Lo scritto, opera dell'ingegno del Fratello Giorgio Rocchi, costituisce un opera della maestria dello Autore. Il suo contenuto non riflette di necessità  la visione della Loggia o del G.O.I. Lo scritto fu pubblicato in "Rivista Massonica" n6 nel Giugno 1974. 

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© Giorgio Rocchi

 

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"En todo tempo faz ben"

Cantigas de Santa Maria secolo XIII

 

 

Lo Zodiaco

Nell'effettuare la sua orbita di rivoluzione intorno al sole, come noto, la terra descrive una ellisse la cui eccentricità è assai poco accentuata, e di cui il sole occupa uno dei fuochi. L'asse terrestre non è perpendicolare al piano dell'orbita, bensì forma con esso un angolo costante di 66° 33', per cui il piano equatoriale risulta inclinato rispetto allo stesso del complemento a 90° di detto angolo, vale a dire di 23° 27'.

Non si sa se detta inclinazione dell'asse terrestre rispetto al piano dell'orbita, sia stata sempre la stessa: si parla di un'epoca remotissima in cui il primo sarebbe stato perpendicolare al secondo - con durata del giorno uguale a quella della notte per tutto il globo, e con temperature varianti esclusivamente in funzione della latitudine, a causa della diversa incidenza dei raggi solari sulla superficie terrestre -  e di un apocalittico cataclisma che avrebbe determinato, ad un certo momento, lo spostamento dell'asse - con conseguente divario tra giorno e notte, e nascita delle variazioni climatiche stagionali.

Nella Figura 1, rappresentante il moto di rivoluzione della terra intorno al sole, moto effettuato nel senso delle due frecce grandi, e cioè antiorario o diretto per chi guarda dalla parte superiore dell'orbita, i punti SI - EP - SE - EA rappresentano, rispettivamente: Solstizio d'inverno (21 Dicembre); Equinozio di primavera (21 Marzo); Solstizio d'estate (21 Giugno); Equinozio d'autunno (23 Settembre).

Sul piano dell'orbita, l'asse SE-SI rappresenta quindi la linea dei solstizi, che risulta normale all'asse EA-EP, o linea degli equinozi.

Le lettere Pn e Ps indicano rispettivamente il polo nord ed il polo sud terrestri, ed il senso di rotazione della terra intorno al proprio asse è indicato dalle quattro piccole frecce curve nelle vicinanze del polo nord.

Dalla figura risultano, inoltre, evidenti le inclinazioni dell'asse terrestre e del piano equatoriale, rispetto al piano dell'orbita: 66° 33' e 23° 27', come già si è detto.

La direzione dell'asse terrestre non è poi sempre la stessa, ma pur rimanendo costantemente inclinato di 23° 27' rispetto alla normale all'orbita, esso descrive un movimento conico della durata di 25.920 (1)  anni, chiamato «precessione dell'asse terrestre», che ne modifica continuamente l'orientamento.

Detto movimento è originato dalla reazione della terra, ruotante intorno a se stessa, alla coppia di forze agenti alle due estremità dell'asse, e che tenderebbe ad aumentarne l'inclinazione; anziché obbedire all'azione di tale coppia, esercitantesi parallelamente al piano dell'orbita, la terra reagisce determinando, con la sua rotazione intorno al proprio asse, una nuova coppia, normale alla precedente, che determina il movimento conico di cui si è detto e che è illustrato nella Figura 2.

 

È facile rendersi conto di quanto sopra, osservando il moto di un girostato ruotante con l'asse non normale al piano orizzontale, ma inclinato rispetto ad esso. Nel caso della terra, la coppia agente alle estremità dell'asse, è determinata dall'attrazione solare; nel caso del girostato, dall'attrazione terrestre.

Ritornando al movimento di rivoluzione della terra intorno al sole, possiamo dire che le posizioni relative dei due corpi celesti non variano se immaginiamo la terra ferma nello spazio ed il sole ruotante intorno ad essa.

Secondo tale prospettiva, che è appunto quella geocentrica, e come appare dalla Figura 3, rappresentante la sfera celeste, e che, «mutatis mutandis», è l'equivalente della Figura 1, il sole descrive apparentemente, nel corso di un anno, il circolo massimo SI-EP-SE-EA, che viene chiamato «eclittica» e che risulta inclinato, per quanto si è detto a proposito dell'inclinazione dell'asse terrestre, di 23° 27' rispetto all'equatore celeste Q-Q1.

Nella figura, infatti, il puntino al centro della sfera celeste rappresenta la terra, il cui equatore coincide con l'equatore celeste, ed il cui asse coincide con l'asse celeste P-P1; la linea EP-EA, intersezione del piano dell'eclittica con quello dell'equatore celeste, è la linea degli equinozi, mentre la linea SI-SE, normale alla precedente, è la linea dei solstizi.

In SI, solstizio d'inverno, il sole si trova a 23° 27' al disotto dell'equatore celeste, il che si indica dicendo che il sole ha declinazione: δ = — 23° 27', ovvero: δ = 23° 27' Sud; in EP, equinozio di primavera, si trova esattamente sul piano dell'equatore celeste: δ = 0"; in SE, solstizio d'estate, si trova a 23° 27' al disopra dell'equatore celeste: δ= + 23° 27', ovvero: δ = 23° 27' Nord; in EA, equinozio d'autunno, si trova nuovamente sul piano dell'equatore celeste: δ = 0".

Il punto EP, viene anche chiamato «primo punto di Ariete», e si indica con la lettera greca γ; il punto EA, viene anche chiamato «punto di Libra», e si indica con il simbolo G

Dalla Figura 3 si vede anche come la declinazione del sole — intendendosi per «declinazione» l'angolo che la visuale condotta dal centro della terra ad un astro, forma con l'equatore celeste, vari continuamente nel corso dell'anno passando da — 23° 27' a + 23° 27'.

La variazione è massima quando il sole si trova agli equinozi e la declinazione cambia segno; è nulla ai solstizi, quando il sole cessa di allontanarsi dall'equatore celeste, per iniziare ad avvicinarvisi.

Da quanto precede risulta che il sole, nel suo movimento apparente giornaliero intorno alla terra, sembra descrivere sulla sfera celeste una immensa elica, le cui 365 spire, più distanziate le une dalle altre, quando l'astro è vicino all'equatore celeste, in prossimità dei punti equinoziali, sono al contrario molto ravvicinate, fino a confondersi, quando l'astro arriva ai paralleli 23° 27' Nord e 23" 27' Sud, in prossimità dei punti solstiziali.

La fascia di sfera celeste compresa fra due circoli minori paralleli all'eclittica, tracciati a 8° 30' al disopra e 8° 30' al disotto del piano dell'eclittica stessa, fascia avente pertanto l'altezza di 17°, viene chiamata «Zodiaco».

Gli antichi, che si compiacevano di vedere nella configurazione delle stelle comprese in tale fascia, figure di uomini e di animali, figure che costituirono poi l'elemento decorativo dei loro zodiaci, suddivisero detta fascia, a partire dal punto γ, in 12 costellazioni, ciascuna comprendente 30° di ampiezza, alle quali assegnarono particolari segni.

La Figura 4, del tutto analoga alla Figura 3, rappresenta appunto la sfera celeste, con la fascia zodiacale suddivisa in 12 costellazioni ed in 360", con l'asse celeste P-P1 e l'equatore celeste Q-Q1.

I nomi delle costellazioni, nell'ordine in cui il sole le attraversa nel suo ciclo annuale, ordine corrispondente al senso inverso alla rotazione della sfera celeste, sono ricordati dai due versi mnemonici latini: «Sunt Aries, Taurus, Gemini, Cancer, Leo, Virgo / Libraque, Scorpius, Arcitenens, Caper, Amphora, Pisces».

Ricordando quanto si è detto a proposito del movimento di precessione dell'asse terrestre, illustrato nella Figura 2, possiamo ora comprendere come il movimento conico dell'asse, e quindi del piano equatoriale, comporti anche la rotazione della linea di intersezione di detto piano con quello dell'eclittica, ovverosia della linea degli equinozi e quindi del punto γ.

Tale rotazione, che avviene nello stesso senso di quello della sfera celeste, viene chiamata: «precessione degli equinozi», e fa sì che il punto γ retrogradi di I° ogni 72 anni (72 X 360 = 25.920), e di 30° (ampiezza di una costellazione) ogni 2.160 anni (2.160 X 12 = 25.920).

Il punto γ, vale a dire la posizione apparente del sole all'equinozio di primavera, capitava nella costellazione dell'Ariete nel 200 a. C., ai tempi di Ipparco; da allora ha retrogradato di 30° 11' 40" [(200 + 1.974) : 72], per cui attualmente si trova nella costellazione dei Pesci.

Per modificare il meno possibile le antiche convenzioni, fu convenuto di mantenere la suddivisione dello zodiaco in 12 segni, di 30° ciascuno, a partire dal punto mobile γ, e di conservare a questi segni i nomi delle costellazioni nelle quali il sole si trovava oltre 2.000 anni or sono.

Si dice pertanto che il sole, all'equinozio di primavera, è nel segno dell'Ariete; al solstizio d'estate, nel segno del Cancro; all'equinozio d'autunno, nel segno della Libra; al solstizio d'inverno, nel segno del Capricorno, mentre in realtà si trova, rispettivamente, nelle costellazioni dei Pesci, dei Gemelli, della Vergine e del Sagittario.

In altri termini, mentre la suddivisione in costellazioni è una ripartizione fissa dello zodiaco, legata cioè alle stelle fisse, i segni dello zodiaco, invece, sono legati al punto γ e si spostano continuamente via via che questo, per effetto della precessione degli equinozi, passa da una costellazione all'altra.

Da quanto si è detto in merito alla declinazione del Sole ai solstizi, e dall'osservazione della Figura 3, tenendo presente che avendo il Nord di fronte, si ha l'Ovest a sinistra e l'Est a destra, si deducono le seguenti corrispondenze tra punti cardinali e punti caratteristici dell'eclittica:

Nord: Solstizio d'estate

Ovest: Equinozio d'inverno

Sud: Solstizio d'inverno

Est: Equinozio di primavera.

La corrispondenza tra i punti cardinali Est ed Ovest e gli equinozi, oltre che astronomica, è anche analogica: infatti, come l'oriente è, all'incirca (2), il punto in cui il sole sorge, passando dal disotto al disopra dell'orizzonte, così l'equinozio di primavera è il punto in cui il sole passa dal disotto al disopra dell'equatore celeste; come l'occidente è, all'incirca, il punto in cui il sole tramonta, passando dal disopra al disotto dell'orizzonte, così l'equinozio d'autunno è il punto in cui il sole passa dal disopra al disotto dell'equatore celeste.

Invece la corrispondenza analogica tra i solstizi ed i punti cardinali Nord e Sud, è inversa di quella astronomica. Infatti il solstizio d'inverno, «Natalis solis invicti», rappresentando la fase morte/rinascita del ciclo annuo del sole, come vedremo anche in seguito, corrisponde, in un certo senso, al punto dell'orizzonte che serve di base e di inizio per l'orientamento, vale a dire al Nord: conseguentemente il solstizio d'estate corrisponde al Sud.

 

Le Porte solstiziali

Il tema zodiacale, con il simbolismo del numero 12 ad esso strettamente connesso, simbolismo inerente al ciclo ritmico quaternario di trasmutazione proprio del «dio anno», e cioè: morte/rinascita - crescita - culmine - decrescita, simbolismo che, con le dovute trasposizioni, può essere esteso al ternario, vale a dire ai tre mondi (3), ricorre pressoché in tutte le tradizioni.

Abbiamo così: 12 grandi divinità dell'Egitto (secondo Erodoto); 12 grandi dei dell'Olimpo greco-romano (6 dei e 6 dee); 12 torri di diaspro della montagna sacra taoista Kuen-Lun; 12 discepoli di Lao-Tse; 12 principali Asen con le rispettive residenze o troni della tradizione nordica; 12 principali cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù; 12 paladini di Carlomagno; 12 avvoltoi visti da Romolo e che dettero a questi il diritto di dare a Roma il suo nome; 12 Littori istituiti da Romolo ad imitazione del costume etrusco; 12 sacerdoti di molti collegi romani (ad esempio gli Arvali ed i Salii); 12 fatiche di Ercole; 12 tribù di Israele; 12 apostoli di Cristo; 12 porte della Gerusalemme celeste; 12 Adithya della tradizione induista e molti altri esempi.

Il simbolismo dei 12 Adithya, riferentesi esplicitamente allo zodiaco, è veramente interessante e merita un cenno particolare.

Essi sono i «dodici soli» che splenderanno simultaneamente alla fine del ciclo attuale, nel momento in cui «la ruota cesserà di girare»; «poiché il tempo è misurato effettivamente dal percorso del sole attraverso i dodici segni dello Zodiaco, costituenti il ciclo annuale, e, la rotazione essendo arrestata, i dodici aspetti corrispondenti si fonderanno per così dire in uno solo, rientrando così nell'unità essenziale e primordiale della loro natura comune, giacché essi non differiscono che sotto il rapporto della manifestazione ciclica che sarà allora terminata» (4).

Nel simbolismo, in un certo senso analogo, dell'Apocalisse, i 12 segni dello zodiaco, invece di essere disposti circolarmente, divengono le 12 porte della Gerusalemme celeste,3 per ogni lato del quadrato, ed i 12 soli compaiono al centro della città, come 12 frutti «dell'Albero di Vita».

Per poter comprendere appieno il simbolismo delle porte solstiziali, che qui ci proponiamo di illustrare, è necessario rifarsi ad un dato tradizionale che, a prima vista, non sembrerebbe avere punti di riferimento con esso, e cioè al simbolismo della caverna, tracce del quale si ritrovano anche nell'opera di Omero, di Plutarco e di Platone.

Nella caverna di Platone i prigionieri, costretti in catene, non possono percepire che delle ombre proiettate su una parete di essa, ombre che sono il riflesso di una realtà superiore simboleggiata dalla luce esterna.

Tale realtà potrà da essi essere contemplata direttamente, soltanto nel caso che riescano a liberarsi dalle catene e ad uscire dalla caverna: allo stesso modo l'uomo può conoscere la Verità solamente liberandosi dai ceppi della condizione individuale ed affrancandosi dalle limitazioni inerenti alla manifestazione.

In verità il simbolismo della caverna non è all'origine delle forme tradizionali che lo prevedono, ma è stato preceduto da quello della montagna, luogo, questo, visibile per eccellenza e niente affatto nascosto, anche se di difficile accesso, così come la verità, prima di divenire occulta e retaggio di pochi eletti, era, all'inizio del ciclo terrestre, accessibile a tutti gli uomini, anche se di non facile possesso.

Successivamente, essendo l'uomo, per vicissitudini cicliche che possono essere concepite come una «discesa», divenuto incapace di recepire e conoscere la verità, a ripristinare le facoltà intellettive originarie di questi dovette intervenire l'Iniziazione, mediante un processo di rigenerazione che, dal latino inire, suggerisce l'idea di penetrazione in un luogo centrale, chiuso, protetto, caratterizzato da condizioni privilegiate rispetto all'esterno.

Di qui il simbolismo della caverna iniziatica, caverna che è al tempo stesso una immagine del mondo, inteso nel senso più ampio di universo, di cosmo, come del resto lo è anche la Loggia massonica.

Allo stesso modo come designare l'universo con il termine di «cosmo», significa fare esplicito riferimento ad una esistenza ordinata - dal greco kosmos = ordine - così attribuire alla caverna un identico significato equivale ad identificarla al luogo privilegiato in cui sono ancora comprese le leggi profonde che reggono la manifestazione, in antitesi con il caos esteriore, caos nel senso che quanti in esso vivono sono ormai ridotti a «patire» le leggi di cui sopra, senza più intenderle e senza partecipare attivamente ad esse.

La partecipazione attiva ai disegni del Grande Architetto dell'Universo è quindi concepibile ed attuabile solamente per coloro che entrano nella caverna, e questo ingresso deve essere inteso nel senso di una seconda nascita o rigenerazione psichica: l'uscita definitiva dalla caverna, costituisce poi come una terza nascita, o rigenerazione spirituale, mediante la quale chi è riuscito a superare lo stato individuale può venire in contatto e perfino identificarsi con la Realtà di cui aveva percepito, fino ad allora, un semplice riflesso.

Come la Loggia massonica ha le Luci nel suo interno, così anche la caverna iniziatica è illuminata internamente, mentre fuori di essa, e cioè nel mondo profano, regna l'oscurità - le «tenebre esteriori» di cui parla il Vangelo -, ma questa luce interiore non è che il riflesso, percepibile solo in essa, della luce extra-cosmica del «Sole intelligibile».

La caverna avrà anche un'apertura, o delle aperture, per entrarvi e per uscirne. Anzi, poiché l'iter iniziatico che si compie in essa, e che l'essere deve seguire per essere finalmente ricollegato al suo vero Centro, è una via ascendente che coincide con la «retta via» della tradizione islamica, ovverosia «la via di coloro sui quali Allah fa scendere la Sua misericordia»; con la tendenza anagogica di sattwa della tradizione induista; con la direzione ed il senso della «esaltazione», indicati dal braccio verticale superiore della croce, le aperture saranno due: una entrata, aprentesi nel suolo della caverna, ed alla quale si perverrà per una via sotterranea, ed una uscita, nella volta della caverna, allo zenit dell'ingresso.

Poiché la caverna deve anche simbolicamente coincidere con il centro del nostro stato di esistenza, e quindi del mondo — in quanto solamente a partire da uno stato centrale, è possibile elevarsi agli stati superindividuali l'asse verticale passante per le due aperture, deve coincidere con l'asse terrestre passante per i poli Nord e Sud.

Se ora passiamo da questo simbolismo polare (o spaziale) al simbolismo solare (o temporale), in virtù della corrispondenza esistente tra punti cardinali e punti caratteristici dell'eclittica, corrispondenza cui si è accennato nella prima parte di questo studio, le considerazioni fatte per le aperture della caverna non cambiano se, invece di considerare l'asse polare, consideriamo l'asse solstiziale, il quale non è altro che la proiezione del primo sul piano zodiacale, ed è anch'esso un asse verticale se considerato rispetto all'asse degli equinozi.

Anzi, visto che per la realizzazione iniziatica la direzione verticale si identifica al «raggio solare» che ricollega l'individuo, partendo dalla corona o sommità del capo (il Brahma-randhra della tradizione induista), al «Sole spirituale», il simbolismo temporale è certamente più appropriato di quello spaziale, in considerazione del fatto che l'asse solstiziale collega effettivamente il sole materiale, quando si trova ai solstizi, al centro della terra, e quindi con chi si trova nella caverna.

Secondo tale simbolismo, la caverna cosmica avrà pertanto due porte zodiacali, opposte secondo l'asse che abbiamo appena preso in esame, e corrispondenti ai due punti solstiziali: la porta di entrata è anche chiamata «porta degli uomini», con riferimento ai profani che entrano nella caverna; quella di uscita, «porta degli dei», in quanto, per uscire dalla caverna cosmica, bisogna aver superato la condizione individuale.

Tale nozione è esplicitamente menzionata in moltissime forme tradizionali, ed ha una grande importanza simbolica.

Resta da vedere a quale solstizio corrisponde la «porta degli dei», ed a quale la «porta degli uomini».

Da quanto si è detto a proposito dello zodiaco, e più precisamente dell'eclittica, è emerso che al solstizio d'inverno il sole si trova nel punto più basso, rispetto all'equatore celeste, del suo ciclo annuo (δ = — 23° 27' ovvero 23" 27' Sud), mentre al solstizio d'estate si trova nel punto più alto (δ = + 23° 27' ovvero 23° 27' Nord).

Il cammino apparente del sole è quindi ascendente dal solstizio d'inverno a quello d'estate; discendente dal solstizio d'estate a quello d'inverno.

Ed ecco ciò che tramanda la tradizione induista a questo proposito: «In qual tempo coloro che tendono all'Unione abbandonano l'esistenza manifestata, sia senza ritorno, sia per ritornarvi, io ti dirò, o Bhârata. Fuoco, luce, giorno, luna crescente, semestre ascendente del sole verso il nord: è sotto questi segni luminosi che vanno a Brahma gli uomini che conoscono Brahma.

Fumo, notte, luna decrescente, semestre discendente del sole verso il sud: è sotto questi segni oscuri che essi raggiungono la sfera della luna per poi ritornare.

Queste sono le due Vie permanenti, l'una chiara, l'altra oscura del mondo manifestato: per l'una non vi è ritorno; per l'altra si torna indietro» (5).

Nella tradizione induista quindi, a parte la luce e l'oscurità, simboleggianti rispettivamente la Conoscenza e l'ignoranza, condizione indispensabile, la prima, per ottenere la Liberazione; causa, la seconda, del perpetuo errare nella «corrente delle forme», la fase ascendente del sole è messa in rapporto con il dêva-yâna, e la fase discendente con il pitri-yâna, il che coincide esattamente con i nomi delle due porte che abbiamo appena indicato.

Secondo tale simbolismo, perciò, essendo il solstizio d'inverno, con il segno del Capricorno, a dare inizio alla fase ascendente del sole, ad esso corrisponderà la «porta degli dei» che dà accesso al dêva-yâna; conseguentemente al solstizio d'estate ed al segno del Cancro, da cui ha inizio la fase discendente, corrisponderà la «porta degli uomini» che dà accesso al pitri-yâna.

Per l'esattezza, qui non si tratta di una entrata e di una uscita, bensì di due uscite diverse.

Poiché la caverna adombra la manifestazione, ovverosia l'esistenza, mentre la «porta degli dei» costituisce un'uscita definitiva per coloro che sono riusciti a superare la condizione individuale ed hanno quindi conseguito l'affrancamento dalla «corrente delle forme», la e porta degli uomini» costituisce un'uscita temporanea e, nello stesso tempo, una rientrata per coloro che sono costretti a tornare all'esistenza e ad assumervi nuove forme, conseguendo stati inferiori o superiori ai precedenti, ma giammai gli stessi. (6)

Resterebbe da risolvere una apparenza di contraddizione, che è la seguente: mentre nella caverna cosmica il cammino iniziatico tra la «porta degli uomini» e la «porta degli dei» costituisce, indubbiamente, una ascesa spirituale (7), il corrispondente percorso dei sole, dal segno del Cancro a quello del Capricorno, è, invece, in discesa.

A ciò soccorre una importante legge che regola il simbolismo, ovverosia il rapporto di analogia inversa (8), in virtù del quale la corrispondenza tra realtà metafisiche e realtà manifestate, pur essendo analogica, è tuttavia di ordine inverso; tale principio trova però applicazione esclusivamente sul piano speculativo, non già su quello operativo.

Come conclusione di quanto detto, vorremmo ora far rilevare che il simbolismo muratorio, secondo il quale il lavoro iniziatico si compie da «mezzogiorno a mezzanotte in punto», si riferisce quasi certamente a questo ordine di idee.

A tale scopo occorre, anzitutto, osservare che a mezzogiorno il sole si trova sul meridiano dell'osservatore, e pertanto nel punto più alto del suo cammino apparente giornaliero, mentre a mezzanotte si trova sull'antimeridiano, e pertanto nel punto più basso.

Conseguentemente il ciclo semestrale ascendente del sole, dal solstizio d'inverno a quello d'estate, corrisponde, su scala maggiore, alla fase ascendente della giornata, da mezzanotte a mezzogiorno, mentre il ciclo semestrale discendente, dal solstizio d'estate a quello d'inverno, corrisponde alla fase discendente della giornata, da mezzogiorno a mezzanotte.

Anche il mezzogiorno, dando inizio alla fase discendente giornaliera del sole, corrisponderà pertanto, come il solstizio d'estate, alla «porta degli uomini», e la mezzanotte, dalla quale ha inizio la fase ascendente, corrisponderà anch'essa, come il solstizio d'inverno, alla «porta degli dei». (9) Conseguentemente, dire che il lavoro iniziatico comincia a «mezzogiorno in punto» e termina a «mezzanotte in punto», significa considerare tale lavoro come un cammino effettuantesi dalla «porta degli uomini» alla «porta degli dei»: altrettanta coerenza dimostra il simbolismo nel riferirsi, qui, al ciclo giornaliero del sole, anziché a quello annuo, in considerazione della impossibilità, per un lavoro umano, di durare ininterrottamente per ben sei mesi.

Per inciso, e sebbene questo ci porti ad esulare alquanto dall'argomento trattato, si potrebbe anche avanzare l'ipotesi che il motivo per il quale altri lavori massonici durano dall'aurora al tramonto - più precisamente, dal momento in cui «le tenebre dileguano davanti all'aurora», alla «fine del giorno» - e cioè per tutto il tempo in cui il sole illumina la terra, sia da ricercare in un'altra forma di simbolismo: quella che, come abbiamo visto accennando alla Bhagavad-Gîtâ, assimila la luce alla Conoscenza.

Questi altri lavori, che si compiono interamente durante la permanenza del sole al disopra dell'orizzonte, corrisponderanno, di conseguenza, ad una fase più avanzata del cammino iniziatico, svolgendosi al lume di una conoscenza già acquisita, o che almeno si suppone tale.

Sempre in tema di simbolismo muratorio, accenneremo anche al probabile scopo delle due colonne ergentisi davanti all'entrata del Tempio di Salomone, scopo che sembra debba essere ricercato nell'ambito dei riferimenti cosmici, in rapporto con l'antichissima osservazione rituale del sole nel corso dell'anno.

In tale occasione l'osservatore sedeva al centro del luogo sacro, faccia all'oriente, su di un seggio rituale fissato in un luogo preciso ed invariabile, e seguiva, mattino per mattino, gli spostamenti progressivi del sorgere dell'astro tra i due limiti estremi raggiunti ai solstizi.

Le due direzioni corrispondenti al sorgere del sole nei giorni dei solstizi, erano marcate sul suolo per mezzo di due menhirs o due colonne: guardando l'Est, è chiaro che la colonna di destra corrispondeva al solstizio d'inverno (verso Sud), e la colonna di sinistra al solstizio d'estate (verso Nord).

Ora è interessante notare come nel simbolismo cabalistico, e precisamente nell'albero Sephirotico, la colonna di destra corrisponda al lato della Misericordia, e quindi a quello degli «eletti», mentre la colonna di sinistra corrisponde al lato del Rigore, e quindi a quello dei «dannati».

Il che è in perfetta analogia con la corrispondenza delle porte solstiziali alle colonne di cui stiamo trattando: il solstizio d'inverno e la «porta degli dei» o Janua Coeli, alla colonna di destra; il solstizio d'estate e la «porta degli uomini» o Janua Inferni, alla colonna di sinistra.

Le cosiddette porte del sole dell'antichità, erano costruite in maniera che l'osservatore rituale, seduto sul suo seggio, vedesse il sole sorgere contro il montante di destra, al solstizio d'inverno, e contro il montante di sinistra, al solstizio d'estate; in seguito venne aggiunto un portico trasversale, in modo da realizzare una porta monumentale, nella cui inquadratura sorgeva, ogni mattino, l'astro del giorno.

Tale fu, molto probabilmente, l'origine dell'arco di trionfo, che venne completato, sempre più spesso, con una scultura rappresentante Febo Apollo sul suo carro, divinità alla quale era identificato l'eroe che vi si faceva passare al disotto.

Per finire faremo osservare che il crisma, vale a dire l'unione delle lettere greche X e P, le due prime della parola ΧΡΣΤΟΣ, non è altro che lo schema simbolico dell'osservazione rituale del sole, le aste incrociate della X corrispondendo alle direzioni in cui il sole sorge ai solstizi, l'asta della P alla direzione in cui sorge agli equinozi, vale a dire esattamente all'Est, e la curva o ricciolo della P, alla stilizzazione dell'astro.

Il simbolismo delle porte solstiziali è stato ampiamente trattato da R. Guénon in alcuni studi scritti in epoche diverse, ed attualmente compresi nella raccolta postuma «Symboles fondamentaux de la Science sacrée», edita da Gallimard nel 1962. Ad alcuni di questi studi è ispirata, nel complesso, la seconda parte del presente articolo. N. d. A.

 

 

1- Per inciso, si può accennare al fatto che la metà della durata del movimento di precessione dell'asse terrestre, vale a dire 12.960 anni, corrisponde al «grande anno» dei Persiani e dei Greci, e che cinque di tali «grandi anni», ovverosia 64.800 anni solari, corrispondono al Manvantara, o durata di una umanità, della tradizione induista. Detto Manvantara viene suddiviso in quattro cicli minori: Krita-Yuga o Satya-Yuga, Trêta-Yuga, Dwâpara-Yuga e Kali-Yuga (corrispondenti alle quattro età: dell'oro, dell'argento, del bronzo e del ferro, della tradizione greco-romana) e se la durata del Manvantara viene rappresentata con 10, i quattro Yuga corrispondono rispettivamente alle durate: 4, 3, 2, 1. Conseguentemente la durata del Krita-Yuga, o età dell'oro, essendo pari ai 4/10 di 64.800, corrisponde esattamente a 25.920 anni solari, ossia ad un completo periodo di precessione dell'asse terrestre.

2- Considerando l'intero anno; agli equinozi, invece, sorge e tramonta, esattamente, ad Est e ad Ovest.

3- «Terra», «Atmosfera» e «Cielo», corrispondenti al Tribhuvana: Bhû - Bhûvas e Swarga della tradizione induista; ad Asiah - Ietsirah e Beriah della tradizione cabalistica. Anche il «Cielo», o manifestazione informale, comprendente ogni realtà cosmica universale affacciantesi all'esistenza, e l'«Atmosfera», o manifestazione formale sottile, partecipano a proprii cicli di trasmutazione, totalmente o parzialmente svincolati dalla condizione «tempo», ma non dalla «durata», solamente l'Immanifestato essendo assolutamente immutabile, ovverosia eterno.

4- René Guénon - Le Règne de la Quantité - Capitolo XX° - De la sphère au cube. Gallimard 1945.

5- Bhagavad - Gità, Capitolo VIII°, 23 - 26.

6- Per stati inferiori o superiori ai precedenti, non si intendono peggioramenti o miglioramenti di una data condizione individuale, bensì stati affatto diversi, conseguenti a mutamenti di forma. Questo è il vero significato della parola «trasmutazione», che sta ad indicare cambiamenti di stato o di forma, in contrapposizione col termine «trasformazione», che significa esclusivamente il superamento della forma cd il passaggio dallo stato individuale ad uno stato superindividuale.

7- Lo scopo ultimo del simbolismo, più che la rappresentazione di una realtà informale, è la realizzazione della conoscenza effettiva di tale realtà. Ad esempio, la scalata materiale di un monte, e la conquista di una vetta impervia, possono costituire la base operativa, ovverosia l'appoggio per una conquista di ordine spirituale.

8- Vedere al N. 1 - Gennaio 1973 di questa rivista, lo studio: Importanza e significato del Quadro di Loggia - pag. 42.

9- Questo è il motivo per cui, secondo il simbolismo cristiano, il Cristo nasce non solamente in corrispondenza del solstizio d'inverno, ma anche della mezzanotte. La «porta degli dei»,infatti, in casi più che eccezionali può anche essere un'entrata: detti casi corrispondono ad una discesa volontaria, nel mondo manifestato, di esseri che hanno già ottenuto la Liberazione - i Bodhisattwa della tradizione buddista -, oppure di un essere rappresentante la diretta espressione di un principio extra-cosmico. come, appunto, nel caso del Cristo.