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© Dionigi Labouré

 

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"Migrares muito pelos"

Cantigas de Santa Maria secolo XIII

 

Astrologia è una parola composta di due radici greche: Astrôn, stella, costellazione e logos, linguaggio, discorso. L'astrologia sarebbe quindi il linguaggio degli astri. Gli astri parlerebbero? Si rivolgerebbero agli uomini?

Secondo un'antica tradizione, ogni scibile comporta due aspetti e può essere considerato sotto due aspetti: quello quantitativo e quello qualitativo.

L'aspetto quantitativo: lo scienziato osserva la natura e ricerca le leggi che la governano. È là l'oggetto delle scienze contemporanee che ci consegnano una comodità tutta materiale che nessuno potrebbe negare.

L'aspetto qualitativo: se lo scienziato ricerca la causa fisica del fenomeno naturale osservato, il saggio ricerca la sua ragione di essere. Quale è il senso di ciò che osserva? Avendo studiato il corso degli astri (astronomia), può prevedere la prossima eclissi. Ma se l'erede del trono nascesse durante un'eclissi, ha questo un significato? Questo vuole dire qualche cosa? Lo scienziato sa perché l'eclissi si manifesta ad una certa data. Gli resta da comprendere perché il delfino è nato precisamente durante quella manifestazione.

Un tempo, il saggio e lo scienziato coabitavano in uno stesso e solo uomo che si sforzava di rispondere a questa doppia interrogazione. Oggi, saggio e scienziato sono due esseri umani differenti, dagli interessi distinti. Non è senza ironia che Gerard Encausse redigeva alla fine del secolo scorso queste righe: "Il libro che mi avete dato da studiare è posto sul camino, a due metri quarantanove centimetri dal tavolo dove sono. Pesa cento quarantanove grammi e otto decigrammi, è formato da trecento quarantadue piccoli fogli di carta su che esistono duecento novanta caratteri di tipografia che hanno consumato cento novanta grammi di inchiostro nero". Tale è la descrizione quantitativa del libro. Non una parola sul "perché" del libro. Sul perché fu scritto. Sul perché si è preso la pena di redigerlo, di stamparlo e di assemblarne le pagine. Il messaggio che veicola, forse, poteva essere stampato su un libro di formato differente, forse in un'altra lingua, senza per questo alterarne il messaggio. Se questo esempio vi ha fatto sorridere, sappiate che l'astrologo prova la stessa frustrazione quando apre un libro contemporaneo di astronomia e legge la descrizione del Sole o di Saturno redatto da un autore che ne constata la posizione, la massa, il volume, la velocità ed altre caratteristiche fisiche. Non cercatevi perché gli antichi assegnarono il nome di Venere o di Saturno a tale o tal altro pianeta. Questo interrogativo sembrerebbe indecente per l'autore.

Fu così che venne compresa l'alchimia, il cui l'aspetto quantitativo trattava, a volte, dello stesso oggetto della nostra chimica moderna. Dal bagnomaria all'alkali, le scoperte chimiche degli alchimisti furono numerose. Ma non li interessavano più di tanto. L'adepto non ricercava la trasmutazione dei metalli per se stessa. Considerava la fabbricazione dell'oro come trascurabile. La riuscita di queste operazioni di laboratorio testimoniavano del vero obiettivo; la sua propria trasmutazione. Essendo divenuto lui stesso la Pietra Filosofale, avendo proceduto alla sua propria rigenerazione, poteva fabbricare una pietra più concreta che trasmutasse i metalli che toccava.

Fu così che venne compresa la magia, il cui l'aspetto più elevato (la teurgia greco-romana) manipolava poteri materiali o sottili per distruggere metodicamente le scorie che ricoprivano la scintilla divina che riposa in ciascuno noi. La scintilla divina dimenticata, oggi resta soltanto la fisica, scienza delle energie naturali, e la psicologia, studio dei meccanismi del mentale. Platone riporta che sul frontone del tempio di Apollo a Delphi era iscritto il motto: "Conosciti te stesso e conoscerai l'universo e gli dei". La scienza quantitativa non ha saputo leggervi che "Psicanalizza il tuo ego". L'universo e gli dei sono stati sottratti.

Fu così che venne compresa l'astrologia, il cui l'aspetto quantitativo mira alla conoscenza dei cicli planetari, alla valutazione dell'allontanamento degli astri ed altre caratteristiche fisiche. Ma ogni fenomeno celeste veicola anche una ragione d'essere, un significato per il suo osservatore umano.

All'origine, le due ante non erano che una. I termini astrologia ed astronomia erano intercambiabili. Essi lo sono ancora nello spirito di numerose persone. Le tre seguenti citazioni che seguono ricordano questo doppio aspetto dell'antica scienza degli astri. Secondo un testo indiano: "Quelli che non vedono nel Sole che una sfera ed ignorano la vita che l'anima, quelli che vedono il cielo e la Terra come due mondi e non sanno niente della coscienza che li regge, possiedono dell'universo una conoscenza assai limitata. Una scienza che studia soltanto la parte inerte delle cose e non si interessa della vita che le anima, la coscienza che le abita, è incompleta e non porta ad una comprensione reale della loro natura". In uno dei lavori fondamentali della metafisica ebraica, Maimonide ricordava che: "Le sfere celesti sono viventi e ragionevoli, voglio dire esseri che percepiscono, è una cosa vera e certa, che non sono dei corpi morti, così come lo credono gli ignoranti".

Nato in Egitto e morto in Italia, Plotino (205-270) spiegava come ogni organo del corpo è in corrispondenza con gli altri. Con il solo esame dell'occhio, un iridologo contemporaneo sa recuperare una moltitudine di notizie su tutti gli altri organi. Parimenti, uomo ed astro non sono per il nostro filosofo che due organi di un stesso corpo: il cosmo. Uomo ed astro sono in simpatia. L'uomo informa sull'astro e l'astro informa sull'uomo. Lo studio di uno o l'altro di questi organi dell'universo c'informa su tutti gli altri organi e sull'universo nel suo insieme: "Gli astri somigliano a delle lettere scritte in ogni istante nel cielo, o che, dopo essere state tracciate, sarebbero in movimento continuo, in modo tale che, pur ricoprendo un'altra funzione nell'universo, avrebbero tuttavia un significato. É così che, in un essere animato da un principio unico, si può giudicare di una parte per un'altra: considerando, per esempio, gli occhi o qualche altro organo di un individuo, si conosce quale è il suo carattere, a quali pericoli è esposto, come può sfuggirne. Così come le nostre membra sono parti del nostro corpo, ugualmente noi, nella nostra totalità, siamo parti dell'universo. Le cose sono, quindi, stabilite una per l'altra. Ogni cosa è ricolma di segni, ed il saggio può leggere una cosa da un altra [...] tutto ha una dipendenza reciproca. Tutto tende ad un unico scopo, non solo per ogni individuo le cui parti sono legate perfettamente insieme, ma, ancor prima e ad un più alto grado, nell'universo. Occorre un principio unico per rendere un certo essere molteplice, per farne l'animale uno ed universale.

Per molti, l'unità dell'universo è soltanto una semplice ipotesi filosofica. Ma ogni persona impegnata in una via iniziatica o che indaga la psicologia del profondo non cessa di percepire, e di fare l'esperienza di coincidenze significative, indizi concreti di questa unità.