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Il termine “Compagnonaggio” è del XVIII secolo. In precedenza l’Associazione portava il nome di “Dovere”. Il “Dovere” era l’insieme di regole che reggevano ciascun rito, e rappresentava la propria convinzione, la propria storia e la propria regola d’azione. Anche nella Massoneria, prima ancora delle Costituzioni adottate dalle singole Comunioni, si fa riferimento all’osservanza degli “Antichi Doveri” e costumi dell’Ordine.

Di Bernardino Fioravanti – direttore della Biblioteca del GOI

 

 

Mircea Eliade, ne “La Nascita Mistica”, indica chiaramente come il trionfo del Cristianesimo ha posto fine agli antichi misteri, “ma certi motivi iniziatici più o meno cristianizzati sono sopravvissuti ancora per molti secoli, fino all’epoca moderna, quale l’antico tema iniziatico delle corporazioni delle arti e mestieri”. Anche René Guénon sostiene che, oltre a gruppi d’ermetismo cristiano, le uniche depositarie di un’influenza spirituale tradizionale in occidente siano la Massoneria e il Compagnonaggio, entrambe derivante dall’unico ceppo delle Corporazioni. Il carattere comune dell’iniziazione di mestiere tra Massoneria e Compagnonaggio si evince non solo dalla medesima origine e dai patrimoni rituali e leggendari e simili, com’è ben espresso nella Storia dell’Ordine che precede le Costituzioni di Londra (1723), ma anche dagli Old Charges (manoscritto Cook e Watson). Del resto, la stessa Massoneria inglese definisce tutta la Massoneria dei primi tre gradi col termine Craft (mestiere).

 

Successione storica del Compagnonaggio

Il Compagnonaggio nasce come reazione dei compagni che non possono più accedere alla maestria delle corporazioni, perché divenute esclusivamente fatto ereditario o di censo. Il potere politico e religioso consolida tale dato di fatto, spingendo i compagni ad associarsi in assoluta segretezza. I primi mestieri del “Dovere” sono quelli legati alla costruzione, ovvero: carpentieri, falegnami, fabbri e muratori. Tutti sono sotto l’insegna della squadra e del compasso. Questo simbolo identifica Massoneria e Compagnonaggio anche quando nel Compagnonaggio entreranno anche i sarti, i sellai, i tipografi, i cordai, i maniscalchi, i fornai, i pasticceri. La prima citazione “Tour de France” è del 1469, anche se probabilmente n’è antecedente la pratica. Il “Tour” si svolgeva in senso orario, aveva la durata dai due ai sette anni e veniva effettuato a piedi. Il circuito partiva, in generale, da Lione, passava per Nimes, Marsiglia, Tolosa, Bordeaux, Nantes, Tours, Orléans, Parigi, Auxerre, Digione e Lione. Questo viaggio consentiva di acquisire capacità professionali e tecniche di lavorazione differenti da provincia a provincia. Regolava, infine, segretamente il flusso di lavoro qualificato (manodopera) di castello in castello, di città in città, là dove vi era la richiesta. Con il XVI secolo si opera nell’interno del Compagnonaggio una scissione tra cattolici e protestanti che vennero soprannominati “gavots”. La divisione, dando origine a “Doveri” diversi, fu occasione di lunghe lotte. La crisi economica, a causa dell’inflazione, dovuta all’afflusso d’oro americano, acuì i conflitti sociali. I primi scioperi dei tipografi a Lione e dei fornai a Parigi, nascono nel Compagnonaggio. La Chiesa per la prima volta, il 14 marzo 1655 condanna “lepratiche empie, sacrileghe e superstiziose che si fanno nei mestieri dei cordai, dei sarti e dei sellai per passare compagnoni”.

Inoltre li accusa di ricevere indifferentemente eretici e cattolici. Lo stesso argomento sarà indicato nella scomunica di Clemente XII nel 1738 contro la Massoneria. La denuncia che portò alla decisione di condanna, da parte della facoltà teologica della Sorbona, proveniva da un esposto di Henry- Michel Buch della Confraternita del Santo Sacramento, a cui si ispirerà Molière nel tratteggiare il suo “Tartufo”. Le organizzazioni del “Dovere” continuavano ad esistere e ad essere fortissime malgrado gli editti del ministro Colbert contro di esse. La legge Le Chapelier del 14 Giugno del 1791, abolisce il Compagnonaggio, e tale decisione sarà recepita dal codice civile napoleonico. Il Compagnonaggio continua ad essere attivo anche se la rivoluzione porterà una nuova scissione. Infatti, una parte dei “compagnoni” tagliatori di pietre, aggiungerà al termine “Dovere” quello di “Libertà”, assumendo tendenze più liberali ed introducendo numerosi contenuti rituali della Massoneria moderna. Questa nuova scissione accentuò risse e scontri violentissimi per il controllo di città e per la concorrenza sul lavoro. La situazione ispirò, nel 1839, il compagnone e massone Agricol Pardiguier ad un’attività di riconciliazione delle diverse ramificazioni del Compagnonaggio, sottolineando due opere: Il Libro del Compagnone e Le Memorie del Compagnone, il patrimonio storico, ideale ed iniziatico comune. Le sue opere fecero conoscere il Compagnonaggio negli ambienti intellettuali e scrittori come Lamartine, Victor Hugo, Chateaubriand e George Sand (che scriverà un romanzo di successo sull’argomento) apprezzarono il suo lavoro. Agricol Pardiguier fu deputato all’Assemblea Nazionale per i repubblicani per la seconda repubblica. Andò in esilio sotto Napoleone III e si adoperò per la pacificazione dopo la Comune, dove erano stati coinvolti settori consistenti della Massoneria e del Compagnonaggio. La grande adunata di 10000 compagnoni, avvenuta a Parigi nel marzo 1848 per celebrare la riconciliazione tra i diversi gruppi del Compagnonaggio, fu effimera e le divergenze fra le varie associazioni ripresero presto e, in parte, durano tuttora. Gli inizi del ‘900 e le due guerre mondiali fecero entrare il Compagnonaggio in una situazione di crisi dovuta alla trasformazione dei sistemi di produzione, allo sviluppo delle organizzazioni sindacali e ai cambiamenti sociali in atto. Il Compagnonaggio, però, è sopravvissuto e riunisce oggi una élite tecnico – professionale di grande valore, cosciente della propria storia, delle proprie tradizioni e del significato spirituale del proprio mestiere.

Esso prospera e comprende tre Associazioni:

a) l’Associazione Operaia dei Compagnoni del “Dovere” del Tour de France;

b) la Federazione Nazionale Compagnona dei Mestieri della Costruzione e d’altre attività;

c) l’Unione Compagnona dei “Doveri” uniti.

 

La prima di queste associazioni si occupa di formare alcune migliaia di giovani ogni anno, dai 16 ai 25 anni, nei 17 mestieri: dell’industria, delle costruzioni, del legno, della metallurgia, dell’automobile, del cuoio e dell’alimentazione. La prima formazione professionale dura 15 mesi ed è alternata da tre insegnamenti pratici di mestiere e insegnamenti complementari che effettuano i compagnoni al di fuori dell’azienda. I giovani che hanno terminato l’apprendistato possono perfezionarsi in base al Tour de France che può durare dai 3 ai 4 anni e che prevede visite di città in città, presso la Casa dei Compagnoni dove potranno trovare capacità professionali ed insegnanti tesi alla loro formazione. Infine, il giovane aspirante che abbia dimostrato capacità ed attitudine, potrà presentare il suo “capolavoro” in cui si concretizzerà la sua abilità nel fare. Allora sarà accettato compagnone, lascerà le insegne d’apprendista e riceverà il bastone e il nome di compagnone, che verrà formato dal paese d’origine e dalla abilità che si intende esercitare, come nelle antiche tradizioni. Analogo è il ruolo svolto dalle altre associazioni. In realtà il Compagnonaggio resta vivo per la sua capacità di adattarsi alle forme attuali. Esso è una rara istituzione della antica Francia che sussiste ancora oggi ed è stato l’anticipatore di numerosi movimenti popolari e d’organizzazioni sociali del nostro tempo. È stato sindacalista prima del sindacato, cooperatore prima delle cooperative. Ha anticipato gli uffici di collocamento, gli organismi di credito, le mutue, gli alberghi e i ristoranti di categoria o d’azienda, gli alberghi della gioventù, la sicurezza sociale. Esso ha donato a ciascun operaio un aiuto morale e materiale in tutti i momenti ed ha offerto ai più modesti un tetto ed un’officina. Ha infuso l’essenza stessa del mestiere, fornendo un modello completo di vita laboriosa, il modello di un’associazione esatta di temporale e di spirituale capace di trasformare tutti i mestieri in attività fondamentali e tutte le occupazioni in vocazioni personali. I compagnoni hanno costruito castelli, porti, palazzi, cattedrali fino alla Tour Eiffel; hanno lavorato con grandi architetti da Violet le Duc a Le Corbusier. Hanno cesellato gioielli, stampato libri, scolpito mobili, forgiato armi grazie alla trasmissione di una scienza comunicata da padre in figlio, da maestro a discepolo in una concezione del lavoro che unisce fraternamente ciascuna generazione alla seguente. Tutto ciò costituisce quello che si chiama “Ordine”, l’Ordine dei Compagnoni.

 

Aspetti mitici, rituali e di struttura del Compagnonaggio

Il Compagnonaggio comprende tre gruppi di riti differenti posti ciascuno sotto il patrocinio di un personaggio storico o mitico: Salomone, Maestro Giacomo, Padre Soubise. Salomone, costruttore del tempio di Gerusalemme, stabilì il “Dovere” che regolava l’attività degli operai ebrei e stranieri reclutati per questa costruzione favolosa affinché si verificasse il loro lavoro e il loro pagamento. Il suo capo cantiere era Hiram originario di Tiro. Salomone istituì una gerarchia ed un’iniziazione di mestiere che diviene il modello e l’origine del Compagnonaggio. Gli altri personaggi sono Maestro Giacomo (tagliatore di pietre) e Padre Soubise, sotto la direzione di Hiram, che a differenza della Massoneria ha un ruolo meno centrale, anche se il mito dell’assassinio di Hiram si presenta con analogie e diversità. Nell’iconografia Maestro Giacomo è rappresentato in costume medievale, con un copricapo ornato di nastri; indica con la mano destra il libro degli antichi “Doveri” e porta con sé un bastone ornato di nastri e una borsa con squadra e compasso alla cintola. Padre Soubise è rappresentato come un monaco benedettino con un compasso nella mano destra poggiato su uno statuto.

Secondo la leggenda i due personaggi, terminata la costruzione del tempio, si ritirarono nella “Gallia”: Maestro Giacomo a Marsiglia e Padre Soubise a Bordeaux. L’esame della struttura rituale del Compagnonaggio presenta grandi difficoltà per il ruolo fondamentale che esercita la tradizione orale, per le caratteristiche di società segreta dove gli archivi venivano ogni anno bruciati il giorno della festa del Patrono del mestiere. Le ceneri degli archivi erano mescolate al vino che veniva poi servito nell’Agape che seguiva la riunione. Le fonti scritte sono, pertanto, scarse; esistono gli editti, alcuni rapporti della polizia, appunti del XIX secolo, ma solo sull’ordine delle cerimonie ed alcuni brani di dialoghi. A tutt’oggi i rituali delle più importanti associazioni compagnone non sono pubblicati. Tuttavia è possibile enucleare alcuni aspetti fondamentali, come l’organizzazione interna, gli oggetti e gli emblemi. Il luogo fondamentale dove si svolge la vita del compagnone è la Casa o la Camera chiamata “Cayenne”.

I compagnoni, dopo una giornata di lavoro, si ritrovano nella loro Casa in un’atmosfera comunitaria. Questo luogo è così articolato: camere per ospitalità alberghiera, mensa, grande cucina e dispensa, locali per l’attività professionale, sale dove vengono conservati i “capolavori”, locali per i vari mestieri aderenti a luoghi di carattere rituale. I due personaggi di grande importanza della “Cayenne” sono la Mère e il Rouleur. La Mère non è solamente la governante della Casa, ma il simbolo della stessa casa. Infatti, costituisce spesso il legame emotivo che unisce i compagnoni alla sua organizzazione; tutti i doveri della Mère verso la società e quelli della società verso la Mère sono strettamente definiti dagli Statuti. Ella è l’unica presenza femminile rituale ammessa nel Compagnonaggio, riceve una sua propria iniziazione e può portare le insegne dei compagnoni. Il Rouleur è un compagnone incaricato di occuparsi di sistemare i compagnoni appena arrivano alla “Cayenne”, verificare la loro conoscenza dei “segreti dell’ordine”, le loro capacità professionali, li presenta all’imprenditore che li dovrà assumere e ne fissa il salario. Successivamente i compagnoni verranno iscritti nel ruolo della “Cayenne” della città e verrà determinato anche il contributo che dovrà essere versato per alimentare le casse della “Cayenne”. Il Rouleur si preoccupa, tra l’altro, di regolare il flusso di mano d’opera inviando i compagnoni in sovrappiù a“Cayenne” di altre città. Il presidente, o capitano, o primo compagnone della città ha l’incarico di capo rituale della “Cayenne”. Egli deve sorvegliare tutta l’organizzazione interna, aprire i lavori rituali, chiuderli, procedere alle iniziazioni, fare applicare i regolamenti convocando il Tribunale Interno che può punire il compagnone. Con l’esclusione del ruolo della Mère, che è indefinito e che rappresenta la continuità, tutti gli altri incarichi, in una società di eguali, quali quella dei compagnoni, durano da sei mesi ad un anno. Ancora oggi, là dove esiste un presidente primo compagnone nazionale, egli dura al massimo tre anni e non può essere rieletto. Le prove del Compagnonaggio derivano dalle rappresentazioni degli antichi “Misteri”; infatti, esse fanno riferimento alla passione di Gesù, al ruolo del procuratore romano Pilato, al gran sacerdote Caifa. I rituali prendono come base il dramma cristiano, ma sono aspetti di carattere cosmico che ritroviamo in altre civiltà. Esistono anche prove fisiche, una volto molto pesanti e che duravano tre notti, dopo una giornata di lavoro, con le caratteristiche dei “Riti di passaggio” delle società arcaiche. Nell’informazione dei rituali del XIX secolo è chiarissima una influenza massonica moderna che si è mescolata ad antiche tradizioni determinando la prova del gabinetto di riflessione, il denudamento del neofita, la purificazione dei quattro elementi, il passaggio nel labirinto, i giuramenti di segretezza pronunciati sulla Bibbia aperta al Vangelo di San Giovanni.

I gradi del Compagnonaggio sono essenzialmente due: apprendista o affiliato o aspirante, e compagnone così com’era all’inizio della Massoneria moderna, prima del 1730. In alcuni “Doveri” (come quello del “Dovere della Libertà”, ramo che più ha subito l’influenza della Massoneria), il grado di compagno veniva articolato in “iniziato, finito ed accettato”. Abbiamo, pertanto, rituali di iniziazione e di ricezione che prevedono prove fisiche, morali e psicologiche, ma che sono propedeutiche a quello dello “chefd’oeuvre”. Il capolavoro è il frutto dell’arte del compagno che impiegava spesso centinaia di ore di lavoro per realizzarlo e costituiva la massima espressione del mestiere, quello che le proprie mani riuscivano ad esprimere. L’ultima prova che veniva chiesta al compagno era, infatti, quella di mostrare le proprie mani. Compagnonaggio e Massoneria hanno in comune strumenti ed emblemi quali squadra e compasso, livella e filo a piombo, il triangolo luminoso, le due colonne del tempio di Salomone, la pietra grezza e quella cubica, la stella fiammeggiante, l’acacia, i nodi d’amore e il pavimento a scacchi. Altri simboli sono propri esclusivamente del Compagnonaggio, quale il pendolo di Salomone, il labirinto, la rosa, il lauro e la vigna. Il Compagnonaggio sviluppa il proprio modo simbolico attraverso l’accettazione di un “Dovere” e l’esercizio di un mestiere cui si accede, come abbiamo visto, per iniziazione. Tutto ciò ha destato l’interesse di studiosi massoni, di lingua francese, inglese e tedesca, i quali, nel Compagnonaggio hanno visto, attraverso quest’ininterrotta testimonianza, la comune origine di una stessa iniziazione, quella di mestiere.