà pure cambiare col tempo considerevolmente le idee materialistiche moderne sulla Biologia e la Fisiologia.

Simili prospettive della Natura e dell'uomo, spogliate della loro repulsiva crudezza moderna, sveleranno le evoluzioni del mentale umano e mostreranno quanto fosse naturale un simile modo di vedere.

I cosiddetti simboli fallici sono divenuti urtanti solo a causa dell'elemento di materialità e di animalità in essi contenuto. Da principio quei simboli erano semplicemente naturali, poiché avevano avuto origine fra le razze arcaiche, le quali sapendo personalmente di discendere da antenati androgini, vedevano in tali simboli le prime manifestazioni fenomeniche della separazione dei sessi e del sussegue te mistero, in virtù del quale potevano creare a loro volta.

Se razze posteriori, e specialmente «il popolo eletto», hanno abbassato tali simboli, ciò non altera affatto la loro origine.

Questa piccola tribù semitica poteva accettare il loro simbolismo soltanto nel significato che gli era stato dato dalle nazioni da cui tale tribù era derivata. Ed é probabile che, al principio del periodo Mosaico, i simboli non fossero così grossolani come lo divennero più tardi sotto Esdra che rimodellò tutto il Pentateuco.

Per dare un esempio, il glifo della figlia del Faraone (la donna), il Nilo (il Grande Abisso e l'Acqua) ed il fanciullino che vi galleggia sopra in una cesta di giunco, non fu originariamente composto per Mosé, né da Mosé. Da frammenti trovati su mattoni babilonesi risulta che esso aveva già servito anteriormente nella storia del Re Sargon, che era vissuto molto tempo prima di Mosé.

Giorgio Smyth (Antichità Assire, pag. 224) dice:  «Nel palazzo di Sennacherib, a Kouyunjik, trovai un altro frammento della curiosa storia di Sargon da me tradotta e pubblicata nelle Memorie della Società di Archeologia Biblica (vol. I, parte I, 46)». La capitale di Sargon, il Mosé babilonese, «era la grande città di Agadi, chiamata Akkad dai Semiti, e della quale si fa menzione nella Genesi come della capitale di Nembrotte Akkad era situata vicino alla città di Sippara sull'Eufrate e a nord di Babilonia».

Un'altra strana coincidenza si riscontra nel fatto che il nome della città vicina, Sippara non é che il nome della moglie di Mosé Zipporah.

Naturalmente la storia é un'abile interpolazione di Esdra, che non poteva ignorare quella originale.

Questa curiosa storia si trova su dei frammenti di tavolette provenienti da Kouyunjik, e dice:

1 - Io sono Sargina, il potente re, il re di Akkad.

2 - Mia madre era una principessa, mio padre non l'ho conosciuto; un fratello di mio padre regnava sul paese.

3 - Nella città di Azupiranu, situata presso le rive del fiume Eufrate.

4 -  Mia madre, la principessa, mi concepì; con difficoltà mi mise alla luce.

5 – Essa mi collocò in una cesta di giunchi, e con bitume ne suggellò l'uscita.

6 - Essa mi lanciò nel fiume, che non mi annegò.

7 - Il fiume mi portò ad Akki, il portatore d'acqua.

8 - Akki, il portatore d'acqua, per la tenerezza dei suoi visceri, mi sollevò.

 

Confrontiamo questi frammenti col racconto della Bibbia nell’Esodo.

«Ma non potendo essa (la madre di Mosé) più tenerlo nascosto, prese un cestello di giunchi, e lo spalmò di bitume e di pece; e postovi dentro il fanciullo, lo mise nella giuncaia, in su la riva del fiume».

Quindi G. Smith continua dicendo:

«Si suppone che il fatto sia accaduto circa 1.600 anni a. C., alquanto prima dell'epoca in cui si ritiene che vivesse Mosé; e siccome sappiamo che la fama di Sargon era pervenuta fino all'Egitto, é assai probabile che questo racconto abbia un rapporto con gli eventi narrati nel cap. II dell'Esodo; poiché ogni azione, una volta compiuta, tende ad essere ripetuta».

Sargon deve aver quindi preceduto Mosé per lo meno di 2.000 anni. Ma tale cifra, sebbene suggestiva, manca ancora di uno o due zeri.

Quali logiche conclusioni si possono dedurre da ciò? Indubbiamente quella che la storia di Mosé narrata da Esdra é stata da lui conosciuta durante il suo soggiorno a Babilonia e che egli applicò al legislatore Giudaico l'allegoria usata per Sargon. Ciò prova che l'Esodo non fu mai scritto da Mosè, ma fu rielaborato con vecchio materiale da Esdra.

E se ciò é la realtà, perché altri simboli e glifi, molto più grossolani nel loro elemento fallico, non potrebbero essere stati aggiunti da questo adepto del culto fallico posteriore dei Caldei e dei Sabei?

La fede primitiva degli Israeliti era molto differente da quella sviluppata nei secoli posteriori dai Talmudisti e, prima di essi, da David e da Ezechiele. Tutto ciò è sufficiente per classificare la Bibbia, fra le opere esoteriche e per collegare il suo sistema segreto col simbolismo Indù, Caldeo ed Egiziano.

II ciclo intero dei glifi e delle cifre bibliche, come é suggerito dalle osservazioni astronomiche, si trova nei sistemi indiani tanto exoterici che esoterici. Le primissime forme della geometria elementare debbono certamente essere state suggerite dall'osservazione dei corpi celesti e dei loro aggrupnamenti. Quindi i simboli più arcaici nell'esoterismo orientale sono il circolo, il punto, il triangolo, il quadrato, il pentagono, l'esagono ed altre figure piane con diversi lati ed angoli.

Questo dimostra che la conoscenza e l'uso del simbolismo geometrico sono antichi quanto il mondo.

Noi troviamo perciò numeri e cifre adoperati quali mezzi di espressione e di registrazione del pensiero in tutte le Scritture simboliche arcaiche. Questi simboli sono sempre i medesimi, salvo certe varianti che derivano dalle prime cifre.

Ogni Cosmogonia incominciò con un circolo, un punto, un triangolo ed un quadrato, fino al numero 9. In seguito fu sintetizzato da una prima linea e da un circolo - poiché la Decade mistica pitagorica, la somma di tutto, contiene ed esprime i misteri del Cosmo intero. Questa Decade e le sue mille combinazioni si ritrovano in qualunque parte del globo. Possiamo riconoscerla nelle caverne e nei templi scavati nella roccia dell'Indostan e dell'Asia Centrale, nelle Piramidi e nelle Pietre (Lithoi) dell’Egitto e dell’America, nelle catacombe di Ozimandyas, sulle sommità nevose delle montagne del Caucaso, nelle rovine di Palenque, nell'Isola di Pasqua; ovunque insomma si é posato il piede dell’uomo arcaico.

Nell’Egitto, nel Perù, nel Messico, nell'isola di Pasqua, nell'India, nella Caldea e nell’Asia centrale si trovano dei glifi, dei numeri e dei simboli esoterici identici di Uomini Crocifissi e di simboli dell’evoluzione delle razze dagli Dei. Eppure la Scienza ripudia l'idea di una razza umana non fatta a nostra immagine, la Teologia si aggrappa ai suoi 6.00 anni dalla Creazione; l'Antropologia insegna la nostra discendenza dalla scimmia; mentre il Clero la fa risalire ad Adamo, 4.004 anni a. C.!

A noi non resta che o accettare ciecamente le deduzioni della Scienza, o staccarci da esse, opponendole quanto ci insegna la Dottrina Segreta.

Vediamo intanto se la Scienza materialistica e perfino la Teologia, nello sforzo estremo di conciliare i 6.000 anni da Adamo con le prove geologiche dell'antichità dell'uomo, ci porgono, inconsapevolmente una mano.

L'Etnologia, secondo le confessioni di alcuni dei suoi più eruditi partigiani, é impossibilitata a spiegare le varietà della razza umana, a meno che non ammetta l'ipotesi della creazione di parecchi Adami. Essi parlano di «un Adamo bianco e di un Adamo nero, di un Adamo rosso e di uno giallo».

Ed ecco un altro fenomeno d'intuizione, questa volta, nelle file dei Teologi.

L'ignoto autore de «L'uomo Primordiale», in uno sforzo disperato per proteggere la Rivelazione Divina dalle implacabili ed eloquenti scoperte della geologia e dell'antropologia, giunge ad un compromesso.

«Adamo non fu il primo uomo creato su questa terra».

«La narrazione biblica non comincia con la creazione, come si suppone comunemente, ma bensì con la formazione di Adamo ed Eva, milioni di anni dopo la creazione del nostro pianeta. La sua storia antecedente, per quanto concerne la Sacra Scrittura, non é ancora stata scritta ... Vi possone essere state, non una, ma venti razze differenti sulla terra prima dell'epoca di Adamo, come vi potrebbero essere venti razze differenti di uomini in altri mondi».

Le divagazioni dell'autore hanno come base dei fatti reali. Poiché queste Razze pre-Adamitiche - non Sataniche ma semplicemente quelle dell'Atlantide e quelle Ermafrodite che le hanno precedute - si possono trovare menzionate nella Bibbia, se questa viene letta esotericamente, come si trovano nella Dottrina Segreta.

Le Sette Chiavi aprono i misteri, passati e futuri, delle sette grandi Razze-Madri e dei sette Kalpa.


 

 


 

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