Tratto da «Hiram» - N. 1 - Febbraio 1980

 

Sulla pubblicistica massonica è presente in archivio il documento:

La pubblicistica del G:.O:.I:.

 

I primordi della pubblicistica massonica

 

Accade soltanto sporadicamente che veniamo a conoscenza dei rituali coi quali lavoravano i nostri antenati di alcuni secoli fa, ma nel caso delle logge napoletane sotto la breve Gran Maestranza di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, intorno al 1750, abbiamo alcuni indizi interessanti.
Un mese dopo il suo Editto contro la Massoneria, Re Carlo VII delle Due Sicilie mandò una lettera a Papa Lambertini (10 agosto 1751, Archivio Segreto Vaticano, "Principi", vol. 236, ff 220-221), dalla quale citiamo:

"... Troverà ne' fogli segnati colla lettera A gli Statuti, ed i Ceremoniali professati da' Muratori di qui, e ne' fogli B una traduzione dal Francese delle Costituzioni delle Loggie d'Inghilterra qui capitate ma non peranco accettate. Concernono essi la prima classe de' Muratori blò divisa in tre gradi, cioè di Apprendente, di Compagno, e di Maestro; ma niente di più rimarchevole in essi si ravvisa di quanto trovasi già sparso in parecchi altri libercoli stampati, ma in parte favolosi, o apocrifi, a riservo de quello intitolato Le Franc-Maçon trahi. Talmente che i segreti, e le ceremonie di questo prim'ordine del Muratorismo quantunque sien sempre condannabili per se stessi; ad ogni modo si riducono a mere inezie, ed a ridicole puerilità vestite con abito serio, e misterioso incalappiare i sciocchi, e dar risalto alle follie...".

Per quanto concerne gli "Statuti", riteniamo che si tratti degli Statuti, da noi pubblicati in questa rivista (Rivista Massonica 1975, p. 598 ss).
Fin'ora non abbiamo potuto studiare i "ceremoniali" ai quali accenna la lettera, ma pensiamo che si tratti di parti del libro Le Franc-Maçon trahi, del quale parla il Re. Per la verità, non ci risulta che sia esistito un libro con quel preciso titolo, ma presumiamo, con la quasi certezza, che si trattava, invece, dell'opera L'Ordre des Francs-Maçons trahi et le Secret des Mopses revélé (Amsterdam, 1745). Un indizio per questa nostra tesi è la lettera in data 24 luglio 1751, che il Nunzio Apostolico di Napoli, Mons. Gualtieri, scrisse al Cardinale Valenti Gonzaga, Segretario di Stato del Papa (Archivio Segreto Vaticano, "Nunziatura di Napoli", vol. 234, f 337):

"... Il Padre Rocco dell'Ordine dei Predicatori di questa Congregazione detta della Sanità, che ha avuto gran mano nell'affare di questi Liberi Muratori, mi ha consegnato gli annessi fogli intitolati il Catechismo di tal Setta, statigli dati, per quanto dice, da un aggregato alla medesima; ..."

Il Catechismo in questione, anche esso oggi presente nell'Archivio Segreto Vaticano ("Nunziatura di Napoli", vol. 234, FF 339-342), è un manoscritto in lingua italiana e rappresenta una traduzione esatta del Catechismo, compreso nel libro sopracitato.
Già il 26 giugno 1751, cioè prima dell'Editto Reale (10 luglio) ma dopo la Bolla Providas Romanorum Pontificum del Papa Lambertini (28 maggio), lo stesso Nunzio aveva spedito a Valenti (A.S.V. "Nunziatura di Napoli", vol. 324, ff 208 ss) vari "compiegati Fogli", provenienti da un "buon e zelante Confessore, che da me venne per parte di alcuni di Loro [Massoni] per venire a patti e condizioni".
Uno degli allegati, intitolato Dell'ingresso e funzioni che si fanno nelle Loggie dei Liberi Muratori, è una relazione, nella quale un Massone pentito racconta, ovviamente da memoria ed assai impreciso, l'andamento delle cerimonie massoniche.
Anche questa relazione dimostra chiaramente che la sua fonte originale era l'opera L'Ordre des Francs-Maçons Trahi et le Secret des Mopses revélé.
Nel settecento, in Inghilterra e sul continente europeo, è apparsa tutta una serie di "exposures", che pretendevano di riportare fedelmente i rituali massonici e di scoprirne tutti i "segreti" che siamo sempre stati accusati di possedere. Alcune di quelle opere furono stampate puramente per lucro ed erano intese per un pubblico curioso e ghiotto di sensazioni. Altre sono state scritte per combattere la Massoneria (talvolta con l'assistenza, aperta o nascosta, dell'ambiente ecclesiastico) ed altre ancora, ma raramente, in sua difesa. Alcuni stampati erano approssimativi o pieni di errori e menzogne. Altri, invece, come appunto il libretto in oggetto, erano abbastanza precisi e diventarono molto popolari, non solo nel mondo profano, ma anche, e soprattutto, nello stesso ambiente massonico, dove furono largamente usati come rituali semi-ufficiali.
I principali "exposures", apparsi in lingua francese, sono:


• Reception d'un Frey-Maçon, meglio conosciuto come il Rituale Hérault, 1737.
• Le Secret des Francs-Maçons, autore l'abbé Pérau(lt), 1742, 1744, 1745, 1749, 1752.
• La Franc-Maçonne, autore sconosciuto, 1744.
• Le Parfait Maçon, autore sconosciuto, 1744.
• Catéchisme des Francs-Maçons, autore Gabanon, pseudonimo di Travenol, 1744.
• Le Sceau Rompu, autore sconosciuto, 1745.
• L'Ordre des Francs-Maçons trahi et le Secret des Mopses revélé, autore sconosciuto, Amster dam 1745, molte edizioni successive, anche tradotto in lingua olandese, tedesca, danese, svedese. (A)
• Les Francs-Maçons écrasés, attribuito all'abbé Larudan, 1747.
• Le Maçon démasqué ou le vrai secret des Francs-Maçons mis au jour dans toutes les parties avec sincérité et sans deguisement, attribuito a Thomas Wolson, 1751.

Soprattutto L'Ordre des Francs-Maçons trahi ha largamente influenzato i lavori di loggia di mol te comunità massoniche settecentesche. L'opera ha visto molte ristampe e fu tradotta in varie lingue, come l'olandese, il tedesco, il danese e lo svedese. Evidentemente, in Italia fu tradotta soltanto in manoscritto. Secondo noi la traduzione meriterebbe di essere stampata, anche perché il rituale mo stra una sorprendente somiglianza con i nostri rituali odierni.
Nel libro sono state incorporate integralmente due opere serie, quella del Pérault, Le Secret des Francs-Maçons, e del Travenol, Catéchisme des Francs-Maçons, con molte aggiunte e correzioni del compilatore, il quale era senza dubbio un esperto in materia, ma che fin'ora è rimasto ignoto, anche se ci sono state varie congetture concernenti la sua identità.
L'autore fu da molti ritenuto essere l'abbé Larudan, al quale viene quasi generalmente attribuita l'opera successiva, Les Francs-Maçons écrasés. Infatti, in quest'ultimo libro l'autore afferma di aver scritto anche il precedente, cioè il libro in parola, ma condividiamo l'opinione di molti studiosi moderni, che mettono questa affermazione in dubbio. Una attenta lettura, infatti, mette subito in rilievo la marcata differenza di spirito delle due opere. Les Francs-Maçons écrasés mostra uno spirito aggressivamente ostile alla Massoneria ed in pratica, anche in periodi successivi, molti dei nostri avversari (i "nemici della luce" li chiamò il grande Georg Kloss) hanno usato l'opera come fonte di veleno.
 

L'Ordre des Francs-Maçons trahi, invece, spira una atmosfera completamente diversa. L'autore esprime certamente delle critiche, ma in tal modo che, alla fine il lettore rimane favorevolmente impressionato. Non è addirittura difficile immaginare che quest'ultimo esito era proprio nell'intenzione dell'autore.
Francovich (B) è dell'opinione che gli autori dei due libri erano, invece, la medesima persona, ma suggerisce che dovrebbe trattarsi, non del francese Larudan, ma di un... italiano, il senese Giovanni Gualberto Bottarelli, un monaco benedettino rinnegato, fuggito dal suo convento a Pisa. Sem brache, dal 1741 in poi, egli abbia risieduto a Berlino, in Olanda e a Londra, vivendo di espedienti, tra i quali appunto, dice Francovich, la pubblicazione delle due opere in oggetto, "per le quali sfruttò probabilmente le nozioni apprese in una loggia della capitale prussiana". In sostegno di questa te si viene citato V. Angiolieri Alticozzi (C), il quale afferma:


... "è stato celebre rivelatore in Olanda un certo Toscano già Religioso Servita, e ora Apostata, il quale essendo Fratello Franc-Maçon, e avendo ricevuti molti benefizi, e somme di denaro ancora, dalla Compagnia (è costume de' Liberi Muratori aiutare i Fratelli che si ritrovano in qualche necessità) per essere infedele a questa, come era stato alla sua Religione, somministrò le notizie all'autore del libro intitolato: I liberi Muratori traditi...".

 

Secondo Francovich l'allusione al Bottarelli è chiara, "anche se crediamo che non abbia avuto bisogno di farsi scrivere le sue opere da altri, dato che sapeva ben tenere la penna in mano".
Un altro "testimone", citato da Francovich, è Casanova, il quale visitò l'ex-amico Bottarelli a Londra nel 1763. Così l'avventuriero veneto conclude la narrazione dell'episodio (D):

"... Lasciai quel briccone dopo aver dato una ghinea alla moglie. Ella mi diede un esemplare di un'opera del marito il cui titolo era: Il segreto dei Frammassoni tradito" (E).

Questo per quanto concerne l'interessante tesi di Francovich, ma non vorremmo concludere questo articolo senza far notare l'importante opera di ricerca dello studioso olandese, Fr. Boerenbeker, il quale ha trovato indizi in sostegno dell'altrettanto interessante tesi che il misterioso autore del libro in oggetto sarebbe da cercarsi, non in Francia, né in Italia, ma in... Olanda (F).
Il fratello olandese non si basa sul fatto che, secondo la pagina del titolo, il libro sarebbe stato stampato in Amsterdam (nel 1745); infatti, all'epoca capitava spesso che, per una varietà di ragioni, come per esempio per sicurezza, un libro veniva stampato all'estero, oppure portava l'indicazione di una finta località di origine.
Un fatto curioso, però, è che un annuncio commerciale nel quotidiano olandese, l'Amsterdamsche Courant del 21 dicembre 1744, comunicò che l'opera in oggetto sarebbe stata disponibile in un prossimo futuro.

Più significativo ancora è che una edizione straordinaria del periodico di cronaca olandese, L'Epilogueur del 24 dicembre 1744, era dedicata ad una esauriente discussione e critica del libro. Sembra perciò che l'autore anonimo, dichiaratamente Massone ed esperto in materia, fosse a conoscenza di tutti i dettagli di un libro non ancora uscito. In parte egli dimostra indignazione per la vergognosa scoperta dei segreti massonici, ma prosegue poi con esprimere ammirazione per lo stile e per l'esattezza del testo. Sembra quasi, dice il Fratello Boerenbeker, che la vera intenzione dell'autore non fosse una critica distruttiva; anzi, alternando aggressività con lode, egli faceva in effetti una grande propaganda per l'opera, stuzzicando la curiosità del lettore. In pratica, questa tattica, la stessa adottata dall'autore del libro stesso, non si è dimostrata sbagliata, perché l'opera ebbe poi uno strepitoso successo. Il mio dotto connazionale suggerisce che l'autore dell'articolo critico nel periodico L'Epilogueur e quello del Libro L'Ordre des Francs-Maçons trahi, sia il medesimo personaggio.
L'anno successivo (l'Aia, 1745) l'articolo fu stampato separatamente, sotto il titolo: Lettre criti que d'un Frère Maçon, sur un Livre nouvellement paru, sous le Titre de: L'Ordre des Francs- Maçons trahi &c., ed inoltre, nello stesso anno, lo stampato è apparso in lingua tedesca: Critischer Brief eines Freymaurers über ein unter dem Titel: der verrhatene Freymaurer- Orden &c. neu he- rausgekommenes Buch. In fine, quasi certamente di pugno dello stesso autore, fu stampata (l'Aia, 1745) una "lettera" indirizzata al Principe Guglielmo di Orange, intitolata: Le Tonneau jetté, ou reflexions sur la prétendue Decouverte des Misteres de l'Ordre des Francs-Maçons à S. A. Mgr. le Prince W... par un Membre de l'Ordre.


E chi era dunque quel misterioso propagandista? Il Fratello Boerenbeker, nel suo studio molto approfondito, arriva alla conclusione che dovrebbe, o potrebbe, trattarsi di Jean Rousset de Missy, un Francese, residente in Olanda, scrittore, giornalista e storico, introdotto bene nell'ambiente della Corte del Principe d'Orange. Oltre ad essere l'autore di moltissimi saggi e critiche, soprattutto su avvenimenti sociali e politici dell'epoca, egli era anche un abile compilatore di opere storiche (vedi nota F). Il suo nome era inseparatamente connesso col L'Epilogueur, come anche il successore di quel periodico: L'Avocat pour et contre ou Reflexions sur les Affaires présentes de l'Europe, nel quale, nel 1746, fu ancora una volta attirata l'attenzione sul libro in questione. Il suo stile preferito era quello che pervade tutti i suoi articoli ed opere, come anche quella de L'Ordre des Francs-Maçons trahi, lo stile dell'indagatore, dell'uomo pieno d'interesse per tutto quello che lo circondava. E questo ci fa pensare involontariamente all'introduzione ("Preface necessaire") dell'opera in discussione, nella quale l'autore si autodefinisce "... l'uomo più curioso del mondo. Conoscendo me stesso, la mia in clinazione principale è sempre stata verso tutto quello che è strano e singolare; soprattutto se trovavo in esso il pungolo del segreto".
Jean Rousset de Missy era membro della Loggia La Paix, nell'Oriente di Amsterdam. Nel 1735 ne era il primo Venerabile.


Non abbiamo portato delle prove conclusive, ma crediamo che gli indizi menzionati non possano essere ignorati.






A) L'opera è generalmente conosciuta come L'Ordre des Francs-Maçons trahi. Nel 1745 apparvero ben 4 edizioni. È stata stampata anche sotto il titolo: L'Ordre des Francs-Maçons trahi et leur secret révélé, nella quale manca la parte concernente le Mopse (un ordine androgino, che è stato popolare negli anni '40 e che poi sparì, quasi senza traccia). Il Mopse (cane Maltese o cane Bolognese) fu considerato il simbolo della fedeltà.

B) Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, dalle origini alla Rivoluzione Francese, Ed. La Nuova Italia, 1974, pp. 114-116.

C) V. Angiolieri Alticozzi, Relazione della Compagnia di Liberi Muratori, Napoli 1746, pp. 32-33.

D) G. Casanova, Storia della mia vita, 7 Voll., a cura di P. Chiara, Milano, 1964-1965, Vol. V, p. 460.

E) Non ci sembra certo che si trattasse dell'opera L'Ordre des Francs-Maçons trahi. Il titolo mutilato potrebbe anche riferirsi a Le Secret des Francs-Maçons di Pérau(lt).

F) Dr. E. Boerenbeker, De Geheimen der Vrije -Metselaars en der Mopsen geopenbaart, in Thoth, Tijdschrift voor Vrijmerselaren, l'Aia, 1971 nr. I-II, pp. 1-64.