[…] L’astrologia, alla maniera antica caldea, alla medievale, è screditata, per il solo fatto che rilegata tra le superstizioni nessuno se n’è più occupato, come roba da Barba-Nera e da Almanacco per i rustici. In Inghilterra, in Francia, in Germania molti studiosi di queste dottrine occulte o pretese tali, se ne sono occupati e fanno propaganda per offrirsi come indovini; a Londra esistono degli astrologi ad abbonamenti che ai clienti comunicano ogni giorno le osservazioni fauste o infauste degli astri. Ciarlataneria? Speculazione? Sfruttamento della bestialità umana?

Io credo che fa opera di vera scienza non colui che con idee stabilite dispregia ogni tentativo di cose nuove; ma l’osservatore spassionato che anche le cose di apparenza stupida o ciarlatanesca passa pel crivello delle esperienze individuali, raccogliendo notizie e provandole. Così un materiale largo di credenze superstiziose e a tutti i paesi il folklore ha fornito a scrittori di primissimo ordine per ricostituire e comparare le credenze primitive che fanno capo alle magiche e stregoniche di tutti i paesi, comparandole ai procedimenti delle magie e stregonerie dei popoli ancora non civilizzati dell’Africa. La ricchezza di materiale ha incantato tanti scrittori, dico, perché alla intelligenza della umanità contemporanea fossero posti dei problemi e delle interrogazioni che la filosofia e la scienza profana e non settaria, filosofia psicologica e scienza di osservazione, che insieme non hanno dato nessuna risposta neanche soddisfacente alle possibili questioni di norma generale.

Certamente tra noi non mancano studiosi spassionati, che leggendo i volumi del Frazer, a mo’ d’esempio, non si facciano mille quesiti che restano insoluti; ma restiamo tutti ammarati dalla larga messe di fatti e di osservazioni che scaturiscono spontanee dopo la lettura di tanti documenti dello spirito umano attraverso le epoche, le razze, le famiglie di popoli; conservando certi caratteri profondi di rassomiglianza come se uno spirito unico, invisibile, insondabile in tutti i tempi, e in ogni luogo della terra, fosse sempre pronto a suggerire una rivelazione del dio ignoto della Magia Operatoria e della Stregoneria in azione.

Ora io pubblico queste notizie con intenzione di controllo; senza preoccuparmene, senza indicarle come infallibili, ma dopo tanti anni di esperienza mia personale che molti enunciati mi hanno dato effetti provanti.

Aggiungo: il lavoro non è mio. É uno zibaldone che uno studioso napoletano, appartenente alla più vecchia aristocrazia, mi lasciò in dono alla sua morte, molti anni fa. Si era preoccupato del problema astrologico per tutta la sua non breve vita. Restammo intesi che il suo nome non avrei mai fatto, indicandolo come Anonimo napolitano. Da questo zibaldone estraggo le notizie che vado pubblicando; con preghiera di fare la prova (sono sempre innocentissimi esperimenti) per le influenze sui medicamenti e le infermità, senza entusiasmo e senza dispregio, perché l’uno e l’altro tolgono la serenità a qualunque osservatore.

 

[…] Il sottoscritto, avendo potuto leggere e consultare i libri non ancora profanati di Izar, commentati dal suo discepolo B-ANUR di Tebe (che la custodia del G T O T E T sottrae ai grammatici volgari e agli astronomi ignoranti di astrolomantia) crede di compiere opera buona ricavandone pei volgari queste annotazioni, che contengono molte notizie inaudite da fare allibire gli uomini di scienza comune. I quali, non sapendo come ponderare gli astri e con quali pesi e di quale stadera, sogliono dire che la Luna e gli astri varii del Firmamento (che, come si sa, fu separato dalle acque dal Geova di quattro lettere) non hanno possanza sulle cose del mondo umano e del terrestre in generale; giustificando la loro tesi che prove scientifiche non si son trovate di questi pretesi influssi e che l’astrologia giudiziaria già ha fatto provare i suoi insuccessi dalla ragione critica dei più acuti. Ma cotesti superuomini confondono le nozioni superstiziose della discreditata astrologia, manipolata dai volgari per boria di saccenteria, con la scienza arcana dei collegi pontificali delle epoche in cui lo spirito dell’Ermes scendeva nei sinedrii nascosti dalle ombre delle sfingi a conversare coi mortali delle occulte relazioni di tutti gli atomi dell’Universo che formano l’armonia delle concordanze precluse ai non favoriti dal dio.

A questi ultimi, che devono ignorare pel valore degli Elementi ermetici o mercuriali che costituiscono il loro Uno Potenziale, pare facile, armati come sono di lenti opache, di demolire con sentenza laconica tutto ciò che non vedranno mai, che che la vana teosofia degli asiatici dica loro che, a furia di mai vedere, vedranno nei secoli venturi. Essi ignoreranno sempre che stelle, pianeti, comete, satelliti e soli con strumenti semplici e naturalmente perfezionati si veggono, in certe notti oscure ai più potenti cannocchiali astronomici, tal quale si legge sui quadranti dei nostri orologi, nei minimi particolari. Gli strumenti semplici dell’astronomantia ermetica noi che facciamo questi studi per avvicinarci all’Ermete, li teniamo gelosamente nascosti, perché sono talmente delicati che il più lieve contatto di profana mano li altera e non possiamo esporli alla ruvidezza critica dei professori esperimentali, che, per assicurarsi del fatto loro, non hanno gentilezza di tatto e spesso sentono di tabacco o di acido fenico più che di essenza di rosa o di violette mammole, cose tutte avverse alla natura particolare di questi gingilli che pochissimi conoscono perché da noi si tengono ben custoditi dall’aria sempre, e solo qualche volta, durante il sollione, si mettono liberi in riva al mare, perché l’aria è calda e le brezzoline del mare non possono far male coi loro sali evaporati tiepidi dalle acque.

Con tali apparecchi, gli astri (che di lor natura sono oscuri, e mandano luce per impedire agli occhi volgari di veder dentro) si pesano, si valutano, si specchiano e si svelano dalle nebbie naturali, e in luoghi difesi da ogni volgare indiscrezione, (Ermetis sigillo) l’astronomantico riuscirebbe a parlare cogli uccelli che cinguettano in varie lingue nei giardini biondi come messi della Luna o nelle foreste anguicrinite e nere del pianeta di Marte.

Con tale scienza Izar scrisse, B-Anur commentò, e io, postumo loro interprete, offro ai pochi amici di Ermete queste annotazioni pei volgari. In esse vi troveranno bene e grazia tutti coloro che vorranno provare le virtù delle cose annotate – e se qualcuno vi legge bene, vi troverà dentro molti topazii e diamanti, che i volgari lasceranno passare come pietre pomici.

 

Queste annotazioni, che io scrivo per lunazioni, non si riproducono che per cicli lunari di 28, 17 e 11 anni, secondo i codici tebani. Per non complicare le cose e per non rendere difficili gli esperimenti delle virtù siderali annotate, io dividerò le annotazioni in 3 parti. Il primo ciclo, s’intende che si riproduce esattamente dopo 28 anni lunari più un mese [(28 X 12) + 1]. Il secondo ciclo, dopo 17 anni lunari, meno 1 mese [(17 X 12) – 1] ; e il terzo dopo 11 anni lunari più 22 giorni [(11 X 12) + 22 giorni].

 

Queste annotazioni possono giovare a tutti, in tutti i casi, in tutti i bisogni della vita. Devono essere dati i consigli ivi contenuti per carità, senza farne mercato, perché Izar li ottenne da Ermete per fare il bene dei poveri. Gli avari che ne facciano commercio perderanno nei beni, nei possedimenti, nella pace cinque volte tanto quanto il prezzo del loro delitto.

Non avranno effetti questi dettami astromantici sugli uomini che sono vili innanzi alla sofferenza e crudeli per la fama, il diritto e le necessità altrui. Aggraveranno i mali e i dolori di colui che ha voluto nuocere ai prediletti di Ermete. Deus vult.

 

[…] Il primo Ciclo, come in altra occasione ho fatto notare, è il più completo, è quello che dà il nome alle lune e stabilisce le caratteristiche influenze dei giorni, ed è composto di 28 anni lunari più 28 giorni; cioè 28 anni lunari, più un mese lunare. Questo ciclo è l’unico antico di origine egizia, o egizio-caldea. Mentre il secondo Ciclo è la maniera di seguire le lunazioni come in Europa dagli astrologi e cabalisti dal secolo XI al XVII e non classico, perché nessuno degli scrittori di astrologia dell’epoca medievale e del Rinascimento, compresi Scaligero, il Reclino e i maggiori, ha portato accenno a questa maniera di classificare delle Lune. L’Anonimo Napoletano a cui queste note sono prese, ha dovuto raccogliere le notizie in manoscritti e documenti tradizionalmente in credito – e ha determinato il Ciclo secondo a 17 anni lunari un mese lunare, cioè 28 giorni – vale a dire 203 mesi lunari.

Il terzo Ciclo è degli arabi; anteriore o contemporaneo alla loro dominazione nella Spagna, la loro era una astrologia molto differente da quella che gli astrologi ebreo-cristiani dell’Europa insegnavano.

Lo stesso Anonimo non ha potuto raccogliere per ogni luna che piccole operazioni di bassa magia, trovate qui e là in diversi autori. Il computo del ciclo arabo porta 11 anni solari, a differenza degli altri lunari dei due cicli di cui ho parlato più sopra.

 

Altra cosa da avvisare: i 28 anni, 18 e 11 non devono essere presi come cicli astronomici perché con l’astronomia, scienza dei comuni osservatori astronomici, non hanno niente a vedere, né per la posizione della terra verso gli astri del firmamento, né per la riproduzione di fasi e ritorni corrispondenti ai gradi e alle costellazioni zodiacali. Questi periodi ciclici astrologici (e non astronomici) sono corrispondenti ad altre ellittiche influenzali che i comuni telescopii non possono vedere e scoprire, perché essi non sono adatti a tali cose e dei nostri strumenti nelle prima puntata descritti, strumenti di marca estraplanetaria, SIGILLO  ERMETIS.

 

[…] Avviene che molti seguono indistintamente le pratiche dei tre cicli, e si trovano nella pratica in condizione per le cose consigliate in un ciclo e contrarie nell’altro. Occorre sapere che io cerco di dare al completo i tre cicli, ma quello da tenere in vera considerazione è il primo che è il classico antico delle Tavole di Tolöm. Il secondo è un raffazzonamento dell’astrologia medievale spesso inesatto perché non si occupa il più sovente che della divinazione e il terzo incompleto appartiene alla ricostruzione della astrologia magica degli arabi. É il solo primo ciclo che è completo, grazie ad una esatta decifrazione delle tavole di Tolöm che mi è capitata nelle mani e che l’anonimo qui e là ha annotato. Dunque il secondo e il terzo ciclo si ritengono come fonti di erudizione più che praticamente cicli da seguirsi. In questo modo contraddizioni non si incontreranno.

Mi si domanda una regola di controllo per scegliere i giorni fausti e i nefasti. Questo non è possibile perché della fissazione dei giorni fausti e nefasti non vi è regola: v’è la tradizione che è sperimentata e praticata. In origine certamente v’ha dovuto essere una maniera di determinazione che noi ignoriamo, tanto più che il portarsi alla mentalità egizia dei templi di Tolöm è opera impossibile.

L’anonimo che ha annotato le lune, o, meglio alcune lune, si potrebbe indicare come il primo saggio di modernizzamento della Astromantia o Astrologia magica degli egizii.

 

GIULIANO KREMMERZ